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Autore: A_Typing_Heart    01/08/2014    3 recensioni
Nella cornice di un Giappone moderno schiacciato dalla tirannia di un regime militare Hibari Kyoya e Rokudo Mukuro si ritrovano a inseguire i propri ideali di giustizia e libertà su fronti opposti. Hibari è pronto a separarsi da Mukuro in nome della legge, dell'ordine e della disciplina, lasciando il suo cuore imprigionato in un gelido inverno. Ma altri sono pronti a dare la vita affinchè torni a soffiare un vento carico di petali di ciliegio...
Genere: Azione, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Hayato Gokudera, Kyoya Hibari, Mukuro Rokudo, Takeshi Yamamoto, Tsunayoshi Sawada
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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-Hayato... non finirò mai di sistemare la mia roba se continui a interrompermi...-
-Non c'è niente di vivo là dentro, può benissimo aspettare...-
-Avevi una mucchia di compiti da correggere...-
-Anche quelli sono materia inorganica...-
-Ma devo ancora prendere un sacco di cose, non voglio metterci tanto...-
-Allora smetti di chiacchierare, così facciamo prima...-
Tsuna mise la mano sulla faccia di Gokudera per impedirgli di baciarlo ma la scostò bruscamente con un'imprecazione quando lui gliela leccò.
-Ma che sei, un cane?!- fece lui irritato senza però riuscire a trattenersi dal ridere. -Che schifo!-
-Così impari ad essere così provocante.-
-Pro... che?! Ma se sono in pigiama?!-
Gokudera lo baciò sulla bocca e stavolta non incontrò resistenza, anzi, Tsuna lo ricambiò chiudendo gli occhi e piegandosi lentamente all'indietro fino ad appoggiare la testa sul bracciolo del vecchio divano che regnava quasi al centro della stanza principale. Gli sembrava ancora strano aver accettato così all'improvviso di trasferirsi a casa sua, e di aver già dormito lì per la prima volta. A casa loro.
Aveva una valanga di cose da andare a prendere e sistemare, ma proprio non aveva voglia di andare a prenderle. Non adesso che la mattinata stava prendendo una piega così interessante. Tsuna stava sprofondando in un'estasi lenta ma crescente e fu per istinto che voltò la testa per permettere a Gokudera di mordergli scherzosamente il lobo dell'orecchio. In quel momento la sua beatitudine scomparve.
-M-Mukuro?-
-Ehi, guarda che io sono Gokudera.-
-Ma... ma no, stupido!- disse Tsuna voltandogli la testa verso il televisore. -Guarda, non è Mukuro?!-
L'espressione indignata di Gokudera lasciò il posto a una vagamente sorpresa mentre si sollevava come per guardarlo meglio. Non c'era alcun dubbio, quello era proprio Mukuro, ma che cosa faceva sul canale dodici?
-Il volume, alza il volume!-
Ma prima che Gokudera potesse scovare il telecomando Tsuna potè leggere la scritta che passava in sovrimpressione sulla striscia nera. Con un misto di terrore e inspiegabile euforia scattò giù dal divano e alzò il volume dai comadi del televisore, anche più del necessario, tanto che la voce di Mukuro rimbombava nel salotto come se gridasse.
-Lasciate che vi dica una cosa, signori. Voi credete che questo regime sia la migliore cosa che potesse capitare a questo paese... un regime che impone la disciplina, che annulla la criminalità, che controlla tutto per la vostra sicurezza... che vi dice che cosa dovete fare e cosa no, con chi potete o non potete vivere, se le vostre famiglie possono stare a casa vostra per cena...-
-Se vuole morire ha trovato il modo più sicuro.- commentò Gokudera rinunciando al telecomando.
-Sta' zitto, Hayato! Fammi sentire!- sbottò Tsuna.
