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Autore: lilyhachi    01/08/2014    5 recensioni
(Stydia; quarta stagione; possibili spoiler)
Stiles era il raggio di sole in un giorno nuvoloso, l’ancora a cui aggrapparsi quando il peso del mondo sembrava insopportabile per il suo cuore, la spalla su cui avrebbe desiderato piangere per la morte della sua migliore amica, la mano che avrebbe voluto stringere al funerale di Allison.
Stiles era tutto ciò che Lydia aveva scelto di non fare, tutte le parole che aveva deciso di non pronunciare, tutti i sentimenti che aveva deciso di rinnegare per paura che crescessero a dismisura fino a soffocarla, come le era già accaduto in passato…ma Stiles era ossigeno, e lei avrebbe dovuto capire fin dall’inizio che non le avrebbe mai impedito di respirare.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lydia Martin, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Since the third grade'
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II
 
 
Enjoy the silence

 
 
“First, you think the worst is a broken heart.
What's gonna kill you is the second part”.
(The Script – Six degrees of separation)
 
 
Lydia non aveva mai fatto i conti con la solitudine vera e propria, o meglio, non aveva neanche mai saputo cosa fosse prima di essere morsa da Peter e camminare per la scuola mentre tutti la guardavano come se fosse una pazza appena rilasciata dal manicomio.
Lydia non aveva mai fatto i conti con la solitudine vera e propria, prima della morte di Allison. Non aveva mai amato i silenzi, li aveva sempre considerati imbarazzanti e ingombranti come un armadio troppo pieno di vestiti che però non svuotava mai perché non riusciva a sbarazzarsene. Adesso, invece, il silenzio era l’unica cosa a cui Lydia riuscisse ad aggrapparsi, un po’ perché negli ultimi mesi la gola aveva risentito eccessivamente di tutta le urla che aveva liberato, un po’ perché non c’era nulla di cui valesse la pena parlare, soprattutto quando era insieme a Scott, Stiles, Kira e Malia.
Lydia si sentiva pienamente parte di quel branco e lo capiva dallo sguardo che Scott le rivolgeva spesso, come se cercasse approvazione per le più piccole cose, come se stesse silenziosamente chiedendo un parere che soltanto Lydia Martin era in grado di dargli. Tuttavia, Lydia non poteva fare a meno di desiderare che il posto vuoto al loro tavolo della mensa fosse occupato da qualcun altro, qualcuno in carne ed ossa, e non un fantasma.
Continuò a fissare la pagina del libro di storia senza leggerla e rigirandosi la matita tra le dita, mentre la sua mente era altrove, lontana dalla mensa e lontana dalla scuola. Kira si accostò a lei, prendendo posto accanto alla ragazza e dedicandole un sorriso che Lydia ricambiò volentieri, notando quanto Kira cercasse sempre di avvicinarsi a lei, ma non per sostituire qualcuno. Forse Kira sapeva di non poter prendere il posto di Allison ma sentiva di poter dare un minimo di conforto a coloro che l’avevano perduta, e Lydia apprezzava la sua preoccupazione. Qualche anno fa, l’avrebbe trovata fastidiosa, magari le avrebbe urlato di starle alla larga e che non aveva bisogno della sua pietà ma Lydia era troppo grande per fare discorsi stupidi. Lydia era cresciuta e aveva visto la morte davvero troppe volte per mettersi a blaterare sulla pietà, sull’orgoglio e sul voler rimanere sola perché, in realtà, Lydia non voleva essere sola.
“Stasera abbiamo organizzato un gruppo di studio a casa di Scott”, affermò la ragazza, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “E il genio non può mancare”.
Nonostante Lydia sapesse di non voler restare sola, da un po’ di tempo a questa parte trovava più pace quando era chiusa nella sua stanza a fissare il muro in completa solitudine oppure con Prada che zampettava sul pavimento, allungando il muso verso la sua mano in cerca di una carezza. Lydia non voleva essere sola ma non voleva nemmeno sentirsi sola in mezzo ad altre persone, perché era così che si sentiva ogni volta stava insieme a loro.
