Film > The Avengers
Segui la storia  |       
Autore: M_Wonnie    31/07/2014    2 recensioni
-Bene signori... Risolverete le vostre questioni in un altro momento, adesso voglio la ragazza-
[...]
-Quindi chi si butta nella mischia?- Stark lo riportò di nuovo alla realtà -Eviterei Banner e il capitan ghiacciolo, io sono troppo famoso e riconoscibile... Rimangono i due assassini pazzi e la coppia di fratelli shakesperiani-
Il dio dell'inganno e Thor si guardarono alzando un sopracciglio.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Green Desires

4:  Feel Like a Bomb
"I want to hide the truth
I want to shelter you
But with the beast inside
There's nowhere we can hide"
Imagine Dragons - Demons
-Cap!- Armida attirò l'attenzione di Steve che sembrava totalmente rapito da quella scatola magica che era la televisione, anche se più che scatola era dello spessore di un foglio...
Stark e le sue invenzioni futuristiche mettevano in crisi anche i nati nel XXI secolo.
La coppia di fratelli era partita da qualche ora e Tony era andato in ufficio perché era stato chiamato da Pepper.
Nell'appartamento erano rimasti solo Armida, il capitano e il dottor Banner.
-Potresti accompagnarmi all'università?- continuò la ragazza -Ho bisogno di alcuni libri-
Gli Avengers le avevano proibito si uscire da sola ma questo non le impediva di farsi accompagnare da qualcuno.
Comunque l'università era una scusa come un'altra per prendere un po' d'aria.
Stark le aveva procurato un Jarvis da polso, come lo chiamava lui; era un sottile braccialetto di non si sa bene quale lega che la manteneva costantemente in contatto con tutti gli Avengers in caso di necessità.
Armida era rimasta totalmente affascinata dall'intelligenza artificiale qual era Jarvis, lo aveva addirittura sentito fare delle battute sarcastiche a Tony, cosa che l'aveva fatta ridere come non mai.
-Nessun problema-
Il capitano Rogers si alzò dal divano portando le braccia sopra la testa per sciogliere un po' i muscoli che si tesero sotto la sottile maglietta a maniche corte che portava quel giorno.
Prima di uscire i due salutarono il dottor Banner che, seduto al tavolo della cucina con un bicchiere d'acqua in mano, stava sfogliando alcuni fascicoli e ricordò loro di tornare in tempo per poi andare alla sede dello S.H.I.E.L.D. e continuare quella bella chiacchierata lasciata in sospeso la notte prima.
Armida avrebbe preferito farsi stritolare dalle spire del serpente Jormungand che rivedere Fury e i suoi due animaletti addestrati.

