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Autore: Vanny2003    30/07/2014    4 recensioni
- Ino, adesso basta! Sei ubriaca! - sbottai spazientita.
Quando Ino si lasciava andare non conosceva proprio mezze misure!
- Eh, si Sakura, parli bene tu! Ce li hai avuti in squadra tutti e due ! Chissà quante cose interessanti facevate tra una missione e l'altra !! - canticchiò ebbra.
La mia amica barcollò paurosamente dall' alto dei tacchi vertiginosi che con coraggio aveva deciso di indossare per l' occasione. L' afferrai in tempo evitandole una brutta caduta, cercando nello stesso tempo di trascinarla in un angolo appartato per farle riassumere un po' di contegno.
- Bevi decisamente troppo Ino-chan. E per di più non sai reggere. Sei un vero disastro! - la presi in giro allegramente aiutandola a sedersi senza farsi male.
Lei mi rispose mostrando un sorriso sforzato, probabilmente in lotta con il vomito che le risaliva la gola. Infatti bastò poco che alzò la mano facendo segno di aspettare mentre si dileguava in una poco elegante fuga verso i bagni.
Sorrisi più distesa ora che aveva chiuso quella boccaccia.
- Non cambierai mai... - mi lasciai sfuggire senza accorgermi.
- Una persona molto diretta, la tua Ino -
Raggelai all' istante.
- S-Sasuke-kun ... -balbettai girandomi verso la voce che aveva appena parlato.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate | Contesto: Dopo la serie
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possessione All' inizio pensai fosse normale...bhe, sai, la grande guerra, le perdite, i clan decimati, il ritorno delle divinità, la metà di tutto questo sarebbe bastato a cambiare chiunque avesse partecipato a quella sorta di incubo senza fine incominciato da Madara.
Poi si trattò solo di abbracciarsi forte, di riscoprire sentimenti che si sono sempre posseduti anche se sepolti in qualche luogo inaccessibile, custoditi dietro una porta talmente blindata  che solo un esplosione delle proporzoni della fine del mondo era stata capace di abbattere.
Quindi rimanevano tutti gli altri, che guardavano noi, gli eroi, non sapendo che di eroico, dietro quelle lacrime che sapevano di disperazione e trattenute allo stremo dietro le pupille, non c'era proprio niente.
Eravamo tre ragazzi, investiti da una profezia di un potere che uguagliava quello degli dei, e avevamo nelle orecchie le urla dei morti e nelle narici l' odore del sangue.

Niente di più, niente di meno.

Per Naruto, ricominciare non fu eccessivamente difficile. A lui, così abituato a non vergognarsi di nulla, non so se per enorme forza d' animo o per altro, bastò far scorrere lacrime in abbondanza, ricordando praticamente tutti, rendendo onore a nemici che nemmeno io sapevo che aveva affrontato, e riabilitando la memoria di coloro che avevano dato la vita per il villaggio e invece furono avvolti dall' onta del tradimento.
Quel giorno, parlo del giorno, il giorno in cui si insediò nell' ufficio di colei che era stata mia maestra, e ancora prima, di colui che era stato suo padre, tenne un lunghissimo, toccante discorso davanti a quel gioiello che era diventato il villaggio della Foglia risorto dalle ceneri, spiegando con enfasi che quel titolo era pienamente condiviso da Sasuke e che tutti li potevano considerarli come una persona sola d'ora in avanti.
Gli occhi di Sasuke erano rimasti impassibili per tutto il tempo, "come se qualcuno avesse semplicemente elencato il menu del pranzo", avevano commentato ultimata la cerimonia, parole che trasudavano insicurezza e scetticismo, ma che ero felice di sentire, perché dimostravano quanto poco in realtà lo conoscessero, e che, egoisticamente mi facevano piacere, perchè rendevano Sasuke diverso dagli altri, rendendolo sempre più mio.

Per Sasuke si trattò di poco, o così voleva dare a vedere, con facilità mutò espressioni talmente inumane da congelare il sole in sorrisi di comprensione e di incoraggiamento, parole aspre e scarne sussurrate a mezzabocca come qualcosa di velenoso, in osservazioni giuste e ponderate, formulandole con calma e pacatezza, che arrivavano a chi le riceveva come un tocco gentile sulla schiena.
Sembrava davvero di vedere un altro. Uno shinobi maturo, premuroso, a cui non sfuggiva nulla, nemmeno il benessere del più piccolo dei bambini.
Sembrava veramente un altro, quel giorno.
Ed io ero felice. Se c'era così tanto spazio nel cuore di Sasuke, che era stato il mio unico amore, per tutta quella gente che era arrivata al punto di volerlo uccidere per la seria minaccia che aveva rappresentato, per me la strada si presentava tutta in discesa, era solo questione di tempo.
Prima gli affari urgenti, poi io.
Non pensavo di essere lontana dalla verità.


