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Autore: Ellie_x3    01/08/2014    5 recensioni
"Aya, hai davanti a te un uomo che ha disperatamente bisogno di capire l'amore. Non posso cantarlo ignorando che cosa significhi e temo, ormai, che senza aiuto non ci riuscirò più."
[Dal Primo Capitolo]
Tomoyui Aya ha ventotto anni, un gatto, un lavoro da impiegata e due amiche in cui crede fermamente. Vive a Tokyo, ma non ha mai capito come questo dovrebbe implicare per forza una vita avventurosa.
Ryosotsukoi Yuu sa quali opportunità può offrire la capitale: con lui è stata più che generosa. All'alba dei trent'anni è il frontman della band più famosa del momento anche se spesso, per non dire sempre, i suoi problemi urlano più forte del successo.
Potrebbero piacersi, se non ci fosse solo un piccolo problema: tutti sanno che la vita non è un manga per ragazze.
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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II

 

 

Yuu-sama? Ah, no. -risata- No, si sbaglia.
Il mio preferito è sempre stato Rei.”

-Aya



Kyoubei era uno dei ristoranti di cucina tradizionale più famosi di Ginza e Aya, da buona cittadina, ne conosceva più o meno l'ubicazione senza ricorrere a Google: se era pur vero che la metropolitana di Tokyo era un inferno, non si poteva certo dire che mancasse di portarla.
Dopotutto, Aya non aveva certo i soldi per prendere il taxi ogni giorno.
Si chiedeva ancora perché avesse deciso di presentarsi a quell'appuntamento al limite del surreale, senza un filo di trucco e con ancora addosso il tailleur in nero e bianco che indossava per il lavoro. L'unico tocco di colore erano le unghie a gel, nei toni sgargianti del rosa, che sfoggiava con riluttanza e che reputava imbarazzanti e fuori posto; era stato un momento di pazzia fomentato da Mirai, ma non aveva considerato che avrebbe dovuto convivere con delle unghie praticamente fosforescenti per almeno un mese.
Comunque, pronta o meno, era davanti alla porta d'ingresso.
Qualcosa le diceva che avrebbe rimpianto anche d'essersi presentata al Kyoubei, ma oramai era fatta.

 


A dispetto della propria indole positiva, e indubbiamente propositiva quando si trattava di risolvere una situazione spiacevole, Yuu non pensava che quella ragazza sarebbe venuta davvero.
A dirla tutta, non sapeva neanche come identificarla: dalle fototessere gli era sembrata piccola piccola, come una bambina, e già la immaginava seguire il direttore di sala con aria spaesata.
Insomma...chi non sarebbe stato terribilmente teso nel sentirsi invitare a pranzo così, come nei migliori film romantici, da una personalità del suo calibro?
Intere schiere di ragazze avrebbero ucciso per essere al posto di quella fortunata giovane che su Twitter aveva l'ideogramma di Amore su sfondo verde al posto della propria foto.
Secondo le generalità che aveva assegnato al profilo e ai documenti dell'agenzia, Tomoyui Aya era un inno vivente alla noia: impiegata, giovane, profilo Facebook arido, pochi tweet e tutti riguardanti la cronaca mondiale.
L'unica nota positiva? Professava di credere nell'amore.
Rei l'aveva preso in giro, sostenendo che da una ragazza del genere non aveva modo di aiutarlo nel suo piccolo problema. Yuu, ghignando, aveva ricordato all'amico quante altre volte l'avesse sfidato -non vincendo mai, per l'altro, perché Rei era tutto fuorché oculato nelle scommesse.
Da parte sua, lui era l'esatto contrario: non lasciava nulla al caso ed era per questo che finiva per avere sempre ciò che voleva. Se ne convinse una volta di più quando il direttore di sala apparve da dietro la shoji, facendola scorrere, e presentandosi nella saletta privata con un inchino.
“La signorina Tomoyui, signore.”
Leccandosi le labbra, Yuu annuì.