-Posso riassumere io, sta dicendo "fucilatemi"...-
-GOKUDERA! ZITTO!-
-... dev'essere la vostra casa, quanti figli potete fare e chi potete amare? Quanto prima che coloro che detengono il potere in questa piramide di oppressione si sentano degli Dei, facciano leggi e decreti per stringere il cappio al vostro collo e si crogiolino loro stessi nei vizi che hanno debellato dalle vostre città?- stava dicendo Mukuro dallo schermo. -Non intendo aspettare che un manipolo di uomini che hanno venduto le loro anime al potere mi dicano che sentimenti mi consentono di provare.-
Nonostante fosse sconvolto come poche volte lo era stato nella vita, terrorizzato per ciò che questo scherzo poteva costare a Mukuro se fosse stato preso e angosciato all'idea di come sarebbe squillato all'impazzata il suo telefono dopo quest'esibizione, non potè non sentirsi incredibilmente orgoglioso del coraggio di Mukuro e impressionato dalla portata della sua impresa. Dichiarare così apertamente il dissenso, sul canale dodici che era il canale del regime, mostrando il volto e dicendo il proprio nome... quello che stava vedendo Tsuna nello schermo in quel momento era quanto di più simile a un eroe avesse mai visto...
Voltandosi vide che Gokudera era rimasto con la sigaretta ancora spenta fra le dita e l'accendino nell'altra mano, fissando gli occhi verdi sullo schermo. Dalla sua espressione, anche lui doveva pensare la stessa cosa di Mukuro. E di questi tempi bui in cui il pessimismo regnava su Gokudera, la sua espressione valeva quanto la più profonda ammirazione.
Rimasero in silenzio fino alla fine della trasmissione di Mukuro, ad ascoltarlo come se non avessero mai sentito un messaggio in televisione prima d'allora, e il silenzio si dilatò anche una volta comparsi i pupazzi nel programma per bambini Melinda. Tsuna si decise a voltarsi soltanto quando sentì lo scatto dell'accendino alle sue spalle. Gokudera si era acceso la sigaretta e la sua espressione era tornata di sano scetticismo.
-Sarà morto prima di notte.-
-Hayato!-
-Posso odiarli quanto mi pare, ma non posso negare quanto siano bravi a trovare gli oppositori politici... figurati quando quelli gli dicono nome e cognome e si mostrano in faccia... quanto pensi ci abbiano messo a prelevare gli Hatsumori, i Roku e Nanamine, una volta che sono diventati il primo e unico partito del paese? Tre ore?-
-Se Mukuro ha fatto una cosa del genere è perchè sa quello che fa... non è un incosciente...-
Il sopracciglio di Gokudera si alzò esprimendo notevole perplessità.
-Non così incosciente.- precisò Tsuna. -Se ha deciso di dichiarare guerra al regime in modo così spettacolare deve essere pronto alle conseguenze... sembrava determinato a portare a termine la sua missione...-
-... Pensi che...?-
Il cellulare di Tsuna prese a suonare con una musichetta squillante. Il ragazzo lo cercò nella tasca della giacca di felpa e rispose. Come si era aspettato era il direttore della redazione per la quale lavorava attualmente, che lo informava dello sconvolgente messaggio sul canale dodici. Voleva immediatamente quante più informazioni e un pezzo da prima pagina per un'edizione straordinaria il giorno seguente, e si trattava di una testata settimanale il cui numero era uscito lunedì ed erano a martedì mattina. Ma una notizia del genere, sottolineò gridando il direttore, non poteva aspettare una settimana, o tutti gli altri giornali avrebbero venduto il triplo rubando tutte le notizie possibili ben prima di lunedì.
-Lavoro, vero?- fece Gokudera prendendo un tiro non appena la telefonata venne chiusa.
-Sì... vanno in edizione speciale domani, vogliono tutte le notizie possibili...-
Tsuna raccattò i vestiti della sera prima e si cambiò il più velocemente possibile, snocciolando i posti dove sarebbe andato e quello che avrebbe fatto, ma Gokudera sembrava non essere interessato al suo itinerario. Continuava a fissare la televisione, fumando con estrema calma. Un sintomo preoccupante per Tsuna che lo conosceva così bene: stava pensando a qualcosa che lo preoccupava molto.
