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Autore: McShadows    01/08/2014    0 recensioni
In questa storia ho inserito fatti realmente accaduti nella mia vita o comunque molto vicini a me, trattandoli con il mio solito modo di trattare le cose.
I personaggi sono persone che realmente fanno parte della mia vita, quindi ho modificato i loro nomi pur mantendo la stessa iniziale.
La storia parla di due ragazzi che si incontrano e si innamorano, ma non possono stare insieme per colpa dei loro demoni e si troveranno a lottare anche solo per restare in vita.
Romanticismo e fantasy sono la migliore accoppiata!
Spero che la mia vita un po' alterata vi piaccia c:
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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Me ne stavo davanti alla porta di casa sua immobile. Non sapevo se essere arrabbiata perché me lo aveva nascosto o se esserne estasiata. Quella casa era davvero enorme, nei muri c'erano delle pietre preziose incastonate che formavano una scritta che io ovviamente non capivo. Il salone ospitava un grande tavolo, come se a cena ci fossero state più di dieci persone; quadri molto antichi e di una bellezza straordinaria e divani in pelle color panna. Dalle scale scese una donna molto alta, con i capelli color rame lunghi fino alla spalle e perfettamente pettinati. Indossava un vestito rosso che sembrava starle stretto in vita, ma non era niente in confronto alla lunghezza esagerata della gonna che si impigliava tra le sue scarpe. Dietro di lei, sempre ben vestiti, c'erano quattro ragazze e tre ragazzi. Le mie mani già sudavano: non mi aspettavo di trovarmi in una situazione del genere, troppa eleganza, troppi nomi che sicuramente non avrei mai ricordato. Dal più grande al più piccolo i suoi fratelli erano Dolom, Reinald, Miriam, Fancy, Soloasis, Lampert e Silla. Alniyat stava tra Fancy e Soloasis che, nei loro vestiti davvero molto bizzarri, riuscivano comunque ad essere stupende. La madre di Alniyat si avvicinò a me cercando di non cadere e mi porse la mano: 《 Il mio nome è Esther e questa è la mia casa. Ti prego, fa come se fosse anche la tua e non ti far intimorire da queste bestie mascherate da persone 》disse e poi si diresse verso il tavolo. Non avevo capito il senso del suo discorso, dopotutto quale madre infamerebbe il nome dei proprio figli? A cena andò tutto bene. Anche troppo forse. A volte mi sentivo gli occhi puntati addosso, come se tutti aspettassero un mio errore; altre volte mi sentivo a casa, dove nessuno si accorgeva mai della mia presenza. Passammo la serata a ridere e a ballare finchè i miei piedi non mi implorarono di smettere. Allora ringraziai Esther per l'ospitalità ed augurai la buonanotte a tutti uscendo di casa. 《 Sei stata fantastica. Loro ti adorano 》disse lui abbracciandomi. 《 Perchè sei così felice? Sono un pubblico difficile? 》 《 No, semplicemente in casa mia non si ballava da quando è morto mio padre 》. Oh cavolo, non mi aveva detto neanche questo. Lo guardai con occhi dolci e lui mi sorrise, poi mi costrinse ad andare a festeggiare con un bel frappè. 《 Toglimi una curiositá, Alniyat. Cosa dicono le pietre sul tuo muro? 》. Il frappè gli cadde dalle mani e mi guardò con gli occhi sbarrati: 《 Non sei riuscita a leggerlo? 》 《 No 》 Si lanciò su di me, tenendo le mani sulle mie spalle. 《 La nostra casa è la restaurazione di una casa molto antica e quella parete è legata da un incantesimo che è indistruttibile. Per colpa di questo tutti gli uomini della famiglia, compiuti i ventitrè anni, devono morire. Il prossimo è Dolom. Chi non riesce a leggere quella scritta può aiutarlo. 》 《 E come? 》 《 Sacrificando la sua vita per lui. Ecco perchè erano così felici e ballavano. Vogliono ucciderti 》. Cominciai a ridere. Magia? Leggende? Mi aveva presa per una bambina? Mi feci accompagnare a casa e chiamai Wasat. Mi cambiai, indossando i vestiti che mi piacevano di più e salii sulla sua macchina. Non disse una parola per tutto il viaggio, poi si fermò su una collina vicino ad un bosco. Posò la mano sul mio ginocchio e cominciò a massaggiarlo spingendosi sempre più su. 《 No, non puoi farlo. Non mi hai rivolto la parola e poi pensi di poter fare sesso con me? Va' al diavolo 》 gli urlai e cercai di scendere dalla macchina anche se lui aveva chiuso le portiere. 《 Fammi scendere, idiota 》 dissi ancora. 《 Ma come? Sei appena arrivata e già vuoi andare via? 》 Nella furia dimenticò di tirare il freno a mano. Mi saltò addosso stracciandomi la maglia. Io scalciavo per avitare che vincesse lui, ma non mi accorsi che in effetti non avrebbe vinto nessuno, perchè la macchina stava precipitando giù dalla collina.
   
 
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