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Autore: FavoladiBeda    01/08/2014    1 recensioni
HARMONY!
Questa fanfiction l'ho scritta anni fa.
Avendola ritrovata sono felice di pubblicarvela e, nonostante io non sia un'amante di questa coppia, mi è piaciuta scriverla e spero che voi gradirete leggerla.
Dalla storia:
"“Non devi difenderlo per forza, non voglio picchiarlo” disse scocciato Harry mentre nella sua mente gli si formava un grande ghigno degno di un Serpeverde.
“Ci mancherebbe” disse Hermione, alzando gli occhi al cielo.
“Ti dispiacerebbe?” esclamò duro Harry all’improvviso, spiazzandola.
“Cos- Harry! Che cosa dici?” balbettò Hermione. Harry era strano. Il suo comportamento era in continua metamorfosi. Non sapeva più come comportarsi con lui".
Spero recensirete!
Ciao,
FavoladiBeda
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il trio protagonista | Coppie: Harry/Hermione, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Tutto iniziò con uno sguardo. Uno sguardo ricambiato dopo anni di fuga. Fuga da quegli occhi che hanno sempre mirato a lei ma di nascosto. Quegli occhi che appartengono alla ragazza che per lui è sempre stata il suo tutto. E ora quegli occhi, così intensi e forti, lo stanno guardando e fanno così dalla prima volta che hanno incrociato i suoi.

Harry pensava che fosse una nottata di allerta e monotonia come lo erano state tutte le altre, da quando erano partiti a quella parte, mentre tendeva le orecchie nell’oscurità per captare il più minimo rumore.
La bacchetta sguainata, la cicatrice che pulsava, la mente rivolta a Hermione.
Lei, assieme a Ron, era al sicuro nella tenda mentre lui svolgeva il suo turno di guardia, al freddo. Harry sentiva crescere dentro di lui una forte rabbia improvvisa: lei era al caldo, sdraiata sulla sua branda, con Ron… perché non usciva lei a congelare i suoi delicati arti in mezzo alla neve, al suo posto?                                                                                                                                                                        
Mentre la mandibola si serrava, Harry lottava contro se stesso per non ammettere che, sì, voleva che Hermione fosse lì fuori ma sicuramente non perché doveva prendere il suo posto o perché voleva che soffrisse il gelo. No, questo mai.
Hermione doveva stare lì con lui e non al suo posto, doveva stare con lui e non dentro la tenda con Ron, lui doveva riscaldarla e proteggerla dal freddo non il leggero telo a piramide e tantomeno il suo amico.  
                                                                                
“Il nostro amico, di entrambi” si corresse mentalmente.     
                                                                                                                 
Harry calciò un mucchietto di soffice neve appena caduta mentre i suoi ricordi vagavano lontani nel tempo.
Era solo al suo quinto anno che si era reso conto di amare Hermione Granger.
Pensava che Ginny fosse quella giusta e ancora prima Cho ma si era dovuto ricredere presto. Piano, piano i suoi sentimenti sono cresciuti, si sono evoluti.
Da migliore amica, Hermione era diventata il centro dei suoi pensieri e infine il suo unico pensiero.
Prima della guerra imminente, era anche più importante dello scervellarsi sugli horcrux, Voldemort e tutto il resto.
Perché lei gli faceva dimenticare di essere il famoso e predestinato Harry Potter rendendolo solo Harry, imbranato e dai capelli ingestibili.
Harry sorrise senza accorgersene a questa considerazione.                                                                                                                              
Gli era parso che Hermione ricambiasse prima che qualcosa gli spezzasse tutte le sue meravigliose illusioni.
Ron. Ronald Weasley era perdutamente innamorato di Hermione, fin prima di Harry.
Dal terzo anno in poi, Ron aveva sommerso Harry di chiacchiere su di lei e gli aveva fatto capire che aveva perso la testa per Hermione. Ed Harry ne era uscito distrutto.
Ron era alto, con un fisico adatto, senza nessun Voldemort attaccato alla sua ombra …come poteva Hermione desiderare di scegliere lui, prossimo alla morte? Le speranze erano pari a zero.                                                                                                                          