Naruto e Sasuke se la intendevano alla perfezione. La loro politica di crescita e condivisione, permeata di spumeggiante ottimismo aveva contagiato tutti. Le alleanze politiche divennero la priorità, da esse ne nacquero fusioni territoriali immense sino a  che si potè tranquillamente parlare di un unico grande territorio dove le persone avevano imparato a vivere in pace.

Così, in un sottofondo di prosperità e gioia, il seme gettato dalla dea madre prima di essere definitivamente sconfitta, cominciò a crescere.


All' epoca lavoravo ancora all' ospedale di Konoha.
Tsunade non si riprese mai veramente dalla battaglia contro Madara, e nonostante facesse di tutto per non darlo a vedere, le sue terapie erano diventate meno efficaci, e le sue diagnosi spesse volte inattendibili. Mi doleva il cuore a vedere colei a cui dovevo tutto ridotta in quelle condizioni, e non mi risparmiavo a copire i suoi errori, ed eseguire io stessa le operazioni che il tremore crescente delle mani non le permetteva di fare.
Naruto venne informato in modo maldestro e indiscreto della realtà della situazione, e in una confusione dettata da incomprensioni evidenti, costrinse la mia maestra a smettere di esercitare l' arte della guarigione, poggiando con leggerezza tutto il carico di responsabilità di quelle vite sulle mie spalle già provate.
Credo che Tsunade non mi abbia mai perdonato quando, invece di obbiettare, abbassai la testa docile, accettando tutto.
Ricordo solo che se ne andò in un momento imprecisato, sicché non feci in tempo né a dire né a fare alcunché per fermarla e spiegare.

Lavorare in quello stato d' animo divenne insopportabile. Il mio malessere era evidente a tutti i miei collaboratori e riusciva in qualche modo ad arrivare anche ai pazienti visto che non di rado ricevevo richieste che mi pregavano di affidare questa o quella persona alle cure di qualcun altro. Era straziante, oltre che  umiliante, ma la mia testardaggine galoppava veloce, portandomi a negare l' evidenza e curvare ulteriormente la mia schiena costretta  in una morsa ferrea.

Non fui stupita di trovare un giorno Sasuke fuori dall' ospedale ad attendermi.

Probabilmente qualcuno aveva fatto circolare una confidenza che era giunta fino a Naruto, e lui aveva pensato bene di inviarmi Sasuke,  sapendo quanto tenessi a lui e l' effetto che nonostante tutto continuava a farmi.
Fu discreto e comprensivo. Disse che in un raro momento in cui non aveva mille cose di cui occuparsi si era concesso il lusso di una passeggiata serale e così si era ritrovato a passare qui davanti. L'idea di aspettare che io uscissi gli era venuta dopo, sentendo i commenti sussurrati di due infermieri che avevano appena smontato dal turno.
Sorrisi immaginando di quale portata fossero.
- Ah, davvero ? Dovevano essere quanto meno preoccupanti per convincerti a farti rimanere qui davanti!- cercai di sdrammatizzare.
Sasuke non rispose subito, ma poco dopo si fermò. Poi fece una cosa strana, ma che in quel momento di sconforto non notai subito, colpita da tanta gentilezza.
Alzò la mano toccandomi la fronte con due dita, mentre le sue labbra si piegavano in un sorriso dolce, da fratello maggiore.
- Affatto. Si chiedevano come facessi a dedicarti così tanto agli altri da dimenticare te stessa. - rispose.
Lo fissai, probabilmente con espressione ebete.
- Non mollare, Sakura. -
Mi lasciò esterefatta, incapace di dire mezza parola, ma con una piacevole fiammella di speranza che mi scaldava dentro il petto.
E proseguì da solo, camminando dentro il buio, o forse dissolvendosi in esso.