Era strano sentirsi come “quella in più”, quella che si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato con le persone sbagliate. Lydia non era mai stata quel tipo di ragazza, era sempre stata al posto giusto, con i vestiti giusti e le persone giuste ma adesso Lydia si sentiva solo inadeguata.
Era un pezzo di puzzle che non combaciava con gli altri e che doveva essere scartato. Un po’ si sentiva in colpa, perché voleva bene a tutti loro e si sentiva un mostro a provare tutte quelle sensazioni di inadeguatezza, ma non era per niente in vena di passare la serata a fingere di non notare l’affinità tra Malia e Stiles, allontanando gli occhi dai sorrisi dolci che si rivolgevano e dalla premura con cui si preoccupavano l’uno dell’altro anche per le cose più banali, come il rendimento scolastico. Allison avrebbe detto che era gelosa, ma Lydia preferì non pensarci.
A volte, tuttavia, sentiva il bisogno pressante di stare per conto suo. Lydia cercava di equilibrare le cose, passando del tempo con loro e del tempo da sola, nella speranza che nessuno ci facesse così caso da farle notare che qualcosa non andava.
Quella sera, Lydia voleva stare sola.
“Oggi passo”, disse, fingendo naturalezza. “Cena di famiglia”.
Kira sospirò, incassando il suo rifiuto. “Scott non ne sarà felice”.
Per un attimo, Lydia credette di aver sentito che Stiles non ne sarebbe stato felice, ma era soltanto uno stupido scherzetto della sua mente nemica.
“Riuscirete a sopravvivere, sarà sicuramente per la prossima volta”, scherzò Lydia, prendendo il libro di storia e poggiando la mano sul braccio di Kira, in segno di saluto, lasciandola lì con un sorriso amaro sulle labbra.
Loro sarebbero sopravvissuti ma lei per quanto sarebbe riuscita ad andare avanti con quel silenzio e quel cuore frantumato che non accennava a ricomporsi in nessun modo? Sarebbe andata avanti, perché Lydia era convinta di meritare quella solitudine, quel senso di estraniazione che pesava sulla sua testa come una spada pronta a piombarle addosso. Lydia meritava di essere sola ed infelice, con gli occhi sempre lucidi ma l’orgoglio troppo pressante per farla scoppiare a piangere davvero. Meritava di tenere dentro tutte le sue emozioni e tutta la voglia di correre da Stiles solo per abbracciarlo e dirgli che sentiva la sua mancanza, che non era colpa sua e che lei era stata una stupida. Ma Lydia non intendeva farlo, perché Stiles Stilinski era felice senza di lei e Lydia non avrebbe mai permesso che quella felicità venisse distrutta da lei stessa.
 
“Lydia non viene stasera. Cena di famiglia”.
La voce di Scott spezzò il silenzio, quello che Stiles si stava godendo sugli spalti del campo di lacrosse ad osservare alcuni dei nuovi giocatori, come Liam, che si allenavano e fingere di leggere il capitolo di storia, assegnato dal professor Yukimura.
A Stiles non interessava né degli allenamenti né del capitolo di storia, era solo perso nella sua mente mentre si rigirava la penna fra le dita.
Quando constatò che Lydia non sarebbe stata con loro quella sera, sentì il suo cuore incrinarsi leggermente mentre un pezzettino si schiantava verso il basso, segnando l’inizio della sua dipartita. Una vocina nella sua testa gli urlò che non doveva pensarci, ma la verità era che Stiles sentiva la mancanza di Lydia: erano amici, prima di tutto, e gli amici passavano il tempo insieme ma, ormai, l’ultima volta che aveva passato del tempo insieme a lei era stato in Messico, quando avevano camminato per la strada, sorridendosi come una coppietta felice. In quel preciso istante, con Lydia accanto a lui che gli sorrideva luminosa, proprio come era solita fare prima che la morte di Allison spegnesse ogni luce, Stiles si era sentito completo…e anche completamente idiota ed egoista, soprattutto nei confronti di quella felicità che aveva finalmente trovato, anche in maniera inaspettata.
