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Autore: applestark    02/08/2014    0 recensioni
A.U. ; Probabile OOC;
Un anno dopo la fine del liceo. Scott, Stiles e Lydia si sono trasferiti a San Diego per il college, e finalmente le cose sembrano essere tornate alla normalità.
Per Dianne White, invece, la gioventù è appena cominciata, lì al college con i suoi nuovi amici. Tuttavia, una minaccia incombe nuovamente sui ragazzi, e Dianne dovrà fare i conti con ciò che realmente è la sua nuova vita, la sua nuova comitiva, e soprattutto dovrà fronteggiare i pericoli nei quali incorre ogni volta che il suo cuore perde un battito per Scott McCall, un licantropo.
Enjoy ;)
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lydia Martin, Nuovo personaggio, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Oblivion
 
A.U. ; Probabile OOC;
 
Ciao a tutti, è la mia prima fanfiction su Teen Wolf quindi spero di non combinare un disastro.
Vorrei fare alcune precisazioni ai fini di una buona lettura da parte vostra.
La storia è “Another Universe”, quindi è ovvio che alcune cose NON quadreranno con il telefilm e con il corso delle stagioni!
Alcuni personaggi non ci saranno, sarà come se non ci fossero mai stati!
Un’ultima cosa, nella fanfic , Allison non c’è perché purtroppo è già scomparsa (ç____ç).
Detto questo vi auguro una buona lettura e vi ringrazio in anticipo.


Capitolo Uno
 
San Diego State University
 
Il liceo era finalmente terminato, ed io, diplomata con il massimo dei voti, avevo potuto godermi l’estate nel migliore dei modi. Ho passato un mese nel sud della Spagna, tra mare e corride, e al mio ritorno mi sentivo come rigenerata.
A scuola non ero mai stata una delle più belle o popolari, anzi, venivo ignorata dalla maggior parte dei bellocci. Tuttavia, per me questo non era mai stato motivo di sofferenza o altro, perché semplicemente andava bene così. Non ero bellissima, ma avevo un cervello, e potevo essere certa che quello non mi avrebbe abbandonata mai, anzi, sarebbe progredito sempre di più.
Certo, c’erano stati momenti, al liceo, in cui mi ero sentita un pesce fuori d’acqua, un agnellino assalito dai lupi, un verme sotto i tacchi alti delle cheerleader che avevano sempre un accompagnatore al ballo mentre io, beh, rimanevo a casa a guardarmi qualche stupido film d’amore in pigiama e con i pop corno sulle gambe.
Con il tempo tutti quegli avvenimenti avevano fatto in modo che io mi fortificassi, e…come dice quella famosa canzone: Ciò che non ti uccide, ti rende più forte. Ecco, io mi sentivo esattamente così.
Di ritorno dalle mie vacanze estive, trovai sulla scrivania la lettera inviatami dalla San Diego State University.
Mi sarei trasferita in California per il college, perché alla SDSU c’erano i migliori corsi di laurea in Ingegneria Informatica, ed io ero un vero e proprio genio con i computer.
Aprii la lettera in fretta e furia e iniziai a leggere il lunghissimo comunicato. Si trattava di una spiegazione del come si svolgessero le lezioni, dell’alloggio nel campus, e dei coinquilini.
Questa parte mi agitava un po’, visto che non ero certamente la persona più socievole del mondo. Ad ogni modo, avrei condiviso con una certa Lydia Martin la camera da letto, il bagno e una piccola cucina.
Ovviamente la mia casa a New York mi sarebbe mancata molto, con tutto il suo lusso e la sua “freddezza”. In pratica passavo da sola la maggior parte delle mio giornate perché mia madre è una giornalista, mio padre il proprietario di un’azienda farmaceutica… ed io una sfigatella cresciuta con le baby sitter in una villa troppo grande, in grado di contenere l’eco sconfinato dei White.
Il giorno della mia partenza, il tredici settembre, pregai i miei genitori di non venire all’aeroporto, o la scena sarebbe stata troppo straziante.
Per quanto io mi fingessi fredda nei loro confronti, sapevo benissimo che non avrei  sopportato di vederli mentre l’aereo si innalzava in volo, consci del fatto che la loro “Piccola Dianne” fosse cresciuta, e sarebbe andata a vivere da sola.
Quella volta, non era come la vacanza studio in Inghilterra o in Spagna, quella volta non sarebbero state quattro settimane presso una famiglia ma… un anno. Un anno intero con ritorno solo a…Natale e il Giorno del Ringraziamento.
 