Ripresi a lavorare con vigore ottenendo risultati eccellenti. Naruto stesso venne a complimentarsi profondendo lodi a volontà.
- E' tutto merito tuo Naruto, tuo e di Sasuke. - mi lasciai scappare coinvolta dall' euforia dell' Hokage.
- Nostro? Ma se non abbiamo fatto niente ! - esclamò
Mi accigliai a quelle parole.
- Ma non sei stato tu a dire a Sasuke di passare qui ? - insistetti.
Naruto fissò i suoi occhi nei miei, occhi così belli, luminosi, da perdercisi dentro, e nuvole bianche attraversarono quei cieli azzurri.
- No -
- Ah... -
Una pacca violentissima atterrò sulla mia spalla fino a mandarmi piegata a terra in ginocchio.
- Ma se il teme ha agito in questo modo ha fatto bene Sakura-chan ! Sei raggiante ! - e scoppiò a ridere portandosi una mano dietro la testa.
Naruto amava ridere, lo faceva praticamente sempre e sempre di cuore, tanto da risultare stupido agli occhi di chi non aveva imaprato a conoscerlo. E io, che lo conoscevo da una vita, forse per la prima volta nella vita lo avevo appena visto fingere una risata.

La visita di quella sera non fu la prima né l' ultima da parte di Sasuke. Io non ne feci più parola con nessuno, anche perché mi faceva piacere condividere piccoli momenti solo nostri. Non che si svolgessero grandi scene tra di noi, il più delle volte mi aspettava immobile vicino all' entrata fino a quando non mi vedeva uscire, ci salutavamo, poi io tornavo a casa da sola, senza voltarmi, immaginando che lui fosse due passi dietro di me, silenzioso come sempre, come un angelo custode.
Era poco, ma prima non avevo neanche quel poco, e a me bastava.

Fino a che vennero richieste le mie cure per un membro della squadra Anbu. Si trattava di un membro abbastanza in là con gli anni, ma a detta di tutti molto abile ed esperto, tanto che la sua collaborazione veniva ancora richiesta in maniera attiva.
Quando vidi l'uomo egli giaceva nel letto, immobile, pallido più dei teli che lo coprivano e ansimava lieve. Da una prima analisi la sua situazione non lasciava grandi speranze  di guarigione, ma io accettai di lottare al suo fianco e lui raccolse questa sfida con me.
La notte che pensai ci avrebbe lasciato decisi di assisterlo sino al' ultimo, rammentando con un brivido quanto fosse terribile la sensazione di morire senza avere qualcuno accanto. Rimasi seduta lì, tenendogli la mano e parlando con lui di argomenti lievi, sperando di distrarlo dal dolore che nonostante i miei tentativi non ero riuscita ad alleviare. Superai senza preoccuparmene l' orario di uscita, preparata a trascorrere tutto il tempo necessario al capezzale del malato, talmente presa dalla situazione da dimenticare che Sasuke probabilmente mi stava aspettando fuori.
Feci un balzo quando me lo ritrovai alle spalle.
- Sasuke ! - escalamai spaventata.-
- Cosa... - cominciai, ma lui si portò l'indice alle labbra facendomi segno di tacere.
Annuì tranquillizzandomi, pensando che volesse rimanere con me  e partecipare  anche lui alla veglia.
Sasuke però non si fermò dietro di me, ma aggirò la mia sedia e si mise tra me e il malato sicché io non riuscivo a vedere il viso di nessuno dei due. Li udiì parlarsi fitto fitto per lunghissimi momenti, e distinsi chiaramente i singhiozzi dell' Anbu mentre quasi soffocato dagli stessi cercava si pronunciare a fatica la parola "capitano". Ne rimasi colpita.
Poi vidi il mi ex compagno di teem sollevare la mano e abbassarla sul viso del malato, nel chiaro gesto di chiudergli gli occhi. Lo trovai magnifico, occuparsi così di un ninja che  forse nemmeno conosceva, ma quando si girò verso di me sobbalzai sulla sedia. Lo sguardo di Sasuke era a dir poco devastato dal dolore, gli occhi inondati da lacrime illuminate dall' alone rosso dello sharingan più strano che gli avessi mai visto finora.
- Ti ringrazia per tutto quello che hai fatto per lui. - mormorò guardandomi fisso.
Poi silenzioso come un spettro uscì dalla stanza lasciadomi sola col poveretto. Dopo alcuni attimi di incredulità mi voltai verso quello che ormai era diventato un cadavere e lo osservai in volto. Anche i suoi occhi stavano piangendo, ma i tratti erano distesi e l' espressione serena. Le sue erano lacrime di gioia.

