Capitolo XXI
Nei dintorni
Andrew
guidava rilassato, l'espressione concentrata.
Almeno era ciò che immaginava osservandolo, poiché voltava di rado il
capo
verso di lei e gli occhi erano coperti da un paio di occhiali a
specchio che lo
rendevano misterioso. I jeans neri aderenti e la camicia in lino bianca
con cui
si era presentato quella mattina lo rendevano, invece, più sexy del
solito. Lo
aveva già visto indossare quelle camicie di tessuto impalpabile, quasi
trasparente; a quanto sembrava lui le prediligeva a semplici t-shirt o
magliette di altro genere. Le indossava di solito con le maniche
arrotolate
fino al gomito, però non gliene aveva mai vista una a maniche corte.
Doveva
essere una sua piccola mania. Nicole si scoprì divertita nel constatare
come
quel particolare avesse suscitato tanto la sua attenzione. Per il
lavoro che
svolgeva era avvezza ad osservare certi dettagli dell'abbigliamento,
eppure non
aveva mai provato tanto interesse per ciò che indossava un uomo.
La
decapottabile, che Andrew aveva ritirato dal meccanico
il giorno prima, era perfetta per quella splendida giornata di sole e
l'abitacolo, avvolgente e confortevole, era studiato apposta per
proteggere
guidatore e passeggero dall'eccessiva aria dovuta alla guida sportiva
del
conducente; ciononostante il tessuto della camicia di Andrew, come del
resto il
foulard con cui si era avvolta la sua lunga chioma, sottostava a
qualche
sporadico capriccio del vento, sollevandosi e abbassandosi, così da
rendere più
intrigante lo scorcio di pelle maschile, che a tratti scopriva più di
quanto i
bottoni slacciati avrebbero concesso in condizioni normali.
Nicole si
rese conto di posare lo sguardo su quel torace
più spesso di quanto avrebbe voluto e questo non era affatto un bene.
Non
voleva sentirsi tanto attratta da lui, però era davvero difficile
ignorare la
sua sensualità: ogni giorno scopriva in Andrew un qualcosa che le
rendeva
sempre più difficile tenere a bada l'attrazione fisica, e non solo
quella, che
aveva provato per lui fin dal primo momento.
Aveva
scoperto che lavorare con lui era davvero
fantastico; probabilmente non sarebbe stato altrettanto entusiasmante
essere la
consulente storica del famoso scrittore: Alex Andrews, infatti, non
avrebbe
trascorso tanto tempo con lei e non l'avrebbe coinvolta tanto. Con più
probabilità
si sarebbe limitato a farle delle domande o a chiederle di preparare
una
relazione molto dettagliata che avrebbe letto tornato in America. Di
certo non
l'avrebbe coinvolta nel suo lavoro come invece stava facendo Andrew.
Benché
famoso per l'accuratezza nei particolari, qualità che denotava uno
studio
approfondito del contesto in cui si svolgevano i suoi romanzi, Mr.
Andrews non
avrebbe condiviso con lei idee e riflessioni come faceva il suo
misterioso
professore, di questo ne era pressoché certa,
perché scoprirsi tanto avrebbe significato svelare troppo
di sé e questo
avrebbe scalfito il mistero creato attorno alla sua immagine.
Andrew,
invece, non correva alcun rischio nello svelarsi a
qualcuno e a quanto sembrava non aveva difficoltà ad essere se stesso.
Proprio
quella mattina, all'alba, lo aveva scoperto di nuovo in piscina, questa
volta
coperto dal costume, uno slip azzurro che richiamava la sfumatura più
chiara
che a tratti assumevano i suoi occhi, specialmente in giornate luminose
come
quella.
Lo aveva
osservato dal terrazzino della sua camera da
letto per tutta l'ora e mezza in cui era stato in acqua mentre, assorta
nella
contemplazione, sbocconcellava nel più assoluto silenzio un croissant accompagnato da una tazza di
tè fumante; alla fine era giunta alla conclusione che la performance
acquatica alla quale aveva assistito quando lo aveva
sorpreso in costume adamitico era poca cosa rispetto al suo allenamento
quotidiano. Ed era sicura che Andrew nuotasse ogni mattina all'alba,
poiché non
era possibile che qualcuno percorresse tante vasche, con tanta potenza
e al
tempo stesso senza alcuno sforzo apparente, senza avere alle spalle un
allenamento costante.
Aveva anche
scoperto che il crawl era, per lui,
lo stile con
cui si riscaldava prima di affrontare la sessione di allenamento e
quello con
cui si rilassava dopo lo sforzo; lo stile che prediligeva, però, era il
delfino, a quanto ne sapeva lei il più difficile e faticoso... anche se
vedere
Andrew nuotare per circa un'ora, una vasca dietro l'altra, non dava
affatto
l'impressione di assistere ad uno sforzo ma piuttosto all'espressione
della
potenza umana nella sua forma più armoniosa ed elegante.
