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Autore: Alexandra e Mac    02/08/2014    4 recensioni
Il Passato e il Futuro si mescolano in questo racconto che conclude la trilogia iniziata con Giochi del Destino. Per tutti coloro che hanno amato i personaggi storici da noi inventati.
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Scritto nel Destino'
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Capitolo XXI

Nei dintorni



Andrew guidava rilassato, l'espressione concentrata. Almeno era ciò che immaginava osservandolo, poiché voltava di rado il capo verso di lei e gli occhi erano coperti da un paio di occhiali a specchio che lo rendevano misterioso. I jeans neri aderenti e la camicia in lino bianca con cui si era presentato quella mattina lo rendevano, invece, più sexy del solito. Lo aveva già visto indossare quelle camicie di tessuto impalpabile, quasi trasparente; a quanto sembrava lui le prediligeva a semplici t-shirt o magliette di altro genere. Le indossava di solito con le maniche arrotolate fino al gomito, però non gliene aveva mai vista una a maniche corte. Doveva essere una sua piccola mania. Nicole si scoprì divertita nel constatare come quel particolare avesse suscitato tanto la sua attenzione. Per il lavoro che svolgeva era avvezza ad osservare certi dettagli dell'abbigliamento, eppure non aveva mai provato tanto interesse per ciò che indossava un uomo.

La decapottabile, che Andrew aveva ritirato dal meccanico il giorno prima, era perfetta per quella splendida giornata di sole e l'abitacolo, avvolgente e confortevole, era studiato apposta per proteggere guidatore e passeggero dall'eccessiva aria dovuta alla guida sportiva del conducente; ciononostante il tessuto della camicia di Andrew, come del resto il foulard con cui si era avvolta la sua lunga chioma, sottostava a qualche sporadico capriccio del vento, sollevandosi e abbassandosi, così da rendere più intrigante lo scorcio di pelle maschile, che a tratti scopriva più di quanto i bottoni slacciati avrebbero concesso in condizioni normali.

Nicole si rese conto di posare lo sguardo su quel torace più spesso di quanto avrebbe voluto e questo non era affatto un bene. Non voleva sentirsi tanto attratta da lui, però era davvero difficile ignorare la sua sensualità: ogni giorno scopriva in Andrew un qualcosa che le rendeva sempre più difficile tenere a bada l'attrazione fisica, e non solo quella, che aveva provato per lui fin dal primo momento.

Aveva scoperto che lavorare con lui era davvero fantastico; probabilmente non sarebbe stato altrettanto entusiasmante essere la consulente storica del famoso scrittore: Alex Andrews, infatti, non avrebbe trascorso tanto tempo con lei e non l'avrebbe coinvolta tanto. Con più probabilità si sarebbe limitato a farle delle domande o a chiederle di preparare una relazione molto dettagliata che avrebbe letto tornato in America. Di certo non l'avrebbe coinvolta nel suo lavoro come invece stava facendo Andrew. Benché famoso per l'accuratezza nei particolari, qualità che denotava uno studio approfondito del contesto in cui si svolgevano i suoi romanzi, Mr. Andrews non avrebbe condiviso con lei idee e riflessioni come faceva il suo misterioso professore, di questo ne era pressoché certa,  perché scoprirsi tanto avrebbe significato svelare troppo di sé e questo avrebbe scalfito il mistero creato attorno alla sua immagine.

Andrew, invece, non correva alcun rischio nello svelarsi a qualcuno e a quanto sembrava non aveva difficoltà ad essere se stesso. Proprio quella mattina, all'alba, lo aveva scoperto di nuovo in piscina, questa volta coperto dal costume, uno slip azzurro che richiamava la sfumatura più chiara che a tratti assumevano i suoi occhi, specialmente in giornate luminose come quella.

Lo aveva osservato dal terrazzino della sua camera da letto per tutta l'ora e mezza in cui era stato in acqua mentre, assorta nella contemplazione, sbocconcellava nel più assoluto silenzio un croissant accompagnato da una tazza di tè fumante; alla fine era giunta alla conclusione che la performance acquatica alla quale aveva assistito quando lo aveva sorpreso in costume adamitico era poca cosa rispetto al suo allenamento quotidiano. Ed era sicura che Andrew nuotasse ogni mattina all'alba, poiché non era possibile che qualcuno percorresse tante vasche, con tanta potenza e al tempo stesso senza alcuno sforzo apparente, senza avere alle spalle un allenamento costante.

