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Autore: Fiamma Erin Gaunt    30/07/2014    5 recensioni
Dimenticatevi dei fatti di Insurgent e Allegiant. Dimenticate tutte le morti, i feelings da fan girl calpestati dalla Roth, dimenticate Jeanine … No, momento, momento. Jeanine ricordatevela! Immaginate di trovarvi sedici anni dopo i fatti di Divergent, con il Dipartimento che è intervenuto cancellando la memoria di tutti circa la tentata strage a opera degli Eruditi, con Quattro e Tris felici e sposati. Fatto? Bene, adesso preparatevi psicologicamente ad assistere agli avvenimenti legati alla nuova generazione.
Gabriel Murter. Bello, arrogante, glaciale, la perfetta copia di suo padre.
Eve Murter. Pallida, delicata, una principessa di ghiaccio con il cuore di un leone.
Kate Prior Eaton. La determinazione e la testardaggine della madre, il coraggio del padre.
Rafael e Rashel Pedrad. Cugini legati da un legame che va oltre il sangue, migliori amici di Kate e Eve.
Cesar Hayes. Gli occhi verdi come quelli di un gatto, l’anima della festa, e il migliore amico di Gabriel.
*
Dal testo:
- Promettimi una cosa, Kate, prima che scendiamo. –
- Cosa? –
- Che non ucciderai nessuno durante la cena. – replicò.
- Lo prometto. – disse solennemente, per poi rovinare tutto aggiungendo: - Va bene se uccido Gabriel subito dopo il dolce? –
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Break the Ice - Genesi, vita e morte di una storia d'amore'
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Cap 5

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La cena si concluse in fretta per dare il tempo a Max di prendere la parola e pronunciare il consueto discorso di benvenuto.

- Noi crediamo negli atti di coraggio ordinario, nel coraggio che spinge una persona a ergersi in difesa di un’altra. Noi crediamo nell’azione. Voi ci avete scelti, ora tocca a noi scegliervi. Vi do il mio benvenuto, iniziati. Rendeteci orgogliosi di voi e, soprattutto, siate coraggiosi. –

Le sue parole vennero accolte dal clamore degli Intrepidi che urlavano agitando i pugni in aria in segno d’assenso.

Eve assaporò a pieno quel momento, ritrovandosi a gridare a sua volta, il pugno ben visibile in mezzo al resto degli iniziati. La scarica di adrenalina che l’assaliva in momenti come quello le confermava ciò che già sapeva: quella era casa sua, comunque fossero andate le cose, aveva fatto la scelta giusta.

Uscirono dalla mensa in gruppo compatto, con Lydia che si era unita all’istante a loro. Aveva avuto ragione circa la sua prima impressione su quella ragazza: era okay e c’erano tutti i presupposti perché si integrasse alla perfezione tra di loro.

La reazione di Kate però l’aveva lasciata perplessa. Di solito era la prima a mostrarsi disponibile e amichevole con le persone, ma non sembrava di quell’avviso nei confronti della rossa. Decise che avrebbe affrontato il discorso prima di tornare in camerata. In fin dei conti avevano ancora un po’ di tempo prima di buttarsi a letto come delle vecchie signore affaticate dai troppi avvenimenti della giornata.

Le si affiancò, dandole di gomito.

- Dobbiamo parlare. –

Kate inarcò un sopracciglio biondo, perplessa, ma la seguì verso il Pozzo.

- Di cosa vuoi parlare? – chiese, incuriosita.

- Di Lydia. Ti comporti in modo strano con lei, neanche ti avesse fatto chissà che. C’è qualche motivo per cui non ti piace? –

Kate si mordicchiò il labbro inferiore, alla ricerca delle parole migliori per spiegare la situazione. In realtà neanche lei sapeva perché la trasfazione non le andasse a genio, doveva essere qualcosa di puramente istintivo o, molto più semplicemente, le loro non erano personalità compatibili.