Come sempre il caos di New York la schiaffeggiò in pieno viso non appena misero piede fuori dalla porta di vetro automatica. Sembrava che anche il capitano non fosse ancora del tutto abituato a tutti quei suoni e quei colori.
-Non prendiamo la macchina di Stark?-
Chiese il ragazzone portandola di nuovo alla realtà.
-Preferisco camminare- gli sorrise, e guadagnare più tempo possibile fuori da quell'appartamento, aggiunse mentalmente.
Non che odiasse stare insieme a quella banda di sciroccati ma aveva bisogno di aria e anche di vedere i suoi migliori amici; in quelle poche ore non aveva fatto altro che inviare a entrambi dei messaggi non molto sensati anche dal suo stesso punto di vista ma non era riuscita a fare niente di meglio quindi voleva vederli di persona e parlarci a quattr'occhi.
Tutto sommato Steve era decisamente un ottimo compagno di passeggiate.
Armida si accorse che il ragazzo cercava di creare una conversazione piacevole e sembrava essere totalmente a suo agio, ma non appena lei lo guardava negli occhi il capitano distoglieva lo sguardo.
La giovane si chiese se il realtà quel membro degli Avengers non fosse un timidone con le donne.
Il problema, se si poteva ritenere come tale, era che, Steve Rogers, non passava certo inosservato, ogni donna nel raggio di dieci metri si voltava a squadralo da capo a piedi emettendo dei gridolini acuti, alcune si erano addirittura avvicinate per chiedergli un autografo e lanciare un'occhiataccia ad Armida che prontamente sospirava e alzava le spalle come segno di noncuranza.
Raggiunsero con calma l'università mentre Steve si guardava attorno quasi affascinato.
La giovane ridacchiò.
-Se vuoi puoi aspettarmi nel bar alla fine di questo corridoio, non ci metterò molto-
Il capitano continuava a guardarsi attorno come se fosse braccato.
-Cap, che succede? Devo solo prendere alcuni libri dalla biblioteca-
Anche Amida si trovò a guardarsi alle spalle aspettandosi di vedere dei cecchini con i fucili puntati sul suo petto.
-Preferisco non perderti di vista-
Alla giovane sembrò che volesse aggiungere altro a quella frase, infatti Steve non tardò a cadere sotto il suo sguardo verde e penetrante.
-È solo che ho visto come ha reagito Thor dopo che l'agente Romanoff ti aveva colpita per portarti alla base, era totalmente fuori di se e tu eri solo svenuta- sembrò rabbrividire -Non voglio pensare a cosa potrebbe fare se si arrabbiasse sul serio sapendo che ti è successo qualcosa-
Sentendo quel commento il petto di Armida sembrò scaldarsi di un piacevole tepore, era bello sapere che qualcuno si preoccupava di te, ancora meglio se quel qualcuno era una divinità norrena. Però il problema era un altro: perché le era venuto in mente Loki?
Per scacciare quei pensieri strani e molesti allungo il passo per raggiungere l'enorme biblioteca dell'università, per tutti coloro che amavano leggere o approfondire particolari argomenti quel luogo era veramente la Terra Promessa.
La prima volta che ci aveva messo piede non credette ai suoi occhi per la vastità che aveva e la quantità di libri che c'erano dentro.
Una volta varcata la soglia della biblioteca si diresse sicura verso il reparto di mitologia e prese i primi due libri che le servivano, il terzo era troppo in alto per la sua poca altezza.
-Vuoi una mano?-
Chiese titubante Steve dopo l'ennesima imprecazione a denti stretti della giovane.
-Si... Grazie-
Armida si spostò per fare posto al capitano ed indicargli il volume che le interessava, senza neanche il minimo sforzo prese il tomo e lo porse alla giovane.
-Ti servono veramente tutti?-
Arm notò lo sguardo quasi spaventato di Rogers nel notare il numero di pagine che contenevano quei tre libri e gli sfuggì anche un gemito di sofferenza.
-Il mio professore vuole che aiuti una matricola con un compito sui nostri amici di Asgard, potrei chiedere direttamente a Thor e Loki ma credo che al prof interessi molto di più quello che c'è scritto sui manuali rispetto alla verità che mi possono raccontare i due dei norreni-
Ridacchiò.
-Non mi sembra un ragionamento molto sensato...-
Disse alla fine Steve mentre Armida dava la tessera della biblioteca all'addetta per fare registrare il prestito.
La giovane alzò le spalle.
-Lo so, ma di recente ho appurato che la stragrande maggioranza dei docenti rimane attaccata a quello che dicono i manuali-
Uno sguardo veloce al volto di Rogers le fece capire non condivideva quel pensiero, e anche lei che era così curiosa non poteva certo dargli torto.
Una volta salutata e ringraziata la bibliotecaria di turno i due giovani passarono dal silenzio ovattato della biblioteca al chiassoso vivere delle strade di New York.

Armida riuscì a convincere Steve e fermarsi a mangiare qualcosa per strada, il fatto che fossero già in ritardo per l'appuntamento galante con lo S.H.I.E.L.D. non la turbava neanche un po'.
-Devo chiedertelo Armida- lei alzò gli occhi dal suo caffè -Come mai hai preso le difese di Loki l'altra sera?-
La giovane alzò un sopracciglio confusa.
-Non ricordo di aver fatto niente del genere...-
Seriamente, non ricordava di aver detto o fatto qualcosa come prendere le parti del dio norreno dell'inganno.
-Quando hai chiesto ai due agenti quante persone avevano ucciso fino a quel momento...-
-Ooooh quello...-
Armida evitò accuratamente di guardare il capitano negli occhi, si concentrò invece sulle persone che passavano a poco più di mezzo metro dal loro tavolo e sulle macchine che sfrecciavano sulla strada poco lontana ma molto trafficata di New York.
-Non era mia intenzione difenderlo...- iniziò lei questa volta piantando i suoi occhi verdi in quelli di Rogers -Ma ero arrabbiata, avevo paura e mi è sembrato ironico che un gruppo di spie addestrate a uccidere e non fare domande facesse dei discorsi del genere... Tutto qui, non volevo difendere nessuno, soltanto me stessa-
Il capitano sembrò accettare quella confessione e tornò a concentrarsi sul panino che aveva davanti.
Armida aveva capito in poco tempo che Loki non era benvoluto sulla terra, e dopo tutto quello che aveva combinato a New York non poteva che essere d'accordo con la banda degli Avengers ma non riusciva ad odiare quel dio dell'inganno che ostentava sicurezza e spavalderia all'esterno, mentre dentro di se sembrava diviso da una continua lotta interiore che ogni tanto sfuggiva al controllo del dio norreno e traspariva dai suoi occhi verdi.
La ragazza si sorprese a pensare se davvero riuscisse a capire così bene quello strano dio dai seri problemi...
Sospirando portò l'ultimo sorso di caffè alle labbra e in quell'esatto momento il mondo sembrò precipitare insieme al grido di Steve.