Aveva anche scoperto che il crawl era, per lui, lo stile con cui si riscaldava prima di affrontare la sessione di allenamento e quello con cui si rilassava dopo lo sforzo; lo stile che prediligeva, però, era il delfino, a quanto ne sapeva lei il più difficile e faticoso... anche se vedere Andrew nuotare per circa un'ora, una vasca dietro l'altra, non dava affatto l'impressione di assistere ad uno sforzo ma piuttosto all'espressione della potenza umana nella sua forma più armoniosa ed elegante.

Ritrovarselo mezz'ora dopo, vestito di tutto punto, rilassato e gentile come sempre e per di più con quel suo sorriso che le toglieva il fiato, era come essere catapultati all'improvviso da un mondo ad un altro. Andrew era un complesso insieme di dolcezza e intelligenza, forza e vitalità, sensualità e mistero: com'era possibile resistere ad un uomo simile?

Era così persa nei suoi pensieri, incantata ad osservarlo, che non si era neppure resa conto che lui aveva fermato e spento l'auto e si era voltato a guardarla a sua volta. Solo la sua mano che le sfiorava con delicatezza una guancia la riportò in sé.

"Credo che siamo arrivati..." sussurrò lui, quasi dispiaciuto di ricondurla alla realtà.

Lei si guardò attorno e riconobbe l'esterno della basilica cluniacense del Sacrè Coeur, a Paray-le-Monial, meta della loro gita.

Scesero dall'auto e s'incamminarono verso l'ingresso; prima di entrare Andrew le prese la mano e la strinse nella propria; benché turbata dall'intimità di quel gesto innocente, Nicole lo lasciò fare. Era rassegnata al fatto che quel giorno avrebbe avuto grandi difficoltà a fargli mantenere le distanze, come invece si era sforzata di fare in ogni momento da quando lo aveva conosciuto e in particolare da quando avevano iniziato a leggere assieme i diari, per resistere alla sottile opera di seduzione che lui aveva intrapreso: lievi sfioramenti che avrebbero potuto benissimo essere casuali ma che la turbavano oltre ogni comprensione e una sfacciata distribuzione dei suoi seducenti sorrisi, che la lasciavano ogni volta senza fiato.

Avrebbe dovuto odiarlo, per come la faceva sentire, lei che era ferma nella sua decisione di evitare qualsiasi coinvolgimento emotivo con un uomo; eppure era quasi certa che la sua opera di seduzione fosse più inconsapevole che voluta e, proprio per questo, ancora più intrigante.

Entrarono nella cattedrale mano nella mano; la chiesa, capolavoro dello stile romanico, era bellissima anche al suo interno, solenne e luminoso grazie alla tinta pastello di tonalità gialla. Andrew si guardò attorno, affascinato.

"Nel Medioevo l'interno di questa cattedrale, per la sua delicata eleganza, era anche conosciuto come la La Promenade des anges"  gli disse Nicole, felice che gli piacesse.

Quando lui aveva proposto una gita per prendersi una pausa dalle letture, era stata lei a scegliere la meta e aveva optato per la basilica di Paray-le-Monial per proseguire col racconto sulla famiglia dei suoi antenati: era infatti nel vicino monastero della visitazione che aveva vissuto la sua vita da religiosa la prima figlia dei suoi antenati, Jane Elizabeth.

"È davvero molto bella..." commentò Andrew.

"Vieni, proseguiamo" gli disse lei, guidandolo attraverso l'elegante deambulatorio, verso la cappella gotica del transetto e poi a vedere il coro. Salirono anche alla cappella alta del narcete, per cogliere la visione d'insieme dall'alto, e nel frattempo Nicole gli raccontava della vocazione, fin da quando era bambina, di Lady Jane Elizabeth, divenuta a 17 anni Suor Maria Elisabetta e vissuta nel convento fino alla sua morte.

"È il motivo per cui l'eredità dello Chateau di Cluny è passata a me" gli disse, mentre stavano uscendo dal Monastero della Visitazione, dopo aver visto la teca che contiene le spoglie mortali di Suor Margherita Maria Alacoque, la giovane religiosa del Monastero a cui, dal 1673 al 1675, apparve Gesù.

"Cosa intendi?" domandò Andrew, mentre riprendevano l'auto per trovare un luogo tranquillo, magari un po’ fuori dal centro, lungo le sponde del Bourbince, l'affluente dell'Arroux che attraversa la città, per gustare il pranzo al sacco che si erano portati dietro.

"Che sarebbe spettata ai discendenti di Lady Jane Elizabeth, se ne avesse avuti".

"Ma non c'erano due figli maschi, cui spettava per legge di ereditare?"