- Non c’è un motivo. Magari conoscendola meglio cambierò idea, ma al momento non credo che siamo compatibili. Tutto qui. – replicò, scrollando le spalle.

Lo sguardo di Eve diceva chiaramente che non le credeva affatto.

- Non dire stronzate, Kat, perché lo sai che con me non attaccano. Ci deve essere un motivo e io scoprirò qual è. –

Kate sospirò, alzando gli occhi al cielo. Quando ci si metteva Eve diventava davvero esasperante.

- Certe volte sei peggio di tuo fratello. – borbottò.

Gli occhi azzurri della ragazza si illuminarono, come folgorati da un’idea arrivata solo in quel momento.

- Ma certo, ecco qual è il problema! –

- Bene. Visto che l’hai capito, ti spiacerebbe spiegarlo anche a me? –

Le puntò un dito contro, minacciosamente, - Non fare la finta tonta con me, Eaton. Non sopporti Lydia perché Gabriel sembra essere interessato a lei. –

Kate scoppiò a ridere, scuotendo la testa. Quella era la cosa più assurda che avesse mai sentito in tutta la vita, compresi tutti i piani e le idee pazzesche con cui se ne usciva Eve almeno una volta al giorno.

- Stiamo parlando dello stesso Gabriel, quello che non sopporto da più o meno sedici anni? Litigavamo già nella culla, figurati se mi importa di lui o delle persone a cui si interessa. –

Eve la scrutò con attenzione, quasi volesse spingerla a confessare con la sola forza del suo sguardo. Tuttavia conosceva bene Kate e sapeva che l’amica poteva essere testarda almeno quanto suo fratello. Anche se ci fosse stato qualcosa tra loro due, quei testoni l’avrebbero negato fin sul letto di morte.

- D’accordo, facciamo finta che ti credo, ma sappi che ti tengo d’occhio. – disse, indicando prima se stessa e poi puntandole contro due dita.

Kate finse di rabbrividire. – Come sei minacciosa, Murter. Sta attenta, potrei farmela addosso. –

La prese sottobraccio, sfregandole le nocche sui lisci capelli biondi.

- Torniamocene in camerata, ho come la sensazione che quella di domani sarà una giornata davvero lunga. – sospirò.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

La mattina seguente, dopo aver trangugiato una colazione leggera e ultra rapida, gli iniziati si diressero verso la sala allenamenti.

Reaper li aspettava lì, in compagnia di Patrice, e non sembrava molto contento. Gabriel ci mise un paio di secondi a capire cos’era che non andava. In un angolo, appoggiato al muro e seminascosto al punto da sembrare quasi parte integrante di esso, stava Eric.

- Benvenuti al primo modulo. L’iniziazione si svolgerà in due parti: il primo riguarda il lato fisico, il secondo quello mentale, entrambi vi spingeranno fino al punto di rottura. Alla fine di ogni modulo gli ultimi in classifica verranno eliminati. Siete in venti, ciò significa che dopo la prova finale solo la metà di voi entrerà a far parte della Fazione. – concluse.

Quelle parole vennero seguite da un silenzio glaciale. Gli interni lo sapevano, o almeno questo valeva per lui e il resto del gruppo, ma dubitava seriamente che qualcuno avesse informato i trasfazione di questo piccolo dettaglio.

- E se veniamo eliminati che succede? – domandò l’Abnegante.

Quel ragazzo si era appena confermato il tipo dalle domande più stupide della storia degli iniziati.

- Cosa ti aspetti che succeda, Rigido? Se non passi l’iniziazione diventi un Escluso. – rispose, prima che Reaper o chiunque altro avesse il tempo di aprire bocca.

- Ma … Perché nessuno ce l’ha detto? –

- Perché si presuppone che chi scelga gli Intrepidi sia coraggioso. Ma sembra che persino una pecora abbia più coraggio di te. –

Piccato, il ragazzo si voltò verso di lui, come se stesse per dirgliene quattro. Lo osservò con attenzione, ma notando la muscolatura sviluppata e lo sguardo gelido sembrò cambiare immediatamente idea.

