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Autore: Erule    01/08/2014    5 recensioni
- Guardami bene, Stiles. Ti sembro uno che ha voglia di scherzare? - disse Scott facendo un movimento circolare con il dito di fronte al proprio viso, con gli occhi assottigliati.
Stiles deglutì.
- Non direi, amico. -
- Bene. - replicò Scott, flettendo il busto in avanti. - L’ultima fetta di pizza è mia! -
Scott si sporse per afferrarla, ma Stiles si buttò sul tavolo nello stesso momento, con il risultato di ritrovarsi entrambi con le teste che dolevano. Melissa scese le scale con un cesto di panni sporchi fra le mani e scosse la testa, senza nemmeno parlare. Ormai aveva capito che con quei due era completamente inutile. Stiles prese la fetta di pizza e la tagliò a metà, porgendone un pezzo a Scott.
- Offerta di pace. Prendere o lasciare. - disse.
Scott alzò un sopracciglio, poi scrollò le spalle ed accettò.
- Giuro che la prossima volta comprerò una pizza più grande. -
- Lo dici ogni volta. Il problema è che non ci ricordiamo mai se prendiamo quella extra large o quella extra extra large. -
- Questa era decisamente una medium, comunque. - fece Scott, sparecchiando la tavola.
Genere: Azione, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allison Argent, Derek Hale, Lydia Martin, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2
Left behind

 
Bussarono alla porta con insistenza. Peter roteò gli occhi, sbuffando, poi si alzò dal divano dove era seduto fino ad un attimo prima, prese le carte che aveva lasciato sul tavolino e le nascose in un cassetto della scrivania. Si aggiustò la maglietta nera con lo scollo a V ed andò ad aprire.
<< Ma quanto ci hai messo? >> chiese Derek, aggrottando le sopracciglia.
<< Ho altro da fare io. >> rispose Peter, stizzito.
<< Sì, be’, anche noi. >>
Derek entrò e dietro di lui tutti gli altri. Peter si scansò per lasciarli passare. C’erano Scott, Stiles, Lydia, Chris Argent, Deaton, il padre di Stiles, Kira, Malia, Stiles ed Allison. Un attimo, cosa? Allison non era mica morta? Possibile che in quella città nessuno volesse rimanere morto? La prossima volta altro che villeggiatura a Beacon Hills, Costa Azzurra!
<< Entrate pure. >> borbottò, sarcastico.
<< L’abbiamo già fatto. >> replicò Derek, sedendosi sul divano con un sorrisetto ironico. << E ti ricordo che questo è il mio loft, non il tuo. >> disse. Stiles gli si sedette vicino e lui gli lanciò un’occhiata tutt’altro che amichevole, svelando i canini.
<< Derek, lascialo stare. >> fece Scott stancamente. Stiles gli lanciò uno sguardo di superiorità, ma l’espressione omicida di Derek lo fece spostare dall’altra parte della sala.
<< Cosa ci fate tutti qui? >> chiese Peter. << Una riunione di famiglia? E perché Allison non giace comodamente in una tomba? >>
<< Tatto zero, eh? >> disse Allison, con un tono di voce infastidito e scocciato. Peter alzò le spalle. Sospirò. << Ho già raccontato a tutti la mia versione. Non so nient’altro. Lo giuro. >>
<< Allison, noi ti crediamo. >> replicò Chris, passandole un braccio attorno alle spalle. Allison gli prese la mano e gli sorrise. << Vogliamo solo scoprire come hai fatto a tornare in vita e soprattutto chi ti ha riportata in vita. >>
Allison buttò fuori l’aria.
<< D’accordo, vi racconterò di nuovo com’è andata. Ma sarà l’ultima volta, va bene? Vorrei andare a dormire, se non vi dispiace. >>
<< Certo, tesoro. Racconta pure. >> disse Chris.
Allison annuì, poi prese a raccontare.
 