 

La prima impressione che ebbe di Tomoyui Aya fu quantomeno deludente, a dirla tutta.
Pensava che fosse carina, perché tutte le ragazze con un minimo di cervello riescono ad esserlo nell'era del trucco e delle ciglia finte, invece Aya era esattamente come ogni altra impiegata sulla soglia dei trenta: triste. Tirata. Deprimente.
Tutto ciò che lui si era sempre sforzato di non diventare era esattamente lì davanti ai suoi occhi, in un tailleur di media fattura, con l'aria bastonata di chi non sa come fingere d'essere a proprio agio.
Avrebbe anche potuto perdonare una tale mancanza di coscienza di sé, se Aya avesse avuto brutti lineamenti; invece, quando il cameriere la lasciò entrare e la ragazza entrò senza impedimenti nella sua visuale, Yuu si accorse con stupore che sarebbe potuta essere una bella donna.
Magari non una modella, complici le ossa sporgenti e le gambe secche e convergenti verso l'interno, ma più che passabile.
Certo, questo andava a suo vantaggio, tuttavia si sentiva ugualmente deluso.
Avevano forse scelto per lui una donna negligente?
Nel frattempo, intanto, Aya si era avvicinata.
“Ehm- buongiorno.” salutò.
Yuu si appoggiò al tavolo con il gomito, scoccandole un sorriso che la fece arrossire ed irrigidire sul posto. Se prima era a disagio, sicuramente ora avrebbe voluto fuggire.
Ops.
Buongiorno, Tomoyui-san.” ricambiò, con un altro sorriso appena meno...beh, minaccioso. Forse era così che li vedevano le persone comuni: terribili stelle troppo splendenti. Si sarebbe dovuto regolare. “Prego, si sieda. Spero abbia trovato facilmente il ristorante.”
“Sì...sì, non ho avuto problemi.”
Yuu annuì, andando a prendere posto sul cuscino color antracite di fronte a lui. Sarebbe stato più indicato un kimono per quel luogo tradizionale, di classe, e insieme sembravano due pesci fuor d'acqua: lui in un completo di pantaloni di pelle nera e una maglietta hardcore, lei negli abiti che presumibilmente doveva portare al lavoro.
Sovrappensiero, seguendo i movimenti di Aya, Yuu si disse che forse avrebbe dovuto scegliere uno Starbucks qualsiasi.
La ragazza aveva tenuto per tutto il tempo gli occhi bassi, ben attenta a non incrociare mai il suo sguardo, e aveva nascosto le mani sotto il tavolo. Probabilmente stava giocherellando.
Di questo passo avrebbe finito per innervosire persino lui.
“Mi scuso per il messaggio di ieri. Mi rendo conto che potesse essere un po' losco, ma sono contento di vederla.”
“Io-” per la prima volta Aya osò provare a guardarlo, ma non ci riuscì. C'era lo spettro delle lacrime, in quegli occhi castani; raccontavano, con quella matita passata maldestramente e il mascara raggrumato, la storia di una ragazza che viveva di piccole quotidianità. “Io non so cosa dirle, Ryosotsukoi-sama.”
Ah, già.
Sentire il proprio nome accanto all'onorifico lo riscosse con la potenza di una scarica elettrica, improvvisa e inaspettata, che lo pervase da capo a piedi.
“Scusa, sono uno stupido.” borbottò, passandosi una mano fra i capelli.
“Cosa?”
“Ti prego, non usare onorifici. E diamoci del tu, va bene? Io ti ho disturbato e, per questo, ti prego di trattarmi come una persona comune.” le lanciò uno sguardo da sotto in su, cercando di catturare l'attenzione della ragazza. “Tanto per cominciare puoi guardarmi: non mordo mica.”

Improvvisamente, come se avesse spezzato un incantesimo, si vide puntare contro lo sguardo più terrorizzato che avesse mai visto; un coniglio in autostrada, a confronto, sarebbe sembrato un indomito cavaliere senza paura.
Si rendeva conto di aver letteralmente trascinato quella ragazza fuori dalla sua sfera di normalità ma, che diamine, c'erano milioni di persone là fuori pronte a mostrare un po' di carattere in una situazione come quella.
Per non contare le fan sfegatate, che sarebbero potute andare in modalità murder-happy nei confronti delle rivali.
A ben pensarci, quelle sarebbero state una maledizione.
“Ah.” sussurrò Aya, sfiorandosi le labbra con la punta delle dita. Era buffa, ma ogni suo movimento era affettato, pensate come un macigno, e Yuu pensò che un cadavere in pieno rigor mortis sarebbe stato capace di più reattività. “Allora non so cosa dirle...scusa, è imbarazzante.”
Il suo tono impacciato lo fece sorridere -quel sorriso da gatto, sornione, e allo stesso tempo famelico che gli era valso più e più copertine fra le riviste di
genere.

