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Autore: cescapadfoot    31/07/2014    4 recensioni
Il primo temporale notturno che affronta un neonato.
La paura per quella nuova situazione.
La protezione di mamma e papà.
Perché le tempeste hanno sempre una fine.
[Buon Compleanno, Harry!]
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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ONE STORMY NIGHT…
 

Godrick’s Hollow, settembre 1980


Quella notte sembrava che l’autunno avesse voluto fare un’incursione anticipata in quegli ultimi giorni di fine dell’estate, quasi volesse annunciare in maniera plateale il suo arrivo imminente: la pioggia cadeva furiosamente, portando con sé un vento freddo e rumoroso. Le nuvole scure e gonfie ogni tanto si illuminavano, segno che a breve ci sarebbe stato il suono di qualche fulmine a disturbare la quiete notturna che alcuni abitanti del piccolo paese avevano trovato.
Il neonato aveva fino a quel momento dormito tranquillamente e come un ghiro, ronfando appena ogni tanto e apparentemente ignaro della tempesta che si stava agitando fuori dalla finestra della sua cameretta. Ad un brontolio più sonoro il piccolo sbuffò, muovendo appena la testolina e stringendo con la manina la copertina della sua culla; si era svegliato, senza però aprire gli occhi, forse sicuro che sarebbe riuscito ad addormentarsi nonostante il rumore che c’era fuori, quel rumore così brutto e poco rassicurante che un po’ gli faceva paura.
Dalla stanza di fronte si sentirono appena dei fruscii; forse uno dei due genitori avevano cambiato posizione nel sonno, continuando comunque a dormire nonostante la pioggia incessante.
In quel momento un lampo squarciò l’aria illuminando il cielo, seguito poi da un tuono rumoroso. Quel rumore spaventò il neonato, che spalancò gli occhi e cominciò a piangere nella sua culla, agitando le braccine e le gambine, impaurito da quel rumore che mai aveva sentito prima e che lo agitava; aveva paura, voleva la sua mamma e il suo papà, voleva essere al sicuro!
Dalla stanza accanto si sentirono altri rumori deboli e un’imprecazione soffocata indirizzata al temporale; una luce fioca si proiettò nel corridoio, mentre una figura con lunghi capelli rossi spettinati si dirigeva velocemente nella cameretta dove il bimbo piangeva, soffocando rapidamente uno sbadiglio. Si avvicinò alla culla e il neonato rivolse a lei lo sguardo, incontrando due occhi verdi e assonnati uguali ai suoi.
- Harry…- mormorò la madre, sorridendo rassicurante.
Dopo aver scostato delicatamente la copertina, lo prese tra le braccia e prese a cullare il piccolino, il quale si calmò appena tra le braccia materne.
- Cosa c’è?- mormorò dolcemente la ragazza al piccolino, baciandogli la testa coperta da una folta zazzera di capelli nonostante avesse solo un mese e mezzo di vita.- Ti ha spaventato il temporale?
Il bambino si accoccolò nell’abbraccio materno, gemendo sommessamente dallo spavento; ora non riusciva più a dormire, e invece voleva ritornare nel suo lettino e fare dei bei sogni!
La ragazza sorrise teneramente, un sorriso che da alcune settimane a quella parte era sempre largo e dolce, nascondendo la fatica dell’essere madre.
- Lily…- la chiamò un’assonnata voce maschile dalla stanza di fronte.- Venite qua…
- Arriviamo, James.- rispose lei, rivolgendosi poi al bambino.- Andiamo da papà, sì?
In silenzio Lily ritornò in camera sua, sempre cullando il piccolo Harry, che muoveva meccanicamente le braccine; era corsa lei per prima nella cameretta, non solo perché dormiva nella parte di letto più vicina alla porta, ma anche perché James era appena tornato da una ronda sfiancante per l’Ordine e non aveva voluto disturbarlo. Quando entrò in camera lo vide con la schiena contro la testiera del letto, l’espressione assonnata che stava lasciando il posto ad un’espressione più attenta; Lily si mise accanto a lui, sorridendogli.
