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Autore: Kimmy_chan    31/07/2014    6 recensioni
Attimi di vita per Peeta e Katniss. (RACCOLTA DI ONE SHOT)
Conosciamo i nostri due protagonisti e sappiamo cosa provano l'uno per l'altra, o almeno in parte...
Tra queste One Shot troverete momenti speciali ma anche momenti semplici, di quotidianità dei nostri due guerrieri.
Ma.. attenti! Ci sono anche OS che non li vedono come protagonisti centrali del momento. Insomma, ce ne sono di tutti i gusti!
Le One Shot NON sono in ordine cronologico e ci possono essere ripetizioni di alcuni momenti, ad esempio: il matrimonio di Katniss e Peeta in luoghi diversi ecc..
Spero di riuscire a trasmettere le loro gioie, le loro speranze, il loro dolore ecc.. in modo abbastanza decente. Per favore, leggete e ditemi cose ne pensate! Non aspetto altro che un vostro parere!
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Pov Peeta

La mia vita, finalmente, era serena e tranquilla.
Gli anni passati tra lotte interiori, guerre e inganni erano trascorsi ormai da tempo; ed io potevo starmene tranquillo con la mia famiglia. Volevo solamente crescere i miei figli con la donna della mia vita. 
Volevo la tranquillità che mi era stata strappata e trascorrerla con i miei cari.

Willow, negli ultimi mesi, stava imparando a suonare il pianoforte ed ogni giorno che passava diventava sempre più abile. 
Quella bambina mi stupiva sempre di più. Riusciva a prendere dimestichezza con qualsiasi cosa in poco tempo. 

Aveva ormai dodici anni e sapeva tutto degli Hunger Games. Capiva il dolore che aveva marchiato le anime di tutti gli abitanti di Panem a quei tempi; ma aveva anche visto in tutto quello che avevamo passato una rinascita per il nostro continente e per la sua popolazione. Infatti, tutto era cambiato dalla caduta di Snow: i Distretti erano aperti e le persone si potevano spostare da un luogo ad un'altro grazie all'ausilio dei treni; la Capitale era diventata il fulcro della riorganizzazione dello Stato, al cui capo c'era un certo Max Perry, non lo conoscevo di persona ma Haymitch, che spesso andava a Capitol City per far visita a Effie, una volta mi aveva detto che era un tipo su cui si poteva contare, ma forse lo aveva detto solo perchè gli aveva regalato una scatola di Whisky in un suo viaggio nell'enorme capitale. 
Il nostro caro vecchio mentore viveva ancora nella sua vecchia casa da vincitore, mentre io e la mia famiglia ci eravamo trasferiti lì vicino, dopo aver costruito una casa tutta nostra. 

Il Distretto 12 ormai non era più un'accumulo di cenere ma nemmeno più un cumulo di baracche che si tenevano in piedi per miracolo, come anni prima, infatti, esso si era mutato in uno splendido villaggio di casette, se pur modeste, molto rispettabili. La popolazione dell'area aveva automatizzato la raccolta del carbone dalle miniere, e si era specializzata in altre opere. 
I Distretti non avevano più una ben determinata funzione all'interno della gerarchia del continente, anzi! Ogni villaggio aveva più o meno la sua autonomia. Però, le leggi che mantenevano l'ordine erano emanate dal parlamento della Capitale.

Tutto stava migliorando con gli anni. 

Io avevo riaperto la vecchia panetteria di famiglia e dopo pochi anni dalla sua rinascita, sono stato costretto ad espanderla, a causa dei continui ordini. Infatti, essa era divenuta una delle panetterie/pasticcerie più famose di tutta Panem, non solo perchè il capo era il famoso "Ragazzo del pane" ma anche perchè i prodotti che venivano venduti erano offerti a prezzi moderati senza intaccare la loro alta qualità.

Ogni mattina mi alzavo preso e mi recavo al mio negozio. Lì, sistemavo alcune scartoffie e distribuivo le mansioni ai miei collaboratori, poi mi mettevo tranquillamente a fare il pane. Certo, avevo qualcuno che potesse lavorare al posto mio, ma preferivo lavorare con loro. Fare il pane, decorare le torte e vendere i miei prodotti mi rendeva felice. Però, sotto ordine di mia moglie e consiglio dei miei assistenti, ero obbligato a staccare dal lavoro, tutti i giorni, alle due del pomeriggio. 
Quando tornavo a casa, trovato sempre il pranzo pronto e la mia famiglia che mi aspettava intorno ad una grande tavolata. 