-*-


Tony Stark era appena rientrato nell'appartamento di New York sperando di trovarlo chiassoso come l'aveva lasciato, invece ad attenderlo c'era solo il dottor Banner.
-Dov'è Armida?-
Chiese guardandosi attorno, aspettandosi da un momento all'altro di vederla aprire la porta della sua camera.
-È uscita con Rogers... Doveva prendere alcuni libri dalla biblioteca-
-Quindi niente appuntamento con le nostre spie assassine preferite?-
Chiese sarcastico Tony versandosi un super alcolico.
-A Fury non piacerà...-
Nonostante l'affermazione del dottore nessuno dei due sembrava preoccuparsi dell'ira che si sarebbe scatenata su di loro e sulla ragazza se avessero, e ormai era certo, saltato l'incontro con lo S.H.I.E.L.D.
-Signore...-
-Cosa c'è Jarvis-
-Ci sono dei problemi con la signorina Armida-
Nell'esatto momento in cui l'intelligenza artificiale di Jarvis aveva dato quell'informazione i due uomini sentirono l'ormai familiare suono dell'atterraggio sul tetto dei due dei norreni.
Mentre Stark indossava l'armatura e Banner individuava il punto esatto in cui si trovavano Armida e Steve il dio del tuono e suo fratello entrarono senza tanti complimenti.
-C'è un...-
Iniziò Thor ma Stark non lo fece neanche finire.
-Un problema, si, lo sappiamo riccioli d'oro... Grazie per l'informazione-
Loki non poté trattenere un ghigno all'appellativo che l'uomo di metallo aveva dato a suo fratello.

Quello che si trovarono davanti, una volta arrivati sul posto, sorprese anche il dio dell'inganno.
La situazione aveva già preso una piega che Loki sperava arrivasse solo dopo qualche settimana che avessero iniziato a istruire la midgardiana su come controllare la sua energia.
Qualcosa doveva averla spaventata nel profondo per reagire in un modo così... Esplosivo.
-Jarvis! Individua Armida e il nostro capitan ghiacciolo!-
-Subito signore-
Quando Stark si mosse, evidentemente dopo aver individuato i due, i fratelli di Asgard lo seguirono evitando le macchine capovolte e i detriti.
-È possibile che la giovane amica possa aver fatto tutto questo?-
Chiese ancora sbigottito Thor lanciando una breve occhiata la fratello.
-Evidentemente, fratello-
Quando i tre intravidero la figura di Steve Rogers affrettarono ancora di più il passo. Persone impaurite venivano loro incontro dalla parte opposta.
Armida era rannicchiata su se stessa e si teneva la testa tra le mani, singhiozzava sommessamente e tutto il suo corpo tremava come una foglia.
Gli occhi sbarrati dal terrore e puntati verso il vuoto davanti a se, non si accorse neanche delle persone che le si erano avvicinate. Le voci erano ronzii confusi nelle sue orecchie.
Che cosa aveva combinato?
Che cosa aveva dentro di se?
Gli occhi le le si riempirono di lacrime e cercò di alzarsi dalla sua posizione fetale ma le gambe cedettero e si trovò di nuovo a terra, il respiro affannoso. Voleva scappare.
Nascondersi al mondo e non fare del male a nessuno; com'era possibile che si fosse ritrovata in una situazione del genere quando solo quarantotto ore prima credeva di essere una comune ragazza?
-Armida! Guardaci!-
Stark la prese per le spalle e la scosse brevemente attirando quegli occhi verdi su di lui.
-Tesoro va tutto bene- il suo sorriso sembrò rassicurare per un po' la giovane -Adesso andiamo a casa e il dottor Banner ti preparerà qualcosa di buono-
La ragazza prese la mano che Steve le porgeva, questa volta riuscì ad alzarsi in piedi nonostante la gambe fossero ancora un po' traballanti.
-Qualcosa al cioccolato?-
Chiese lei speranzosa.
-Tutto quello che vuoi, tesoro-
Rise Tony, sollevato nel sentire la voce della giovane già un po' più sicura.

