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Autore: roxrox    09/09/2008    1 recensioni
Dayel torna a Beleal, e desidera solo sposare la sua Lynliss... Ma qualcuno non è d'accordo, e trama nell'ombra...
Genere: Romantico, Malinconico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3


L’aria che si respirava nella bettola era pesante e fumosa, ed il barone Hagen temette di morire soffocato quando, completamente avvolto dal mantello il cui cappuccio nascondeva ogni sua fattezza, varcò la soglia avvicinandosi al bancone, dove un corpulento elfo stava pulendo un bicchiere con uno straccio sporco.
- Dov’è Palkar? – chiese, evitando accuratamente di toccare il ripiano unto ed appiccicoso (anche se il barone si chiese come fosse possibile che questi due aggettivi fossero realisticamente attribuiti entrambi a quel banco.
- Non lavora in questi giorni – rispose il locandiere.
- A questo penso io – asserì Hagen, sciogliendogli la lingua mostrando con fare noncurante quattro monete d’oro.
- Nel retro – disse solo l’elfo intascando avidamente le monete e ricominciando a dedicarsi al bicchiere.
Il barone lo sorpassò infilandosi in una porticina dietro di lui, e camminando deciso lungo un corridoio stretto e buio, in fondo al quale si intravedeva una pallida luce e si sentivano rida sguaiate. Superò un’altra porta e si ritrovò in un ambiente ancora più fumoso di quello che aveva appena lasciato. Una quindicina di elfi evidentemente ubriachi bevevo smodatamente, e ogni tanto uno di loro alzava il boccale in un improbabile brindisi a qualunque cosa venisse loro in mente, citando di tanto in tanto il re ed i due fratelli eroi appena tornati, discutendo su cosa sarebbe piaciuto fare o farsi fare con loro. Hagen li ignorò e si diresse direttamente in un angolo, dove un ombroso elfo scrutava gli altri con aria disgustata, mentre seduto ad un tavolo sorseggiava un liquido che evidentemente non era birra, ma nemmeno acqua. Hagen si sedette di fronte a lui:
- Ho un lavoro per te –
- No – rispose solamente l’altro – Non intendo lavorare per nessuno, almeno per il momento –
- Tu sei il migliore! Ho bisogno di te! Non mi posso accontentare di nulla di meno! –
- Cosa volete? –
- Una eliminazione –
- Chi? –
- Il principe Dayel –
- L’eroe elfo? Scordatevelo –
- Non ti sembra tardi per essere patriottico? Deve essere eliminato! –
- Certamente non da me! Sono un delinquente, è vero, e faccio lavori sporchi su commissione, altrettanto vero, e garantisco la massima segretezza riguardo qualunque cosa mi venga detta, anche questo è vero, ma sono un elfo, e non intendo alzare la mano su uno dei pochi che in questi tempi ha saputo riportare in auge la nostra reputazione con tutto il resto delle Quattro Terre! Spiacente, anche se in questo periodo decidessi di lavorare per qualcuno non lo farei certo per voi! E non certo questo! –
- Deve essere eliminato! –
- E’ un problema vostro –
- Non lavori… Neppure per questo? – estrasse da una tasca interna un sacchetto, che fece tintinnare leggermente – Questo è solo un piccolo anticipo, a cose fatte ne riceverai tanto da potertene andare e sparire per sempre e farla finita con questa vita. Ti renderò talmente ricco da non aver più bisogno di nulla –
- Chi vi dice che non mi piaccia la vita che conduco? Comunque, mi sembra di essere stato chiaro, non intendo fare nulla. Ma posso indicarvi qualcuno che ha molti meno scrupoli di me –
- Ed è bravo? –
- Anche questo è affar vostro, non mio –
- Va bene. Dimmi come fare per trovarlo –