Il viaggio non durò molto, e lo passai principalmente ad ascoltare musica o a sfogliare brochure sul college, perché ero troppo agitata per poter dormire.
Per fortuna non ci volle molto per arrivare, e quando approdai all’aeroporto di San Diego ebbi un attimo di sconforto, visto che mi sentivo una specie di moscerino in mezzo a quel caos, in quella California tanto acclamata nei telefilm, che a me sembrava più un ring in quel momento.
Presi un respiro, strinsi forte la maniglia del trolley e camminai svelta fino all’uscita. Diedi un’occhiata all’orologio e scoprii che erano le quindici del pomeriggio, così compresi il perché di quel caldo lancinante. Avevo addosso un paio di pantaloncini e una canotta rosa confetto, completamente sudata dietro la schiena. Non vedevo l’ora di sistemarmi nel campus e fare una doccia, se c’era qualcosa che non sopportavo era il sudore. Bleah, schifo.
Mi spostai in mezzo alla strada e alzai il dito verso il primo taxi che passò , infilandomi dentro in fretta e furia ed indicando la strada al conducente.
-Non sei di qui, non è vero?-
-Beh no, vengo da New York- risposi secca, appoggiando la testa al finestrino.
-Va bene, la porto subito a destinazione-
Dianne si limitò ad annuire, e aspettò in silenzio fino a che non giunse alle porte del campus. Solo in quel momento ricordò di dover mandare una mail alla sua coinquilina, quella Lydia Martin, per annunciarle il suo arrivo.
Prima di scendere dall’abitacolo aprii la casella delle e-mail nel mi Iphone e digitai brevemente:
“Ciao Lydia Martin, sono Dianne White la tua coinquilina e… sono al campus”.
Riposi il cellulare nella borsa, pagai il taxista e poi uscì, portandosi dietro quella mega valigia e la borsa alla Mary Poppins.
Stavo per avere un attacco di panico.
Davanti ame, il più bell’edificio che avessi mai visto. Gli esterni completamente bianchi, le tegole rossicce e dei cespugli verdi tutti intorno all’entrata, cosparsi di fiorellini color carminio. Due grossi alberi di palme si ergevano ai due lati dell’entrata. Uno spettacolo, in pratica. Un po’ indecisa, varcagli la soglia del cancello e camminai dritta dritto fino all’entrata di quel paradiso. Non riuscivo ad orientarmi, ero sempre stata una schiappa con quel genere di cose.
Il corridoio davanti a me era lungo e dritto, le pareti azzurro cielo e la segreteria completamente vuota. Erano appena le quattro del pomeriggio, probabilmente non lavoravano ancora. Io però non sapevo dove andare, a vagare lì non era l’ideale, visto che sarei passata per…una studentessa sbadata, e infantile e non so cosa.
Mi agitai un po’. Purtroppo capitava spesso, avevo delle crisi di ansia quando non tutto filava liscio. Sentii il cuore iniziare a battere forte, volevo trovare una via d’uscita e non passare sempre per l’imbranata di turno, ma a quanto pare mi era impossibile non dover fare brutte figure o provare vergogna.
-Senti, cerchi…l’entrata agli appartamenti del campus?-
Mi voltai di scatto , nella direzione dalla quale proveniva quella voce. –Dove sei?- domandai, sottovoce, e vidi avanzare un ragazzo più o meno della mia età, che mi sorrise.
-Ehilà! Dicevo, non trovi l’entrata al campus?-
-Io… io… cioè si. Si, non so dove andare… si nota?!- farfugliai, indicandomi con netto sarcasmo.
Avevo i capelli scompigliati, il trucco si era sciolto, quella valigia pesava da cani.
-Non si nota! Per carità- rispose lui, con una certa ironia che però risultò simpatica, infatti ridacchiai.
-Allora, dove devo andare?-
-Ti accompagno-
Lo seguii verso l’uscita, sussurrando un minuscolo “grazie”, e quando fummo nel giardino antistante la scuola, mi guardò con una punta di imbarazzo.
-Sono tremendo! Vuoi che ti aiuti con la valigia?-
