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Autore: Mariam Kasinaga    01/08/2014    3 recensioni
Ottantacinque pozioni, più una condita in modo speciale
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Poivre

“Buongiorno amore! Cosa si mangia per colazione?” Pier le cinse dolcemente la vita con le braccia muscolose, dandole un leggero bacio sulla guancia.
Eleonor resistette all’impulso di trafiggergli il cuore con il coltello da cucina che stava usando per eliminare il grasso dalla pancetta: “Omelette con pane tostato” rispose, sfoderando il più dolce dei suoi sorrisi.

Suo maritò la baciò nuovamente, questa volta con maggior trasporto: “Sei una cuoca fantastica” mormorò, mordicchiandole dolcemente l’orecchio e scostandole una ciocca di capelli biondi dalla fronte accaldata. Fece scivolare dolcemente le labbra lungo il collo, cominciando ad assaporare la morbida pelle della spalla.
L’altra lo scostò con decisione, cominciando a cuocere le uova: “Un cuoco non deve avere distrazioni. Passami il pepe, per favore” chiese, indicandoglielo con un cenno del capo.
Pier sospirò, cercandolo in mezzo alla moltitudine di vasetti di spezie ed aromi: “Non sei al ristorante, El. Qui puoi concederti delle distrazioni quando cucini” sbuffò, porgendole il pepe. L’altra sorrise, scuotendo la testa: “Se vuoi mangiare un’omelette bruciata, mon cher, non sarò io a fermarti!” esclamò, slacciandosi un bottone della camicia da notte, che lasciò intravedere la forma dei suoi seni.
Pier fece qualche passo verso di lui, spegnendo il fuoco su cui la donna stava abilmente creando il suo piatto preferito: “Al diavolo la colazione” replicò, prendendola di peso e facendola sedere dolcemente sul tavolo, baciando ed accarezzando ogni centimetro di pelle scoperta. La sentì passargli le mani tra i suoi corti capelli neri, cingendogli i fianchi con le gambe: “Dove sei stato questa notte?” domandò a bassa voce, dandogli un bacio sulle labbra. L’altro ricambiò il gesto, esplorando ogni centimetro della bocca di Eleonor: “Straordinari” rispose semplicemente, cominciando ad accarezzarle i seni. Per un attimo, gli sembrò di sentirla sospirare: “Questa settimana il capo deciderà gli aumenti. Facendo questi extra riuscirò a mettermi in buona luce e, magari, diventerò caporeparto. Eccetto che non ti dia fastidio che io cominci a guadagnare come uno chef da due stelle Michelin” scherzò, appoggiando la fronte alla sua, la voce rotta dal piacere.
Sua moglie aveva un’espressione pensosa: i suoi grandi occhi azzurri sembravano scrutare nei recessi più oscuri della sua anima, alla ricerca di chissà quali risposte. Gli sfiorò una guancia con la mano, premendo il suo corpo contro quello di lui. Sembrava incerta, come se non sapesse cosa fare.
“Devo andare, rischio di arrivare in ritardo al lavoro” mormorò, appoggiandogli una mano sul petto in una muta richiesta di spostarsi.
Lui l’assecondò: “Posso venire a prenderti all’orario di chiusura” propose, osservandola impiattargli l’omelette e spolverarla con del pepe.
Eleonor rimase con la mano sospesa a mezz’aria, osservando un punto indistinto della tavola: “Devo fare l’inventario della dispensa insieme a Jean, arriverò a casa tardi. Te ne eri scordato?” domandò.