Haymitch era sempre a pranzo da noi, forse perchè non gli andava di cucinare o forse solo perchè voleva stare con noi. 
I nostri figli amavano il loro "nonno" Haymitch e a me e Katniss faceva piacere che passasse del tempo con la sua famiglia. Sì, perchè ormai il vecchio burbero che ci aveva accompagnati nei momenti più bui del nostro passato faceva parte della nostra famiglia. Dal momento in cui aveva accetta, dieci anni fa, di portare all'altare Katniss era diventato parte integrante di essa e non poteva sfuggire.

Era un giorno d'Agosto molto soleggiato. Il canto delle cicale si poteva udire in ogni parte del distretto. 
Eravamo pronti. Ogni reazione di quel burbero uomo non ci avrebbe spaventati.

-Dolcezza!? Perchè mi hai chiesto di venire a casa tua? Sai che non puoi più tirarti indietro con il ragazzo, vero? Ormai hai accettato la sua proposta di matrimonio, perciò non possiamo fare niente io e te.- urlò il nostro vecchio mentore entrando in casa Everdeen, dove ormai Katniss viveva da sola da anni. 
-Vieni in soggiorno!- rispose con tono pacato lei.

Eravamo seduti entrambi sul divano, posto davanti ad un'enorme vetrata che illuminava la stanza di quella fioca luce che il tramonto ci poteva offrire, uno accanto all'altro e attendevamo che il nostro caro amico facesse la sua entrata. 
Eravamo nervosi, ma forse Katniss lo era più di me, visto che continuava a tormentarsi le mani, stringendole tra di loro.
-Stai tranquilla.- le sussurrai, pochi attimi prima che l'uomo fece il suo ingresso nella stanza.

-Ciao Haymitch!- salutai l'ospite con un cenno del campo e lui rispose con un -Ehi.- un po' fiacco.

Katniss non emise un rumore, non si mosse, era immobile.
Aveva paura che non avrebbe accettato, che sarebbe scoppiato a ridere. La capivo, ma sapevo che non l'avrebbe fatto. Haymitch le voleva bene, in un modo tutto suo. Daltronde loro due si erano sempre capiti. Erano amici in un modo che solo loro due potevano comprendere.

-Katniss.. cara..- tentai di smuoverla prendo le sue mani tra le mie.
Lei non rispose.

-Ragazza. Perchè mi hai chiesto di venire da te? Parla.- la incitò l'uomo -Che il gatto ti ha mangiato la lingua finalmente? Aaah! Che sollievo!- Haymitch e le sue frecciatine.. Solo questo poteva risvegliarla e farla reagire. Bravo.
Infatti... Katniss si alzò immediatamente, come se sulle sue gambe fossero apparse delle molle e avanzò verso l'uomo, che ancora rimaneva sulla soglia dell'arcata che collegava il corridoio con la stanza in cui ci trovavamo.

-Haymitch. Dovrei chiederti un favore.- iniziò lei. -Favori? Tu e il tuo futuro maritino state cercando casa e vorreste un consiglio su dove andare a vivere? Beh.. vi consiglio la Capitale. Lì siete delle celebrità e scommetto che sareste serviti e riveriti- rispose lui divertito.
-Non è quello che vorrei chiederti. Per favore, fai il serio per un'attimo. Volevo solo chiederti se..- la sua voce tentennò per un secondo, ma cercò di riprendere coraggio e proseguì, senza prendere fiato nemmeno un secondo -potresti accompagnarmi all'altare? Visto che non ho un padre avevo pensato a te. Ma se non vuoi va bene lo stesso, so che sarebbe una scocciatura ma...- 
-Va bene.- la interruppe lui risoluto. 
-Ma ci saranno alcolici e si mangerà bene. Dopo questo giuro che non ti chiederò più niente poi...- Katniss era partita. Non respirava più, ma qualcosa fece affievolire le sue parole sulle sue labbra -Cosa hai detto?- sussurrò.
-Ho detto che va bene. Ti accompagnerò all'altare.- ripete Haymitch, assentendo con la testa. 
Sul volto di Katniss si aprì un meraviglioso sorriso ed una lacrima rigò il suo volto, una lacrima di felicità. Una lacrima che si portò via tutta la sua ansia.

Haymitch apri le sue braccia e lei ci si butto a capofitto -Grazie.- sussurrò.

-Sì, grazie.- ripetei io.

Non dissi mai niente, ma notai che sul volto del vecchio e caro Haymitch si era fatta strada, tra la folta barba, una piccola lacrima, che evaporò in pochi secondi.