“Brutto stronz-” Harry bloccò la sua esclamazione verso di Ron appena in tempo: Hermione lo guardava con uno strano sorriso stampato in faccia, sulla soglia della tenda.                                                                                  

“Parlavi forse di me?” gli chiese Hermione.                                                                                                                                                            

"Certo che no!” rispose prontamente. Come mai continuava a sorridere in quel modo?                                                           

“Ti stavo prendendo in giro, Harry! Senti …Ron mi ha chiesto se potevi smetterla di gettare neve sul telo, sai, sta cercando di dormire”. Ancora quel sorriso. Magnifico, inibitore…                                                                                      

“Ah. Quindi sei venuta da me solo perché te l’ha detto Ron?” frecciò più freddo del necessario. La rabbia di nuovo viva che si espandeva sul petto e si dipanava nelle vene. Odio, ecco cosa lo dominava, un odio e una rabbia incontrollabili. E odiava quel sorriso! Perché diamine continuava a sorridere? Pensava a Ron? Gelosia, ora era geloso.                                                                                                                        

Hermione era rimasta ferma sul posto a fissarlo mentre cambiava espressione, a leggere nei suoi occhi verdi ciò che succedeva al loro interno.
Il sorriso di poco prima e la sua allegria erano scomparsi: al loro posto una riga leggera di preoccupazione sulla fronte.
Harry si era irrigidito e il suo viso era un concentrato di brutte esperienze che passavano sopra di lui come un treno, in rapida successione.
Hermione non riusciva a capacitarsi del comportamento dell’amico, amico che per lei era molto di più, ma i suoi dubbi furono subito chiariti quando il suo sguardo cadde su un oggetto al collo di lui.                                                                                                                                                                  
“Toglitelo” disse, allora, con fermezza “toglitelo subito!”, la voce di Hermione era determinata ma Harry avvertì una vibrazione: agitazione.                                                                                                              
Cosa doveva togliersi? Di che diamine parlava?                                                                                                                                                

“L’horcrux, Harry! Il medaglione, toglilo” spiegò lei notando la perplessità dell’altro.                                                                            

Harry storse il naso ritenendola un’azione inutile. Una strana sensazione si impadronì di lui, una strana forza che lo spingeva a non muoversi, a non togliere il medaglione per nessuna ragione al mondo.
In precedenza credeva fosse lui a pensarlo ma ora gli sembrava quasi una voce che gli sussurrava all’orecchio.
Un presentimento oscurò il cuore di Harry. Veloce e con una traccia di paura nei movimenti, Harry si sfilò la catena robusta dal collo.
Mentre il ciondolo tintinnava andandosi a scontrare su una roccia luccicante e imbiancata, una sensazione di rinascita accompagnò Harry nell’assaporare il calore della vita dopo giorni di buia e logorante tortura.                                               

“Va meglio, vero?” la voce di Hermione era piena di sollievo.                                                                                                                

“Si!” rispose Harry sorpreso.                                                                                                                                                           

