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Autore: Sargas_    30/07/2014    1 recensioni
Sargas è all'apparenza un ragazzo comune senza nessun tratto particolare. Svolgeva la sua vita nel ruolo di apprendista armaiolo del Re, la sua migliore amica è Beatrix, figlia del Re ma per niente aspirante Lady. Una notte Sargas viene rapito, ed è da lì che la nostra storia ha inizio, che la storia di Sargas ha inizio.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era buio, tutto intorno a me, una spessa coltre di oscurità mi impediva la vista dell’ambiente circostante. Non sapevo dove fossi e neanche chi fossi. Mi tastai la testa in cerca di un livido per giustificare la perdita di memoria. Gemetti. Proprio sulla fronte avevo un grande bernoccolo.
-Ah, ecco perché...- sussurrai, avevo la voce abbastanza profonda. Cercando di capire un po’ chi fossi attraverso il fisico, i lineamenti e la voce, mi incamminai alla ricerca di un po’ di luce.
Camminavo sì e no in tondo da mezz’ora e la fame e la stanchezza provocata dalla forte botta che dovevo aver ricevuto iniziavano a farsi sentire. –Ma dove diamine mi trovo?!- esclamai con fastidio.
Alle mie parole vidi una luce alla mia destra, il raggio di luce illuminò un minimo l’ambiente, per terra c’erano dei sampietrini molto larghi e la luce era dovuta ad una porta semi circolare di legno, ora socchiusa, con la serratura in ferro. Immediatamente trattenni il respiro preso dalla paura di esser udito anche solo respirare, chi era al di là della porta poteva essere colui che mi aveva percosso.
La porta si spalancò di colpo e tutto in torno a me prese forma e colore, se il grigio della sporcizia e delle pareti si può chiamare colore. –Alzati. Ora-. L’ordine venne impartito da un vecchio con la pancia enorme e la barba unticcia e mal curata. –Chi sei tu?- chiesi incerto. –La tua guardia carceraria ragazzo, qualcuno vuole vederti. Esci e seguimi in silenzio. Sono stato chiaro?- abbaiò il vecchio. Sebbene gli avessi voluto dire di non impartirmi ordini il tono della sua voce mi suggerì di trattenermi, indi feci come mi disse in silenzio.
Uscire dal buio di quella specie di grotta fu una vera impresa per i miei poveri occhi. Barcollai un po’ e il vecchio mi derise per tutto il tragitto. Vorrei poter dire di aver almeno provato a ricordare la strada percorsa… ma a dire il vero non me ne fregava più di tanto, ero concentrato sul dolore alla fronte, alle gambe e a dire il vero ovunque.
Dedussi di esser stato picchiato. Molto frustrante per il mio ego, tanto quanto il non ricordare assolutamente NULLA. Niente di niente, neanche l’iniziale di un nome che dovevo aver avuto, o il colore dei miei occhi o almeno quello dei capelli! Nulla. Avevo bisogno di uno specchio, così chiesi al vecchio se ne potevo avere uno. –Sei forse idiota? Sei ad Urcant, una delle prigioni più infide e terribili del Regno di Organs e chiedi uno specchio. Hai del fegato ragazzo. Comunque no, non ne ho uno. Adesso riprendi a camminare. IN SILENZIO-.
Davvero non capivo perché dovessi stare zitto, eravamo solo io e lui in un corridoio scavato nella pietra, ma uno sguardo alla spada e al pugnale infilati nella cinta dell’armatura mi convinse a dargli retta ancora una volta.
  
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