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Autore: Drosophila Melanogaster    31/07/2014    2 recensioni
-Charles ha promesso che non avrebbe mai letto i miei pensieri.- la donna soffiò irritata, sul volto di Erik si dipinse un sorriso tagliente.
-L'aveva promesso anche a me, Mystica. Ed è entrato comunque.- il sorriso si fece più largo, malizioso, insolente.
-Quindi o la nostra cavia vuole essere trovata, o vuole essere fermata.-
- Fallo. -
Genere: Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Erik Lehnsherr/Magneto, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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Gli occhi verdi e scuri del giovane uomo sulla soglia si puntarono in quelli di Magneto per poi scendere e incontrare Charles. Gli sembrava di vedere in quell'uomo sfatto e steso a terra un fantasma tremulo e in procinto di evaporare.

Strinse nel pugno, nascosto dalla tasca del cappotto, una lama di ceramica appuntita. Il labbro superiore scattò in un sibilo venefico mentre percorreva a passi veloci la distanza che separava la sua mano dalla gola del Maestro.
-È qui per ucciderti.-
Parole inferme e quasi gridate arrivarono alle orecchie di Erik e Boetius. Le dita di Charles si arrampicarono lungo le gambe del signore dei metalli, costringendolo a fare due passi indietro e ad inciampare su se stesso, mentre osservavano il colpo fatale abbattersi sul marmo del pavimento e accartocciarsi su se stesso.
-Come lo sapevi?- fu un ringhio quello che uscì dalla gola del ragazzo Walsh, mentre si ritirava sulle ginocchia e puntava con gli occhi la figura di Charles pateticamente aggrappata ad Erik.
Le iridi azzurrognole e vacue del professore furono celate dalle palpebre. Tra fitte lancinanti al petto sotto i suoi piedi si formò uno scenario di terrore.

Un ragazzo vomitava grumi di sangue. La sua vista era appannata e si guardava in uno specchio. Sul petto aveva tatuato un nome di uomo e la parola mostro. Una catena spezzata pendeva dal passante dei suoi pantaloni e cigolava ad ogni passo.
I suoi pensieri erano confusi e iracondi. C'era morte e distruzione ovunque. Funerali e gigli verdognoli a portare colore in pozzi grigi pieni di carcasse comuni. C'erano due gabbie, con chiodi sporgenti e legacci di cuoio. Bambini dalla testa rossa legati e trapassati da aghi bollenti.

-Ucciderlo non ti renderà migliore.- fu il bisbiglio che suonò flebile tra le quattro mura della stanza quando i suoi occhi si riaprirono.
Il sussurro risuonò più volte riempiendo l'aria tanto da chiedersi se non fossero più di uno a parlare da diverse direzioni.
- Fermati, Boetius -
Nessuno parlava ma il sussurro echeggiava, rimbombava.
Che dolce era quel suono, si insinuava nella mente di Boetius e lui non poteva non credere che seguirlo fosse la sola cosa giusta.
Ma da dove veniva quel suono celeste? Possibile che un angelo stesse parlando proprio a lui?
- Non è la strada giusta - sussurrava l'angelo che solo il rosso poteva sentire, - non sarà mai la strada giusta -
La voce era ogni volta più dolce, gli infondeva il bene nel cuore, gli faceva desiderare di perdonare ogni male, di non commettere mai più torto alcuno.
Ma poi vide l'angelo.
L'Angelo era l'uomo dai grandi occhi blu steso a terra.
Seguì con gli occhi il profilo dell'uomo: egli era in una posizione scomposta e le braccia erano avvolte una attorno ad una gamba del Maestro e l'altra al suo braccio, il busto pareva reggersi per miracolo in una posa semi distesa.
La mano del giovane si strinse attorno al manico del coltello ma la voce dolce gli impediva si muovere il braccio.
Era costretto dalle parole dell'angelo, dai suoi no, dalle sue imposizioni, dal suo impedirgli di muoversi.
E di colpo la voce flebile dell'angelo divenne un ordine fastidioso, un grido, un'ordine a cui voleva sottrarsi con tutto se stesso: odiava quell'angelo perché era uguale al Maestro e Boetius non riusciva a pensare che uno solo di loro potesse avere un cuore buono.
-ci ucciderà entrambi. - le parole uscirono strozzate dalla bocca di Charles.