Erano a casa ormai da un paio di settimane, quando Dayel chiese udienza ufficiale al re Eventine.
- Dayel! – esclamò Eventine quando lo vide entrare nel suo studio ed inchinarsi in segno di rispetto – Ehi! Cos’è quell’inchino? Su su, sei mio cugino e sei l’eroe elfo, non ti devi inchinare davanti a me! –
- Nemmeno in udienza ufficiale? –
- No, tu e tuo fratello no. Comunque, cosa volevi dirmi, tanto da richiedere una udienza ufficiale? –
- Vengo a chiederti il permesso di sposarmi –
Eventine rise:
- Ma come? Te l’ho dato un anno fa, non intendo certo rimangiarmi la parola! Non è che per caso hai cambiato idea e vuoi sposare una ragazza che non è Lynliss? –
- Oh Dei! No, assolutamente no! Solo, non c’è stato il matrimonio per cui mi avevi dato il permesso, sono tenuto a chiedertelo nuovamente… -
Eventine alzò gli occhi al cielo: maledetta etichetta di corte…
- Beh, allora non avevo alcun motivo per rifiutartelo, non vedo perché dovrei farlo adesso. Chiama la tua Lynliss, lo devo dire anche a lei, giusto? –
Dayel sorrise felice e dopo un veloce inchino aprì la porta ed accompagnò dentro la fanciulla, tenendola per mano. Il re sospirò e si avvicinò a lei:
- Lynliss… Sai che cosa mi ha chiesto Dayel? –
- Sì sire – rispose le, lo sguardo a terra come si conveniva.
- E tu sei s’accordo? –
- Sì sire –
- Bene, allora io concedo al principe Dayel il permesso di sposarti. Che possiate essere felici –
- Vi ringrazio, maestà –
- Oh, molto bene – esclamò Eventine in tono più allegro e meno solenne lasciandosi pesantemente andare su una poltrona – Ora che abbiamo espletato tutte le funzioni di rito, vi fermate qui due minuti e parliamo come cugini e non come re e sudditi? Coraggio – indicò loro altre due poltrone – sedetevi! –
Dayel non se lo fece ripetere due volte e si lanciò su una delle due, mentre Lynliss prendeva compostamente posto sull’altra, continuando a tenere gli occhi bassi. Il re comprese: già un anno prima per lei era stato difficile scrollarsi le convenzioni di corte davanti al re, ma non si trovavano al palazzo reale, bensì a casa di Dayel, a Beleal, e lì l’atmosfera era decisamente diversa. Entrambi avevano accettato, come Durin, di lasciare la propria casa e vivere lì, almeno per qualche tempo, ma Eventine comprendeva come una corte potesse intimorire una fanciulla così timida. Si alzò e si inginocchiò davanti a lei, baciandole galantemente la mano ed alzando lo sguardo fino ad incontrare i suoi azzurrissimi occhi:
- Lynliss, per favore… Io vorrei che tu mi guardassi e mi considerassi un cugino, non il tuo re. Capisco come per te possa essere difficile, ma presto sposerai Dayel, e sarai mia cugina a tutti gli effetti, e vorrei che mi trattassi così, almeno in privato… Mi imbarazza parecchio già quando tutto il mondo mi tratta con deferenza, ma passi, ma alla mia famiglia non lo permetto. Se vuoi – sorrise, sperando di calmarla – te lo posso dare come ordine: ti ordino di trattarmi come un membro della famiglia, e non come un re! –
Lynliss sorrise, divertita, anche se non ancora a proprio agio:
- D’accordo, Eventine, ci proverò – poi, con un guizzo malizioso negli occhi – Se vostra maestà ordina, vostra maestà otterrà. Non cono certo io che posso permettermi di disobbedire ad un ordine diretto del mio re! –
Eventine e Dayel risero divertiti:
- Oh, così va meglio – commentò il re, e tornò a sedersi, poi battè le mani e due servitori entrarono portando del the. Lo posarono su un tavolino e si ritirarono dopo essersi inchinati profondamente sia davanti al re che davanti a Dayel, che era arrossito violentemente.
- Ma… - chiese ad Eventine – è necessario che si inchinino così anche per me? –
- Non gliel’ha imposto nessuno – rispose il sovrano – ma credo che dovrai abituatici. Sei comunque l’eroe elfo, tu e Durin siete entrati nella storia, e probabilmente anche nella leggenda –
- Non sono partito per entrare nella storia – protestò il giovane a voce bassa, mettendo il broncio – e nemmeno per diventare un eroe. E’ possibile che nessuno capisca che né io né Durin abbiamo chiesto tutto questo? Che saremmo rimasti più volentieri a casa, tra i nostri cari, e che siamo partiti solo per fare ciò che chiunque al nostro posto avrebbe fatto? E che, soprattutto, non siamo colui che ci ha salvato? –
- Beh, forse hai ragione, ma voi siete coloro che nel popolo elfo hanno dato di più. E credo che agli inchini dovrai abituartici –
- Umpf… - mugugnò Dayel sprofondando ancora di più nella morbida poltrona.
- Allora – riprese il re – a quando le nozze? –
- Beh… Noi pensavamo la prima domenica di autunno. Non vogliamo aspettare troppo, se potessimo anche domani, ma ci vuole un tempo minimo per i preparativi… -
- La prima domenica di autunno… Mancano tre mesi… -
- Ma se non va bene – disse i fretta Lynliss – possiamo trovare un’altra data –
Il re rise:
- Per l’eroe elfo? Giammai! Per lui se volesse si potrebbe anche spostare qualunque altra festa! –
- Eventine, piantala! –
- Eddai, è troppo divertente! Ho sopportato questo ed altro come re, concedimi di divertirmi con qualcuno che non è abituato, così qualcun altro capisce cosa vuol dire! –
Dayel sbuffò e cacciò fuori la lingua, prima di scoppiare a ridere.