Gabriel registrò tutto con un’occhiata. Ci aveva visto giusto, quel tipo era un perdente nato, non sarebbe andato lontano.

- Codardo. – sentenziò.

Lasciò vagare poi lo sguardo sul resto dei suoi compagni d’iniziazione.

Se si escludeva Axel e l’altro Erudito, di cui non conosceva il nome, non credeva che potesse esserci nessuno in grado di rivaleggiare con lui.

- Perché non iniziate a farci vedere di cosa siete capaci? – propose Eric, facendosi avanti e sorridendo senza alcuna allegria.

Conosceva quel sorriso ed era l’espressione che suo padre riservava sempre a coloro che dovevano superare il suo attento esame. Eric Murter era un maestro nel capire chi ce l’avrebbe fatta e chi no, ogni anno confermava la sua abilità di osservatore decretando fin dal primo giorno chi sarebbe stato in cima alla classifica e chi sul fondo.

Reaper si accigliò leggermente, interdetto. – Molti di loro non hanno mai neanche tirato un pugno a un sacco. Non sarebbe meglio aspettare? –

- Perché tirare un pugno a un sacco quando puoi avere un avversario che risponde ai tuoi colpi? Se non altro si faranno un’idea di chi hanno davanti. –

L’istruttore si strinse nelle spalle. Erano entrambi Capofazione, ma non godevano della stessa influenza. Il ruolo che Reaper si era conquistato, un tempo, era stato preso da Eric con la stessa facilità con la quale gli aveva soffiato la ragazza da sotto il naso.

- D’accordo. Gabriel … e Michael. Coraggio, sul ring. –

Gabriel si fece avanti all’istante, fronteggiando l’Erudito che aveva individuato poco prima. Sarebbe stato interessante misurarsi con lui e se non altro avrebbe capito se era o meno un avversario temibile.

Si sistemarono sul ring, ognuno in un angolo, attendendo un cenno per iniziare.

Eric annuì. – Combattete. –

Attese una frazione di secondo, prendendosi quel tempo per studiare la guardia dell’avversario e capire il modo migliore per bucarla.

Intravide un punto scoperto, poco sotto il braccio piegato, e scattò in avanti. Lo agganciò con le braccia, stringendolo a sé e colpendolo ripetutamente con alcune ginocchiate precise.

Schivò il calcio laterale e contraccambiò con un diretto che lo colpì allo zigomo.

La testa dell’Erudito scattò all’indietro, ma il ragazzo non si arrese. Fintò un montante e lo colpì con una ginocchiata alla bocca dello stomaco.

Gabriel si piegò in due, a corto di fiato, e incassò un calcio. Bloccò la gamba, strattonandola con tutta la forza che aveva e facendo finire al tappeto l’avversario. Prese lo slancio, caricando la gamba e colpendolo con un calcio vigoroso in piena faccia.

Il sangue schizzò non appena il naso venne frantumato, arrivando fino a sporcargli la guancia alabastrina.

Reaper salì sul ring, intimando il time out.

Osservò le condizioni di Michael con aria esperta e, dopo aver decretato che una visita all’infermeria era d’obbligo, l’affidò a Patrice dandole il compito di scortarlo.

- Non avresti dovuto esagerare. – gli disse.

- Lui non avrebbe dovuto combattere se non era all’altezza. – fu la replica del ragazzo.

Colse lo scintillio di approvazione nello sguardo di suo padre.

A quanto pareva stava rapidamente recuperando punti ai suoi occhi dopo l’umiliazione di non essere stato il primo a saltare.

- Le prossime sono Kate e Lydia. –

Eve incrociò lo sguardo dell’amica come per dirle di andarci piano. Lydia era delicata e femminile, non di certo il tipo di ragazza che era abituata a fronteggiare una rissa.