Ritrovarselo
mezz'ora dopo, vestito di tutto punto,
rilassato e gentile come sempre e per di più con quel suo sorriso che
le
toglieva il fiato, era come essere catapultati all'improvviso da un
mondo ad un
altro. Andrew era un complesso insieme di dolcezza e intelligenza,
forza e
vitalità, sensualità e mistero: com'era possibile resistere ad un uomo
simile?
Era così
persa nei suoi pensieri, incantata ad osservarlo,
che non si era neppure resa conto che lui aveva fermato e spento l'auto
e si
era voltato a guardarla a sua volta. Solo la sua mano che le sfiorava
con
delicatezza una guancia la riportò in sé.
"Credo che
siamo arrivati..." sussurrò lui,
quasi dispiaciuto di ricondurla alla realtà.
Lei si guardò
attorno e riconobbe l'esterno della basilica
cluniacense del Sacrè Coeur, a
Paray-le-Monial, meta della loro gita.
Scesero
dall'auto e s'incamminarono verso l'ingresso;
prima di entrare Andrew le prese la mano e la strinse nella propria;
benché
turbata dall'intimità di quel gesto innocente, Nicole lo lasciò fare.
Era
rassegnata al fatto che quel giorno avrebbe avuto grandi difficoltà a
fargli
mantenere le distanze, come invece si era sforzata di fare in ogni
momento da
quando lo aveva conosciuto e in particolare da quando avevano iniziato
a
leggere assieme i diari, per resistere alla sottile opera di seduzione
che lui
aveva intrapreso: lievi sfioramenti che avrebbero potuto benissimo
essere
casuali ma che la turbavano oltre ogni comprensione e una sfacciata
distribuzione dei suoi seducenti sorrisi, che la lasciavano ogni volta
senza
fiato.
Avrebbe
dovuto odiarlo, per come la faceva sentire, lei
che era ferma nella sua decisione di evitare qualsiasi coinvolgimento
emotivo
con un uomo; eppure era quasi certa che la sua opera di seduzione fosse
più
inconsapevole che voluta e, proprio per questo, ancora più intrigante.
Entrarono
nella cattedrale mano nella mano; la chiesa,
capolavoro dello stile romanico, era bellissima anche al suo interno,
solenne e
luminoso grazie alla tinta pastello di tonalità gialla. Andrew si
guardò
attorno, affascinato.
"Nel Medioevo
l'interno di questa cattedrale, per la
sua delicata eleganza, era anche conosciuto come
Quando lui
aveva proposto una gita per prendersi una pausa
dalle letture, era stata lei a scegliere la meta e aveva optato per la
basilica
di Paray-le-Monial per proseguire col racconto sulla famiglia dei suoi
antenati: era infatti nel vicino monastero della visitazione che aveva
vissuto
la sua vita da religiosa la prima figlia dei suoi antenati, Jane
Elizabeth.
"È davvero
molto bella..." commentò Andrew.
"Vieni,
proseguiamo" gli disse lei, guidandolo
attraverso l'elegante deambulatorio, verso la cappella gotica del
transetto e
poi a vedere il coro. Salirono anche alla cappella alta del narcete,
per
cogliere la visione d'insieme dall'alto, e nel frattempo Nicole gli
raccontava
della vocazione, fin da quando era bambina, di Lady Jane Elizabeth,
divenuta a
17 anni Suor Maria Elisabetta e vissuta nel convento fino alla sua
morte.
"È il motivo
per cui l'eredità dello Chateau di
Cluny è passata a me"
gli disse, mentre stavano uscendo dal Monastero della Visitazione, dopo
aver
visto la teca che contiene le spoglie mortali di Suor Margherita Maria
Alacoque, la giovane religiosa del Monastero a cui, dal 1673 al 1675,
apparve
Gesù.
"Cosa
intendi?" domandò Andrew, mentre
riprendevano l'auto per trovare un luogo tranquillo, magari un po’
fuori dal
centro, lungo le sponde del Bourbince, l'affluente dell'Arroux che
attraversa
la città, per gustare il pranzo al sacco che si erano portati dietro.
"Che sarebbe
spettata ai discendenti di Lady Jane Elizabeth,
se ne avesse avuti".
"Ma non
c'erano due figli maschi, cui spettava per
legge di ereditare?"