Loki guardava la scena un po' in disparte con Thor. Per il dio dell'inganno gli umani erano troppo sentimentali, e anche in quel momento il suo giudizio non cambiò.
Sentiva il potere che era stato liberato che strisciava ancora sulla strada e sulle carcasse delle macchine. Dovevano insegnarle al più presto a controllare e incanalare quell'energia che tutto ad un tratto quella midgardiana si era ritrovata nel suo corpicino.
Il gruppo cominciò a muoversi per tornare a casa, la polizia era stata avvertita dal dottor Banner e messa al corrente di una versione dei fatti non proprio veritiera ma atta a soddisfare le esigenze dei media e di qualche curioso.
-Adesso ti portiamo a casa, Arm...-
Loki vide il braccio del capitano stringersi intorno a quelle spalle minute e ancora un po' tremanti ma la midgardiana non stava guardando Steve, i suoi occhi verdi incontrarono quelli del dio dell'inganno.
Passato il momento di crisi la giovane aveva già riacquistato il controllo su se stessa e sulle sue emozioni, certo, prima aveva distrutto una strada di New York ma in lei riaffiorava di nuovo la forza e la testardaggine che Loki aveva visto fin dal primo giorno che l'avevano incontrata.
-Sei silenzioso...-
Disse infatti Armida mentre il capitano la aiutava un po' a camminare. Il dio dell'inganno non si prese neanche il disturbo di guardarla negli occhi.
-Sto solo valutando la situazione, midgardiana-
La ragazza non rispose ne ribatté in nessun modo, fatto che sorprese e rilassò Loki al tempo stesso, se la diretta interessata non faceva domande lui poteva tranquillamente rimandare le spiegazioni e prendersi più tempo per pensare e trovare un metodo di allenamento che fosse adatto ad una stupida e piccola midgardiana.
-Vi aspetto a casa ragazzi- disse Stark preparandosi per alzarsi in volo -Stasera shawarma per tutti-
In quell'istante quattro macchine nere bloccarono il passaggio al gruppo e fecero ringhiare di stizza Tony che si stava già pregustando il suo meritato, secondo lui, shawarma.
Una decida di agenti S.H.I.E.L.D. scese dalle auto e circondò i cinque, i due dei norreni erano già pronti ad attaccare.
-Signori- Fury si era appena avvicinato e già iniziava con la sua ramanzina -Avete mancato il nostro appuntamento, e cosa non meno importante la nostra amica qui presente ha combinato un bel disastro-
Rogers cercò di intervenire e spiegare come erano andate le cose ma Nick Fury non lo lasciò neanche iniziare.
-Deve venire con noi signorina-
L'unico suo occhio buono intercettò quelli verdi di lei che cercarono in tutti i modi di sostenere quello sguardo ma per il secondo giorno consecutivo le emozioni erano state troppe e troppo forti, a quel punto era veramente stanca di lottare.
Loki avrebbe tanto voluto fare del male a quel midgardiano di nome Fury, non per la ragazza ovviamente, semplicemente perché quell'uomo gli dava sui nervi.
Mentre si avvicinava a due agenti Thor si fece avanti bloccandole la visuale.
-Voglio essere presente a quello che avete intenzione di farle- l'aria si caricò di energia statica -E se non mi piacerà la porterò via immediatamente dai vostri laboratori-
Senza prestare attenzione all'ennesimo atto di eroismo di Thor, il dio dell'inganno si inginocchiò velocemente per raccogliere uno strano oggetto di forma regolare, simile ad un ottaedro e dal colore azzurrognolo.


-*-


Armida era di nuovo in quella camera di vetro dove si era svegliata la prima volta, solo che in quel momento ci era entrata di sua spontanea volontà.
Si era sottoposta ad ogni esame possibile mentre il gruppo degli Avengers la guardava con aria preoccupata, una volta che Thor si era fatto avanti per non lasciarla sola anche Rogers e Stark si erano uniti al gruppo, Bruce li aveva raggiunti direttamente al laboratorio mentre Loki, che in quel momento la osservava con distacco assorbendo ogni informazione che poteva essere utile, si era aggiunto al gruppo solo perché non poteva fare altrimenti.
Il dottor Banner aveva partecipato in prima persona agli esami e aveva cercato di rassicurarla in ogni modo e Armida gli sorrideva con un sorriso un po' tirato.
-Adesso aspetta qui tranquilla, tra poco ti faremo uscire e sapremo qualcosa in più su quello che ti sta succedendo-
Bruce le posò una mano sulla spalla e poi uscì circondato immediatamente da tutti gli altri.