Hermione scoppiò a ridere.                                                                                                                                                                                   
“Devi… devi vedere la tua… la t-tua… la tua faccia, Harry!” disse Hermione in preda a una risata convulsa.
In effetti la faccia di Harry era davvero comica: bocca spalancata, occhi stupiti, gli occhiali che gli si erano abbassati sul naso e una strana posa che lo faceva sembrare in procinto di correre via.                                                                                                                                                                                             
Hermione continuava imperterrita a divertirsi facendo risuonare alta la sua voce ma Harry non la sentiva più.
Il suono della sua risata cristallina era impresso nelle orecchie di Harry mentre immobile la guardava, davanti a lui, bella e piena di vita. Rideva come non faceva da tempo, la sua Hermione, e lui sentiva la sua gioia come se gli appartenesse.
La sua Hermione rideva, quella di Ron piangeva. La sua Hermione lo consolava e lo aiutava, quella di Ron soffriva.
Un istinto indipendente dal medaglione gli trapassò le ossa.
Guidato da mesi di frustrazione dediti solo alla caccia a Voldemort, spinto da settimane identiche e dolorose, Harry si volse verso la tenda e ci si incamminò.
Hermione aveva smesso di ridere e lo chiamava, una volta capito che non si sarebbe voltato, con una leggera perplessità, raccolse il medaglione e lo seguì. Non si erano resi conto di essersi allontanati così tanto dal loro rifugio e Hermione, in un lampo di terrore, realizzò di aver trapassato gli incantesimi protettivi.
Sperò vivamente che nessuno avesse sentito la sua risata di poco prima. Si dette della stupida mentalmente e riprese il ritorno a passo di marcia. Harry, nel frattempo, si era piazzato davanti al letto su cui stava un Ron più che ronfante.                                                                             

“Ron” chiamò. Nulla. “RON!”. Inutile.                                                                                                                                                     

Harry si innervosì maggiormente e scosse Ron violentemente, infuriandosi alla reticenza di lui nello risvegliarsi.                                                                                                                                       
“VUOI APRIRE I TUOI MALEDDETTI OCCHI, SOTTOSPECIE DI INCROCIO TRA TE STESSO E UN ELEFANTE?” gridò allora con tutto il fiato che aveva in gola. Ron si girò dall’altra parte, ignaro.                                                                                                     

Sentì dei passi fuori dalla soglia e subito dopo Hermione entrò di corsa fino ad arrivare a lui.                                        

“Vuoi spiegarmi perché cavolo stai urlando come un pazzo?” lo riprese lei, seria.                                                                                    

“Devo parlare con Ron. Non si sveglia” spiegò Harry piatto.                                                                                

“Gli parlerai dopo, sta dormendo” chiosò Hermione ponendosi tra Ron e lui, come se volesse chiudere il discorso con quel gesto.                                                                                                                                                             

“Non devi difenderlo per forza, non voglio picchiarlo” disse scocciato Harry mentre nella sua mente gli si formava un grande ghigno degno di un Serpeverde.                                                                                                      

“Ci mancherebbe” disse Hermione, alzando gli occhi al cielo.                                                                                                   

“Ti dispiacerebbe?” esclamò duro Harry all’improvviso, spiazzandola.                                                                                             

“Cos- Harry! Che cosa dici?” balbettò Hermione. Harry era strano. Il suo comportamento era in continua metamorfosi. Non sapeva più come comportarsi con lui.                                                                                              

“Rispondi alla domanda. Sei tu quella intelligente qui, no? Non penso di aver detto qualcosa di difficile comprensione” le rinfacciò lui. Harry ribolliva. Come può preoccuparsi tanto per Ron, in quella maniera cosi sfacciata, davanti a lui?                                                                                                                                        
“Basta, Harry, certo che mi dispiacerebbe se voi due litigaste” rispose Hermione.                                                                     

“Eviti la domanda, Herm. Guardami negli occhi. Saresti più preoccupata per me o per Ron… anzi, se dovessi scegliere… chi sceglieresti?” continuò lui. La prese per le spalle, osservando il suo viso contratto e i suoi occhi nocciola sfuggenti.                                                                                                                                    

“Farei in modo di tenere entrambi” sussurrò Hermione mentre un rossore imbarazzato le colorò il viso.                                                                                                                                                                                                 
Harry scosse la testa come un cane. Perché non vuole rispondermi? Perché forse … non riesce a dirmi che sceglierebbe Ron? Perché nella sua testa si è vista abbracciata a lui mentre mi abbandona qui, solo, scappando con il suo unico amore? Queste ultime quattro parole immaginarie costarono a Harry tutto il suo autocontrollo. Si buttò sul freddo terreno, nonostante le fiammelle azzurre di Hermione fossero rinchiuse nel loro vaso di vetro lì accanto, e poggiò la testa sulle ginocchia.                                                                                                                                 