Solo che non preoccuparsi di qualcuno, andava praticamente contro il suo codice genetico perché Stiles Stilinski non era in grado di pronunciare la frase “Non mi importa”, soprattutto se si trattava di una persona cara.
“Amico, stai bene?”, domandò Scott, accorgendosi della sua distrazione.
“Io e Lydia siamo amici?”, chiese Stiles mentre gli occhi ambrati osservavano un punto indefinito della boscaglia oltre il campo di lacrosse.
“Ehm, credo di sì”, rispose l’altro, prendendo un sorso di coca.
“Definisci amico”, continuò Stiles con un tono sempre più preso, come se la sua mente fosse altrove a risolvere chissà quale mistero e a trovarne la soluzione.
“Beh, qualcuno con cui hai un rapporto di stima e affetto?”, rispose Scott, incerto e mostrando la solita smorfia che sfoggiava quando non sapeva neanche cosa stesse dicendo.
Stiles ci pensò su e fece un cenno con il capo, grattandosi il mento.
“Io e Lydia abbiamo un rapporto di stima e affetto?”, chiese ancora, ripercorrendo gli ultimi mesi e trovando un buco nero ogni volta che cercava di collocare Lydia nella sua vita.
“Ovvio”, esclamò Scott, abbastanza convinto. “Perché?”.
“Gli amici passano del tempo insieme, escono con altri amici, ridono, scherzano”, cominciò Stiles, accompagnando ogni dettaglio con le dita delle mani, contandoli uno ad uno. “Gli amici non si baciano negli spogliatoi della scuola, giusto?”.
Scott sputò la coca che stava bevendo, cominciando a tossire violentemente, mentre Stiles, sgranando gli occhi, gli dava dei colpetti sulla schiena per farlo riprendere.
“Cosa?”, domandò Scott, strizzando gli occhi, incredulo. “Tu…lei…cosa?”.
“Ah, non te lo avevo detto, vero?”, chiese Stiles, portandosi la mano alla nuca e sentendosi un vero imbecille. “E’ successo quando hanno rapito i nostri genitori. Volevo dirtelo ma sai, tra sacrifici umani, io che vengo posseduto…credo che mi sia sfuggito di mente”. (1)
“Ma davvero?”, lo rintuzzò Scott, portandosi una mano alla gola. “Come?”.
Stiles esitò un momento, prendendo quel ricordo gelosamente custodito nel suo cuore, come fosse un oggetto di cristallo che doveva tenere nascosto e maneggiare con cura, per evitare che si frantumasse. In realtà, non lo aveva mai dimenticato né lo avrebbe mai fatto.
“Stavo avendo un attacco di panico e mi ha baciato”, disse, scrollando le spalle, come fosse una cosa di poco conto. “Fine della storia. Stretta di mano. Amici come prima”.
“Stiles”, lo richiamò Scott, leggendo altro dietro la sua tranquillità e Stiles avrebbe desiderato dargli un cazzotto con la speranza di acquietare i suoi dannati sensi lupeschi.
“Cosa vuoi che ti dica?”, domandò lui, esasperato con il solito fare teatrale. “Mi ha baciato, ha detto di averlo letto da qualche parte ed è finita lì…il giorno dopo stava con Aiden”.
“Lo sai che quando Lydia dice di aver letto qualcosa è una bugia, vero?”, affermò Scott, nascondendo un sorriso beffardo al pensiero di quella scena nello spogliatoio.
“Sì, lo so dalle elementari”, dichiarò Stiles, rilassando le spalle. “Non ne abbiamo più parlato. Insomma, non è che ci sia molto da dire. Lei stava con Aiden, io sto con Malia-“.
“Allora state insieme?”, lo interruppe Scott, scrutandolo.
“Beh, credo di sì. Ad ogni modo, è come se Lydia non volesse stare molto con noi e mi chiedo se, insomma…forse sono stato un pessimo amico”.
“Cosa intendi?”, domandò Scott, assottigliando gli occhi.
“Ecco, Allison”, disse semplicemente Stiles e Scott abbassò lo sguardo, capendo tutto. “Ha perso la sua migliore amica. Tutti noi l’abbiamo persa e lei-”.