"Certo, ma il Duca fu un precursore dei tempi anche in materia di eredità: il Duca era di origine francese per parte di padre, dal quale aveva ereditato il titolo di Conte e le proprietà francesi; tuttavia un prozio per parte di madre, che non aveva avuto eredi, lo aveva designato come suo successore al titolo di Duca, pertanto si era trovato ad avere lui stesso due titoli nobiliari, per di più in due stati diversi".

"Accidenti... come dire? Chi troppo, chi niente!" osservò Andrew.

"È quello che pensava lui stesso, per questo decise che i due titoli non sarebbero andati ad un solo figlio, se ne avesse avuti più d'uno. Quindi, visto che al primogenito sarebbe spettato già il titolo di Duca e i possedimenti inglesi legati al titolo, ereditati dallo zio inglese, decise che al secondogenito, Nicholas Joseph, gemello di Jane Elizabeth, sarebbe spettato il titolo di Conte e l'eredità ad esso legata, ossia il castello e le proprietà francesi, ereditate dal padre".

"Invece?" domandò Andrew, incuriosito dalla faccenda.

"Per volontà della Regina Vittoria, anche il titolo di Lord Montagu, fratello della Duchessa, disperso durante la guerra di Crimea e dichiarato morto alcuni anni dopo, passò dapprima al Duca stesso e poi ai loro eredi, come riconoscimento per servizi svolti. Pare che i miei antenati, da soli e successivamente insieme, abbiano svolto ruoli diplomatici alle corti europee, per ordine della Regina Vittoria, e in qualche modo abbiano avuto a che fare anche con la corte asburgica... il tutto comunque resta un po’ un mistero".

"Magari proprio quel mistero celato nel diario scomparso" ipotizzò Andrew, pensieroso.

"Forse. Ad ogni modo il nuovo titolo e i relativi possedimenti andavano ad aggiungersi ai due titoli ed eredità già posseduti. A quel punto il Duca prese la decisione che il titolo di Conte e i possedimenti francesi sarebbero stati ereditati sempre e solo per linea femminile, facendo così di Lady Alexandra Nicole, l'unica femmina che avrebbe potuto ereditare - Jane Elizabeth aveva già intrapreso la strada della vocazione religiosa-  la prima Contessa del ramo della famiglia che avrebbe trasmesso titolo e possedimenti per diritto di nascita alle figlie femmine".

"E se non ne avesse avute?"

"Finora il problema pare non esservi mai stato; ad ogni modo il Duca, lungimirante qual era, aveva previsto anche questo: in caso di soli figli maschi il titolo sarebbe passato al secondogenito, ma con l'obbligo che tornasse alla linea femminile alla nascita della prima bambina".

"Quindi tu sei anche Contessa?"

"Dalla morte di mia madre io posseggo esclusivamente il titolo di Contessa... potrò essere chiamata Lady Sinclair, il mio reale cognome, perché sorella del Duca di Kesington, solo fino al mio matrimonio, poiché il titolo di duca è superiore a quello di conte; dopodiché manterrò il titolo di maggior grado rispetto all'eventuale titolo di mio marito... se mai ne avrò uno e se mai egli ne avrà uno. Una faccenda un po’ complicata" disse sorridendo.

"Quindi, se mai dovessi sposarmi, rimarresti solo con il titolo di Contessa?" ammiccò lui, divertito.

"Se dovesse accadere questa improbabile eventualità sì, rimarrei col titolo che ho in questo momento" rispose lei, con lo stesso tono scanzonato.

"Ma se non ti sposi e non hai figlie femmine, il tuo titolo e la tua eredità che fine faranno?" domandò di nuovo lui.

"Innanzi tutto non sono costretta a sposarmi, per avere una figlia. Nella linea di successione al titolo di Contessa è previsto solo il riconoscimento di un erede femmina; non specifica -forse di proposito- se legittima o illegittima".

"Wow, davvero un precursore dei tempi, il tuo antenato!"

"Già... e comunque, se non dovessi avere figli, ci sarebbe la figlia di mio fratello. Potrei designare lei come mia erede" disse Nicole, con un tono che ad Andrew sembrò quasi triste.

"Non mi sembra che la scelta di tua nipote ti piaccia granché".

"No, infatti. Però potrei sempre lasciar tutto ad un ospizio per gatti!" concluse divertita, volendo porre fine ad un argomento che preferiva non affrontare.

Andrew intuì il suo desiderio di cambiare discorso e quindi l’assecondò; tuttavia non riuscì ad impedirsi di pensare:

"Oppure trovarti un amante che ti regali, oltre a notti di passione, anche una bella bambina con i capelli neri e gli occhi del colore del cielo."

 

 

 

  
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