“Harry…” la voce di Hermione era un pigolio. Harry sollevo la testa per una frazione di secondo tornando subito alla posizione iniziale. Hermione era come un piccolo pulcino che però contiene in sé una forza sconfinata oltre che una bellezza, agli occhi di Harry, particolare e unica.                                                          

“Me o Ron?” Harry ripeté ancora, aspettando la risposta di Hermione senza muoversi di un millimetro. Avvertì uno spostamento d’aria ma, pigro, attese ancora qualche secondo chinato nella sua consolatoria posa a riccio. Quando rialzò il capo, Hermione non c’era più. In compenso una figura, a qualche decina di centimetri più in alto di lui, lo stava fissando. Ron.                                                                                             

“Me o Ron? Che diamine stai combinando, Harry?” lo sgridò la voce assonnata dell’amico.                                         

Harry non trovò nulla dire. Oltre alla verità ma quella poteva aspettare. Poteva aspettare ancora per una o due… ere.                                                                                                                                                                                  

“Non è come credi” disse Harry incerto. Non voleva dare retta a Ron o il nervosismo acquistato e accumulato nelle ultime ore sarebbe esploso all’istante.                                                                                                               
 
“Ti ho sentito. Vi ho visti!” rincarò Ron alzando la voce.                                                                                                           

Come non detto: Harry era pronto a far sfogare la sua anima di rabbia e odio che, come provocata a distanza dall’horcrux, si abbatté su di Ron.                                                                                                   

“Hai visto e sentito benissimo, Ron! Io e Hermione, ti da fastidio questo, vero?” sputò velenoso mentre incespicava in un inaspettato fiatone e una scarica adrenalinica del tutto sconvolgente “Io amo quella ragazza! Da prima che tu realizzassi di essere una zucca vuota! E ora siamo diventati intimi, perché noi invece di dormire impieghiamo il nostro tempo in cose davvero molto più gratificanti!” gridò Harry, raggiungendo alte vette del sonoro.
Ormai era un fiume in piena e urlava insulti a Ron senza rendersi veramente conto di quello che diceva.

Ora i due si stavano fronteggiando, entrambi in piedi, e Ron era visibilmente ferito dalle parole che Harry gli infilzava addosso come un incantesimo Cruciatus.                                                                                                                                  

“Tu non hai alcun diritto su di lei! Lei non ti ha risposto! Lei vuole me! Io la amo e lei mi ricambia! Perché tu sei solo un presuntuoso, che crede di salvarci tutti mentre non può niente! Perché si crede il prescelto!” urlò Ron così forte che da lontano lo raggiunse un eco.

Per essere più incisivo colpì Harry sulla spalla; probabilmente però non calcolò bene la forza e la rabbia che ci mise perché Harry finì a terra, sbattendo la testa e, dal il sinistro crack che sentì, anche il ginocchio per poi udire un dolore acuto.
Ron sembrò essere contento di avergli fatto male tanto che si aprì in un espressione di vittoria. Senza sorridere, solo meschinità nelle sue iridi azzurre.                                                                                                                                                                                                             

“Hermione non è un oggetto! Non puoi usarla solo perché ti hanno ucciso i genitori!” esplose senza preavviso Ron, in un ruggito cattivo. Un momento dopo, però, Ron si sentiva un verme.                                           

“No, Harry, io non…” cercò di giustificarsi ma lui si era alzato e si era abbattuto su di Ron.                                                                 

Volavano calci, pugni, gomitate… il male fisico non era nemmeno lontanamente paragonabile a quello psicologico. Harry si sentiva lacerato in due. Ron dice che Hermione lo ama, Ron la sta allontanando, Ron si permette di nominare i miei genitori.                            
                                                                          