"Certo, ma il
Duca fu un precursore dei tempi anche
in materia di eredità: il Duca era di origine francese per parte di
padre, dal
quale aveva ereditato il titolo di Conte e le proprietà francesi;
tuttavia un
prozio per parte di madre, che non aveva avuto eredi, lo aveva
designato come
suo successore al titolo di Duca, pertanto si era trovato ad avere lui
stesso due
titoli nobiliari, per di più in due stati diversi".
"Accidenti...
come dire? Chi troppo, chi
niente!" osservò Andrew.
"È quello che
pensava lui stesso, per questo decise
che i due titoli non sarebbero andati ad un solo figlio, se ne avesse
avuti più
d'uno. Quindi, visto che al primogenito sarebbe spettato già il titolo
di Duca
e i possedimenti inglesi legati al titolo, ereditati dallo zio inglese,
decise
che al secondogenito, Nicholas Joseph, gemello di Jane Elizabeth,
sarebbe
spettato il titolo di Conte e l'eredità ad esso legata, ossia il
castello e le
proprietà francesi, ereditate dal padre".
"Invece?"
domandò Andrew, incuriosito dalla
faccenda.
"Per volontà
della Regina Vittoria, anche il titolo
di Lord Montagu, fratello della Duchessa, disperso durante la guerra di
Crimea
e dichiarato morto alcuni anni dopo, passò dapprima al Duca stesso e
poi ai
loro eredi, come riconoscimento per servizi svolti. Pare che i miei
antenati,
da soli e successivamente insieme, abbiano svolto ruoli diplomatici
alle corti
europee, per ordine della Regina Vittoria, e in qualche modo abbiano
avuto a che fare anche con la corte asburgica... il tutto comunque
resta un po’ un
mistero".
"Magari
proprio quel mistero celato nel diario
scomparso" ipotizzò Andrew, pensieroso.
"Forse. Ad
ogni modo il nuovo titolo e i relativi
possedimenti andavano ad aggiungersi ai due titoli ed eredità già
posseduti. A
quel punto il Duca prese la decisione che il titolo di Conte e i
possedimenti
francesi sarebbero stati ereditati sempre e solo per linea femminile,
facendo
così di Lady Alexandra Nicole, l'unica femmina che avrebbe potuto
ereditare -
Jane Elizabeth aveva già intrapreso la strada della vocazione religiosa- la prima Contessa del ramo
della famiglia che
avrebbe trasmesso titolo e possedimenti per diritto di nascita alle
figlie
femmine".
"E se non ne
avesse avute?"
"Finora il
problema pare non esservi mai stato; ad
ogni modo il Duca, lungimirante qual era, aveva previsto anche questo:
in caso
di soli figli maschi il titolo sarebbe passato al secondogenito, ma con
l'obbligo che tornasse alla linea femminile alla nascita della prima
bambina".
"Quindi tu
sei anche Contessa?"
"Dalla morte
di mia madre io posseggo esclusivamente
il titolo di Contessa... potrò essere chiamata Lady Sinclair, il mio
reale
cognome, perché sorella del Duca di Kesington, solo fino al mio
matrimonio,
poiché il titolo di duca è superiore a quello di conte; dopodiché
manterrò il
titolo di maggior grado rispetto all'eventuale titolo di mio marito...
se mai
ne avrò uno e se mai egli ne avrà uno. Una faccenda un po’ complicata"
disse sorridendo.
"Quindi, se
mai dovessi sposarmi, rimarresti solo con
il titolo di Contessa?" ammiccò lui, divertito.
"Se dovesse
accadere questa improbabile eventualità
sì, rimarrei col titolo che ho in questo momento" rispose lei, con lo
stesso tono scanzonato.
"Ma se non ti
sposi e non hai figlie femmine, il tuo
titolo e la tua eredità che fine faranno?" domandò di nuovo lui.
"Innanzi
tutto non sono costretta a sposarmi, per
avere una figlia. Nella linea di successione al titolo di Contessa è
previsto
solo il riconoscimento di un erede femmina; non specifica -forse di
proposito-
se legittima o illegittima".
"Wow, davvero
un precursore dei tempi, il tuo
antenato!"
"Già... e
comunque, se non dovessi avere figli, ci
sarebbe la figlia di mio fratello. Potrei designare lei come mia erede"
disse Nicole, con un tono che ad Andrew sembrò quasi triste.
"Non mi
sembra che la scelta di tua nipote ti piaccia
granché".
"No, infatti.
Però potrei sempre lasciar tutto ad un
ospizio per gatti!" concluse divertita, volendo porre fine ad un
argomento
che preferiva non affrontare.
Andrew intuì
il suo desiderio di cambiare discorso e
quindi l’assecondò; tuttavia non riuscì ad impedirsi di pensare:
"Oppure
trovarti un amante che ti regali, oltre a notti di passione, anche una
bella
bambina con i capelli neri e gli occhi del colore del cielo."