Non era solo un musicista, anche se gli piaceva definirsi tale.
“Non ti senti a tuo agio?” le chiese, nonostante la risposta fosse ovvia. Anche lei lo sapeva, perché sollevò un sopracciglio e, per la prima volta, gli lanciò uno sguardo che sembrava chiedere: ma sei serio?
“Non vedo come potrei.”
“Beh, prima di tutto rilassati e pensa a cosa ordinare. Naturalmente è a mie spese e ti parlerò di ciò che mi serve solo a stomaco pieno. Nel frattempo, mi piacerebbe davvero sapere qualcosa di te.” fece una piccola pausa, prendendo uno dei due menu dalla copertina laccata e porgendolo alla propria ospite. Aveva le mani chiare, lei, e molto piccole; nell'accettare l'oggetto, con una certa, buffa reverenza, parve più che mai come un fiore destinato a non sbocciare mai. “Dimmi chi sei, Aya.”

 

 

Dopotutto, Aya aveva davvero finito per raccontargli la sua vita: di come lavorava per una grande ditta e delle ore passate dietro una scrivania. Di quanto aveva sperato in qualcosa di più emozionate, quando si era trasferita a Tokyo dalla provincia insieme a Riiko e Mirai, ma rese conto anche degli avvisi più pragmatici dei suoi genitori e di sua sorella maggiore.
Rivelò, non senza imbarazzo, che a Tokyo aveva iniziato a schiarirsi i capelli per evadere un po' e di come ben presto quel castano era diventato l'ennesimo rituale immancabile, come coccolare Ringo, guardare Dorama e bere tè verde.
La faceva sentire a posto.
Yuu aveva avuto la compiacenza di mostrarsi interessato, deliziandola con un sorriso che avrebbe oscurato il sole e interrompendola di tanto in tanto per fare una battuta.
Per sciocco che fosse, dato che quell'uomo era ancora uno sconosciuto, Aya cominciava a sentire l'ansia scivolare via. Parlava con più scioltezza, di più cose, aprendosi nei limiti di quanto avrebbe fatto una persona saggia con un estraneo.

Il primo piatto di nigiri, con la zuppa di miso in graziose ciotoline di ceramica, era arrivato e andato alla velocità della luce -con gran sorpresa di Aya, che non pensava che Yuu mangiasse tanto.
In realtà pensava che le celebrità non mangiassero affatto.