Presero a girarsi intorno con circospezione, osservandosi a vicenda con attenzione minuziosa.

La prima a tentare l’attacco fu Kate, che sferrò un montante rapido che centrò in pieno il mento della rossa. Non era un pugno molto forte, ma Lydia emise un gemito di dolore.

Provò un calcio, colpendola di striscio e costringendola a esporre il fianco. Fu lì che Kate colpì, con un rapido calcio rotante, facendola cadere carponi.

Lydia strinse i denti, alzandosi nuovamente in piedi e ripartendo. Sembrava una gattina decisa a dimostrare che anche lei ce le aveva le unghie. Il diretto andò a segno, infrangendosi contro lo zigomo di Kate, ma era troppo debole per mettere l’Intrepida in vera difficoltà.

La ragazza le bloccò il braccio, esercitando una leva e fermandoglielo dietro alla schiena in una morsa micidiale.

- Più ti divincoli e peggio è. – l’avvisò.

Frustrata, Lydia abbassò lo sguardo e decretò, sottovoce, - Mi arrendo. –

- La vincitrice è Kate. – annunciò Reaper, mentre Eric scrutava contrariato l’ex Erudita.

Gabriel conosceva abbastanza suo padre da sapere che aveva appena deciso che quella ragazza non avrebbe avuto vita lunga all’interno della Fazione.

Voleva dimostrargli che si sbagliava, che sotto quelle onde rosse c’era un vulcano pronto a esplodere.

Quando Lydia tornò al suo posto, abbattuta, si chinò su di lei.

- Se vuoi posso insegnarti qualcosa. Hai ancora un sacco di tempo per dimostrare che puoi farcela. –

Puntò gli occhi verdi nei suoi, imbarazzata. – Sprecheresti davvero il tuo tempo con un impiastro come me? –

- Un impiastro piuttosto carino, quindi certo che sì. – replicò, strizzandole l’occhio e facendola avvampare ancora di più.

Poi tornò a concentrarsi sul ring, sul quale erano appena saliti Eve e Rafael.

L’incontro fu breve, tremendamente breve, e accese un faro sulle lacune del giovane Pedrad. Non era mai stato granchè nei combattimenti e Gabriel si era chiesto più volte perché non avesse colto l’occasione per lasciare la Fazione e trasferirsi altrove. Se non migliorava molto e in fretta sarebbe finito con il diventare un Escluso.

- Okay, basta così. Pedrad, vatti a far medicare quell’occhio prima che si gonfi e tu finisca con il non vederci più nulla. – ordinò Eric, tornando a prendere la parola, - Gabriel, Kate ed Eve, molto bene. Tutti gli altri: siete stati assolutamente penosi, persino mia nonna di novant’anni con l’artrite sarebbe più pericolosa e letale di voi. Gli altri che non hanno combattuto, ne riparliamo domani. Ora andate a pranzo e sparite dalla mia vista. –

Il gruppo uscì dalla palestra in silenzio, ma Gabriel venne richiamato indietro dal padre.

- Aspetta un attimo. –

- Sì? –

- Stavo pensando che potremmo pranzare insieme. –

Il ragazzo si aprì in un sorriso orgoglioso. Mangiare insieme durante l’iniziazione aveva un significato tutto speciale: significava che Eric lo considerava degno di lui e che ne era orgoglioso al punto da volerlo far presente a tutta la Fazione.

- Certo, assolutamente. –

Gli battè una pacca vigorosa sulla spalla, aprendosi in uno dei pochi veri sorrisi che regalava unicamente alla sua famiglia. – Bravo il mio ragazzo. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Sono in un ritardo pazzesco con l’aggiornamento, lo so, e questo capitolo fa abbastanza schifo (sono consapevole anche di questo u.u). Comunque spero vogliate comunque lasciarmi una recensioncina per farmi sapere che ne pensate. Al prossimo.

Baci baci,

          Fiamma Erin Gaunt

  
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