-Allora come sta la nostra ragazza?-
Chiese subito Stark.
-I suoi valori sono normali e stabili, non c'è niente che non vada in lei, tranne qualche graffio superficiale e...-
-E il fatto che può distruggere un intero isolato se solo lo volesse-
Intervenne il capitano.
Non aveva paura, però aveva visto quello che poteva fare e ne era rimasto sconvolto.
-Per rimanere in tema, capitano, che cos'è successo di preciso?-
Tutti gli occhi si puntarono su Steve Rogers, compreso quelli di Armida, che dall'altra parte del vetro, sembrava aver sentito la conversazione ma un attimo dopo tornò a concentrarsi sugli aghi che aveva di nuovo infilati nel braccio sinistro.
-Eravamo seduti in un bar- iniziò, a quel punto si era avvicinato anche Fury con le due spie -Ad un tavolino all'esterno, lungo il marciapiede, quando ad un tratto un auto ha sbandato ed ha distrutto una vetrina proprio vicino a noi- fece una pausa -Fortunatamente sono riuscito ad afferrare Armida e spostarla in tempo ma...-
Loki ascoltava attento come tutti gli altri, doveva scoprire l'origine di quella perdita di controllo altrimenti non avrebbe saputo come contrastare le successive crisi, se mai si fossero verificate.
-Ma l'uomo alla guida era riverso senza vita fuori dal finestrino... Quando Armida l'ha visto si è paralizzata per un attimo e poi ha cominciato ad urlare, da li la situazione è veramente precipitata- si grattò la nuca come per scusarsi -La sua energia, o almeno credo, ha iniziato ad uscire da lei a diverse ondate e ogni volta distruttive come la prima-
-L'incidente dei suoi genitori-
Disse sicuro Tony.
Agli sguardi curiosi e sorpresi di tutti gli altri, tranne del signor Fury e delle due spie, Stark rispose con un'eloquente alzata di sopracciglia.
-Nessuno di voi ha letto i fascicoli?- era decisamente sconvolto -E con letto intendo letti sul serio-
Thor e il capitano si guardarono con sguardo colpevole.
Stark alzò gli occhi al cielo e iniziò con voce monotona come se stesse spiegando la stessa cosa per la milionesima volta ad un gruppo di idioti.
-I suoi genitori sono morti in un incidente stradale quando lei aveva dieci anni, Armida era in macchina con loro ed è riuscita a sopravvivere grazie ai corpi di sua madre e suo padre che l'hanno protetta...- prese un profondo respiro -I soccorritori li hanno trovati abbracciati alla giovane Armida-
Un silenzio imbarazzato si diffuse tra i presenti finché non sentirono bussare al vetro.
-Dottor Banner?- la voce della giovane giungeva ovattata al di la del vetro -Posso uscire da questo acquario se avete finito di sezionarmi come una rana?-
Stark ridacchiò e il dottore incrociò brevemente lo sguardo con Fury per avere la sua approvazione.
-Va bene, falla uscire-
Cedette infine.
La ragazza andò loro incontro stiracchiandosi come una gatta e sorridendo per la prima volta imbarazzata davanti a quegli uomini straordinari.
-Mi dispiace per quello che è successo...- guardò Steve -Non ti ho fatto male vero capitano?-
-Sono solo sorpreso-
Sorrise di rimando lui.
Qualcuno alle loro spalle sbuffò spazientito e tutti si voltarono per guardare Loki poggiato elegantemente ad un muro.
-E anche fortunato- il dio dell'inganno lanciò al fratello il piccolo oggetto che aveva trovato poche ore prima -Osservalo bene-
Loki vide l'incredulità di Thor e poi lo sguardo del dio del tuono che si spostava sulla giovane midgardiana, lei non sapeva chi guardare.
ghiaccio?- il dio norreno del fulmine sembrava molto scettico -E tu, fratello, credi che sia stata la giovane amica a crearlo?-
-Potreste evitare di parlare come se io non fossi presente?-
Intervenne lei.
-Ne sono più che sicuro- rispose Loki non facendo caso alle lamentele della giovane -Ed è per questo che dobbiamo tornare su Asgard al più presto... Devo avere più informazioni e tu, fratello, devi farti venire in mente qualcosa per gestire questa sua nuova forza-
Adesso, entrambi gli dei norreni, stavano guardando Armida negli occhi.
-Mi lasciate sola?-
Per la prima volta, nella voce della midgardiana, Loki sentì una nota di panico; possibile che avesse paura di rimanere sola con i suoi simili?
Il dio dell'inganno si scrollò quella domanda di dosso e tornò a guardare Thor che a quel punto stava parlando con il resto degli Avengers e il direttore Fury.
-Domani torneremo su Asgard per continuare la conversazione che abbiamo interrotto con nostro Padre, tu, giovane amica, dovrai pazientare ancora un po' per...-
Armida non stava di nuovo ascoltando quello che le veniva detto e trotterellava per la stanza come se fosse stata in un supermercato , armeggiando curiosa con quello che trovava e poi rimettendolo nel posto dove l'aveva preso.
Loki si fermò un attimo ad osservarla: se qualcosa non le tornava o non riusciva a capire a cosa serviva, arricciava brevemente il labbro superiore, se invece riusciva a capire la funzione di quel determinato oggetto i suoi occhi brillavano per un attimo.
Era decisamente un'umana strana... Quasi quanto quella petulante midgardiana che andava dietro a suo fratello.
La giovane sembrava non accorgersi del silenzio che si era creato attorno a lei mentre tutti la guardavano, chi divertito ed entusiasta di tutta quella vivacità mentale e chi infastidito da quella mancanza di rispetto.