Scossi la testa. –Siamo nel XXI secolo. Posso fare da sola-
-Se lo dici tu!-
Alzò le braccia in aria, in segno di resa, e mi strappò un altro sorriso.
-Chi è la tua coinquilina? Magari posso aiutarti meglio-
-Aspetta…- feci un secondo mente locale, poi risposi. –Lydia Martin-
Lui spalancò gli occhi. –Lydia? Oh ma è una mia amica, abbiamo fatto il liceo insieme… lei è.. è da questa parte-
Annuii, un po’ confusa, e gli fui dietro mentre aumentava vertiginosamente il passo.
Era stata una fortuna trovarlo, ed anche il fatto che conoscesse Lydia Martin era una buona cosa. Probabilmente il college non sarebbe stato pessimo quanto le superiori, forse, forse avrei avuto degli amici.
-Eccoci, questo è il suo appartamento-
-Oh io ti ringrazio, sei gentilissimo- dissi grata al ragazzo che nel frattempo aveva bussato al campanello.
-Arrivo!-
Una voce squillante rispose dall’altro lato della porta, e un attimo dopo una bella ragazza dai capelli rosso fragola era davanti ai nostri occhi.
-Oh. Scott, adesso fai l’accompagnatore?- disse rivolta al ragazzo al mio fianco, che si limitò a sorridere.
-Ciao Lydia Martin. Sono, sono…-
-Sei Dianne White. Ho ricevuto la tua mail, entra pure- rispose lei, arricciando le sue labbra fucsia in una smorfia simpatica.
-Okay, ti ringrazio- balbettai, guardando un ultima volta “l’accompagnatore”, poi la mia coinquilina chiuse la porta dietro di noi e mi sorrise.
-E così hai conosciuto McCall… interessante-
La guardai come se fossi un coniglietto alle prese con un leone. –Non so nemmeno come si chiama-
-Si chiama Scott McCall! Ma passiamo a te-
Annuii e posai all’entrata la valigia che mi aveva praticamente distrutto un braccio.
-Io sono Lydia , la tua coinquilina e vengo da Beacon Hills- 
-Piacere di conoscerti, io sono Dianne e vengo da…New York-
Mi guardò spalancando gli occhi. –Chia diamine ci fai qui!-
Roteai lo sguardo, quella ragazza non era normale. E per me era un complimento, quello. Cioè, le persone tra le righe, come me, non mi piacevano, le trovavo noiose.
-Ciò che voglio studiare si studia meglio in California. Scusa il gioco di parole-
-Capisco. E cos’è che studi?-
Mentre parlavamo, Lydia mi fece cenno con il dito di seguirla nella camera da letto, perfettamente arredata in glicine.
-Ingegneria informatica-
-Devi essere un genio!-
-Già…-
Si voltò per guardarmi, così le mostrai un bel sorriso. “Via il broncio!” dissi a me stessa, mentre mi avvicinavo al letto e mi ci sedevo sopra.
-Ascolta Dianne. Questo è il tuo letto, vicino alla finestra. L’altro è il mio. Li ho sistemati io con delle coperte glicine, ti dispiace?-
Scossi la testa. –Sono molto belli-
-Perfetto!- la rossa mi si avvicinò e posò una mano sulla mia spalla.
-Sei brava a cucinare?-
Scossi la testa. –Potrei… imparare-
-Okay siamo sulla stessa barca. Tu cosa studi?-
-Astrofisica.-
Spalancai la bocca. –Devi essere un genio anche tu-
-Esattamente- asserì, e poi ridacchiammo entrambe.
Probabilmente il college sarebbe davvero stata una bella esperienza, la mia coinquilina era una ragazza simpatica e piuttosto accogliente, non potevo lamentarmi. Inoltre, quella piccola casa, era già dieci volte più accogliente della mia villa nell’Upper East Side.
Lydia stava per uscire dalla camera, quando si fermò proprio sull’uscio della porta e mi guardò dritto negli occhi.
-Va a fare una doccia perché stasera si esce. Non voglio assolutamente  trovarti che dormi o cose del genere. Stasera ti mostro come funzionano le cose al college. In California.-
Quelle parole suonarono forti e decise, quasi minacciose, ma non ebbi il tempo di replicare che Lydia era già fuggita via.
  
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