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Autore: blackings    30/07/2014    2 recensioni
Draco la guardò compassionevole: oh, mia piccola Hermione, tu e il tuo cuore smarrito e innocente… pensi che siano queste le torture del mondo? Hai visto ben poco, Hermione, ma sono felice per te…
“Mi ha cruciato, Hermione”
La ragazza non resse il colpo e le ginocchia cedettero, costringendola a terra.
“Draco, devi denunciare questa cosa!”
“E cosa dovrei fare? Ammettere che la mia famiglia è composta da Mangiamorte da generazioni? Mi consegnerei direttamente a Voldemort, ed è una cosa che non posso permettermi di fare”
Stettero un po’ in silenzio, poi Hermione gli prese la mano e se la portò alla bocca, appoggiandoci le labbra umide e calde.
“Fa male, essere cruciati?” chiese innocentemente.
“Non si può descrivere”
“Per quanto, beh…”
“Una notte. E la mattina dopo”
“Draco, che cosa stiamo facendo?”
“Stiamo infrangendo tutte le regole, Hermione”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Lucius Malfoy, Severus Piton | Coppie: Draco/Hermione
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Hermione e Blaise atterrarono nella stanza di Draco con un tonfo sordo, barcollando e cadendo seduti per terra. La Granger si maledì per essersi sconcentrata, ma l’irruzione dei suoi amici l’avevano mandata in uno stato confusionale senza via d’uscita. Che stavano facendo lì? Avevano scoperto il suo segreto? Sarebbero andati a denunciarla ai professori? No, non potevano, non l’avrebbero fatto nemmeno per il suo bene. Si tirò su e aiutò Blaise ad alzarsi, guardandolo con aria interrogativa. Il moro si portò l’indice alle labbra per farle segno di fare silenzio e, muovendosi furtivamente si affacciò sul corridoio e, appiattendosi al muro, strisciò fino alle scale. La ragazza imitò i suoi movimenti, stupendosi di come il ragazzo conoscesse persino le zone più in ombra del Manor, i meandri dove nascondersi e le parti in cui bisognava andare di fretta per non essere scoperti. Immaginava lui e Draco piccoli che giocavano a nascondino per i corridoi della magione, e le sfuggì un sorriso.
Scesero le scale cigolanti tentando di fare meno rumore possibile, e quando giunsero a piano terra, affacciandosi sul salone, videro un martoriato Draco che era stato schiantato contro il camino e un furioso Lucius che brandiva la bacchetta contro di lui.
“EXPELLIARMUS!” gridò Blaise introducendosi nella grande stanza. Malfoy senior si girò di scatto stupito, ma non ebbe il tempo di aprir bocca che Hermione si lanciò in direzione di Draco, scivolando accanto a lui. Il suo corpo era coperto di sangue.
“DRACO! DRACO!” gridò la strega sbottonandogli la camicia per esaminare la profondità delle ferite.
“Her-Hermione…” balbettò il ragazzo “p-perd-perdonami, Hermione… ero s-sotto in-incantesimo” ansimò prendendole la mano a fatica.
La ragazza si interruppe, lo sguardo che oscillava tra i due Malfoy.
“COME AVETE POTUTO!” si lanciò contro Lucius, che però aveva recuperato la bacchetta e parava ogni colpo rispondendo.
“SECTUMSEMPRA!” gridò Lucius colpendo la ragazza, che con un grido soffocato si accasciò per terra sanguinante. Blaise accorse, tentando di verificare i danni, ma a differenza di Draco, le cui ferite erano semplici tagli non molto profondi, quelli della ragazza sembravano non smettere di perdere sangue, un sangue più liquido di quello babbano, quasi traslucido.
“Draco, vieni qui!” chiamò il moro, e il suo amico alzandosi a fatica lo raggiunse, barcollando. Hermione era svenuta, ma Draco si chinò lo stesso a baciare quelle labbra che gli avevano dato tanto sollievo in momenti di sconforto, quelle labbra che amava più di se stesso. A quella scena, Lucius schiantò i tre ragazzi contro la parete, legandoli con la stessa corda che aveva usato mesi prima per suo figlio. Draco e Blaise lì per lì si dimenarono, ma quando si resero conto che la corda stringeva sempre di più ci rinunciarono. Hermione, accanto a loro, perdeva sempre più sangue, e rantolava nel sonno parole senza senso. Lucius le si avvicinò e, attento a non sfiorarla, sollevò con un lembo del mantello qualche goccia di sangue, che portò davanti agli occhi. Quello era sangue puro, lo stesso che scorreva nelle sue vene, fatta eccezione per qualche piccola impurità dovuta alla coagulazione che caratterizzava i Babbani. Si avvicinò al figlio e con uno stiletto gli fece un taglio lungo tutto l’avambraccio, stillando un po’ del suo sangue. Confrontando il suo e quello della presunta mezzosangue, il colore era identico, e anche la consistenza. In un moto di rabbia chiuse i tre ragazzi nella Torre nord e sparì in una nuvola nera. Doveva trovare Severus. Doveva trovarlo per capire cosa stava succedendo alla sua famiglia, a suo figlio, alla mezzosangue.
“Blaise, prendi quella vecchia camicia!” ordinò Draco, che nonostante fosse ferito era comunque più lucido dell’amico “Tagliala e fanne delle bende: dobbiamo fermare l’emorragia”
“D-Draco, il suo sangue…” disse il moro indicando le ferite di Hermione.
“Lo so, lo so…” rispose Malfoy, che però non capiva, non sapeva un bel niente. Com’era possibile che la sua Hermione, così forte, non si fosse ancora ripresa dall’incantesimo? Com’era possibile che fosse giunta al Manor? E soprattutto, com’era possibile che il suo sangue fosse così poco, beh… umano?
“Sbrigati, Blaise: dovrai recitare degli incantesimi curativi. Io non posso farlo, non ho la bacchetta”
“Draco, sono una frana in incantesimi, lo sai, se lei, beh, se lei dovesse…”
“Morirà lo stesso se non facciamo nulla!” e detto questo Draco, gli occhi offuscati dalle lacrime, cominciava a spogliare la ragazza, lasciandola solo con il reggiseno, e a fasciarle le ferite alla meno peggio. Blaise prese la bacchetta e con voce tremante recitava gli incantesimi che conosceva, invano: l’emorragia non si fermava. Draco frugò nella borsa a perline della ragazza, sperando che avesse qualcosa, una fiala con una pozione curativa, o qualche incantesimo illuminante, ma niente. Non aveva libri né pergamene, l’unica cosa che gli aprì gli occhi fu una pagina strappata da un libro.
 