-*-


Armida era entusiasta.
Finalmente riusciva a mettere le mani su tutti quegli oggetti S.H.I.E.L.D. che aveva solo potuto ammirare da lontano la prima volta... E mandare sui nervi le spie le avrebbe risolto sicuramente la giornata dopo il recente evento.
Ci mancavano solo il ghiaccio a completare la scia di stranezze che aveva cominciato a seguirla da qualche giorno.
Si lasciò scappare un sospiro, non voleva mostrarsi debole, almeno non davanti agli agenti S.H.I.E.L.D. che sembravano temerla come la peste durante il medioevo.
Le spie sembravano preferirla morta, oppure rinchiusa in qualche bunker non si sa dove, piuttosto che averla libera per le strade di New York ma lei voleva continuare la sua vita, dannazione!
Mentre rimuginava, borbottando qualche parola a mezza voce, si accorse finalmente del silenzio che era calato nella stanza, tutti gli Avengers la stavano fissando e Stark ridacchiava.
-Signorina- intervenne perentorio Fury -Lei sta mettendo a dura prova la nostra pazienza-
-Mmh... Credo che l'unica messa a dura prova sia la sua, gli altri mi sembrano piuttosto rilassati-
E lanciò una breve occhiata al resto dei presenti che effettivamente sembravano piuttosto rilassati, gli unici con i nervi a fior di pelle erano le spie e Armida dovette ammettere che gran parte del merito era suo.
Prima che gli agenti S.H.I.E.L.D. iniziassero di nuovo una discussione con la giovane, Thor intervenne.
-Giovane Armida- lei si voltò -Una volta a casa ti aggiorneremo su quello che siamo riusciti a scoprire in quel poco tempo che siamo rimasti ad Asgard-
Lei annuì e si sbrigò a raccogliere le poche cose che si era portata dietro per uscire, compresi i libri della biblioteca.

Gli Avengers erano pronti a tornare a casa ma prima la ragazza decise che era meglio mettere in chiaro le cose con quelle tre spie psicopatiche.
-Signor Fury?-
Lui la osservò con il suo unico occhio buono.
-Senta...- prese un bel respiro -Lo so che l'attacco avvenuto pochi mesi fa ha lasciato un segno profondo...-
L'uomo tentò di intervenire ma la giovane lo fermò alzando una mano, probabilmente era l'unica a riuscire in un'impresa del genere.
-Ma se questi poteri ormai fanno parte di me le posso dire con estrema sicurezza che non metterei mai in pericolo le persone a cui voglio bene ne nessun altro-
I suoi occhi verdi brillavano di decisione e fermezza.
-Se ha paura che perda di nuovo il controllo mi impegnerò fin da subito nell'esercitarmi a controllarlo e...!-
La mano di Tony Stark si stringe gentilmente sulla sua spalla.
-E adesso è l'ora di andare a casa, hai avuto due giornate davvero pesanti- anche lui adesso guardava il capo delle spie -Ovviamente se lei è d'accordo, Fury-
L'interessato si trovò a fronteggiare lo sguardo di tutti quegli uomini straordinari ai quali adesso sembrava essersi aggiunta una nuova recluta.
-Andatevene!- rischiò di mettersi a ridere nonostante la situazione, incredibile come in due giorni gli Avengers avessero deciso di mettere quella ragazza sotto la loro ala protettrice -Ma ti avverto Stark, voglio che la signorina Armida sia puntuale ai nostri prossimi appuntamenti di verifica-
-Si si- rispose sbrigativo il miliardario -Porterò qualche bottiglia di vino per il nostro colloquio galante-
Quando tutti furono usciti e gli unici rimasti furono le tre spie, la Vedova nera si decise finalmente a parlare.
-Si fida così tanto di loro, signore?-
-Devo fidarmi-
Fury fece per andarsene ma fu di nuovo fermato da °Occhio di Falco.
-Ma non ha raccontato loro tutta la storia-
Il capo dello S.H.I.E.L.D. si voltò a guardarli.
-E per adesso non hanno bisogno di saperlo, vediamo come si evolve la situazione della ragazza, se necessario li metteremo al corrente di tutto...-
Un attimo di silenzio.
-Avevate una missione da svolgere se non sbaglio-
Senza batter ciglio Natasha e Clint uscirono dalla stanza lasciando Fury immerso nei suoi pensieri.


