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Autore: CrystalRose    01/08/2014    0 recensioni
Terza e ultima parte della saga "The Sound of Nightwish Reborn".
Sophie e i ragazzi sono alle prese con l'ultima parte dell'Imaginaerum World Tour 2012. In particolare vedremo cosa succederà a Denver e il post-Denver.
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti, Tuomas Holopainen
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The Sound of Nightwish Reborn'
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TSONR cap2

Denver, Stati Uniti, Imaginaerum World Tour,  28 settembre 2012, camera 419, ore 15.50

 

Era da mezz’ora che ero abbracciata alla tazza.

“Ora crepo” pensai.

Stavo rimettendo l’anima.

Colpa di Emppu e del suo sushi del cavolo, che mi aveva consigliato per pranzo e che mi era rimasto sullo stomaco.

-Soph, tutto ok?- chiese Tuomas da fuori.

-No- mugolai – Chiama un medico-

Sentì che tentava di aprire la porta.

-…guarda che è chiuso…-

-Apri- ordinò.

Mi trascinai verso la porta e aprii.

Mi guardò sbarrando gli occhi.

-Tu non sali sul palco stasera!-

-Sì, invece-

-Scordatelo-

Mi prese in braccio e mi mise sul letto.

-Vado a cercare un medico-

Mi diede un bacio sulla punta del naso.

Odiavo stare male in generale, per di più se ero in tour mi faceva arrabbiare.

“Non sei Iron Man” mi ripeteva Tuomas.

Ultimamente avevo acquisito una certa mania di perfezionismo, probabilmente dovuta al fatto di vivere con Tuomas.

Non prendevo più un gig come un gioco, era una cosa seria.

Sentivo che non ce la facevo più a reggere un ritmo così serrato e così perfetto come lo desideravo io.

I concerti andavano a meraviglia, ero riuscita a potenziare la mia voce, riuscendo a fare molte canzoni della vecchia era che mi erano precluse. Tipo quelle di Wishmaster e Oceanborn.

Avevo studiato molto con Michelle, allenando la mia voce per arrivare là dove facevo più fatica. E credetemi riuscire a fare Sleeping Sun era una soddisfazione.

In più mi mancava Eva.

Sentivo la sua mancanza ogni giorno di più. Non capivo se per Tuom fosse lo stesso, forse sì. Io ero sua madre, l’ho portata nove mesi con me, la cosa più bella dopo lo sfacelo sentimentale da cui uscivo. E da un tour massacrante.

In questo tour il ritmo serrato era concentrato solo in determinati mesi. Ora avevamo ripreso lo stesso ritmo qui negli States e sarebbe stato peggio. Da qui alla premiere del film, che ci sarà intorno a novembre, il ritmo sarà di un concerto al giorno. Poi faremo una settimana di pausa per poi volare in Sud America fino a metà dicembre.

La cosa mi spaventava.

Stavolta sentivo di più il fiato sul collo. Se prima ero considerata una “dilettante” ora dovevo dimostrare a tutti che ero una professionista, che non abbandonava il palco in lacrime e che potevo cantare in modo accettabile anche il resto della discografia. E soprattutto: dimostrare che non avevano preso la cantante sbagliata.

Mi ero ripromessa che non avrei mai fallito e finora ha funzionato.

Ogni show era perfetto, la mia voce usciva limpida e cristallina come sempre ma con un qualcosa in più. Più potenza nelle corde vocali unita alla passione di sempre.

Il mix perfetto.

Stare male ora significava che la mia corazza da Iron Lady stava scricchiolando e che prima o poi sarebbe crollata e non doveva succedere.

 

Cercai di alzarmi ma Tuomas ritornò nella stanza, cogliendomi sul fatto.

-Dove vai? Sdraiati!-

-Devo scendere per il soundcheck-

-Non ora- mi mise una mano sul viso, il che mi fece rilassare.

-Tommi- mormorai puntellando i gomiti sul letto.

-Vuoi stare sdraiata?-

Sbuffai.

-Voglio cantare stasera-

-Non con questa cera-

-Sto benissimo. Mi serve solo qualcosa per non rimettere e sono a posto-

-Sei bianca come un cadavere-

Poco dopo in camera entrarono Ewo e il medico che ci seguiva in tour.

Ultimamente eravamo un po’ tutti influenzati, quindi da Kitee ci seguiva un medico amico di Jukka.