“Ha noi”, esclamò Scott, cercando di tranquillizzarlo. “Ognuno di noi ha sempre avuto l’altro”.
“Allora perché a me sembra il contrario?”.
Scott non era in grado di rispondere alla domanda del suo migliore amico perché credeva alle sue parole: era certo che Lydia avrebbe potuto sempre contare su di loro ma non lo stava facendo. Scott e Stiles si erano fatti forza a vicenda.
Stiles gli era stato accanto durante quelle notti in cui si era svegliato in preda agli incubi, ricordando come uno degli Oni avesse ucciso Allison.
Ogni cosa era ancora impressa a fuoco nella sua mente ma Stiles l’aveva aiutato a superarla e non soltanto lui, ma anche sua madre e Kira, per quanto possibile. Allo stesso modo, Scott aveva dato sostegno a Stiles, aiutandolo a farlo sentire meno in colpa per ciò che era capitato, facendo in modo che ognuno fosse la roccia dell’altro, senza dubitare mai.
Lydia, invece, dov’era stato per tutto quel tempo? Per quella domanda, Stiles si sentiva afflitto, per aver realizzato che in quei quattro mesi, forse avrebbe dovuto passare almeno un minimo del suo tempo con Lydia ma non lo aveva fatto, come lei non lo aveva cercato.
Aveva avuto tantissime cose per la mente, come accertarsi di non essere più pazzo o posseduto da un demone, trascorrendo il tempo con suo padre, con Scott e insegnando a Malia tutto ciò che c’era da sapere sul mondo degli umani e sulle consuetudini sociali.
Conoscendo Lydia, pensò che non lo avesse cercato quasi di proposito.
Una vocina gli urlava che doveva smetterla di preoccuparsi, che doveva pensare un po’a sé stesso perché aveva rincorso Lydia Martin fin da bambino, senza che lei lo degnasse di una minima attenzione e adesso lei meritava di essere sola e senza amici.
Aveva passato metà della sua vita a cercare disperatamente di farsi notare solo per vedersi messo da parte per colpa di due licantropi palestrati e arroganti che sembravano avere un maggiore ascendente su di lei, mentre lui era solo sarcastico e tutto pelle e ossa.
Adesso era lui ad essere felice e spensierato, con la mente libera da possessioni demoniache, da questioni soprannaturali, con degli amici cari e una ragazza leale e fedele che aveva dovuto istruire perchè intrappolata per otto anni nella forma di coyote mannaro.
Detto in quel modo suonava strano ma a Stiles la normalità non era mai piaciuta.
Eppure, Stiles non avrebbe augurato la solitudine a nessuno, nemmeno a Derek o a Peter che li avevano messi nei peggiori casini. Nessuno meritava di essere solo e soprattutto, Lydia non lo meritava…non dopo aver perso la sua migliore amica per colpa del Nogitsune.
E Lydia dov’era collocata in tutto quel tempo? A casa sua, da sola, magari a piangere silenziosamente con il viso immerso nel cuscino e una mano abbandonata sul materasso che stringeva saldamente una foto di lei insieme ad Allison.
La voce di Malia richiamò sia Stiles che Scott dagli spalti, intimando loro di muoversi perché avevano un programma di studio da rispettare, e Stiles sorrise di gusto, vedendo Malia così stranamente entusiasta all’idea di mettersi a studiare.
Scott posò una mano sulla spalla di Stiles, donandogli un sorriso di incoraggiamento.
Stiles lo ricambiò, nonostante fosse ancora poco convinto e Scott non tardò a notarlo ma preferì non dire nulla sull’argomento perché sapeva quanto Stiles fosse cresciuto e quanto fosse perfettamente in grado di risolvere il problema che gli si stava presentando.
 
Lydia sbuffò, facendo il suo ingresso nel negozio Blockbuster di Beacon Hills, con la mano stretta attorno alla sua tracolla rossa e un’altra abbandonata lungo il fianco. Cominciò a gironzolare tra gli scaffali, arricciando una ciocca di capelli con le dita, cercando tra tutti quei titoli qualcuno che attirasse la sua attenzione.