Da quel giorno Haymitch aveva iniziato, ogni tanto, a presentarsi a pranzo da noi, però questa sua abitudine divenne fissa dopo la nascita dei piccoli. 
Lui era molto affezionato ai nostri figli e loro lo erano a lui.


-Papà!- urlò contento il piccolo Rye, venendomi in contro -Sei venuto a prendermi a scuola!- 
Quanto cresceva quella piccola pulce. Aveva già cinque anni. E andava all'asilo del distretto. 
Non andavo spesso a prenderlo a scuola perchè di solito ci pensava Katniss, ma quel giorno, mia moglie, aveva un'atroce emicrania, perciò le avevo consigliato di rimanere a casa e di mettersi a letto, a tutto il resto ci avrei pensato io.

Rye era davanti a me, con i suoi occhioni azzurri che mi fissavano felici.
-Sì, piccolo. La mamma non sta tanto bene, perciò oggi la giornata la passi con me. Ti va bene?- dissi al mio piccolo, abbassandomi, per poterlo guardare in faccia.
-Certo!- rispose allegramente, ma dopo quasi un'istante il suo sguardo si incupì -La mamma cos'ha?- chiese preoccupato il piccolo.
-Non ha niente di grave, tranquillo. Ha solo un po' di mal di testa, perciò ora è a casa nel letto.- tranquillizzai il mio piccolo e lo abbracciai. Lo strinsi forte a me, poi mi rialzai e lo presi per mano. -Ora passiamo in panetteria, ti prendo quei muffin che tanto ami e poi andiamo a vedere come sta, va bene?- 
-Sì! I muffin al cioccolato con il cuore che si scioglie!- rispose felice iniziando a saltellare.
Feci un veloce cenno con la testa, strinsi la sua manina e iniziai a dirigermi verso il centro cittadino, dove sorgeva il mio negozio.
-Ma prendiamo un pezzo di torta della nonna per la mamma?! Sai che gli piace tanto!- propose il piccolo.
-Sì, hai avuto una fantastica idea! Le farà bene mangiare un po' di zuccheri.- risposi raggiante.
Amavo vedere il mio piccolo felice. Ma ero anche preoccupato per Katniss. 

Quando l'avevo lasciata a casa per andare a prendere Rye era china sul water e stava di nuovo vomitando. Era bianca come un lenzuolo ed era debole. Ma cosa le stava accadendo? 
Le avevo detto che se al mio ritorno sarebbe stata ancora in quelle condizioni l'avrei portata in ospedale o avrei fatto venire un medico a casa.

La visita alla panetteria fu veloce, giusto il tempo di prendere una "Torta della nonna", qualche muffin e di aver controllato che tutto procedesse nel migliore dei modi. Poi io e Rye ce ne tornammo a casa.


Entrammo, cercando di non fare troppo rumore e ci dirigemmo verso la cucina; lì, tagliai una fetta di torta per Katniss, diedi a Rye il suo dolce e mi bevvi un succo d'arancia.
-Papà, posso portare io la torta alla mamma?- chiese il mio figlioletto, facendomi gli occhi da cucciolo.
-Va bene. Ma io ti seguo e porto da bere. Ah! Devo anche prendere le medicine, che sicuramente non ha preso.- dissi, cercando velocemente nel cassetto dei medicinali.

Dopo aver preso tutto preparai un vassoio e diedi a Rye un piatto con sopra la fetta di torta destinata alla sua adorata madre.

-Mamma!- urlò il piccolo correndo verso la camera da letto, tenendo stretto tra le manine il piatto che conteneva il dolce.
Dietro di lui vi ero io, che sorridevo serenamente. Che bello vivere così, nella serenità e nell'allegria.

-Mamma! Ti ho portato la torta!- esclamò il piccolo, spalancando la porta della camera da letto, che era leggermente socchiusa.
-Oh.. piccolo. Ciao! Dai un bacio alla mamma.- sentii dire a Katniss.

Sbirciai, senza farmi notare, da un'angolo.