Fu come svegliarsi dopo essere annegati. Era la stessa sensazione che aveva provato dopo il sacrificio che aveva compiuto con Stiles e Scott. Portava una camicia da notte estiva e sentiva un gran freddo addosso. Si alzò, mentre l’acqua intorno a lei s’increspava in tante piccole onde. Non sapeva perché si trovava lì dentro, ma era sicura di aver dormito a lungo. Il suo corpo era intorpidito e gelato, rispondeva a malapena ai suoi comandi. Si guardò intorno e capì di trovarsi nella stanza di Deaton, quella del laboratorio.
La porta si spalancò. Deaton la guardò sbalordito, ma la coperta che aveva fra le mani significava solo una cosa: la stava aspettando. Le andò incontrò, l’aiutò ad uscire e le coprì le spalle con la coperta.
<< Bentornata nel mondo dei vivi, Allison. >> disse. Allison gli sorrise, ancora confusa. << Ti porto da tuo padre. Vieni. >>
Salirono in auto e d’un tratto, la sua mente fu invasa dai ricordi. Lydia che veniva rapita, il cancello grigio, gli Oni, l’arco, il colpo, Scott che cercava di non piangere, lei che gli diceva che lo amava e poi, quello splendido cielo blu pieno di stelle. Aveva sognato di essere una di loro e di colpo, si era addormentata.
Deaton le aprì lo sportello e le chiese di scendere. Allison ubbidì. Guardò la sua casa, riconoscendone ogni angolo, ogni spigolo, ogni mattone. Era tornata. Era viva ed era tornata a casa. Le vennero le lacrime agli occhi al solo pensiero. Sorrise nella direzione di Deaton e si diressero verso la porta. Lui bussò con decisione. Pochi minuti dopo, sentirono dei passi pesanti avvicinarsi alla porta. Il cuore di Allison cominciò a batterle all’impazzata nel petto. Probabilmente suo padre non ci avrebbe creduto, ma lei glielo avrebbe fatto capire.
La porta si aprì con uno scatto secco. Chris Argent guardò Deaton, con gli occhi ancora assonnati, l’arco di Allison fra le mani. Non l’aveva mai dimenticata. Quanto tempo era passato dalla sua dipartita da quel mondo? Settimane? Mesi? Anni? E lei aveva ancora diciassette anni? Le sue mani ed i suoi occhi dicevano di sì, ma gli altri? Magari erano andati avanti con le loro vite, magari Scott si era persino sposato! Rabbrividì talmente forte da sentire battere i denti. E fu in quel momento che Chris la vide. La vide e l’arco gli cadde dalle mani. Spalancò gli occhi chiari. Allison poteva vederli bene sotto la luce dei lampioni e della luna. Avrebbe voluto dirgli che era lei, che era viva, che era vera, verissima, ma non riusciva a parlare per l’emozione. E se si fosse dimenticata come si faceva? Oh, sarebbe stato un vero guaio! Chris stette per cadere sulle ginocchia. Invece, si fece avanti e le sfiorò i capelli con riluttanza. Poi le accarezzò una guancia. Allison sentì le guance in fiamme.
<< Papà, sono io. >> disse. Chris sussultò. Sembrò riprendersi ad un tratto dal suo stato di trance e la guardò negli occhi.
<< Allison… tesoro, fatti abbracciare. >>
Allison lo strinse tanto forte da fargli male. Chris singhiozzò sulla sua spalla, senza riuscire ancora a credere a quello che stava succedendo. Era assurdo. Era totalmente pazzesco! Allison era tornata, era via e vegeta e respirava. Respirava benissimo. Mentre lui a malapena. Le posò un bacio umido sulla guancia e la guardò bene, come faceva sempre prima di lasciarla a scuola quando era ancora una bambina. La fronte diafana, le labbra rosse, le fossette, lo smalto color ciliegia, i piedi congelati… I piedi congelati? Che padre irresponsabile! Doveva portarla subito dentro a scaldarsi.
<< Grazie, Deaton. Grazie di cuore. Ne riparliamo domani. >> disse Chris, stringendogli la mano.
 