Lui aveva riso di quel pensiero, mettendola nuovamente a disagio.
“Ah, già. Che ingenua” mormorò fra sé e sé, quando lui ancora rideva “certi pensieri devono sembrare sciocchi.”
Yuu scosse la testa, prendendo un sorso di vino.
“No, affatto. Molte persone ci trovano...quasi irreali. Figure in due dimensioni.”
Lei gli lanciò uno sguardo, inclinando il capo di lato: poteva essere davvero risentimento quello che percepiva nella sua voce? O se l'era immaginato?
Decise di non chiedere nulla a riguardo, per delicatezza, ma non avrebbe certo lasciato cadere così l'argomento.
“E non è fastidioso?”
Lui annuì.
“Molto, ma non ci si può fare niente. Ed è qui che, se non ti dispiace, subentra il motivo per cui ti ho chiamata.”
“Mi sembra giusto” asserì lei, sistemandosi meglio e scostandosi una ciocca di capelli che le era caduta sul viso “Me lo sono chiesta milioni di volte, dopotutto, nelle ultime dodici ore.”
“Ecco, ho un problema. Non riesco ad innamorarmi.”
Oh.
Aya si mordicchiò l'interno della guancia, voltando istintivamente lo sguardo.
“Beh, mi spiace davvero molto” borbottò, più fredda di quanto non avesse voluto.
Capiva quella sensazione...che diamine, la capiva sin troppo bene. Eppure non riusciva a spiegarsi una reazione tanto glaciale.
A considerare da come la guardava, al contrario, Yuu se l'era aspettata eccome.
“Anche a me, credimi. Tuttavia è più complicato di così; le donne non mi dispiacciono. Al contrario, me ne piacciono più di quante mi senta di ammettere. Ma nessuna di loro è vera. É come bussare ad una porta chiusa a chiave.
Le ci volle qualche secondo per assimilare quell'informazione: Yuu era come lei ma anche il suo contrario. Era bellissimo, ricco, con due occhi color del cielo in tempesta, eppure era problematico quanto lei.
Non amava. Però, a differenza sua, provava desiderio.
Assumendo di colpo un'accesa tonalità di rosso, Aya si indicò.
“Anche...”
Yuu, con sulle labbra la sua espressione felina, accennò un sì col capo.
“Anche te, sì. Ma prometto che non ti salterò addosso.”
“Perfetto.” asserì Aya, per niente offesa dalla sincerità del frontman. Un'avance sessuale era l'ultima cosa che le serviva, l'unica certezza se un uomo voleva farla scappare.
La cosa carina, la cosa divertente, era che Yuu si stava sforzando davvero molto per farla restare; e quella sì che era una bella novità.
“Il fatto è, Aya, che per aiutarmi il mio manager mi ha suggerito una Love Calc di ultima generazione. Sai, quelle idiozie che si usano per facilitare la scelta dei partner...inserisci i dati e una fototessera e loro fanno il resto. Io non ci credo, ma nel mio caso una scrematura era indispensabile.”
“Beh, io mi ero iscritta per scherzo.”
“Sei stata sincera? ”
Di fronte a quella domanda, così repentina e così semplice, Aya cadde ammutolita. Sì, avrebbe dovuto rispondere, sì.
Non voleva ammettere di aver sperato di trovare una soluzione a tutti i suoi problemi, di aver affidato tutto ad una macchina e di essersene pentita quando il telefono aveva solo riportato messaggi deludenti di uomini sbagliati.
Però Yuu aveva fatto come lei, anche se con esiti più fortunati, e tutto tornava ad avere un senso: non era destino, quello, ma il frutto di un logaritmo. 
“Io-”
“Aya, in quella stupidaggine di modulo hai scritto la verità?”
Di nuovo, lei esitò un momento. Poi prese un respiro profondo, chiudendo gli occhi.
Le piaceva il suono che il suo nome assumeva sulle labbra di Yuu: aveva un che di melodioso.
“Sì.”
“Allora sappi che hai davanti un uomo con un disperato bisogno di capire l'amore. Credimi, non posso più cantarlo ignorando cosa significhi, è qualcosa che mi spezza. Ma le donne si accorgono velocemente di non essere altro che sesso. A loro va bene, ma a lungo andare si stancano. Trovano qualcuno che le ami davvero e scappano.”
“Credo sia comprensibile” commentò Aya, prendendo un boccone di salmone e intingendolo distrattamente nella salsa di soia.
Capiva quelle donne, in teoria, ma la voce di Yuu non si preoccupava di mascherare il rammarico.
“Anche io; non posso certo giudicare.”
“Ok, ma cosa posso fare io?”
Anche se da quando aveva nominato la macchina per coppie il risultato della discussione era abbastanza ovvio, Aya non ci teneva ad avere sorprese.
Voleva sentirselo dire oppure non ci avrebbe creduto.
Allora successe di nuovo quello che mai avrebbe creduto possibile: la voce più feroce del Giappone, che con il suo look visual e total leather aveva portato alla follia schiere di ammiratrici, alzò su di lei uno sguardo da ragazzino lasciato sotto la pioggia.
Non più un trentenne con il mondo ai propri piedi, ma un ribelle con troppe cicatrici sottopelle.
“Considera questo pranzo come un primo appuntamento. Vorresti uscire con me?”






@Note:

Hi, bestioline <3 
Grazie per essere arrivati ancora una volta in fondo al capitolo! 
Stasera partirò per Parigi, quindi non risponderò-recensirò-ringrazierò in tempo reale, ma prometto che una volta tornata mi riprenderò in pari con tutto. Intanto grazie a tutte le belle persone che hanno messo la fic tra le seguite/preferite/ricordate, e ancora una volta grazie a quelle povere anime pazienti che hanno recensito o recensiranno. 
Spero che il capitolo vi possa piacere, that's it. 

Ja na :3

   
 
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