-*-


Come aveva promesso, Stark ordinò shawarma per tutti e Armida riuscì finalmente ad incontrare una delle donne che più ammirava al mondo: Pepper Potts.
Bella, intelligente, capace di sopportare Tony Stark e dotata di così tanta eleganza che alla giovane facevano male gli occhi ad osservarla per troppo tempo. All'inizio si era sentita un po' in soggezione ma dopo aver visto Pepper insultare il miliardario per non averla informata su Armida, le fece capire che erano un normale coppia di fidanzati... Per quanto normale possano essere.
Mentre i due continuavano a battibeccarsi la giovane sentì di nuovo quegli occhi che la osservavano. Quando si voltò Loki non batté ciglio e continuò a scrutarla così lei decise di avvicinarsi.
-Hai scoperto qualcosa su di me dio dell'inganno?-
Loki aspettò qualche secondo prima di rispondere e non appena aprì la bocca per farlo intervenne il suo caro e biondo fratello.
-Tuo nonno, giovane Armida, era uno dei guerrieri di nostro padre, Odino, e...-
-So chi è vostro padre- disse quasi risentita -Ricordi? Io vi studio... In un certo senso-
Aggiunse sventolando una mano con fare noncurante mentre nell'altra teneva un succo di frutta, dato che Tony non aveva voluto che si avvicinasse a nessun tipo di alcolico.
Il dio dell'inganno si lasciò sfuggire un piccolo sorriso.
-Quindi... Tuo nonno scese su Midgard per una missione ma quando conobbe quella che sarà tua nonna chiese a nostro padre di poter rimanere sulla terra e dalla loro unione è nato tuo padre, giusto?-
-Si, esatto-
La risposta di Armida era stata più un riflesso incondizionato che qualcosa di ragionato, c'era un punto che non le tornava.
Iniziò a fare qualche passo avanti e indietro di fronte ai due dei norreni che la osservavano.
Il resto del gruppo degli Avengers e Pepper intanto continuavano a parlare tranquillamente sorseggiando i loro drink ad alto contenuto alcolico che, in quel momento, Armida invidiava tanto. Anche solo un bicchiere di vino le sarebbe stato di aiuto in quel momento.
-Qualcosa ti turba, midgardiana?-
Armida riconobbe che Loki era decisamente un ottimo osservatore e la sua sembrava più un'affermazione che una domanda.
-Come ha fatto mio nonno ha superare l'ostacolo dell'età? Voi non invecchiate allo stesso modo, e comunque ho un nome-
Aggiunse per il dio dell'inganno a cui Thor ghignò divertito.
-È una delle cose che ho intenzione di chiedere al nostro caro padre quando torneremo su Asgard... Quello che mi affascina di più è come ha fatto a mantenere intatta la Scintilla-
-Altrimenti non sarebbe arrivata a te giovane Armida per poi risvegliarsi con l'attacco alla vostra città di New York-
-Bravo fratello, vedo che hai fatto i compiti a casa-
Fu la volta della giovane di ridere.
La giovane non riusciva a capire che tipo di rapporto ci fosse tra quei due semidei asgardiani, sui suoi libri non veniva accennato quasi niente e quel poco doveva essere decisamente rivisto, come del resto molti altri dettagli.
La loro ascesa sulla terra mischiava tutte le carte in tavola.
Il mondo stava cambiando e Armida, che lo volesse o meno, insieme ad esso.
-Che ne dite se la lasciamo riposare?-
La mano si Stark che si posava sulla sua spalla interruppe il flusso dei pensieri.
-Ma non son...-
Armida non riuscì a terminare la frase dato che uno sbadiglio la interruppe facendo sorridere gli Avengers insieme a Pepper e ghignare il dio dell'inganno.
-Ok... Forse hai ragione-
Ammise passandosi una mano tra i capelli e continuando a sbadigliare. Tutto ad un tratto la fatica e la tensione dei due giorni precedenti le si rovesciarono addosso come una doccia fredda facendola quasi vacillare. Salutò quella che sembrava essere il suo nuovo gruppo di amici e si diresse verso la stanza. Una volta chiusasi la porta alle spalle un lungo sospiro le uscì dalle labbra; non seppe se di sollievo o semplicemente per un riflesso incondizionato.
Dal giorno seguente avrebbe dovuto fare tante cose: iniziare l'allenamento, di cui ancora non sapeva niente ma di sicuro l'avrebbe stremata se ci avesse messo le mani quel dio dell'inganno...
E poi doveva assolutamente chiamare Anna e Jack, non aveva avuto il coraggio di guardare il cellulare. Erano sicuramente furiosi e incazzosi come bisce.
Ma ci avrebbe pensato domani...
Si addormentò cullata dal lieve mormorio che proveniva dall'altra stanza e la sensazione che qualcuno vegliasse su di lei.



