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Autore: Loveroflife    01/08/2014    2 recensioni
[[Sequel di ''Anatomia del Cuore''. La storia può essere letta anche senza leggere la storia precedente.]]
Sei anni dopo...
Lei, una donna di 26 anni, che ha realizzato il suo sogno di diventare pediatra e che lotta quotidianamente con i suoi demoni.
Lui, ragazzino di 28 anni, diventato professore di chitarra al liceo musicale, con l'anima rock e il cuore pieno di sogni.
Cosa succederà? Seguitelo insieme a me.
CHE LO SPETTACOLO CONTINUI!
Dal II° capitolo:
''Non te ne andare, sono cinque anni che non ci parliamo, abbiamo tante cose da dirci.'' La guardò speranzoso, con gli occhi che brillavano.
''Io non ho proprio niente da dirti, e se non ci parliamo è solo colpa tua, ricordi?'' Lo guardò con il fuoco negli occhi e lui la lasciò andare di botto.
'' Dovremmo parlare anche di quella sera.'' Disse, serio e coinciso.
''Non ci penso minimamente, e adesso se vuoi scusarmi devo tornare a casa. Stammi bene, Victor.'' Disse, chiudendo la portiera dell'auto e mettendo velocemente in moto, lasciando il ragazzo nel parcheggio riservato ai medici.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Quando la musica ti colpisce al cuore...'
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Rimase silenziosa tutta la giornata, limitandosi a parlare con le mamme e i papà dei bambini che visitava, dicendo loro lo stretto necessario, cioè informandoli sulla salute dei propri figli e sulle eventuali cure.Quella visita mattutina l'aveva sconvolta, facendola piombare in uno stato di angoscia immotivata. Non era più fidanzata con Victor da cinque, lunghissimi, anni e credeva di aver superato la cosa.
Non rispose nemmeno alle ventuno chiamate di Erika e alle sette chiamate di Veronica, troppo impegnata a rimuginare.

Uscendo dal pronto soccorso, alle sei del pomeriggio, prese una gran boccata d'aria, come se avesse trattenuto il fiato per tutte quelle ore.
Si avvicinò alla sua macchina, gettando la valigetta sui sedili posteriori e rimanendo ferma vicino alla sua vettura, giusto il tempo di accendersi una sigaretta. Era seduta sul cofano della sua auto, intenta a prendere boccate dalla sigaretta e a pensare, come faceva dalle otto di quel mattino. Ad un tratto una voce le gelò il sangue.


''Allora sei riuscita a diventare medico.'' Una voce dolce, identica a quella sentita la mattina stessa nel suo studio.
''Allora è vero che il figliol prodigo è tornato da Milano.'' Rispose, non con la stessa dolcezza, rimanendo di spalle a quella voce.
''Perchè hai fatto finta di non conoscermi?'' La voce si velò di una leggera tristezza, o almeno cosi le sembrò.

''Perchè io non ti conosco.Piuttosto, perchè dopo nove ore sei ancora qui?'' Divenne triste anche lei, accendendosi un'altra sigaretta.
''Mi sono informato sull'orario d'uscita della dottoressa Lentini, dovevo parlarti, dovevo vederti.'' Insistette, con la stessa dolcezza.
''Benissimo, mi hai visto, mi hai parlato, adesso puoi sparire di nuovo.'' Scese dal cofano, sistemandosi la gonna e la camicetta. Si avvicinò al posto di guida e aprì la portiera. Fece per entrare quando una mano le bloccò il braccio, dolcemente ma con fermezza.
''Non te ne andare, sono cinque anni che non ci parliamo, abbiamo tante cose da dirci.'' La guardò speranzoso, con gli occhi che brillavano.
''Io non ho proprio niente da dirti, e se non ci parliamo è solo colpa tua, ricordi?'' Lo guardò con il fuoco negli occhi e lui la lasciò andare di botto.
'' Dovremmo parlare anche di quella sera.'' Disse, serio e coinciso.
''Non ci penso minimamente, e adesso se vuoi scusarmi devo tornare a casa. Stammi bene, Victor.'' Disse, chiudendo la portiera dell'auto e mettendo velocemente in moto, lasciando il ragazzo nel parcheggio riservato ai medici.


