Storia
“Molti
anni or sono, più di quelli che possiamo ricordare, c'è stata una guerra,
conosciuta come guerra dei Keyblade. Durante questa
guerra, due fazioni, quella della luce e quella dell'oscurità, combatterono per
il predominio su Kingdom Hearts, la fonte di luce
primaria dell'intero creato. Possedere Kingdom Hearts
significa essere l’uomo più potente del mondo e le persone, che nel principio
erano create di sola luce, così come tutti i mondi dispersi nel cosmo,
combatterono per conquistarla. Fu una guerra cruenta e durante il periodo di
lotte e odio fu perso il senso della luce e della purezza. L'oscurità vinse e
con essa Kingdom Hearts scomparve, inghiottita dalle
tenebre.
“Dodici
anni fa un uomo, chiamato Maestro Xehanort, cercò con
tutto se stesso di riuscire a creare l’arma più potente del mondo, l’X-Blade. Tramite essa, ovvero l'antitesi di Kingdom Hearts, pensava di poter recuperare la luce dall'oscurità e
usarla come meglio credeva. I tre possessori del Keyblade
dell’epoca, Terra, Aqua e Ventus,
combatterono con quanta più forza avevano per impedirlo ma questo portò Aqua alla morte, Ventus alla
perdita del proprio cuore e Terra alla perdita di sé stesso. Il vero scopo di
Mastro Xehanort era di impossessarsi di Kingdom Hearts”
Yen Sid fece un gesto con la mano verso di loro e si
materializzò al centro della stanza una specie di cuore fatto come la Luna. Rea
sobbalzò spaventata.
“Cos’è?”
squittì istericamente.
“Dieci
anni dopo, il nostro Sora si è trovato a scontrarsi con un nemico che cercava
Kingdom Hearts per trasformarlo in oscurità. La porta
che si trova tra il nostro mondo e il mondo oscuro fu sigillata per sempre e
pensavamo che con essa fosse scomparsa anche la possibilità per i nemici di
tornare qui, ma ci sbagliavamo: un'organizzazione malvagia, l'Organizzazione
XIII, in mancanza della vera fonte di luce tentò di recuperare i cuori perduti
da chi era caduto nell'oblio per creare un surrogato di Kingdom Hearts”
Con
un altro gesto fece scomparire la luna-cuore e al suo posto apparvero una
figura incappucciata con un mantello nero e subito accanto uno di quegli esseri
striscianti.
“L’Organizzazione
XIII era un gruppo di persone, chiamate Nessuno, che avevano perso il proprio
cuore. Quando una persona perde il proprio cuore, di essa non rimane che un
involucro vuoto, come gli appartenenti a questa… chiamiamola associazione”
“E
il cuore dove va a finire?”
“Finisce
negli Heartless. Come dice il nome, sono esseri che
un cuore non ce l’hanno, anche se ciò non è del tutto vero: gli Hertless hanno un cuore, ma è impregnato del potere
dell’oscurità. Sono dispersi nelle tenebre e non hanno più il controllo di ciò
che succede. Ogni Heartless ha il suo Nessuno e ogni
Nessuno ha il suo Heartless” spiegò il mago.
Rea
cercò di stare dietro a tutte quelle informazioni, anche se la testa iniziava a
farle male. Gli altri sembravano tutti tranquilli e pacati, l’unica a stare
male era lei. Li guardò uno a uno con gli occhi e notò un’impercettibile
freddezza nello sguardo di Axel.
“Comunque,
un uomo chiamato Xehanort, molto più giovane di
quello che aveva già tentato di impadronirsi di Kingdom Hearts, cedette il suo cuore all’oscurità,
scindendosi: il suo Heartless, sconfitto da Sora due
anni fa, si chiamava Ansem; il suo Nessuno si
chiamava Xemnas, colui che era a capo
dell’Organizzazione XIII”
“Un
simpaticone” commentò il rosso, con un sorriso ironico.
“Lo
conoscevi?” chiese la ragazza. Quello sospirò.
“Certo,
io ero il numero Otto dell’Organizzazione” confessò.
“Eh?”