Se il processo verrà interrotto anche per un secondo,
il mago o la strega morirà.
 
Draco era sempre più stordito. Di che processo parlava il libro? Perché la sua Hermione doveva morire? I pezzi non volevano andare al loro posto, e il biondo capiva sempre meno. Abbandonò come in trance la ragazza e, dirigendosi alla finestra, gridò fuori, nell’aria gelida della notte:
“SE L’HAI UCCISA, GIURO SULLA MIA STESSA VITA CHE TI TROVERO’ E TI AMMAZZERO’!”
La minaccia non poco velata attrasse il padre che, tornando da Hogwarts accompagnato da un preoccupatissimo Severus, saliva le scale della torre. Draco sentì i passi che salivano e strappò la bacchetta dalle mani di Blaise. Quell’uomo doveva pagare. L’era della sottomissione era finita. La porta si spalancò, ma prima che lui potesse lanciare un incantesimo Piton lo disarmò assicurando la bacchetta del moro sotto il mantello.
“Draco, non fare sciocchezze” gli sussurrò in un orecchio avvicinandolo a sé tenendolo per la spalla. Il ragazzo si calmò. Cosa credeva di fare, uccidere Lucius Malfoy di punto in bianco. Si scostò per fare passare il professore, che si piegò sull’alunna, frugando sotto il mantello estraendone una fiala. Draco gli mostrò il pezzo di pagina del libro, e lui annuì.
“Lo so, Draco. Ti spiegherò tutto più tardi”
Piton appoggiò la fiala alle labbra di Hermione e facendole bere tutto il suo contenuto. Il colorito, che aveva assunto un pallore mortale, tornò a essere roseo, e l’emorragia cessò.
“Bisogna portarla a Hogwarts” disse Severus voltandosi verso Lucius “Bisogna portarli tutti e tre a Hogwarts”. Malfoy senior, indignato, uscì.
“Sai smaterializzarti, Draco?” chiese il professore.
“Sì”
“Prendi Hermione. Blaise verrà con me. Smaterializziamoci nella cantina di Mielandia”
“Ma, quindi, lei…” cominciò Zabini.
“Credete di essere l’unica generazione furba? La Mappa del Malandrino è stata creata ai tempi dei Malandrini, quindi mentre io frequentavo Hogwarts” rispose Piton tagliente, ricordando James Potter e Sirius Black che lo schernivano.
 