- Ehi…- fece James a Harry, sorridendo davanti al figlio imbronciato.-…cosa c’è, campione?
- Paura del temporale…- rispose Lily a bassa voce, sfiorandogli le guance pienotte e passandogli il bambino.
- Harry…- fece James, prendendolo tra le braccia e sollevandolo per poterlo guardare in volto e sorridendogli serenamente.- Harry, non devi avere paura! Sei o non sei la mini copia di papà, eh?
A quella frase Lily scosse la testa, divertita ed esasperata; Harry era quasi in tutto e per tutto la copia fisica di James: stesso taglio degli occhi, stesse espressioni…e soprattutto, stessa capigliatura folta e ribelle.
- E in quanto tale, non devi spaventarti!- continuò James, sorridendogli.- È un temporale, la maggior parte delle volte i temporali sono solo tutto rumore e pochi danni, non devi avere paura. Poi finiscono presto…
La voce di James s’incrinò appena, interrompendosi con una palpabile esitazione nella voce che Lily avvertì immediatamente; così concluse per lui:
-…e ritorna il sereno.
Sapeva cosa pensava in realtà suo marito: erano anni, ormai, che in Inghilterra imperversava quella guerra senza quartiere e in molti casi senza distinzioni tra maghi e Babbani; le perdite erano tante, troppe, e la fiducia in una conclusione rapida di quella guerra era calata moltissimo.
James rivolse uno sguardo a Lily, uno sguardo che diceva tutto ciò che in quel momento non riusciva a dire: se lui fosse caduto e avesse lottato con le sue forze per rialzarsi, sua moglie sarebbe sempre stata lì a tendergli la mano. Lily ricambiò il sorriso, sporgendosi poi per lasciargli un bacio sulla guancia.
I due rimasero in silenzio, coccolando Harry che ogni tanto piagnucolava a causa dei tuoni che infrangevano il silenzio uggioso di quella notte.
- Cosa c’è?- chiese Lily, rompendo il silenzio e afferrando la manina di Harry, steso bellamente fra lei e James.
James si morse il labbro, indeciso: era tornato tardi da quella ronda per l’Ordine e prima ancora era dovuto andare con gli Auror in una casa di Brighton, dove era stata sterminata un’intera famiglia Babbana; la cosa che più l’aveva negativamente impressionato era stato vedere i cadaveri dei tre figlioletti, e il più piccolo doveva aver avuto meno di un anno. Per un attimo - un breve, brevissimo attimo - aveva visto in quel bambino suo figlio: il corpo steso e rigido, l’espressione impaurita, gli occhioni ancora pieni di lacrime, le manine tese per cercare di afferrare chissà che cosa…
Non aveva detto niente a Lily: era arrivato a casa nel cuore della notte e l’aveva trovata addormentata nel loro letto, in un sonno profondo e pacifico dove poteva esserci la certezza che niente di male sarebbe accaduto o che tutto sarebbe andato bene. Ma era giusto non dirle niente, quando sapeva che Lily voleva essere informata su tutto? E a maggior ragione in quel momento che era stata costretta a stare in casa a badare al loro bambino finché, come aveva detto loro Silente, non fosse diventato più grandicello?
- Prima della ronda sono stato con gli Auror a Brighton.- rispose infine James, concentrandosi su Harry che si muoveva in maniera goffa e quasi comica.- I Mangiamorte avevano ucciso una famiglia con tre figli; il più piccolo non aveva nemmeno un anno…
James s’interruppe e deglutì, lasciando che Harry gli afferrasse l’indice e se lo portasse contro la boccuccia sdentata, sentendo la saliva e i suoi buffi gorgoglii.
Era giusto che suo figlio dovesse vivere in quel periodo, in mezzo a tanto dolore e tante morti?
Era giusto che ci lui e Lily avessero deciso di avere un bambino in quella situazione complicata?
Lily gli strinse la mano, sbattendo appena le palpebre, il temporale fuori che si placava e che pian piano cedeva il posto alla pioggia torrenziale; James la strinse e mormorò:
- So che può sembrare contraddittorio a quanto detto prima, però…però ho paura. Paura di entrare in questa casa e…
S’interruppe, scuotendo la testa: quel pensiero era troppo orribile per essere anche solo formulato nella sua mente.