Sami, il medico, si avvicinò a me per visitarmi.

-Come ti senti?- chiese mentre mi oscultava la schiena.

-Bene- mentii.

Venni fulminata con lo sguardo da Tuomas e Sami entrò nel mio campo visivo con una faccia perplessa.

Sbuffai sonoramente.

-Ho solo fatto indigestione-

-Facciamo un salto al pronto soccorso per stare più tranquilli- consigliò il dottore a Tuomas.

-Senti, dammi un paio di aspirine e non ne parliamo più-

-Sophie- mi rimproverò Tuomas.

 

 

In ospedale, non mi calcolarono molto, mi diedero una pastiglia per smettere di vomitare e mi sentii subito meglio.

Tant’è che partecipai al soundcheck posticipato alle 18.

Ma il peggio stava per arrivare.

 

Denver, backstage, ore 20.30

 

Ero pronta per salire sul palco.

Salutai Elize e Alyssa che stavano per salire sul palco con i Kamelot e tornai dai ragazzi.

Ci mettemmo in cerchio, seduti per terra, come eravamo soliti fare.

Marco ed Emppu imbracciavano le chitarre, Jukka era seduto sul suo cajon.

Iniziammo a cantare The Islander tutti insieme, era il nostro nuovo modo di sconfiggere la tensione.

Tuomas chiese a Jussila di non scattare foto ed evitare le riprese on the road che stavamo facendo per il dvd. Dovevamo apparire perfetti.

Delle macchine.

Ma la macchina principale si stava inceppando di nuovo.

-….for long forgotten, light at the end of…- repressi un conato di vomito, tacendo un secondo.

-…So long ago…- continuai a cantare.

Mentre gli altri suonavano, respirai profondamente.

-…horizon crying, the tears he left behind…-

Non terminai di cantare che mi alzai di corsa diretta in bagno, urtando Jukka.

-Hey!- esclamò il batterista.

-Sophie!- era Tuomas che mi stava correndo dietro.

Dopo che tirai l’acqua mi asciugai stizzita le lacrime che mi stavano scendendo per il nervosismo.

Accusavo anche delle fitte allo stomaco.

Quando tornai in me, Tommi mi prese il viso fra le mani.

-Tu torni in ospedale-

Scossi la testa e mi divincolai.

Mi diressi verso il palco, per cercare i miei auricolari.

-Che fate lì impalati?- domandai.

-Sophie cara, non è il caso che ti riposi?- consigliò Marco avvicinandosi.

-Sto bene- dissi.

Neanche il tempo di dirlo che un’altra fitta mi colpì facendomi quasi piegare in due.

-Ewo, sospendi il concerto. Portiamola in ospedale-

-Sto bene- mormorai.

-Ewo vuoi chiamare quest’ambulanza?!- sbraitò Tuomas.

Un’altra fitta allo stomaco.

Mi abbandonai nelle braccia di Tuom, affondando il viso nella sua maglietta, respirando il suo profumo profondamente.

Lo scansai con forza al successivo conato e m’inginocchiai davanti al cestino dell’immondizia.

La mano di mio marito mi accarezzava la schiena, mentre l’altra mi teneva i capelli.

Iniziai  a tremare, non solo perché stavo male ma perché avevo paura.

Che diamine avevo?!

 

Poco dopo l’ambulanza mi portò all’ospedale, Tero venne con me.

Tuomas doveva annunciare l’annullamento del concerto e fare delle chiamate alla Nuclear Blast.

 

Denver, ospedale cittadino, ore 22.47

 

Intossicazione alimentare.

Certo che potevano anche arrivarci questo pomeriggio i medici.

Tero mi aspettava fuori dall’ambulatorio con un’espressione mista di rabbia e lutto.

-Ehi, guarda che sono viva-

-Oh Soph! Come stai?-

-Intossicazione alimentare- risposi stringendomi nelle spalle- mi hanno fatto una flebo e mi hanno dato degli antibiotici, domani sarò sul palco- sorrisi appena.

-Mmh certo-

-Si può sapere cos’hai?-

-Il concerto c’è stato-

-Stai scherzando?-

-Mi ha chiamato ora Erno, mi ha detto che hanno ridotto la scaletta e fatto una specie di karaoke con Elize e Alyssa-

-Karaoke? Con Elize e Alyssa?-

-Era per non perdere i soldi della serata-

-I soldi? Santo cielo io sono in ospedale!!!- strillai.