Il gruppo giunse da Mielandia, dove ancora il gruppo di Grifondoro e Serpeverde era in attesa. Alla loro apparizione, Ron scattò in piedi e puntò la bacchetta al collo di Malfoy: la vista della sua Hermione sanguinante l’aveva fatto uscire fuori di senno.
“TU, lurido figlio di putt…”
“Quando avremo finito, giuro che le darò il permesso di insultarlo quanto vuole, Weasley, ma adesso avremmo un po’ di fretta: aiutatemi a portare il signor Malfoy e la signorina Granger in infermeria.”
Draco si accorse solo allora di aver perso un sacco di sangue, e, ormai praticamente dissanguato, si accasciò a terra. Nott se lo caricò sulle spalle, mentre Harry e Blaise sollevarono Hermione tentando di farla muovere il meno possibile e entrambi vennero portati da Madama Chips.
 
***
 
La comitiva passò tutta la notte in infermeria. Draco, una volta ripresosi, disse che non si sarebbe fatto medicare fin quando Hermione non fosse stata fuori pericolo. Harry gli mostrò il libro sulla commutatio, che nell’attesa aveva letto interamente, e Malfoy si maledì mille volte per quello che era. Da parte loro i Grifondoro, dopo aver letto la parte finale del volume, si guardarono preoccupati entrando in agitazione. Ginny salì addirittura a chiedere alla Cooman di leggere nel futuro della ragazza, ma la professoressa aveva bevuto un po’ troppo a cena e non fu d’alcun aiuto. La rossa ridiscese nell’infermeria affranta, trovando tutti i suoi amici accampati sui lettini vuoti dell’infermeria. Sembrava un misto tra un campeggio e una veglia funebre, la luce soffusa per non ferire gli occhi dei ricoverati e le esalazioni delle pozioni che salivano a formare una densa nuvola profumata. Ginny si sedette accanto ai gemelli e si abbandonò al pianto. Notandolo, Draco si voltò e, prendendole le mani, le disse:
“Mi dispiace, Ginny”. La ragazza annuì senza nemmeno forzare un sorriso e appoggiò il viso alla spalla di Fred, mentre George le accarezzava il braccio per farle forza. Ron, dal canto suo, non riusciva a stare in quella stanza: si sedette nel chiostro di fronte alla porta dell’infermeria, in attesa non sapeva nemmeno lui di cosa. Un paio di volte Harry andò a controllare se stava bene, ma il Weasley non lo degnava di uno sguardo tanta era la sua tristezza e la sua rabbia.
 
La mattina dopo, avvisati dell’accaduto a colazione, giunsero correndo Silente e la McGrannit. L’infermeria addormentata li accolse con un rantolo assonnato, ma ancora i due ricoverati non erano svegli e si tenevano per mano, le loro braccia penzolanti tra un letto e l’altro.
“Come sta la signorina Granger?” chiese Silente a Piton.
“Sopravviverà, professore. La commutatio ha effetti molto forti, tuttavia lo scrittore di quel libro è un ciarlatano estremista e tragico. State tranquilli, in meno di un mese sarà fuori di qui”
In quel momento, Draco si svegliò e, cercando con lo sguardo Blaise, gli chiese notizie di Hermione.
“Sopravviverà” gli disse l’amico raggiante.
“Adesso posso medicarla, Malfoy?” gli chiese Madama Chips, che ancora non si era abituata alla presenza del mago biondo nell’infermeria.
Harry, dopo aver appreso la notizia, corse fuori da Ron gridando: “Hermione ce la farà! È viva!”. Il rosso scattò in piedi e abbracciò con forza l’amico, prima di correre dentro l’infermeria e, sorridente, stringere la mano a Draco: “In fondo potrei anche abituarmi al fatto che Hermione non sia più solo mia e di Harry” gli disse con amichevole ironia.
“Sicuro di stare bene, Weasley? Credo proprio che quello ricoverato dovresti essere tu!” rispose Malfoy.
“Le persone cambiano” gli disse il rosso voltandosi.
“Grazie” concluse Malfoy parlando alle sue spalle: Ron, senza farsi vedere, sorrise. Aveva fatto fin troppo male a Hermione per non permetterle quella tregua. 
   
 
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