<< Posso chiedere una cosa? >>
<< No, Peter. >> rispose Lydia, lanciandogli un’occhiataccia.
<< Io lo faccio lo stesso. >> ribatté. Lydia alzò gli occhi al cielo, spazientita. << Perché non ci racconti invece com’è possibile che tu sia viva? Secondo il tuo modesto parere, per carità! >>
<< Peter, non sei divertente. >> replicò Derek. Peter si allontanò il colletto dal petto con un artiglio. Derek lo sfidò con gli occhi, notando uno strano graffio. Peter era sempre stato strano, quindi non ci fece molto caso.
<< Non lo so. Davvero. Mi sono svegliata ed ero viva. Non so come spiegarlo. >> rispose Allison, cominciando ad avvertire i sintomi della stanchezza. << Papà, potresti portarmi a casa? Sono stanca. >>
Chris stette per rispondere, ma Scott fu più veloce di lui.
<< Posso portarti io, se vuoi. >>
Allison gli rivolse un sorriso. Scott si sentì quasi male. Non la vedeva sorridere da due mesi, se non in foto. Gli era mancata come può mancarti un pezzo di cuore, una gamba o un braccia, un occhio o un polmone. Allison era forse la parte migliore di lui, la parte più straordinaria della sua esistenza. Voleva godersi ogni secondo momento, ogni seconda occasione che gli era stata concessa per stare con lei. Ogni ultimo respiro.
<< Va bene. >> disse Allison.
<< Abbi cura di lei, Scott. >> replicò Chris, dandole un bacio sulla tempia. << Non voglio perderla di nuovo. >>
<< Lo farò, signor Argent. Lo prometto. >>
 
Allison addentò una fetta di pane tostato, affamata come non mai. Chris continuava a guardarla come se fosse stata un angelo sceso in terra. Allison si sentiva in imbarazzo, ma non lo dava a vedere. Quella notte nessuno di loro due aveva dormito, erano stati impegnati a parlare di tutto quello che si era persa e di come fosse tornata in vita.
Lo sguardo le cadde su di una pagina di giornale. Portava la data del quattordici settembre. Quattordici settembre di che anno? Oh, di sicuro era tardi. Probabilmente Lydia e Stiles si erano già messi insieme e lei non era potuta essere la madrina del loro primo figlio! Sarebbe stata la prima cosa da risolvere, assolutamente.
<< Papà, che giorno è oggi? >> chiese.
<< Il quindici settembre. Lunedì. >>
<< Di che anno? >>
<< L’anno in cui sei morta. >>
Allison spalancò gli occhi.
<< Quindi oggi è il primo giorno di scuola? Muoviti, devo andare ad iscrivermi! Scommetto che la preside non potrà credere ai suoi occhi! >>
<< Ma Allison dovresti riposarti e… >>
<< Voglio rivedere i miei amici, papà. Per favore. >> replicò Allison, guardandolo con occhi supplicanti. << Ti prego. >>
Chris aggrottò le sopracciglia, indeciso, poi annuì. Allison si alzò dal tavolo con un sorriso ampio, abbracciandolo.
<< Grazie, grazie, grazie! >>
 
<< Deaton, mostragli la lettera. >> disse Chris, una volta che Scott ed Allison se ne furono andati.
Deaton fece come gli aveva chiesto e la lettera che aveva trovato sul bancone la notte prima passò di mano in mano. Stiles scattò una foto e la inviò a Scott. La calligrafia era bella e leggibile. Sembrava femminile, ma Stiles non ci avrebbe messo la mano sul fuoco. Magari era solo un ragazzo che scriveva molto, ma molto bene.
<< Dite che è la stessa persona che ha riportato in vita Allison? >> chiese lo sceriffo Stilinski.
<< Probabilmente sì. >> rispose Deaton. << Dev’essere qualcuno con dei poteri speciali e non è detto che sia ancora qui. >>
<< Secondo voi chi può essere stato? >>
<< C’è una sola persona che aveva a cuore Allison quanto me. >> rispose Chris. Nella stanza calò il gelo.
Derek completò la frase per lui.
<< Kate. >>
 