Due ore dopo, Rouge Bistrot
“El, non serve a niente roderti il fegato. Se credi che Pier ti stia tradendo con un’altra, perché non glielo chiedi direttamente?” domandò Jean, affettando con meticolosità il roast-beef. L’altra scrollò le spalle, tranciando e squartando con la mannaia le ossa del petto di una mucca: “Mentirebbe, come sempre. Sai cosa mi ha risposto, quando ho voluto sapere dove fosse stato ieri notte? Al lavoro! Jean, credi che vengano pagati gli straordinari fino alle due? Quel bastardo mi tradisce da mesi, ormai. Sai con chi, Jean? Lo vuoi sapere? Con quella 
sgualdrina che occupa la scrivania davanti alla sua!” urlò, conficcando la mannaia sul ripiano da lavoro.
L’aiuto cuoco le si avvicinò, appoggiandole una mano sulla spalla: “E’ normale essere gelosi, lo siamo tutti verso coloro che amiamo. Però ricorda questo. La gelosia è il pepe dell'amore: un pizzico gli dà più sapore, troppo rende il piatto immangiabile” la ammonì.
Eleonor sospirò: “Ho bisogno di una pausa. Puoi terminare tu la preparazione?” domandò, tirando fuori da una tasca del grembiule un pacchetto di sigarette.
Jean annuì: “Pier è una brava persona, lo sai. Non rovinare il vostro matrimonio per dei sospetti” commentò.
L’altra scrollò le spalle: “Sentirlo rientrare a notte tarda non è un sospetto.” sibilò, prima di uscire dalla cucina dalla porta di servizio.
Con la schiena appoggiata al muro dell’edificio, Eleonor ispirò una boccata di fumo, chiudendo gli occhi. Poteva ancora sentire l’odore di suo marito sulla pelle, le sue labbra morbide che gli solleticavano il collo.
Si erano conosciuti da ragazzi, una decina di anni prima, quando entrambi erano stati trascinati dalla propria famiglia a visitare i castelli della Loira. Avevano pensato che si sarebbe trattato di una banale storia d’amore estiva, ma dopo essersi rincontrati qualche anno dopo a Parigi, avevano scoperto che la passione che provavano l’uno per l’altra non si era mai sopita. Lei studiava per diventare un cuoco affermato, lui lavorava come impiegato in un’azienda di software. Gli amici e conoscenti li invidiavano, sostenendo che la loro sembrava la storia d’amore perfetta: rari litigi, Pier che non anteponeva mai il lavoro alla felicità di sua moglie, lei sempre disposta a sostenerlo ed incoraggiarlo.
Apparenza, nulla di più.
La donna gettò a terra il mozzicone di sigaretta, schiacciandolo con forza: aveva sempre ritenuto che suo marito fosse un bell’uomo, oltre che affascinante. I morbidi capelli neri, gli occhi azzurri e la corporatura robusta si fondevano con il suo carattere gentile ed altruista, condito da una spruzzata di sensualità.
Nonostante avesse potuto scegliere ragazze molto più attraenti ed intelligenti, aveva scelto lei. Lei, con i suoi capelli biondi ed il volto leggermente paffuto.
Eleonor sospirò, passandosi distrattamente una mano sul volto, osservando il proprio riflesso in una delle vetrate della cucina: si avvicinava ai quarant’anni ed il lavoro al ristorante la stava sciupando. Le sue mani erano costellati di calli e tagli, aveva l’espressione perennemente stressata e gli occhi, un tempo vivi e luminosi, sembravano ricoperti da un velo di stanchezza. Appoggiò la fronte ed i palmi delle mani al vetro, osservando il lavoro frenetico degli altri cuochi: suo marito la stava tradendo con una donna più bella e più giovane, non c’erano dubbi. Era un bugiardo, oltre che un traditore: non solo non aveva coraggio per dirle apertamente come stavano le cose, ma cercava di blandirla con baci e carezze, proprio come quella mattina. Era sempre stata gelosa di lui, fin dai tempi del loro fidanzamento: aveva presto compreso che a Parigi vivevano numerose donne che potevano destare l’interesse di Pier e, con moine ed inganni, aveva sempre cercato di allontanarle da lui.
Lui era suo, ma qualcuno, alle sue spalle, glielo stava portando via.
Forse aveva ragione Jean: troppa gelosia rende il piatto immangiabile. Eppure, non era un suo diritto, se non un dovere, difendere la sacralità del loro matrimonio? Lei non era gelosa, desiderava soltanto ritornare l’unica donna ad occupare un posto d’onore nel cuore di suo marito.
Infilò nuovamente il pacchetto di sigarette in una delle tasche del grembiule, prima di rientrare in cucina ed incominciare il servizio: avrebbe dato una cena per i colleghi di Pier, estendendo l’invito anche a quell’oca che pensava di strapparlo dalle sue braccia.
Ottantacinque porzioni, più una condita in modo speciale. 

   
 
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