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Autore: _Coco    31/07/2014    3 recensioni
A James Potter piaceva abbracciare le persone.
In genere, infatti, era alle persone che non piaceva abbracciare James Potter.
Poi, un giorno, qualcosa cambió.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, James Potter
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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A Martina, prima di ogni altro




Abbracci senza lezioni







A James Potter era sempre piaciuto abbracciare le persone.
Infatti, in genere, era alle persone che non piaceva abbracciare James Potter. Tuttavia, in fondo, nessuno poteva dar loro torto, dato che il vero problema non era lo smisurato amore di James per gli abbracci, quanto il modo in cui si ostinava a farlo. 
Ci sono persone – che incontriamo nel corso di tutta una vita – che non riescono a dosare la propria forza, non sempre dal punto di vista aggressivo e violento, anche nelle piccole cose, nella premura più banale.
James era solo…euforico.
La sua tecnica consisteva nel circondare il collo della malcapitata vittima  e…lasciarsi andare, aggrappandosi con i piedi alla gamba del poveraccio – assomigliando fin troppo ad uno di quei bizzarri koala con gli occhi talmente grandi da incutere paura; ciò finiva sempre o in una caduta rumorosa o nella perdita di qualche arto.
Sirius, dopo quella volta, imparò in fretta la lezione.
Erano in Sala Grande – prego, focalizzarsi su Sala Grande – ed erano tutti girati verso di loro, quando Potter – l’uso del cognome è d’obbligo – aveva avuto la geniale idea di dimostrare tutto il suo affetto, arrampicandosi sul corpo di Sirius – il quale, checché ne dicesse il diretto interessato, non era poi così in forma, visto che non riusciva a fare due rampe di scale senza il fiatone e qualche tossito. –
Questo poteva anche non risultare un problema, se non fosse stato che James, nel tentativo di salire sul corpo dell’amico non fosse riuscito – nessuno sa come – non solo a sfilargli la divisa e ad aprirgliela ma anche – essendo scivolato da un’ambigua posizione: guancia contro guancia e torace e ginocchio sulla spalla di Black – a fargli scivolare i pantaloni, essendocisi aggrappato pur di non cadere a faccia a terra.
E sì, Sirius portava quelle mutande, sì, quelle di comodità giornaliera, tutte sfilacciate e che sicuramente erano appartenute a qualche suo avo dell’ottocento. Sì, quelle mutande.
Non gli parlò per due mesi.
E costrinse Remus a non passargli nessun compito, pena il sequestro e lo spietato omicidio di tutti i suoi libri scolastici.
Ma James, pur avendo passato i due mesi più brutti di sempre, non smise di avere quel fin troppo espansivo modo di abbracciare le persone, poiché semplicemente non aveva quel tipo di riguardo. Il riguardo della dolcezza.
Anche Lily ogni tanto doveva redarguirlo con un sonoro pizzicotto o uno schiaffo per evitare che la schiena le si storcesse in maniera irreparabile. 
James era fatto così e nessuno poteva cambiarlo.
Era un’idea fissa il fatto che, secondo lui, abbracciando con tutta la forza che aveva, dava anche tutto l’amore che provava. 
E James, a differenza di Sirius, di forza ed amore ne aveva a secchiate.
Poi un giorno, qualcosa cambiò.
Quando prese in braccio Harry per la prima volta – dopo aver combattuto tutte le perplessità (di Lily e Remus), i mormorii (di Peter) e le feroci proteste (di Sirius) – dopo anni e dopo i mille tentativi da parte del mondo di fargli capire che non è aggrappandosi a qualcuno che lo si farà restare, che non è stringendo con tutte le proprie forze che si ama con maggior intensità, James imparò ad abbracciare. Senza lezioni.
Delicatamente, sollevò il figlio, con un braccio sotto e uno intorno, e lo cullò, canticchiando a bassa voce una magica ninna nanna.
Poi gli baciò la fronte e fece scontrare i loro nasi, con una leggerezza che credeva di non possedere, e lo amò, senza neanche rendersene conto, con premura e attenzione e con talmente tanta forza – stavolta interiore, quella che nessuno mai riesce a sconfiggere – da poter durare fino alla fine.
«Benvenuto, Harry.» e non si sentì di aggiungere altro.
  
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