-Shhhh sei matta? Evita di urlare-

-Portami in albergo-

  

Denver, camera 419, ore 23.19

 

Sentii Tuomas aprire la porta della nostra camera, io l’aspettavo subito dietro con un cuscino in mano, la luce accesa.

-Rakkaus, come…- non gli lasciai finire la frase, gli buttai il cuscino addosso e lo spinsi fuori.

Mi guardò malissimo e gli chiusi la porta in faccia senza fiatare.

A volte non lo capivo ma stavolta l’aveva fatta grossa. Questo era troppo.

Lo sentii bussare deciso alla porta.

-Aprimi! Soph, fammi spiegare-

-Non c’è nulla da spiegare- dissi a denti stretti, il giusto per farmi sentire.

-Aprimi!-

Non risposi.

Un altro colpo alla porta.

-Apri questa cazzo di porta- il tono era infuriato. Non l’avevo mai sentito così arrabbiato.

-Vattene!- ringhiai con le lacrime che scorrevano sulle mie guance.

Andai a dormire ficcando la testa sotto il mio cuscino per impedire che sentisse i miei singhiozzi.

 

La mattina dopo non mi sentì meglio, emotivamente parlando.

Presi il mio portatile e pubblicai un nuovo post sul blog, che avevo creato l’anno prima, e lo riempii di parole al vetriolo.

 

 

Cari fans,

mi spiace per l’accaduto. Volevo davvero esserci sul palco ieri ma purtroppo un’intossicazione alimentare mi ha tenuta al pronto soccorso tutta la sera.

Voglio solamente dirvi che mi dispiace per lo show patetico che avete dovuto assistere.

Nemmeno l’ultima delle band, avrebbe proposto un karaoke.

Io non ho preso parte a quella decisione né tanto meno ne sono stata messa al corrente.

Mi spiace che abbiano costretto Elize e Alyssa a cantare al posto mio con dei fogli in mano. Le ringrazio per lo sforzo e chiedo loro scusa per essere state tirate dentro a questa situazione.

Al momento sono infuriata con i ragazzi, suppongo che si debba parlare del mio ruolo nella band che pare essere pari a quello di una ruota di scorta.

In ogni caso, risolveremo tutto non preoccupatevi!

Ci vediamo stasera!

Un abbraccio,

Sophie F. Holopainen

 

 

 

Mi feci una doccia, scesi a fare colazione, presi l’antibiotico. Tornai in camera a fare la valigia e per portarla al tour bus. Stavo richiudendo la valigia quando la porta della camera si aprì sbattendo e si richiuse ancor più forte se è possibile.

Alzai lo sguardo e Tuomas stava a pochi passi da me.

-Una ruota di scorta eh?- disse visibilmente alterato, lanciando il suo iPad sul letto, schermo illuminato sul mio blog.

-Bè sembra il mio nuovo ruolo qui- risposi calma.

-Pensi che io sia contento?-

-Non lo so, dimmelo tu-

-Sophie io non ho mai voluto tagliarti fuori!-

-Ah ma davvero? È proprio quello che hai fatto-

-È stata la Nuclear-

-Ma io sono la tua cantante e prima ancora tua moglie- replicai alzando la voce.

-Mi hanno costretto. Non volevano perdere la percentuale per una data quasi sold out-

-Io ero in ospedale!!- strillai.

-Lo so!-

-E poi non ti hanno costretto con una pistola alla tempia-

-No, ma…-

-Ma cosa, Tuomas? Cosa? La verità è che voi quattro e Ewo fate sempre come vi pare. Le cantanti stanno male, chissene frega, andiamo avanti-

-Non tirare in ballo Tarja, adesso-

-E invece sì! Ora la capisco, povera donna. Siamo sempre state le ultime nella lista delle persone che contano. Pensavo che con me sarebbe stato diverso, perché io e te siamo sposati, che ci tenessi un minimo a me come cantante, come persona-

-Dopo tutto quello che abbiamo passato pensi davvero questo?-

-E di chi era la colpa?-

-Mi stai dando la colpa per quello che è successo nell’altro tour?-

-Direi di sì- sputai acida.