Scott non sapeva come rompere il ghiaccio. Insomma, in quei mesi avevano parlato solo della morte di Allison ed ora lei era lì. Non poteva di certo parlare della morte di Allison con Allison, giusto? La guardò di sottecchi, mentre lei gli camminava accanto, il vestito viola che le accarezzava le gambe lunghe. Si sentì arrossire, così cambiò soggetto. Un passerotto stava passeggiando tranquillamente per strada. Carino.
<< Siamo arrivati. >> esordì Allison, battendo le mani.
<< Io… è stato imbarazzante. >> disse Scott, passandosi una mano sulla nuca.
<< Sì. >>
<< Già. >>
Rimasero in silenzio per qualche secondo, poi Allison scoppiò a ridere. La sua risata cristallina era contagiosa, fresca e nuova. O forse, solo allegra per lei e malinconica per lui. Gli era mancata, così come gli era mancata lei. Quel pomeriggio, Stiles aveva notato come la stava fissando e gli aveva detto Magari questa è  la tua seconda chance. Magari.
<< Ci vediamo domani, allora. E scusami se sono stato così inopportuno. È solo che tu mi sei mancata veramente tanto e…>>
<< Anche tu mi sei mancato tanto, Scott. >> replicò Allison, stringendogli la mano. Si sedettero sullo scalino della casa di Allison, osservando il cielo che piano piano si scuriva. C’era qualcosa di meraviglioso e di spettacolare nel tramonto, in quel rosso sangue ed in quel rosa pelle che coloravano il crepuscolo. Per Allison era sempre stato così. << Sai Scott, forse la cosa migliore è perdersi. Perdersi nelle luci, nei pensieri, nei ricordi. Forse è giusto così. Ci serve a non perdere noi stessi. >>
Scott la guardò a lungo. Lei voltò il capo e gli sorrise dolcemente.
<< Io non voglio perderti di nuovo, Allison. >> disse Scott, serio.
E di colpo, sembravano tornati i due adolescenti che erano stati quando si erano incontrati. Allison sospirò, mentre il suo cuore impazzito le batteva in gola. Scott deglutì, sentendo il bisogno impellente di baciarla, di toccarla, di sentire se la sua fronte era bollente come la propria o se le sue labbra erano screpolate e calde come lo erano una volta. Allison guardò le loro mani intrecciate e per quanto volesse davvero dimostrargli che le era mancato da morire, sentì che non era ancora il momento.
Gli lasciò la mano e si alzò. Scott sospirò, deluso. Allison mise le mani nelle tasche dell’abito, dondolandosi sui talloni. Scott le sorrise, poi guardò il telefono. Si era fatto tardi e doveva andare o sua madre si sarebbe preoccupata.
<< A domani, allora. >> disse.
<< Non rimpiango niente, Scott. >> pronunciò Allison, guardandolo negli occhi. << Non rimpiango di averti incontrato e nemmeno di essere morta per salvare Lydia. Se potessi, lo rifarei altre cento volte. Amarti è stata la cosa migliore che mi potesse capitare. >>
Il cuore di Scott si diventò leggero come una piuma. Erano esattamente le parole che aveva desiderato sentirsi dire da lei in quei lunghi mesi. Le sorrise. Poi le prese la guance fra le mani e le posò un bacio dolce sulla fronte. Allison gli sfiorò le dita, rendendosi conto per la prima volta di poter sentire di nuovo il suo cuore battere all’unisono con il proprio. Sentì pulsare la sue vene e lo vide respirare, il petto che si muoveva su e giù.
<< A domani. >> fece Allison.
Scott si allontanò e lei continuò ad osservarlo finché anche le sue scarpe non sparirono nel crepuscolo.
 
***
 
<< Buongiorno a tutti. Io mi chiamo Paige Cotton. Sarò la vostra insegnante di letteratura per quest’anno. >> disse la ragazza, presentandosi.
Stiles la guardò bene. Probabilmente aveva poco meno di trent’anni, ma il suo abbigliamento e la sua corporatura dicevano il contrario. Era molto esile, magra, con i capelli biondi e lisci, portati indietro da un cerchietto rosa, gli occhi azzurri, anzi blu, un tubino giallo, un maglioncino rosa ed un paio di ballerine nere. Era carina per essere un’insegnante, ma i ragazzi continuavano a prenderla in giro per com’era vestita. Insomma, sembrava una bambina delle elementari! Dimostrava a malapena vent’anni. Ma le sue mani sapevano di scrittura, perché aveva le unghie poco curate e la pelle rosea callosa. Sembrava che avesse molti anni in più di quanti ne dimostrasse. Forse aveva l’età di Derek. Lui, comunque, non la prese in giro, perché l’ultima volta che una loro professoressa era sembrata innocua, si erano ritrovati in un vortice di casini e non voleva tornarci. Oh, no, proprio no!
<< Professoressa, mi scusi, ma quello è il suo vestito o la divisa della scuola? >> chiese quel solito idiota di Darren, un bullo di prima categoria che era appena stato smistato nella loro classe perché bocciato. Suo padre era morto circa un mese prima, dopo essere evaso di prigione e lui non faceva che comportarsi da scemo.
Alcuni ragazzi risero. La professoressa non si scompose, ma sembrava ferita. Oh, se solo avesse potuto, avrebbe fatto qualcosa per aiutarla! Paige invece scrisse qualche parola alla lavagna, poi si sedette dietro la cattedra.
<< Potete anche prendermi in giro, ma la professoressa sono io. Se volete studiare siete ben accetti, altrimenti andate pure a farvi un giro. >> disse. Darren si alzò. << Certo, se il preside vi beccasse in giro durante l’orario di lezione non sarebbe davvero il massimo della vita. Non credi, Darren? >> chiese. Darren digrignò i denti, ma si sedette. << Altri? Bene. Quelli sono i compiti che dovrà fare in più chi ha riso. E scriveteli, perché io ho una memoria d’acciaio e mi ricorderò di voi alla prossima interrogazione. Forza. >>
Scott spalancò la bocca, incredulo. I ragazzi che avevano riso presero a scrivere, tranne Darren ovviamente. Stiles sembrava profondamente colpito. Alzò la mano timidamente e Paige lo notò, sorridendo.
<< Sì, Stiles? >>
<< Posso promuoverla a mio nuovo idolo? >>
<< Certo. >>
<< E posso farle un altarino con una candela? >>
<< Sì, ma basta che non ti dai fuoco nel tentativo. >> replicò Lydia, ironica. Allison scosse la testa. << E chiudi la bocca, stai sbavando. >>
Stiles si appiattì contro la sedia, tentando di sparire.  
 