-Hayato...?-
-... Pensi che abbia dichiarato guerra al regime... o a Hibari?-
Tsuna non disse niente mentre si avvolgeva la sciarpa attorno al collo. La risposta sincera era 'non ne ho idea', ma era un'ipotesi che spaventava anche lui. Rifiutava di credere che dall'amarsi, perchè era sicuro che da adolescenti fosse stato quello il loro rapporto, fossero arrivati a combattersi così spietatamente. Non voleva credere che Mukuro, nonostante disprezzasse le scelte di Hibari quanto lui, fosse arrivato a ingaggiare una guerra aperta pur di fargli del male. E di farsi del male...
-Mukuro... non combatterebbe mai con Hibari... lo sai...-
-E se Mukuro cominciasse a vedere Hibari come lo vedo io?-
-Tu come lo vedi?-
Gokudera prese un altro tiro e appoggiò la testa allo schienale, ben attento a non guardare dalla sua parte.
-L'esempio di quello che è successo a questo paese.- disse piano, con la voce leggermente roca. -Aveva un mucchio di difetti, ma alla fine andava bene... ora è corrotto... e non mi fido di...-
-Hibari non è così.- lo interruppe freddamente, anche lui senza guardarlo. -So che non è corrotto come dici tu, e io mi fido ancora di lui. So che anche Mukuro ha fiducia. Non è lui che vuole combattere.-
Tsuna aprì la porta e uscì nell'aria fredda e umida, misurando il marciapiede bagnato a grandi passi. Gokudera era così sfiduciato e pessimista che riusciva quasi sempre a frustrarlo, anche se sapeva che non ne aveva intenzione. Aveva bisogno di una parola rassicurante, per una volta; di qualcuno che gli facesse credere che tutto andava bene, o che sarebbe finita nel migliore dei modi. Ma aveva l'angosciante sensazione che stesse arrivando la fine di qualcosa e aveva un disperato bisogno di credere che almeno certe cose non sarebbero mai cambiate.


Su una cosa Tsuna aveva ragione in pieno: Mukuro aveva ben programmato le sue mosse e il suo messaggio sul canale dodici non era stato un atto istintivo nè azzardato. Il segnale della trasmissione non era stato rintracciato e più milizia e giornalisti indagavano più Mukuro sembrava essere introvabile. Il segnale che sembrava essere stato parzialmente schermato appena prima della fine della trasmissione in realtà era un difetto che Mukuro stesso aveva provocato per far pensare ai tecnici del sistema informatico di essere sulla strada giusta per fermarlo. Per inserirsi nel sistema di sicurezza delle emittenti avrebbe avuto bisogno di una sofisticata attrezzatura tecnica, ma nessuno riuscì a scoprire dove o da chi se la fosse procurata. L'ultima e unica traccia che si era trovata su di lui era che la mattina del giorno del messaggio su canale dodici Mukuro era stato da un ricettatore che, una volta arrestato dalla milizia militare, aveva offerto liberamente la sua collaborazione rivelando che aveva pagato in contanti per riavere un anello di valore che gli aveva dato settimane prima in cambio di bombole di gas per la cucina.
Era come un fantasma e più di un osso duro della milizia lo aveva ammesso. Nonostante gli strettissimi controlli che il regime faceva su alloggi, pedaggi, tassazioni, acquisti e cure mediche, Rokudo Mukuro era scomparso. Non emerse nulla a suo nome nei registri del catasto e delle proprietà, quindi vennero perquisite le case di tutte le persone con cui aveva avuto anche i più blandi legami in passato, venne controllata l'intera Kokuyo Land, l'albergo fatiscente e tutti gli altri edifici in disuso. Questo portò alla luce evasori fiscali, contrabbandieri e qualche vagabondo, ma non lui. Non risultava uscito dalla città. Non risultava aver usato trasporti pubblici, pagato medicinali o beni di prima necessità. Sembrava letteralmente svanito nel nulla.
Tanti lo avrebbero dato per morto se non avesse fatto del suo meglio per non essere dimenticato: aveva fatto arrivare libri di fiabe che il regime aveva aggiunto alla lista nera nelle scuole di Namimori, incollato coccarde bianche alle porte delle case dei vigilantes assegnati alla task force incaricata di trovarlo e disegnato graffiti in vari punti vistosi della città, persino su un autobus di linea.