-Non sono io quello che ha accettato una proposta di matrimonio dalla persona che non amava-

-E non sono io quella che si è portata a casa un’oca australiana!-

-Certo, perché ovviamente sono sempre io il cattivo della situazione-

-Non fare la vittima. Dovevi impuntarti ieri sera e dire di no-

-Non avevo scelta-

-C’è sempre un’altra strada- afferrai la valigia e mi diressi alla porta- Ci vediamo sul bus-

 

Salt Lake City, 30  Settembre 2012, Imaginaerum World Tour, ore 13.37

 

Il concerto andò bene, cantare dopo esser state male non era il massimo ma fu un bel gig.

Con i ragazzi sul palco abbiamo finto di essere uniti come sempre, le solite macchine della perfezione, in realtà tra di noi c’era il gelo.

Erano arrabbiati per il post sul mio blog. Certo, perché loro sono sempre dalla parte del giusto e mai del torto.

Il giorno successivo, sabato, era libero e lo trascorsi con Tero era l’unico che mi rivolgeva al parola insieme a quelli della crew.

-Forse dovresti parlare con loro- mi consigliò Mika Jussila, il fotografo, mentre pranzavamo ai tavolini esterni di un bar.

Scrollai le spalle.

-Tuomas sta meditando qualcosa e non mi piace- mormorò Tero

-Cosa?- domandai bevendo un po’ d’acqua.

-È tutta la mattina che è al telefono. Ha l’amante?- chiese sdrammatizzando.

-Ci deve solo provare- ridacchiai io.

-Dai, vacci a parlare, almeno con lui-

Sospirando mi alzai e lo raggiunsi sul marciapiede davanti al tour bus, dove stava fumando nervosamente.

Appena mi vide salì, buttando prima la sigaretta e non mi avvicinai ulteriormente.

-Dagli tempo- mi consigliò una voce alle mie spalle.

Mi voltai e mi trovai Emppu sorridente.

-Perché mi parli?-

-Perché sei mia amica e mi sono stufato dei litigi all’interno della band-

-Oh Emppu- lo abbracciai singhiozzando.

-Soph, ora non piangere, su! Sei la nostra Iron Lady-

-Mi si è spezzata l’armatura-

Lui rise.

Stare così distante da Tuomas mi faceva malissimo.

 

Seattle, 1 ottobre 2012, backstage, ore 23.00

 

Anche questo era fatto. La mia voce si stava riprendendo e anche le forze erano tornate, uscii dal bagno del backstage, avevo bevuto un sacco d’acqua che a fine concerto volai quasi letteralmente in bagno. Ne approfittai anche per struccarmi.

Dopo due passi vidi Tuomas ancora al telefono e origliai l’ultima parte della conversazione.

-Ok, Floor, grazie a domani. Buon viaggio-

Floor? Quella Floor? Floor Jansen? Domani?

Mi si ghiacciò il sangue.

Tero mi venne incontro.

-Tutto ok?- la sua domanda fece voltare Tuomas.

-No, pare che non sono più gradita in questa band- dissi offesa.

-Sophie, aspetta, fammi spiegare-

-Basta mi sono stancata, me ne torno a Kitee- sbottai.

-Lo faccio per te- si giustificò mio marito.

-Grazie ma non ce n’è bisogno-

-Sei stanca-

-So fare il mio lavoro e non sono stanca-

-Sophie…-sospirò mentre lo superavo.

-Non ho bisogno della tua costante ala protettrice ma del tuo supporto. Non ho più vent’anni come all’inizio-

-Sophie cerca di capire-

Gli altri si erano radunati intorno al tastierista.

-Bene, visto che siete tutti d’accordo e nessuno osa obiettare. Tolgo il disturbo, torno in Finlandia e salutatemi Floor- detto questo mi chiusi in camerino.

 

Spazio autrice:

Ciao a tutti!!

Nuove tensioni fra le nostre colombelle ma che portano a galla i classici problemi di comunicazione interna alla band.

Nel prossimo vedremo Sophie nella sua terra adottiva che cerca di rimettere a posto i pezzi della sua carriera e cercherà di chiarire con Tuomas (permalosetto, Tuom qui, eh? :D)

Volevo ringraziare coloro che sono passati a leggere il primo capitolo, se volte lasciare un commento non ci sono problemi, sapete che accetto anche le critiche.

Lunedì arriverà la terza e penultima parte.

Buon weekend!!!

Lalla.

   
 
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