Rye scoccò un bacio sulla guancia della madre e le porse il piattino -Questa è per te.-
Katniss sorrise felice e prese il piatto tra le mani, a quel punto entrai anche io. -Ecco, prendi. Qui ci sono le medicine, da bere e puoi appoggiare il piattino.- le dissi, porgendole il vassoio.
-Grazie, amore.- rispose lei mandandomi un bacio.
-Come va la testa?- cheisi un po' preoccupato. Il suo volto era bianco e non mi piaceva proprio quella carnagione così pallida.
-Non molto bene. Mi gira tutto. Ma credo che dopo aver mangiato questo dolce mi rimetterò in forze. Oggi non ho mangiato niente.- 
-Sono le cinque e venti e tu, da questa mattina, non hai mangiato niente? E' ovvio che sembri uno straccio!- riposi esasperato.
-Ma come faccio a mangiare se appena ingerisco qualcosa vomito?!- chiese, quasi urlando, lei con le lacrime agli occhi.
-Senti, non ce la faccio a vederti così. Vado a chiamare il dottore. E non ammetto repliche.- dissi con tono autoritario, fiondandomi fuori dalla stanza. E quando fui per le scale urlai -Rye, per favore, sta con la mamma e tienile compagnia!-

Appena fui giunto nel mio studio, presi il telefono e chiamai il dottore di famiglia, per fortuna lui rispose subito ed accetto di venire a vistare Katniss immediatamente. 

Salii di nuovo per controllare se gli servisse qualcosa ma constatai con enorme felicità che Katniss, dopo aver mangiato il dolce, stava riprendo il suo colorito.
Dopo quasi mezz'ora dalla chiamata sentii il campanello di casa suonare.
In un secondo fui dinanzi alla porta principale di casa e la spalancai. -Finalmente dottore. Prego, mi segua.- dissi con il fiatone.
-Deve stare più calmo sa? Le fa male agitarsi così, Signor Mellark.- disse con tono pacato l'uomo.
-Starò tranquillo quando saprò cos'ha mia moglie.- 
Con poche veloci falcate fui davanti alla porta della mia camera da letto e attesi che il vecchio dottore facesse la sua apparsa dalle scale.
Quando fu accanto a me, feci capolino nella stanza -Katniss.. c'è il dottore.- Ma di lei nemmeno l'ombra..
-Feen! Dove sei!- urlai, sperando che il piccolo avesse fatto come gli avevo chiesto, cioè di rimanere accanto alla madre.
-Siamo in bagno! Mamma sta vomitando!- 
Andai in bagno, ma non prima di aver fatto un cenno al dottore, per farlo attendere nel corridoio. E poi chiusi la porta dietro di me, dirigendomi verso il bagno comunicante.

Trovai Katniss, con i capelli raccolti in una specie di cosa scomposta, raggomitolata accanto al water. Guardai per un secondo cosa avesse rigettato mia moglie e rimasi sconvolto dal constatare che c'erano tracce di sangue. 
Nostro figlio cercava di trattenere le lacrime, mentre rimaneva accanto alla madre dolorante.
Avevo sbagliato a farlo rimanere con la madre. Non era stato un bene per lui vederla in quello stato. I bambini non dovrebbero mai vedere i genitori in difficoltà. 
-Vieni qui piccolo.- gli dissi, abbassandomi per prenderlo in braccio. Lui quasi si fiondò tra le mie braccia. Lo strinsi forte a me e gli sussurrai -Sta tranquillo, è arrivato il dottore e ora farà star meglio la mamma. Però ora devi fare il bravo e andare in camera tua. Tra poco tornerà tua sorella e la manderò immediatamente da te. Okay? Farai il bravo?- il mio piccolo guerriero fece un cenno con il capo. Era molto risoluto. 
Lo misi a terra e lui sfreccio velocemente fuori dalla stanza.

-E' arrivato il medico. Katniss..- mi avvicinai a lei e le scostai i capelli dal viso. Era rossa in viso, probabilmente a causa dello sforzo che aveva fatto per vomitare. I suoi occhi erano cupi. -Dai.. ora ti porto a letto.- 
La presi tra le braccia e la adagiai su di esso. Dopo averle cambiato al camicia da notte e aver aperto le finestre, per far cambiare aria, feci entrare il dottore.

-Salve Signora Mellark. Sono il dottor Kaik, si ricorda di me? Posso visitarla?- chiese l'uomo tentennando, avvicinandosi a piccoli passi verso di lei.
Katniss vece un veloce cenno con la testa ed il dottore si avvicinò a lei. 
Dopo averla visitata il dottore si girò verso di me e mi chiese se potevo seguirlo nel corridoio.

Ero preoccupato. Ero terribilmente preoccupato.

-Katniss, torno subito.- le dissi, posandole un veloce bacio sulla fronte.