“Sei un illuso, Harry… ahi! Sei solo inutile! AH! Non meriti di vivere se provochi solo dolore!” urlò Ron tra le botte, scagliando un gancio potente sulla mascella di Harry.                                                                

“RONALD!” un urlo straziante riempì l’aria e la figura di Hermione, sconvolta, appariva a pochi metri da loro.                                                                                                                                                                                       
La situazione, agli occhi terrorizzati di Hermione, appariva così: Ron con un grosso livido giallognolo sulla fronte, sudato e scombinato, dominava su Harry con il braccio ancora alzato carico di un secondo pugno. Harry, a terra, con un taglio su tutta la guancia sinistra e parecchio sangue che gli colava dal naso.                                                                                                                                                                 

“R-Ronald, ti ho sentito. Quelle cose che dicevi… quello che stai facendo a Harry!” disse Hermione con un tono deluso e gli occhi lucidi. Nonostante questo, però, il suo sguardo era duro e determinato. Strinse i pugni e avanzò verso di loro, rivolse un’occhiata di puro odio verso Ron e poi voltò il viso verso Harry.                                                                                                                                                                      

“Non essere dalla sua parte solo perché ho vinto io!” si lagnò Ron in una patetica difesa.                                                 

“Smettila, Ron! Smettila subito!” comandò Hermione.                                                                                                                           

“Certo che no! Io mi sono stancato! BASTA! BASTA! BASTA! VOI DUE SEMPRE APPICCICATI! Qui non si conclude niente! Da quando siamo fermi qui, eh? Io non ho più motivo di rimanere con voi! Vi ho visti voi due, oggi e le altre sere!” si infervorò Ron “Tu! –disse indicando Hermione - che gli sbavi dietro! Non eri tu che dicevi che Harry non sapeva quello che faceva? SEI SOLO UNA BUGIARDA!” urlò stringendo gli occhi e spingendo Hermione leggermente.                                                                   

“NON LA TOCCARE! NON CI PROVARE NEMMENO!” gli si scagliò contro Harry che fino a quel momento era rimasto ammutolito.                                                                                                                                            

Le mani di Harry e quelle di Ron puntavano già verso il collo dell’ altro quando Hermione riuscì finalmente a estrarre la bacchetta dai jeans e a scagliare un incantesimo che li tenesse a debita distanza “Protego!” disse disperata. Hermione era allo stremo: Ron, come impazzito, insultava lei e picchiava Harry.
Harry era sempre più nervoso per Voldemort e lei sapeva che a causa degli ultimi mesi passati quasi in simbiosi era deciso a confessarle i suoi sentimenti. E lei lo ricambiava, come aveva capito qualche anno fa.
                                                                                                         
“Hermione togli questo incantesimo, devo spaccargli la faccia!” minacciò Ron.                                                                    

“Hai detto che te vuoi andare, ma sei ancora qui! VAI, SE HAI CORAGGIO, VAI VIA!” gli disse Harry avanzando per quanto la magia glielo permettesse.                                                                                                                                             

“No, basta, smettetela, ora!” pigolava Hermione isolata dal suo stesso incantesimo.                                                         

“CERTO CHE HO CORAGGIO!” stava rispondendo a tono Ron “E ME NE VADO ORA! ACCIO ZAINO!” appellò il borsone che gli finì fra le braccia. Si voltò ma, prima di uscire, si rivolse a Hermione “Me o Harry?”.                                                                                                                       

“R-Ron, io…” il sussurro di Hermione fu presto zittito.                                                                                                           

“ME O HARRY. SCEGLI, HERMIONE” sembrava che Ron stesse producendo odio ghiacciato e doloroso dentro il corpo di Hermione.
                                                                                                                                            
“Non possiamo abbandonare Harry!” esclamò, allora, Hermione ma fu una mossa sbagliata.                                                  