Correva, con la sua auto, come mai aveva fatto. In genere aveva una guida regolare, sempre calma. Eppure quella sera correva, voleva arrivare subito a casa e chiudere quella giornata disastrosa fuori dalla sua vita. Non poteva essere ritornato nel profondo sud dove abitavano tutti. Non poteva aver lasciato Milano, centro culturale ed economico, per una cittadina del sud, rimasta vent'anni indietro su ogni campo. Non poteva essere ritornato prepotentemente nella sua vita. Non poteva permettergli di spezzarle il cuore, ancora.


Arrivò in fretta a casa, parcheggiò nel box auto e, per la prima volta da quando abitava li, fece le scale dal garage fino al suo pianerottolo completamente di corsa, arrivando davanti alla sua porta con il fiatone e con le gambe che tremavano per lo sforzo improvviso, abituate a non fare più palestra dalla fine del liceo.
Aprì la porta con le mani che tremavano e si rinchiuse dentro, sigillando la porta, quasi a volersi rintanare li dentro per sempre.
Chiudendosi la porta alle spalle, chiuse anche la giornata passata fuori dalla sua vita, tenendo con sé i ricordi, che le riaffioravano in mente. Si gettò stancamente a terra, iniziando a piangere come una bimbetta, con le ginocchia strette al petto, ricordando ciò che era successo cinque anni prima.

 

''Ma davvero sei sul treno per Milano?'' Una Erika super eccitata le urlò al telefono. Lei era già sull'Intercity che l'avrebbe portata dal suo fidanzato, che stava studiando e collaborando con una casa discografica a Milano.
''Si Erika, sono partita da poco. Dovrei arrivare a Milano domani mattina presto. Voglio fare una sorpresa a Victor!'' Disse, ancora più eccitata della sua amica.
Non vedeva il suo ragazzo da sei mesi, potevano sentirsi solo per telefono o skype, con buona pace della bolletta del telefono e della luce. Lui poi non aveva avuto il permesso per ritornare a casa per festeggiare le vacanze di Pasqua e quindi, all'inizio dell'estate, Marika aveva riempito una valigia prendendo la decisione di andare a trovare il suo fidanzato. Lui ne sarebbe rimasto estasiato, ne era certa.


Dopo un lungo viaggio, arrivò a Milano poco dopo l'alba. All'uscita trovò fortunatamente un taxi vuoto, che aveva appena iniziato il servizio.
''Dove la porto signorina?'' Chiese l'autista, un uomo sulla cinquantina, .
''Ehm.. all'Accademia Musicale della Scala, ehm.. mi pare si chiami...'' Cercò nella borsa, dove sicuramente avrebbe trovato il bigliettino dove aveva appuntato il nome dell'Accademia.
''Accademia Giacomo Puccini?'' Chiese l'autista, evidentemente già la conosceva.
''Si esatto! Proprio quella, per favore.'' L'autista si incamminò e lei si rilassò dopo una nottata in bianco. Non dormiva mai in autobus né in treno, non aveva paura ma non riusciva proprio ad addormentarsi.

Dopo un quarto d'ora circa arrivò sotto l'Accademia. Tutto taceva, anche perchè erano poco più delle sette del mattino.
Si avvicinò alla segreteria dell'Accademia, dove trovò un assonnato funzionario.
''S-salve, vorrei un'informazione.'' Aveva l'aspetto di una disperata, e sicuramente quel signore l'aiuto soprattutto per quel particolare.
''Posso esserti utile bimba?'' Alzò un sopracciglio, squadrandola dalla testa ai piedi.
''Si ecco, sto cercando Victor Santini, dove posso trovarlo? E' una matricola, uno studente di chitarra.''
''Non è orario di visite, bimba. E' mattina presto, starà sicuramente dormendo.'' Disse, bevendo una goccia di caffè.
''Lo so, ma sono la sua fidanzata. La prego, vengo dal sud e mi sono fatta dodici ore di treno per fargli una sorpresa. La prego, mi dica il numero della camera.'' Unì le mani a mo' di preghiera, enfatizzando il suo sguardo triste e cercando di farsi scappare qualche lacrimuccia, giusto per impietosirlo. Evidentemente non le servirono lacrime, perchè il funzionario l'accontentò quasi subito.
''Eh va bene. Ma ti avverto, se ti scopre qualcuno io non voglio responsabilità.'' Disse severo, mentre cercava su una grossa agenda il nome di Victor.
'
'Si certo, non mi farò scoprire. Grazie.'' Disse, sorridendogli grata.
''Dormitorio 7, stanza 45. Vai e non farti scoprire. Veloce!'' Ringraziò di nuovo quel tipo e corse verso il dormitorio sette, poco distante dalla segreteria. Arrivò di corsa alla stanza 45. Fortunatamente nessuno l'aveva notata. Bussò forte, tremando dall'emozione.