Passarono giorni da quell' episodio, giorni nei quali Sasuke non si fece vivo in alcun modo. Io non desideravo veramente rivederlo, ancora dubbiosa su particolari che non mi erano chiari e che proiettavano ombre cupe sull' immagine che mi ero fatta  di lui.
Pensai a quanto la guerra lo avesse cambiato non sapendo però se considerare questo cambiamento un miracolo o una maledizione.
Avevo già visto Sasuke compiere atti altruistici prima d'ora, come offrirsi come scudo in battaglia per proteggere i propri compagni, o preoccuparsi dei commilitoni anche in fin di vita, tutti gesti di cameratismo nei quali  però la sua individualità primeggiava prepotente.
Nonostante ciò era difficile pensare al concetto di sentimenti di squadra e associarli all' Uchiha. A lui si adattava meglio l' immagine di scudo.
Forte, impenetrabile, sicuro. Ma quella che avevo visto la scorsa notte non era la stessa persona di cui sto parlando adesso.
Un compagno, un capo, un Hokage. Quello che Sasuke Uchiha anche a scapito di mille battaglie vinte, non sarebbe mai stato capace di diventare.
" Eppure lo ha chiamato capitano..." pensai.
Quel "capitano" si sarebbe spiegato da solo seguendo i suoi tempi.

Oggi, primo giorno di primavera.
Naruto si sposa!
E lo fa con la bella Hinata, e che tutti gli dei concedano loro un po' di gioia.
Che gli dei concedano un po' di gioia anche a me...
La cerimonia e' stata a dir poco stupenda, inutile dire che tutte le alte cariche provenienti dagli altri paesi abbiano fatto a gara per fare gli auguri alla coppia e presentare il regalo più sfarzoso. Credo che mai nella vita le emozioni di Hinata siano state messe tanto alla prova!
Naruto brillava più del sole, sono così felice per lui. E' stato impeccabile nel cercare di mantenere un comportamento consono alla circostanza, aiutato da Sasuke che é stato magnifico nel non lasciarlo da solo in balia degli ospiti un solo istante. La sua figura alta e slanciata un passo indietro allo sposo, sembrava conferire al tutto quella solennità che sicuramente senza il suo intervento sarebbe mancata.
Penso che parecchi abbiano tirato un respiro di sollievo sapendo che era stato "l' altro Hokage" a curare i dettagli di ogni cosa e che il pranzo non si sarebbe risolto nel fare la fila da Teuchi per una ciotola di ramen!