“Rea,
vedi, i Nessuno che appartenevano all’Organizzazione XIII erano esseri uguali a
noi: senzienti e con una coscienza, la loro unica pecca era stata il cedere
all’oscurità. Quando sono stati sconfitti dal Keyblade
sono rinati come esseri completi, tornando alla loro forma iniziale” spiegò Yen
Sid.
Fece
sparire le due immagini comparse al centro della stanza per sostituirle con
quella di Xemnas.
“Lui
è Xehanort, o Xemnas,
chiamalo come vuoi. È colui dal quale dobbiamo aspettarci il peggio. A causa
delle sue mire di conquista adesso è scoppiata una guerra tra la luce e
l’oscurità, il bene e il male. Il vostro compito in quanto possessori del Keyblade è quello di riunire le sette principesse dal cuore
puro e combattere contro di lui” concluse il saggio.
La
ragazza ci mise un po’ per capire cos’era a non andare in quel discorso.
“Possessori
del Keyblade?” chiese. Lei non aveva nessun Keyblade, a quanto ne sapeva. Quello che aveva usato poco
prima era sparito.
“Sì.
Tu hai il potere di utilizzare un Keyblade” le rispose.
“Ma
io non ho nessun tipo di arma! Prima è apparso qualcosa, però poi è scomparso!”
esclamò lei. Sora ridacchiò.
“Guarda,
Rea” le disse.
Parò
davanti a sé la mano aperta e una chiave gigante si materializzò da sola nelle
sue mani. Le sorrise.
“Vedi?”
Chiuse
gli occhi e la chiave scomparve di nuovo.
“Il Keyblade compare quando lo evochi o, in alternativa, in
caso di pericolo. Subito dopo scompare” le spiegò tranquillamente.
“E…
e tutti voi avete il… il Keyblade?” domandò
balbettando.
Kairi, Sora, Riku e Axel annuirono, mentre
Paperino e Pippo scossero la testa.
Rea
si voltò di nuovo verso Yen Sid.
“Perché
io?” chiese.
Il
saggio sospirò.
“Nessuno
sa come il Keyblade scelga il suo possessore. Ha una
sua coscienza e decide da solo quali sono le persone più meritevoli” le
rispose.
Poi
ignorò la sua faccia scioccata e fissò tutti quanti.
“Adesso
la cosa più importante è radunare le sette principesse. Riku,
tu come Maestro Keyblade dovrai viaggiare col Re,
quindi aspetterai qui fin quando Topolino non sarà arrivato. Tutti gli altri
devono partire subito” ordinò.
Fece
un cenno verso una porta alla sua sinistra.
“Prima
di andare passate dalle Fate, loro vi vestiranno come si deve, poi tornate qui”
li istruì.
Annuirono
tutti e sei, mentre Rea era abbastanza titubante.
“Ma…”
“Andiamo,
ragazzina, muoviti” le disse Axel, spingendola nella
stanza accanto. La ragazza provò a ribellarsi ma lui era più forte e riuscì a
chiuderla in quello che sembrava uno spogliatoio gigante prima che riuscisse a
liberarsi.
Tre
donne anziane stavano parlando da una parte della stanza e si voltarono quando
tutti loro entrarono.
“Oh,
ci rivediamo! Quanto tempo, ragazzi miei, quanto tempo!” esclamò quella vestita
di verde.
“Un
anno quasi, vero?” chiese Sora, sorridendo e salutando.
“Dovreste
venire più spesso e non solo quando vi serviamo!” si lamentò quella vestita di
blu.
“Scusaci!”
disse il ragazzo.
“Non
importa. Di cosa avete bisogno, cari?” chiese l’ultima, vestita di rosa.
“Fate,
abbiamo bisogno di vestiti nuovi per la prossima missione. Si spera l’ultima
missione” rispose Riku, avvicinandosi.
“Ma
certo! Siete venuti nel posto giusto! Avvicinatevi, su! Le donne a sinistra e
gli altri a destra!” li istruì la rosa.
Rea
non capiva quasi cosa stesse succedendo ma si lasciò trascinare dietro ad un
separé rosso con l’altra ragazza, che le pareva si chiamasse Kairi.