 

''Posso aiutarti bambola?'' Le aprì la porta un ragazzone alto, ben piazzato, con lunghi rasta che li ricadevano sul viso. Occhi arrossati e alito che sapeva di alcool.
''Ehm..c-cerco Victor, Victor Santini. Mi hanno detto che questa è la sua camera.'' Sperava vivamente che il funzionario si fosse sbagliato, dato l'uomo che le si poneva davanti.
''Tutte cercano quel bimbetto, chissà come mai. Tu chi sei?'' Chiese, avvicinandosi fin troppo.
''La sua fidanzata. Dove posso trovarlo?'' Chiese, passando sotto il suo braccio, per divincolarsi da quell'omone.
''La stanza accanto al bagno, l'ultima del corridoio. Dovrebbe dormire a quest'ora.'' Non diede peso a quelle parole, prese la sua valigia e si incamminò lungo quel piccolissimo corridoio. Ebbe giusto il tempo di notare l'appartamento, se cosi poteva chiamarsi. Una zona giorno, con cucina, un tavolo da sei, un divano e una tv, con una console per videogiochi e uno scaffale pieno di cd e dvd.
Passò davanti al bagno e poi si fermò sulla porta della stanza accanto.

Aprì piano la porta, notando subito il letto sfatto e una persona che dormiva sotto un lenzuolo. Le si vedeva appena la testa. Era sicuramente il suo Victor. Decise quindi di lasciare il suo bagaglio e di togliersi il vestito ma non fece nemmeno in tempo a togliersi la tracolla che la porta del bagno in camera si aprì, facendo uscire un Victor abbastanza assonnato.
Marika restò di sasso, Victor sbiancò completamente.

Era in mutande, con i capelli scompigliati. Sul comodino due birre e un pacchetto di sigarette.
''A-amore! Che ci fai qui?'' Chiese un Victor raggelato, mentre tentava di abbracciarla.
La ragazza si divincolò subito, aveva capito qualcosa.
Quel qualcosa confermato dal lenzuolo che si alzava. E proprio da quel lenzuolo spuntò lei, la sua acerrima nemica, l'ultima persona al mondo che voleva vedere con il suo fidanzato: Alex, la sua ex.

 

 

I ricordi le si affollavano in testa. Aveva bisogno di aiuto. Prese il cellulare e compose il primo numero che le venne in mente.
''Brutta stronza, per quale cazzo di motivo non mi hai risposto? Ti rendi conto che mi hai fatto preoccupare? Per quanto ne so potevi anche essere morta!'' Le imprecazioni di Erika non tardarono ad arrivare, bloccandosi solo con un singhiozzo della sua amica.
''Marika stai bene?''Chiese, allarmata.
''N-no. V-vieni a casa, t-ti prego.'' Disse, fra i singhiozzi.
''Cazzo, ho un deja-vù. Chiamo Sara e Veronica e ci precipitiamo da te. Aspettaci.'' Chiuse il telefono e continuò a piangere, sdraiata sul pavimento, con le ginocchia al petto e con il cuore che le faceva male, ancora, dopo sei anni. Victor non era ancora uscito dal suo cuore, dalla sua mente, dalla sua vita.

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo di incontri e spiegazioni. Per quanto riguarda in banner arriverà presto, anche se il capitolo volevo postarvelo subito, non riuscivo più ad attendere. Spero vi piaccia. E' un capitolo cruciale perchè fa capire il perchè di sei anni di lontananza. Non uccidetemi, vi prego. Aspettate il prossimo capitolo, magari ci sarà qualche novità. Nel frattempo vi mando un bacio. Alla prossima!

M.

 

*Il nome dell'Accademia è COMPLETAMENTE inventato, ho tirato su il primo nome di compositore che mi è venuto in mente!

  
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