- Il fatto di avere paura non ti rende meno coraggioso, James.- gli disse Lily, passando il pollice sul dorso della sua mano per rassicurarlo.- Anzi, sarebbe da idioti non aver paura.
James alzò lo sguardo, incrociando quello verde di Lily; ormai la conosceva da così tanto tempo che poteva capire con precisione ogni sfumatura del suo sguardo. E in quel momento il suo sguardo esprimeva supporto, ma anche preoccupazione.
- A volte mi chiedo, come immagino fai tu qualche volta, se abbiamo fatto bene ad avere Harry.- confessò Lily, mantendo il contatto visivo con James.- Chiedergli di nascere in questo periodo difficile credo sia stata la prima responsabilità che gli abbiamo dato, oltre che a noi.
La ragazza distolse lo sguardo per posarlo sul figlio che in quel momento sgambettava e si portava alternativamente alle labbra umide prima il dito del papà e poi della mamma.
- Poi lo guardo e provo a chiedermi come sarebbe la nostra vita ora senza Harry, e so che sarebbe vuota.- concluse Lily, sorridendo al suo bambino.
James si perse in quel momento, quell’attimo in cui vedeva sua moglie sorridere in quella maniera dolce e materna al loro bambino; ed era in momenti come quello, fortunatamente numerosi, che pensava a quanto Harry avesse arricchito le loro vite, a quanto si sarebbe sentito vuoto senza di lui.
Le sue riflessioni s’interruppero quando il piccolino iniziò a piagnucolare ancora, agitando più nervosamente le braccine e le gambine.
- Ma il temporale si è calmato…- fece James, preoccupandosi.
Dopo aver dato un’occhiata alla sveglia sul comodino, Lily lo rassicurò dicendogli:
- È soltanto l’ora per il suo spuntino notturno…
Delicatamente prese il bambino tra le braccia, lo calmò un pochino e, dopo essersi sollevata la maglietta del pigiama, lo avvicinò al seno, che Harry circondò con entrambe le manine per poter bere meglio il latte materno; a Lily piacevano tanto quei momenti dell’allattamento, la facevano sentire completa ed era contenta di essere, al momento, in quel novero fortunato delle madri che potevano allattare il proprio figlio.
Harry si sfamò di gusto, lieto che il crampo al pancino per la fame stesse lentamente svanendo, godendosi il calore della pelle della sua mamma.
James sorrise a quella scena, sfiorando il braccino grassoccio del bebè con la nocca dell’indice: gli bastavano momenti come quello per essere in pace in mezzo a quello schifo. E trovava Lily in quei momenti ancora più bella del solito: era come se si fosse ricreata una sorta di bolla che né la guerra né la tristezza potevano penetrare.
Harry finì la poppata, emettendo una sorta di sospiro soddisfatto e sbadigliando.
- Immagino tu abbia apprezzato…- gli disse Lily a bassa voce, divertita, porgendolo poi a James per fargli fare il ruttino.
Il bambino fece un versetto strano e assonnato prima di lasciarsi scappare un ruttino niente male.
- Ha preso da te, vero?- fece James alla moglie con un ghigno divertito, prendendola in giro.
- Non avevi detto, prima, che Harry è la tua mini copia?- gli chiese Lily con un sorriso scocciato.
- Dovrà pur aver preso qualcosa da te, oltre agli occhi.
- Ma proprio le cose più discutibili?
James rise, dicendole poi:
- Ci penso io a farlo addormentare, riposati.
- Ma James…- provò ad obiettare Lily.
Voleva che suo marito riposasse, poiché lo stress di quella ronda era ancora evidente sul viso; ma lui non volle sentire ragioni.
- Riposati.- la interruppe James, scuotendo la testa e alzandosi dal letto.- Intanto io e la peste passiamo un po’ di tempo tra uomini.
Lily rise, ringraziandolo a bassa voce; non aveva voglia di riposare, in quel momento: vedere Harry in braccio a James era il miglior spettacolo che potesse desiderare, qualcosa di benefico che la faceva sorridere e che le toglieva ogni pensiero o preoccupazione.