Quando mi chiusi la porta alle spalle tutta la mia attenzione era rivolta all'uomo dinanzi a me.
-Dottore mi dica cos'ha mia moglie. La prego.- chiesi impaurito. Volevo sapere. Ma avevo paura che la verità mi avrebbe fatto ancora più male.

E se fosse stata grave? E se fosse addirittura morta? Come avrei fatto a vivere senza di lei?
Come avrei fatto a crescere i nostri figli senza che lei mi fosse accanto? Non ce l'avrei mai fatta a sopravvivere senza di lei. Era sempre stata la mia ancora di salvezza, anche se non se n'era mai resa conto.
Forse.. avrei potuto affidare i piccoli a Jo e a Gale, ormai sposati da cinque anni. Sono sicuro che loro li avrebbero cresciuti benissimo. I miei figli sarebbero divenute brave persone grazie all'esempio di quei due. Erano stati forti e, dopo aver raccolto i pezzi della loro esistenza, avevano cercato di andare avanti. Entrambi avevano un lavoro ed erano molto rispettati nel Distretto 2. 
Sì, sarebbero stati bene. E dopo aver sistemato loro avrei potuto raggiungere Katniss.. 
Quell'interminabile buio non mi spaventava, se c'era Katniss. 

Mentre nella mia mente vagava l'uomo parlò -Sua moglie ha un particolare tipo di influenza che si sta diffondendo in tutta Panem da qualche settimana.-  Senza darmi altre spiegazioni iniziò a pulirsi gli occhiali con un fazzoletto che aveva estratto dal taschino interno della sua giacca.
-E...- incitai l'uomo a proseguire.
-E deve stare a riposo per due settimane, prendendo per due volte al giorno queste gocce.- mi porse un foglietto -Ma deve anche prendere queste pasticche, visto che ho riscontrato in lei una forte anemia.- e a quel punto mi porse un'altro foglietto scarabocchiato. 
-Perciò.. starà bene?- chiesi, cercando i trattenere un'enorme sorriso.
-Certo. E' solo un'influenza molto aggressiva. Ma si può tranquillamente curare.- confermò il vecchio uomo paffutello.
-Come mai ha vomitato sangue?- chiesi ancora un po' preoccupato.
-C'è in atto un'infezione. Ma le gocce che le ho prescritto la cureranno. Può stare tranquillo.- il signor Kaik tentò di rassicurarmi e mi diede una pazza sulla spalla, cercando di incoraggiarmi.
-Ora vado, per il mio pagamento può passare anche domani. Torni da sua moglie.- e così, com'era arrivato se ne andò.

Caty ancora non era tornata a casa, perciò andai da Feen e gli dissi che la mamma sarebbe guarita nel giro di qualche settimana. Il piccolo fu al settimo cielo e corse ad abbracciare la madre.

Quella sera, dopo aver sistemato casa, aver messo a letto i piccoli ed essere stato in farmacia, mi ritrovai a letto, accanto alla mia adorata mogliettina.
-Mi hai fatto preoccupare.- dissi stringendola a me.
-Non mi dovresti stare così vicino. Potrei attaccarti l'influenza.- mormorò lei cercando di scostarmi.
-Sta tranquilla, ho chiesto in farmacia qualcosa per proteggermi da questo virus. Come un vaccino direi. Ma, per fortuna, erano pasticche. Sai quanto odio gli aghi.- risposi rabbrividendo al sol pensiero di quei maledettissimi aghi che si conficcavano nel mio corpo.
Appena udì queste mie parole Katniss smise di ribellarsi e si accoccolò sul mio petto.
-Domani non andrò a lavoro. Mi sono preso tre settimane di vacanza. Così posso starti accanto. E posso occuparmi dei ragazzi e della casa.- 
-Davvero?- chiese stupita.
-Certo.- le diedi un bacio sui capelli e aggiunsi, quasi sussurrando, perchè Morfeo stava per portarmi nel suo regno -Non c'è niente di più importante della mia famiglia.-



Angolinio di Kimmy_chan
Ecco un'altra One Shot! Di questa non sono particolarmente sicura.. 
Voi che dite? C'è qualcosa che non va? C'è un punto che vi è piaciuto di più degli altri? Fatemi sapere ^__^

RINGRAZION INFINITAMENTE TUTTI QUELLI CHE OGNI VOLTA RECENSISCONO, ma vorrei anche che qualche lettore silenzioso si facesse sentire.. Per favore! :( 
Qualcuno ha suggerimenti per un'altra One Shot?! ^-^
Ah! Ho già in stesura la prossima e come sotto suggerimento è ambientata in una delle due arene :3

 
  
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