La luce del tramonto tingeva il palazzo ed il parco con colori caldi, ed illuminava il volto di Lynliss che gli camminava accanto. Dayel non riusciva a smettere di guardarla; ancora non poteva credere che una tale fortuna fosse capitata proprio a lui.
Lynliss si sentì osservata e si voltò con un lieve sorriso:
- Hai intenzione di consumarmi con gli occhi? –
Dayel le carezzò leggermente la guancia con il dorso della mano:
- Sono tanto felice… -
- Lo sono anch’io… - e con una breve risata spiccò una veloce corsetta, lasciandolo lì interdetto – Allora? Scommetto che non riesci a prendermi! –
E poi dicevano che era lui il bambino! Scosse la testa e sorridendo si accinse a rincorrerla.
Ma non aveva ancora fatto un passo che un colpo al petto immediatamente seguito da un dolore lancinante gli fece inarcare la schiena con un urlo strozzato. Cadendo in ginocchio ebbe a malapena la forza di abbassare lo sguardo su quella freccia che gli spuntava tra le costole. Mentre cadeva si sorprese a pensare a quante volte aveva rischiato di morire negli ultimi mesi, e si stupì che alla fine qualcuno lo avesse ucciso proprio lì, a casa sua. Si accorse di battere la testa contro la pietra del vialetto, e sentì in lontananza un grido che poteva essere della sua Lynliss, altre voci concitate… Poi il dolore lo sopraffece, e tutto divenne buio…


Lynliss aveva ricominciato a ridere quando si era accorta che lui aveva deciso di rincorrerla, e si era girata per fuggire. Ma un attimo dopo aveva sentito un rumore strano, ci sarebbe detto un richiamo, o un lamento…
Si era voltata di nuovo verso Dayel, e lo aveva visto cadere, una freccia piantata nel petto. Non si era nemmeno resa conto di aver iniziato ad urlare, chiamando aiuto, vedeva e sentiva solo lui, lui che la stava lasciando un’altra volta. Lo raggiunse nello spazio di pochi momenti, gli si inginocchiò accanto e lo prese fra le braccia, cullandolo dolcemente:
- Cosa ti hanno fatto? Amore mio, cosa ti hanno fatto…? Ti prego, ti prego, apri gli occhi, sono qui, ti prego… Non puoi lasciarmi ancora… Ti prego, guardami… -





Ciao a tutti!
E qui passiamo un po' al tragico... Eh, sì, sono una amante dei drammi...
Del resto, andava vivacizzata la situazione, altrimenti una storia troppo mielosa non va bene...

OnlyAShadow: Grazie dei complimenti! Sì, Hagen è un bastardo, ma del resto i cattivi servono, altrimenti come si fa a sviluppare storielle inetressanti? Tutti buoni e cari è noioso... Barone puzzone... eh eh eh... Mi hai fatto ricordare un certo film visto tempo fa... E mi hai dato anche una ideuzza da sviluppare verso la fine... Spero che continuerai a leggere, e a farmi sapere cosa ne pensi!

Grazie a anche a quelli che leggono in silenzio! Ciao ciao!
  
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