Quella sera, la scuola era davvero silenziosa. Paige stava cercando di correggere gli ultimi compiti di una delle sue classi, mentre la sua collega di storia aveva già terminato e si stava alzando per andarsene.
<< A domani, Paige. >>
<< Ciao, Miranda. >>
La donna si rimise a posto gli occhiali sul naso, poi la salutò. Paige sentì il rumore della porta dell’ingresso che si chiudeva dietro Miranda. Prese a scrivere più velocemente per cercare di sbrigarsi. Erano solo le nove, ma tornare a casa da sola di notte non era comunque una bella prospettiva. Si chiese se quel giorno fosse stata troppo dura, in fondo quel ragazzo aveva appena perso il padre, ma quando l’avevano derisa, non era riuscita a trattenersi. Quando era piccola la prendevano sempre in giro, ma adesso aveva l’età giusta per difendersi a dovere.
Sentì un rumore sinistro, un tonfo. Si alzò di scatto. Aguzzò la vista, ma niente. Fuori c’era solo calma piatta. Prese la borsa, mise velocemente i fogli dentro e si avviò verso l’uscita. Sfilò le chiavi dell’auto dalla tasca del maglione, aprì lo sportello e mise una gamba dentro. Niente, in giro non c’era niente. Persino il buio sembrava avanzare verso di lei, alzandosi in un’ombra spaventosa e raccapricciante. Salì nell’auto e mise in moto… Fu grido improvviso. Le si gelò il sangue nelle vene. Tirò lo sportello verso di sé e colpì in pieno l’animale che la stava attaccando. Era enorme, sembrava un lupo. Uscì dall’altra parte, mentre la bestia era ancora intontita dalla botta. Corse nella scuola, il fiato mozzo ed il cuore che le pompava frettoloso nel petto. Si chiuse alle spalle la porta del laboratorio di scienze. Cercò la chiave, ma non la trovò. Era come essere la protagonista di un film horror. L’avrebbe uccisa e non sapeva nemmeno per quale motivo avrebbe dovuto farlo! Prese le prime boccette di qualcosa che le erano capitate fra le mani e si preparò al peggio.
Ma l’animale non arrivò.
Deglutì piano. Fece un passo in avanti e sentì dei ringhi, rumori di lotta, cazzotti. E poi… SBAM! La porta era ricoperta di sangue. Cadde a terra, scivolando all’indietro, lasciando le boccette, strisciando verso il calorifero. Avrebbe voluto urlare, ma sarebbe stato inutile. Aveva lasciato la borsa in auto per la fretta con il cellulare. Non poteva muoversi. Non poteva fare nulla. Si appiattì contro il termosifone, tremando. Aspettò che le voci svanissero. Sentì ancora dei rumori forti, un tonfo, un ringhio fortissimo. Si mise le mani sulle orecchie, chiudendo gli occhi, mordendosi a sangue l’interno delle guance. Per favore, non me. Per favore. Non ho fatto niente di male. Non me lo merito.
Un attimo dopo, i rumori erano cessati. Si alzò lentamente, terrorizzata. Prese un coltellino dal tavolo e posò la mano sulla porta. Si fece coraggio e l’aprì. Il coltello le cadde dalle mani, producendo un suono metallico. Il ragazzo che aveva di fronte, messo di spalle, si affievolì e le sue fattezze da lupo sparirono all’istante. Si voltò e la guardò intensamente negli occhi. Non aveva mai visto nulla di più meraviglioso e spaventoso insieme. I suoi occhi scuri erano affascinanti come quelli di un personaggio dei libri e grondava di sudore, ma anche di sangue dalla testa ai piedi.