Le mani di Magneto si strinsero a pugno e il suo sguardo saettò sul corpo immobile di Charles ai suoi piedi.
La lama di ceramica tagliente ritornò a puntare verso le loro gole quando il telepate fu troppo debole per contrastare l'odio che intossicava quella giovane mente. Vedeva rosso attraverso i suoi occhi e stringeva di più le mani alla stoffa dei pantaloni di Erik, arrampicandosi strisciante. Una richiesta d'aiuto singhiozzata si insinuava nelle loro menti fino a quando la paura fu troppa. Troppa per permettere che le sue gambe immobili impedissero la loro fuga, troppa perché pensasse di poterla sostenere ancora a lungo, mischiata con la solitudine.
Boetius si faceva vicino, a passi lenti e a testa bassa. La lunga chioma rossa, umida, gocciolava dalla sua fronte con suoni che andavano ad accompagnare quelli delle suole bagnate.
Charles si buttò a terra, spingendo con gli avambracci le gambe di Magneto, permettendogli di indietreggiare e allontanarsi di qualche passo.
Il mutante dei metalli fissò glaciale il corpo molle di Charles strisciare verso il ragazzo.
Era l'ennesimo gesto disperato, smanioso di fare la cosa giusta, impuntato al sacrificio in nome di una fratellanza marcita come quel giglio giallo che aveva lasciato sul comodino.

Tra Magneto e il rosso c'erano davvero pochi metri, così pochi che con soli tre, quattro passi, i due si sarebbero scontrati.
Eppure tra di loro Charles sembrava dare una distanza infinita.
Boetius rigirò il coltello di ceramica nella mano un paio di volte: era chiaro che prima di arrivare alla sua vendetta si sarebbe dovuto scontrare con un nemico diverso.
Era solo un peccato che quel nemico fosse così inerme.
I suoi occhi verdi non riuscivano neanche a vedere il viso dell'altro, i capelli castani coprivano il volto già abbassato dell'uomo che aspettava ciò che pareva inevitabile.
Boetius alzò la lama di nuovo e quella volta nessuna voce poteva infastidire i suoi pensieri o mettere un freno alla sua volontà.
Charles ne sentiva i pensieri ed era inquietato da quanto simili fossero a quelli che ricordava appartenere ad Erik, quello che il ragazzo chiamava "maestro", quello che non pareva intenzionato a scappare nonostante ne stesse avendo ampiamente la possibilità.
Charles avrebbe dovuto immaginare che un Dio non sarebbe mai fuggito davanti ad un verme, per quanto il verme potesse sembrare pericoloso.
Non fuggì, il colpo che Charles aspettava non arrivò mai.
Magneto non poteva controllare l'arma o il ragazzo, che pareva essersi attrezzato al meglio per non avere neanche una moneta che lo rendesse schiavo del maestro dei metalli, tuttavia aveva un'intera stanza in cui cercare e trovare: uno dei molti porta provette in metallo si abbatté con forza contro il viso del ragazzo che, tuttavia, non si fece distrarre dal suo intento.
Il professore gemette dal dolore ma non perché il coltello avesse attraversato il suo corpo quanto per il peso che gli era caduto addosso: prima che il coltello lo toccasse e gli strappasse la vita Magneto gli si era letteralmente gettato addosso e lo aveva coperto cadendo poi a peso morto per il colpo ricevuto alla schiena.
La situazione era completamente uscita dal controllo di Boetius che, oltre al dolore per il colpo dal porta provette, recava diverse ferite sul viso date dagli oggetti che magneti era riuscito a lanciargli contro prima di cadere.
Il ragazzo aveva male, aveva male ed era certo di aver appena ucciso l'uomo che aveva creato lui infinite sofferenze; per l'altro poteva tornare in un momento diverso.
Il ragazzo dagli occhi verdi scappò in fretta sentendo altri passi arrivare dalle scale del piano di sopra, il professore si ritrovò steso sulla schiena e guardare con terrore gli occhi grigi del mutante che giaceva sopra al suo petto.

- Va… va tutto bene. - mormorò Charles allungando la mano verso quella dell'altro lasciando che lui la stringesse, Magneto aveva il respiro così flebile da non poter quasi essere udito.

   
 
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