Scartò la sezione dei film romantici perché non era proprio in vena di stare a guardare uno di quegli stupidi film dove la protagonista si rendeva conto di amare qualcuno e faceva il possibile per confessarglielo platealmente davanti ad un’orda di persone.
Alla fine, Lydia optò per Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo, afferrando la custodia con una scrollata di spalle, perché la sua serata non poteva peggiorare, quindi tanto valeva farsi una cultura in quanto a film fantasy, magari le sarebbe piaciuto.
Fece per dirigersi verso la cassa, quando, voltandosi, urtò qualcuno decisamente più alto di lei e Lydia dovette trattenersi dal non imprecare per la colluttazione improvvisa che le fece cadere il dvd dalle mani, atterrando con un tonfo sul pavimento.
“Mi dispiace”, si scusò una voce maschile che Lydia aveva già sentito, chinandosi per prendere il dvd e porgerlo a Lydia, non prima di aver letto il titolo. “Percy Jackson, eh?”.
Lydia alzò il viso per incontrare gli occhi di Jordan Parrish così chiari da sembrare quasi trasparenti, rimanendo sorpresa dal trovarsi lì proprio lui, e di giovedì sera.
Era strano vederlo in abiti casual, senza quella divisa che lo etichettava solo come l’agente Parrish, un giovane uomo che aveva trascorso due anni nell’esercito, ottenendo il certificato HDT e distinguendosi alla centrale di Beacon Hills.
Indossava dei jeans chiari e una t-shirt azzurro cielo con delle sneakers bianche che gli davano un’aria ancora più giovane. Poteva passare tranquillamente per uno studente.
“Agente”, esclamò Lydia, togliendogli subito il dvd dalle dita lunghe. “Cosa fa qui?”.
“Stasera sono soltanto Jordan”, disse lui con un sorriso cordiale. “Decido se affittare un film da guardare a casa con un’enorme ciotola di popcorn a farmi compagnia oppure andarmene direttamente al cinema…e tu?”.
“Direi la prima, ma la ciotola di popcorn non sarà enorme”, ribattè Lydia, stringendo una mano a pugno e facendo una smorfia sarcastica che fece sorridere Parrish. “Le consiglio la prima opzione, andare al cinema da solo è abbastanza triste”.
“Perché vedere un film a casa non lo è?”, le chiese lui, di rimando, alzando un sopracciglio.
“No, ho la ciotola di popcorn e il mio cane”, rispose lei, senza scomporsi. “Lei ha ventiquattro anni, non dovrebbe andare in giro per i locali con i suoi amici?”.
“Sono qui da poco e le mie interazioni sociali scarseggiano”, affermò Parrish senza nessuna vena di dispiacere negli occhi, come se non risentisse della solitudine. “Tu ne hai diciassette e hai tanti amici, non dovresti essere in giro insieme a loro?”.
“Ogni tanto la solitudine non mi dispiace”, dichiarò Lydia, fingendo allegria.
“Sai, ci sarebbe anche una terza opzione”, esclamò l’altro e più Lydia lo guardava più non sapeva se definirlo un uomo o un ragazzo, visti i suoi lineamenti delicati che lo facevano sembrare praticamente un ragazzo di uno o due anni più grandi di lei. “Potremmo andare al cinema insieme e non guardare un film in completa solitudine”.
Lydia arricciò le labbra rosse. “Sono minorenne”.
Parrish sfoggiò una risata per nulla imbarazzata ma divertita dalla prontezza e dall’acume di quella ragazza che aveva sempre una risposta pronta per ogni cosa, senza preoccuparsi di sembrare diretta, o di mettere a disagio il proprio interlocutore.
Non c’era malizia nell’invito di Parrish ma solo gentilezza.
“Ed io sono un agente in borghese. Voglio solo scortarti al cinema”.
Lydia prese seriamente in considerazione la sua offerta e nonostante una parte di lei non fosse intenzionata a trascorrere la serata in compagnia di Parrish, un’altra sembrava avere maggiore potere, sussurrandole che la sua serata era già tra le peggiori della storia della vita sociale, quindi poteva anche cogliere l’occasione per passare una serata diversa.