“Oh,
bene, bene, bene, vediamo un po’! Ma che giovani e carine fanciulle abbiamo
qui! Direi che per voi andrà bene un abito sobrio!” decise la fata rosa.
Con
un colpo della bacchetta le cambiò entrambe (con somma gioia di Rea, che era
ancora in pigiama, anche se quello era l’ultimo dei suoi problemi) e, tutto
sommato, le nuove tute erano proprio carine: Kairi si
ritrovò addosso una specie di completo con pantaloncini celesti e camicetta
bianca; Rea, con un po’ di scorno, fu vestita con una gonna plissettata bianca
e una maglia rosa.
“Non
sono sicura che sia il mio genere” provò a dire, ma la fata la fulminò.
“Non
dire sciocchezze, vai benissimo!” la sgridò. Lei si zittì, messa in soggezione.
Il tutto,
considerò la ragazza, era durato meno di un minuto e mezzo e lei si ritrovò di
nuovo fuori dal separé prima di rendersi conto di essere già pronta.
Perché
tutto stava andando così velocemente? Non riusciva a stare dietro a quel caos
immenso in cui si era ritrovata suo malgrado.
“M-ma…”
Tutti
quanti erano già pronti per partire, ognuno con la propria e personalissima
uniforme. Axel la fissò con un sopracciglio alzato in
un modo che la fece vagamente rabbrividire.
“Ce
la fai a muoverti con quella gonna? Non vorrei che ti facessi male in missione”
le disse. Rea non comprese se il suo tono di voce fosse più preoccupato o
ironico, così sbuffò.
“Spero
di non dover venire con te” esclamò irritata. Il ragazzo sorrise.
“Invece
saremo in squadra insieme. Non possiamo rimanere tutti uniti, sarebbe
un’inutile perdita di tempo, così ci divideremo a coppie” la informò.
Lei
sospirò sconsolata e si chiese se quello non fosse per caso solo un lungo e
bruttissimo sogno.
Una
volta tornati davanti a Yen Sid, questo li guardò
soddisfatto.
“Bene,
adesso che siete pronti desidero che voi andiate a compiere il vostro destino.
Siate prudenti, mi raccomando” li salutò.
Kairi, Sora, Riku, Paperino, Pippo e Axel
fecero un piccolo inchino e Rea li imitò per sicurezza, poi uscirono tutti
fuori.
“Avete
sentito gli ordini, io devo aspettare Topolino. Voi ve la caverete da soli?”
chiese Riku, guardando divertito Sora. Lui si
arrabbiò.
“Ehi,
ho viaggiato per una miriade di mondi, lo so come si fa! E poi non sarà così
difficile trovare le principesse, una ce l’abbiamo già, no?” fece presente,
indicando Kairi. La ragazza arrossì.
“Già,
credo che sarà piuttosto semplice. Stai tranquillo, Riku,
questa volta combatteremo insieme” assicurò lei, sorridendo dolcemente.
“Chi
guida?” domandò Axel, interrompendo quel momento.
Paperino e Pippo si guardarono.
“Noi
useremo due Gummiship. Mentre Cip e Ciop si occuperanno della navicella del Re, noi verremo con
voi, anche se non lasceremo mai la postazione di controllo” risposero.
“Bene,
allora andiamo?” chiese il ragazzo, superandoli. Rea si chiese cosa lo
spingesse a essere così freddo e distaccato, ma non chiese nulla. Invece
arrossì e guardò gli altri.
“Ah,
ehm… i-io quindi sono con lui?” s’informò imbarazzata. Kairi
le sorrise gentilmente.
“Sì,
voi dovrete controllare solo due mondi. Ti spiegherà tutto Axel
durante il viaggio” le rispose.
“Ammesso
e non concesso che non si addormenti di nuovo!” gridò lui dalla Gummiship.
Rea prese un bel respiro. “Calmati, appena riuscirai a sopportarlo” si disse. Entrò nella navicella e si beccò un sorriso sarcastico da parte del suo compagno di viaggio. “Vuoi il cuscino?” le offrì.
“Oppure lo ammazzi, non cambia
nulla”