La faccia di Ron impallidì e una lacrima brillò sulla palpebra. Uscì senza voltarsi indietro.                                                                  
Un rombo produsse un frastuono incredibile nella ormai calata notte, dopo un rumore inconfondibile di smaterializzazione, il cielo venne pervaso da grossi corpi gelati e il terreno fu mitragliato: stava cominciando a grandinare, di nuovo.                                                                                   



19 anni dopo



Un uomo slegò la benda nera che aveva coperto gli occhi di sua moglie per tutto il viaggio. Ovvero il tragitto dalla porta di coccio di casa ad un grande spazio del giardino.                                                     

“Ecco, amore, ora puoi guardare!” le disse circondandole la vita con le braccia.                                                                       

Il sorriso della sua amata si congelò e al suo posto e, sfrontata, fece capolino una smorfia.                                                    

“Questa sarebbe la sorpresa, quindi” disse, piatta.                                                                                                                                      

“N-non ti piace?” chiese conferma suo marito.                                                                                                                                                

Hermione si girò nelle braccia di Harry fino a guardarlo negli occhi, plateando un sorriso che le illuminava il viso “Stavo scherzando! Davvero, è meravigliosa questa casa sull’albero! Ti amo, i bambini saranno al settimo cielo!” disse stringendolo e baciandolo con amore.                             

“Ti amo anche io, tesoro” le sussurrò Harry all’orecchio.                                                                                                                  

Rientrando in casa vennero intercettati da Albus Severus, il loro primogenito, che saltò addosso al padre strillando. Harry lo prese in braccio e lo coccolò.                                                                                                                     

“Papà, papà, ha chiamato zio Ron e ha detto che stasera verrà a casa nostra con zia Cati” disse sporgendosi verso Hermione per stampargli un grosso bacio sulla bocca.                                                                            

“Che bello, amore! Però, non si dice Cati. Ripeti con me “Cheeee”“ disse sua mamma baciandogli una delle sue piccole manine.                                                                                                                                                                 

“Cheeee” ripeté il bimbo.                                                            
                                                                                                               
“Bravissimo! E poi “tiiii”“ continuò Hermione ridendo tanto da coinvolgere Harry e Albus.                                             

“Tiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!” urlò il loro figlioletto.                                                                                                                                  

“Ehi, mi hai reso sordo, piccolo birbantello! Chiamala zia “Bell” e basta, va bene?” scese a compromessi Harry.                                               

Albus annuì, Harry lo fece scendere e lui corse dal suo fratellino per giocare.                                                                     

Hermione gli accarezzò una spalla, con gli occhi lucidi.                                                                                                                        

“Ehi? Che hai?” le chiese Harry abbracciandola e baciandole delicatamente il capo.                                                                                

“Crescono, crescono così in fretta” la voce si Hermione fu soprafatta dall’ emozione e i suoi occhi si riempirono di lacrime di gioia.                    

Harry le prese il viso tra le mani con amore, la guardò per un po’ e poi la baciò dolcemente beandosi di essere l’uomo più fortunato del mondo.

Tutto iniziò con uno sguardo. Uno sguardo ricambiato dopo anni di fuga. Fuga da quegli occhi che hanno sempre mirato a lei ma di nascosto. Quegli occhi che appartengono alla ragazza che per lui è sempre stata il suo tutto. E ora quegli occhi, così intensi e forti, lo stanno guardando e fanno così dalla prima volta che hanno incrociato i suoi.
 
 
 
Spazio autrice:
Ciao a tutti!
Ho scritto dramione, fremione, harmony, romione... ormai, sono versatile :D
Devo dire che l'episodio che ho scelto non è dei più originali ma prima d'ora non avevo pensato di "spostare" il momento sull'harmony.
Questa ff non so dirvi da quale ispirazione derivi perchè l'ho trovata assieme ad altre due nel mio vecchio pc, riemerso dalle catacombe.
Perciò, presto pubblicherò nuove storie!
 
 
Che dire, spero vi sia piaciuta e che mi lasciate qualche piccola recensione!

 
  
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