- Lo sposo e' stupendo! Capito Sakura ?! Stu-pen-do ! Sei stata una stupida a lasciarlo a Hinata !-
Ino, ubriaca, non poteva non dare mostra di sé.
- Stupida Sakura ! Stu-pi-da ! Ecco cosa sei! Perdere tempo dietro a quel...a quell' Uchiha ! -
- Ino, adesso basta! Sei ubriaca! - sbottai spazientita.
Quando Ino si lasciava andare non conosceva proprio mezze misure!
- Eh, si Sakura, parli bene tu! Ce li hai avuti in squadra tutti e due ! Chissà quante cose interessanti facevate tra una missione e l'altra !! - canticchiò ebbra.
La mia amica barcollò paurosamente dall' alto dei tacchi vertiginosi che con coraggio aveva deciso di indossare per l' occasione. L' afferrai in tempo evitandole una brutta caduta, cercando nello stesso tempo di trascinarla in un angolo appartato per farle riassumere un po' di contegno.
- Bevi decisamente troppo Ino-chan. E per di più non sai reggere. Sei un vero disastro! - la presi in giro allegramente aiutandola a sedersi senza farsi male.
Lei mi rispose mostrando un sorriso sforzato,   probabilmente in lotta con il vomito che le risaliva la gola. Infatti bastò poco che alzò la mano facendo segno di aspettare mentre si dileguava in una poco elegante fuga verso i bagni.
Sorrisi più distesa ora che aveva chiuso quella boccaccia.
- Non cambierai mai... - mi lasciai sfuggire senza accorgermi.
- Una persona molto diretta, la tua Ino -
Raggelai all' istante.
- S-Sasuke-kun ... -balbettai girandomi verso la voce che aveva appena parlato.
Come aveva fatto ad avvicinarsi così di soppiatto?
- Sorpresa? - mi chiese mettendosi vicino a me. Troppo vicino a me.
Incominciai a sentire caldo. Forse aveva sentito tutti i vaneggiamenti di Ino dal primo all' ultimo, forse ne aveva sentiti solo un po' e voleva dei chiarimenti in proposito, forse...
- Sono molto felice per Naruto, Sakura. Credo che Hinata gli si adatti molto bene, la sua calma e dolcezza potrebbero mitigare il suo temperamento estremamente caloroso stemperandolo quel tanto da renderlo adorabilmente diplomatico. Non trovi ? -
Lo guardavo, allibita, incapace di rispondere. Da quando Sasuke parlava in questo modo ?
- F-forse Sasuke, forse. Però sarebbe come impedire al sole di risplendere, e credo che Hinata lo sappia bene. Non penso che sia così sciocca da annunciarsi spontaneamente come una nuvola nel cielo dell' Hokage. - riparai frettolosamente.
Sasuke rise, divertito.
Una bella risata, fresca e spontanea. Contenuta, non folle e sanguinaria come l' ultima che ricordo con tanto orrore.
Non penso l' abbia mai sentito ridere così dacché lo conosco, anche perché,dal giorno in cui Itachi sterminò la sua famiglia e l' intero clan, di ridere non ne aveva mai avuto una vera occasione.
Penso che sia stato notare la mia espressione basita a farlo smettere.
- Cosa c'e' ? Ti ho offesa? - chiese gentile, l'eco divertito ancora presente in ogni sillaba.
- N-no. -
Presi un bel respiro.
- E' che non ti conoscevo affatto sotto questo aspetto Sasuke. Ecco, forse potrebbe non piacerti quello che sto per dire, ma... non pensavo che tu... -
- Potessi ridere ? - mi anticipò.
- Trovi impossibile che io abbia cancellato così facilemente anni di dolori indicibili ? - mi incalzò quando risposi col silenzio alla sua domanda.
- Trovo impossibile che tu sia diventato così forte da manifestare liberamente i tuoi sentimenti. - risposi senza accorgermene.
Capii l' errore che avevo fatto solo quando i miei polmoni reclamarono ossigeno obbligandomi a riprendere a respirare.Non potevo essere stata così sincera con lui...quanti anni erano trascorsi dall' ultima volta che avevo parlato così ? Forse l' utlima volta era stata quando avevo cercato di fermarlo e mi ero svegliata tramortita su una panchina...
Mi agitai, trovandomi terribilmente a disagio di fronte a questo nuovo inaspettato Sasuke, capace di portare a galla i pensieri celati dell' anima con estrema facilità. Impotente difronte a un potere come questo, volevo solo andarmene.
- Che sciocca, non dovevo parlare così, scusami tanto ! - feci per alzarmi, quando la sua mano si allungò sul mio braccio trattenendomi con delicata decisione.
Lo assecondai rimettendomi seduta, e in quel momento commisi l' errore più grande che sin dai tempi dell' accademia mi avevano insegnato a evitare : guardai un Uchiha negli occhi.
- Non potrò mai chiedervi scusa abbastanza per il male che vi ho fatto. - rispose, pacato.
Dopodiché mi sorrise, triste, prima di andarsene e lasciarmi sola.

Ino riemerse dai bagni dopo che era passato un bel po' di tempo.
- Ehilà, ti lascio sola per un po' e tu che fai ? Rimorchi Sasuke ! Eh brava la nostra kuniochi dai capelli rosa! -
La voce di  Ino, leggera e allegra, mi trapassava le orecchie, diventando appuntita e perforante.
Al suo solito si affiancò a me e fece per allungarmi una pacca d' intesa sulla schiena, ma io la bloccai rapida, come se si trattasse del colpo di un nemico.
- S-sakura... - mormorò piano.
La voce di Ino era incredula, incrinata dal panico, mentre mi osservava piangere e fissarla con qull' espressione che avrebbe definito "presa dall' inferno" .
- Quello non era Sasuke , Ino. - risposi.





Eccoci arrivati alla fine del primo di tre capitoli. Non so, molti di voi forse avranno capito quale mistero si snoda dietro questa storia, spero lo stesso che possiate apprezzare un pochino il mio goffo tentativo di farvi passare il tempo in queste giornate di follie metereologiche. (Qui stiamo preparando l' arca! )
Se nella vostra immensa bontà vorrete lasciarmi un commentino sia in positivo, sia in negativo (niente offese però!), ne sarò molto felice !
Grazie ancora.




  
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