James si diresse nel corridoio e prese a passeggiare su e giù in tutta la sua lunghezza, cullando Harry che cercava di resistere al sonno - voleva stare ancora con mamma e papa! - ma che cominciava a mostrare i primi segni di cedimento, soprattutto dovuti al fatto che la spalla del suo papà era davvero comoda come quella della mamma; e poi era sicuro che forse avrebbe dormito nel lettone con loro, che era molto più grande e comodo e che aveva un buon odore. Era soprattutto sollevato perché quel rumore che aveva sentito prima si era in parte placato e perché c’erano mamma e papà a proteggerlo.
- Hai sentito?- gli bisbigliò James all’orecchio con voce rassicurante.- La tempesta sta finendo; vedrai che domani torna il sole. Così potremo dare ragione alla mamma, che ne dici? In fondo, solo perché siamo uomini, non significa che abbiamo sempre ragione noi due.
Harry nascose la testolina contro il collo di James, respirando a fondo e in maniera più rilassata, la manina contro la boccuccia socchiusa; il ragazzo sorrise intenerito, avvertendo più che sentire come il sonno stesse prendendo ragione di suo figlio. Pochi istanti dopo Harry iniziò a ronfare sommessamente, facendo ridere silenziosamente James; in punta di piedi ritornò nella sua stanza, dove Lily lo stava attendendo, lottando silenziosamente contro il sonno.
- Si è addormentato.- le disse James.
Lily annuì e disse:
- Non avevo dubbi.
- Perché sono bravo, vero?- si vantò scherzosamente lui.
- No, perché in realtà hai un effetto sorprendentemente tranquillante.- precisò lei, arrossendo appena.- Ma forse te l’avevo già detto, no?
James sorrise, godendosi lo spettacolo del rossore sul viso della moglie: era come vedere una tigre che si allontanava, lasciando che i sentimenti la travolgessero come un fiume in piena.
- Lily, ma Harry deve proprio dormire nel suo lettino?- chiese poi James a bassa voce.
Sospirando appena, Lily gli rispose:
- Che non diventi un’abitudine, però; deve abituarsi a dormire nel suo lettino, o ce lo ritroveremo che a dieci anni dorme ancora con mamma e papà.
- Va bene…- mormorò James, porgendoglielo.
La verità era che gli piaceva quando Harry dormiva con loro due nel lettone, gli dava l’impressione che fossero davvero una famiglia; e Lily poteva snocciolare a memoria tutti i consigli di puericultura sul fatto che i bambini dovevano abituarsi fin da subito a dormire nel loro lettino, però non lo gabbava: sapeva che anche a lei piaceva quando Harry dormiva con loro!
Lily strinse il bambino delicatamente a sé, respirando delicatamente il suo odore di talco e latte: era come essere a casa, una casa che prima era solo con James e che il bambino aveva contribuito ad ampliare. Dopo aver spento la luce sul comodino sentì James attirarli a sé nel suo abbraccio e lei si lasciò condurre docilmente, facendo attenzione a non schiacciare il bambino tra di loro, il petto del papà usato comodamente come un cuscino.
- Buonanotte, Lily…
- Buonanotte, James…
Lentamente anche loro due si addormentarono.
Fuori la tempesta si era placata, lasciando cadere soltanto una pioggia leggera.


















NOTE: salve a tutti!
essendo il compleanno di zia Jo e di Harry, non potevo non pubblicare qualcosa per celebrare l'evento; così, ecco a voi questa schifezzuola :)
per una volta volevo che ci fosse non solo il punto di vista dei genitori, ma anche del piccolo Harry, e spero che sia venuto fuori bene; che altro posso dire? tutto questo fluff mi sta uccidendo, ma immagino sia il mio sfogo personale a tutto ciò che mi passa in questo periodo (studio, tempo orribile, stress, ecc...)
spero vi sia piaciuta e aspetto le vostre recensioni, ciao ciao :)
  
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