<< Cos’hai visto? Ti ha morsa? >> le chiese. Paige non riuscì a muoversi e nemmeno a rispondere. << Allora? >> chiese di nuovo, lievemente aggressivo. Paige scosse la testa. << Cosa? No, cosa? >>
<< Non mi ha morsa. Sto bene. Credo. >>
<< Hai visto cos’era? Hai visto cosa sono io? >>
<< Sì, ma non ho paura. >>
<< Di cosa? >>
<< Di te. >> rispose Paige, la gola secca. Quello aggrottò le sopracciglia, confuso. << Ti accompagna all’ospedale. Non stai bene. >> disse.
<< Ti preoccupi per me? >> domandò, incredulo.
<< Be’, sì. Oh, grazie, grazie di cuore per avermi salvata. >> replicò, avvicinandosi. << Io sono Paige. >> disse, porgendogli la mano. Lui la guardò a lungo, ma non gliela strinse.
<< Io non vado all’ospedale. Ci vai tu. >>
<< Ti prego accompagnami, allora. >> fece Paige, mordendosi l’interno delle guance. Sentì il sapore metallico del sangue in bocca. << Per favore. >>
Il ragazzo sospirò, ma acconsentì. L’accompagnò all’auto, poi salirono entrambi e si diressero all’ospedale.
<< Ero in giro per caso e ho visto l’auto. Tutto qui. >>
<< Sicuro? Non mi conosci, allora? >>
<< No, non direi. >>
<< Oh. >> disse Paige, un po’ delusa. Sarebbe stato bello se le avesse detto che era lì apposta per lei. Certo, anche abbastanza, anzi molto inverosimile, ma pur sempre bello.
<< Siamo arrivati. >>
<< Bene. Grazie ancora. >> replicò Paige, scendendo dall’auto. Lui fece per allontanarsi, ma Paige lo chiamò. << Senti, so che sono davvero insopportabile, ma ci terrei davvero tanto a conoscere il tuo nome. >>
Aveva fatto una cosa davvero stupida, lo sapeva, ma non aveva potuto farne a meno. Scrollò le spalle, amareggiata. Si guardò le scarpe e la gamba graffiata, sanguinante. Lui si voltò e la guardò a lungo.
<< Mi chiamo Derek. >> disse.
Paige gli sorrise.
<< È un bel nome. >>
<< Lo dici perché ti ho salvato la vita? >> chiese.
<< Lo dico perché una brava persona merita un bel nome. E tu sei una brava persona. >>
Derek mise le mani in tasca, prendendo un bel respiro. Nessuno gliel’aveva mai detto. Paige gli sorrise, poi entrò nell’ospedale. Si avviò verso casa.
Forse, per una volta, aveva compiuto una buona azione. 




Angolo autrice:
Ciao a tutti!
Sono tornata presto con un nuovo capitolo perché andrò in vacanza a breve e non pubblicherò altro per un po'.
Le cose cominciano a complicarsi, ma è solo l'inizio. Nel prossimo capitolo succederà un bel casino alla Teen Wolf, non preoccupatevi! 
Spero di essere rimasta IC, scrivere di Derek non è stato semplice.
Sappiate che su Allison verrà svelato tutto molto più avanti, circa a metà della storia (cioè metà stagione).
Se vi state chiedendo Ripeterà quello che è successo nella terza stagione fra Derek e Jennifer Blake?, vi assicuro di no. 
Il momento Scallison è stato il mio preferito da scrivere *_* 
Ho fatto un banner, anche se non sono una professionista. Spero che non sia tanto male.
Grazie a tutti quelli che seguono/preferiscono/ricordano la storia ed a chi ha recensito! Mi date fiducia per andare avanti!
IMA: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2501738&i=1
Alla prossima!
Erule :)
  
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