Quello che era successo oggi a scuola non doveva ripetersi mai più. Nessuno doveva avvicinarsi a lei. Aveva deciso che non si sarebbe più fatta avvicinare da qualsiasi persona. Però, non poteva essere sola, aveva bisogno di qualcuno con cui condividere i momenti della sua vita. Kelza fece i compiti per il giorno seguente, andò a dormire. Aprì gli occhi. Vide tutta la stanza ghiacciata. Era stata opera sua. Non era ancora riuscita a controllare il potere, se non ci fosse riuscita, sarebbe rimasta per sempre schiava della paura. Scese a fare colazione e si incamminò per andare a scuola. Andò in classe e si mise a ripassare per la lezione che sarebbe incominciata fra una ventina di minuti. Oggi, avrebbe provato ad ambientarsi un po’. “Ciao, bambolina” disse Jong nella speranza che la ragazza rispondesse al saluto. “Ciao” disse lei continuando a leggere. “Hey, Jong, ti ha salutata!” disse dandogli il cinque Kibum. “A quanto pare ce l’ho fatta, yeah” disse il ragazzo soddisfatto. “Ragazzi, pomeriggio cosa facciamo?” chiese Taemin. “Io, ho allenamento” disse Minho. “Io, ho boxe con Kibummie” disse Jong. “Basta chiamarmi così!” rispose infuriato Kibum. Odiava quel sopranome, lo faceva sentire bambino. “Ho capito, Taemin, dobbiamo passare un altro pomeriggio sui libri” disse Jinki sbuffando. “Ragazzi perché non facciamo un gruppo di studio?” disse Jong. “ Perché se formiamo un gruppo di studio va a finire che non si fa niente, si chicchera e basta." “Oh che ottimismo Minho” disse Kibum mentre il ragazzo dagli occhi grandi, prese e uscì dalla stanza. “Oggi al signorino girano” disse Taemin ridendo. Durante la pausa pranzo, Kelza, decise di esplorare bene la scuola e vide che oltre al cortile c’era un enorme campo da calcio, due palestre di cui una da box e utilizzata normalmente dagli studenti. Passando affianco al campo di calcio vide Minho che stava tirando calci ai palloni messi in fila, si vedeva che era nervoso. Kelza si vergognava del comportamento tenuto il giorno precedente quindi pensava di chiedergli scusa. Entrò nel campo da calcio e andò in contro al ragazzo. “Ciao Minho." “Oh Kelza." “Sono venuta a chiederti scusa per come mi sono comportata ieri, non era mia intenzione, ma sono stata costretta.” “Si tranquilla, non me la sono presa.” disse poggiandole la mano sulla spalla. La ragazza si spostò. “Cosa succede, vuoi parlarne?” “Non posso” disse la ragazza guardando per terra. “Ti giuro, farò di tutto pur di aiutarti.” “Minho, non è necessario, ce la farò da sola, non avere problemi per una come me.” “Una come te? Cosa intendi dire?” “Forse un giorno te ne potrò parlare, ma adesso devo andare, scusa.” “Kelza, per qualsiasi cosa tu voglia dirmi, io ci sono, non aver paura.” “Grazie Minho.”
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