-*-


Loki non aveva chiuso occhio per l'ennesima notte di seguito.
Un sonno tranquillo.
Era diventato il suo desiderio ricorrente, per i corvi di Odino!! Ma le luci dell'alba furono impietose e riempirono la stanza, aveva passato ore a pensare a cosa fare con quella midgardiana e il suo potere. Thor sembrava essersi già affezionato alla giovane e forse riusciva anche a capirne il perché: orgogliosa, testarda e piena di quello stupido coraggio midgardiano che contraddistingueva quella razza da tutte le altre dei Nove Regni.
Con la mente vagò per qualche minuto oltre le enormi finestre di quella stanza che si aprivano sul panorama di New York ma un piccolo mugolio sotto le coperte lo fece tornare alla realtà.
La midgardiana si stava svegliando e non era saggio farsi trovare nella sua stanza.
Prima che lei aprisse gli occhi il dio dell'inganno se ne era andato con un leggero fruscio senza lasciare traccia del suo passaggio.


Loki scrutava suo fratello mentre parlava con tutto il gruppo degli Avengers, sicuramente stava dando qualche consiglio a quel gruppo eterogeneo di eroi per contenere il potere della giovane midgardiana.
Quella Armida guardava il biondo Thor come se fosse stato oro colato e la più prelibata delle leccornie, riuscì a stento reprimere un conato di vomito per tutta quella adorazione.
-Bene- disse il dio del tuono -Prima partiremo e prima saremo in grado di tornare con delle risposte-
Loki vide lo sguardo del fratello spostarsi verso Armida.
-Giovane amica, sono convinto che durante la nostra assenza andrà tutto bene-
Il dio dell'inganno la vide arcuare un sopracciglio e il suo sguardo farsi scettico.
-Si ok... Ma io non devo fare niente?-
Loki decise a quel punto di intervenire nella conversazione e si avvicinò al gruppo.
-Devi aumentare la tua resistenza fisica, il tuo potere aumenterà, su questo sono certo, quindi devi essere in grado di contenerlo...- fece una breve pausa sfoggiando uno di quei sorrisi che potevano dire tutto o niente -E come sei adesso...-
Lasciò volutamente la frase in sospeso divertendosi nel vedere il volto della midgardiana diventare rosso mentre si accorgeva del significato di quelle parole.
Il dio dell'inganno la vide serrare i pugni e poi spostare malamente Thor che le impediva parzialmente il passaggio per raggiungerlo.
Loki vide fuoco verde brillare in quegli occhi.
-Ascoltami bene dio dell'inganno di 'sto...!-
Il dio in questione le impedì di proseguire oltre perché le posò una mano sulla bocca avvicinando paurosamente i loro visi.
Poteva specchiarsi in quegli occhi così simili ai suoi.
-La giovane Armida si è inorgoglita-
La schernì Loki, ma non dette segni di lasciare la presa sulla bocca di lei.
-Il ghiaccio-
Il dio vide un punto interrogativo formarsi sulla faccia della giovane.
-Voglio che impari a materializzarlo, la prima volta è stata una reazione alla tua paura, ora devi capire come riuscire a farlo a comando- lasciò la presa -È tutto quello che devi fare mentre noi saremo via- abbracciò il resto del gruppo con uno sguardo -Ovviamente i tuoi amici dovranno darti una mano-
Lo sbuffare di Stark fece da contorno a quella bella scenetta.




alloooooooora :D
sono giunta finalmente alla fine di questo capitolo uff!!
è stato quasi un parto xD
spero come sempre che vi sia piaciuto e ringrazio chi ha inserito la storia tra le preferite, ricordate e seguite ^^
*si inchina*
alla prossima
ciauuuuuuu
M_Wonnie





  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: M_Wonnie