Lydia incrociò le braccia al petto e chinò il capo per poi posizionare il dvd di Percy Jackson proprio dove lo aveva preso, dando con quel gesto il suo assenso all’invito dell’altro.
Uscì dal negozio insieme a Parrish che si voltò verso di lei, sorridendole e stranamente Lydia si ritrovò a sorridergli di rimando. Forse essere sola insieme a qualcun altro non doveva essere poi tanto male. Tuttavia, il suo pensiero andò a Scott e Stiles a casa che portavano avanti il loro gruppo di studio ma accantonò subito l’immagine insieme al senso di colpa che le stava urlando a gran voce quanto lei fosse spregevole ad evitarli.
Era più forte di lei, non lo faceva di proposito, ma solo per evitare che un nodo le chiudesse la gola, impedendole di respirare e di parlare.
Lydia desiderava soltanto sentirsi meno sola, ma sapeva che in compagnia del suo “branco” era soltanto un esserino con un mucchio di voci indistinte nella testa.
Forse per quella sera, poteva essere una ragazza che aveva preferito uscire con una persona del tutto nuova, piuttosto che stare a casa sul letto a guardare un film senza interesse.
Quello che Lydia non sapeva era che nel camminare per le strade di Beacon Hills insieme a Parrish, qualcuno l’aveva vista e quel qualcuno non avrebbe provato tanto fastidio se Lydia avesse detto apertamente di non voler partecipare al gruppo di studio.
Stiles si stava recando a casa di Scott, dopo aver fatto rifornimento di patatine e percorrendo la strada con la sua “bambina”, aveva visto Lydia che non era certo ad una cena di famiglia.
Tuttavia, più Stiles guardava Lydia che sorrideva insieme all’agente Parrish come non faceva da tempo, più si sentiva traboccante di collera, perché come poteva Lydia preferire la compagnia di un completo sconosciuto rispetto a quella dei suoi più cari amici?
Stiles la guardava e notava quanto fosse stupendamente bella nella sua semplicità.
Lydia Martin era semplicemente bella ed era semplicemente lontana da lui, da Scott e da tutto ciò che potesse ricordare la morte di Allison.
 
 
Angolo dell’autrice
 
  • (1) accenno al bacio della puntata 3x12: non credo che Scott sappia del bacio tra Stiles e Lydia quindi ho dato questa versione dei fatti, alla fine, immagino che con tutte le cose che hanno passato, Stiles davvero non ha avuto occasione di dirglielo.
 
Eccomi con un aggiornamento lampo. Allora, ho scritto questo capitolo qualche giorno e molto di getto, quindi probabilmente sarà un grosso buco nell’acqua e vi invito a farmi notare strafalcioni (perché ce ne sono sicuramente). Come spero abbiate letto, Stiles e Lydia sono separati ma rivolgono ugualmente i propri pensieri all’altro: Lydia sente il bisogno di stare un po’ lontana da loro, sia per fingere che la sua gelosia non esista, sia per Stiles (quasi per non intralciarlo e per non impedirgli di essere felice), mentre Stiles inizia a notare che qualcosa non va ma non sa come interpretare il comportamento di Lydia. Personalmente, ho cercato di riprendere lo stesso atteggiamento che sto vedendo nella quarta stagione: Lydia fa parte del branco, passa del tempo insieme a loro ma anche molto tempo da sola, senza sfogarsi con nessuno per la morte della sua migliore amica, quindi mi sono rifatta a quello che ho visto nelle ultime puntate.
Spero che nessuno mi odi per l’inserimento di Parrish ma ci tengo a chiarire che questa storia è una Stydia, quindi niente panico. Lydia capirà di non doversi allontanare troppo? E come affronterà la sua gelosia repressa? Invece, Stiles come reagirà dopo averla vista con Parrish?
Ringrazio tutti coloro che hanno letto, recensito, messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate…siete stati gentilissimi <3
Alla prossima, un abbraccio! 
   
 
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