Per quanto il regime fremesse all'idea che un criminale terrorista facesse i suoi comodi senza che si riuscisse a trovarlo e pressasse la task force terrorizzandola, Hibari non poteva che tirare un sospiro di sollievo ogni volta che una giornata volgeva al termine senza piste e nuovi indizi su di lui. Sapeva fin troppo bene che cosa gli sarebbe accaduto ormai se fosse stato preso. Nulla al mondo, nemmeno la mano degli Dei su di lui avrebbe potuto salvarlo. E non poteva dimenticare che era solo colpa sua se Mukuro aveva preso quella strada. Se solo non fosse stato così freddo quella sera, se soltanto gli avesse lasciato intendere che ci fosse anche solo un piccolo spiraglio, un lieve alito di passione, se soltanto fosse riuscito a farglielo credere...
Eppure nonostante questo Mukuro credeva ancora in lui, i suoi graffiti contenevano tutti il rosa dei fiori di ciliegio...
-Hibari!-
Hibari sussultò. Si rese conto di essere rimasto l'unico seduto al suo cubicolo in caserma, sfogliando le copie delle fotografie dei molti graffiti attribuiti a Mukuro. Al di fuori del cono di luce della sua lampada era buio pesto e a fatica riconobbe Tanaka, il nuovo cadetto su cui Lal Mirch spadroneggiava, temporaneamente promosso alle ronde per la carenza di personale a causa della task force.
-Tanaka...-
-Che sta facendo ancora qui?-
-Ah... niente, davo un'occhiata alle fotografie... di nuovo.-
-Perchè non dà un'occhiata all'orologio piuttosto? È di ronda notturna nel settore sette stanotte.-
-Ah, sì.-
Hibari ficcò scompostamente le foto dentro la cartella e la buttò dentro il primo cassetto. Si alzò stiracchiandosi. Da quante ore era seduto lì? Pensare che doveva stare fuori altre sei ore a camminare su e giù per le strade era snervante...
-Sembra stanco, Hibari san.- disse Tanaka senza un'emozione nella voce che lasciasse supporre che gliene importasse qualcosa. -Non è che si addormenterà su una panchina e si lascerà casualmente scappare Rokudo Mukuro da sotto il naso?-
Hibari lo fissò. Sapeva di non andare a genio a Tanaka e a tanti altri cadetti che non pensavano meritasse il grado di vigilantes così giovane, ma addirittura questo...
-Stai forse dicendo che io da solo sono in grado di nascondere Rokudo Mukuro a tutta la milizia militare del regime? Che sono in grado di far sparire tutte le registrazioni e le prove a suo carico, coprire tutte le sue tracce... e senza nemmeno essere membro della task force, dei servizi di sicurezza o a capo di una sezione operativa o di un pulcioso archivio? Spiegami come.-
Tanaka fece un sorrisetto.
-Io ho solo detto che rischia di addormentarsi e di non fare il suo lavoro...-
Hibari ricambiò lo stesso ghigno di scherno.
-Allora tu fai il tuo lavoro... portami un caffè.-
L'espressione di Tanaka si indurì di botto e il sorriso di Hibari si allargò di rimando. Poteva anche atteggiarsi se voleva, ma che non sperasse di dimenticare di essere solo un assistente ai servizi interni, quindi di diversi gradi inferiore a un vigilantes.
-Sto aspettando il mio caffè, Tanaka.-
-Sissignore.- rispose lui mordendo ogni sillaba. -Subito.-
Girò i tacchi e andò alla macchina automatica. Hibari si prese la rivincita sulla sua impudenza rispedendocelo altre due volte prima di farsi andare bene quello che gli aveva portato, ma soltanto perchè era ora della ronda notturna. Avrebbe volentieri continuato a infastidirlo e Tanaka lo sapeva, perchè il suo sospiro di sollievo si udì anche dopo essersi separati per coprire due settori diversi.





Mi dispiace se il capitolo è scarno, purtroppo è una transizione e dovete avere pazienza... inoltre vi informo che da oggi pubblicherò un capitolo ogni venerdì, almeno fino a che non dovessi concludere la storia e allora i tempi si accorceranno. Grazie dell'attenzione.
   
 
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