Anime & Manga > Lupin III
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Autore: ThiefOfVoid    02/08/2014    3 recensioni
"Cinque giorni di coma e due arresti cardiaci più tardi mi risvegliai e il mio caro zio, arrivato alla velocità della luce da Tokyo per starmi vicino, mi convinse in qualche strana maniera a lasciare la mia brillante carriera da diagnosta per arruolarmi nell’Interpol. Tre mesi dopo essere stata dimessa lasciai il camice bianco per una divisa. [...] Ho le idee chiare, devo e voglio lasciare l'Interpol"
Un'hacker alle prese con la sua prima missione sotto copertura per conto dell'ICPO. Saprà rimanere distaccata o si lascerà trasportare?
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jigen Daisuke, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bisogna dire che il nostro primo incontro non è esattamente consueto. Abbiamo parlato di questo fino ad adesso. Uno dei migliori ricordi che ho di quel giorno è la faccia che ha fatto quando ha avuto a che fare con la mia normalità.

“Come va il braccio?”

“Bene, è solo un leggero fastidio”

“Bhe, almeno non ti si è riaperta la ferita…scusa se non mi sono accorta di quel tipo”

“Non ti devi scusare, per te questo e altro” si prende poi un momento di pausa, come se stesse cercando confessare qualcosa di cui non vorrebbe nemmeno parlare
“Ti amo”

Mi scosta il ciuffo dall’occhio destro e fa per avvicinarsi, ma Goemon compare così, all'improvviso. Diciamo che all’inizio mi irrigidisco un poco, ma non molto…sembro semplicemente un baccalà. E se devo essere sincera ho la mano pronta a impugnare la pistola.
“Sono stato uno sciocco. So di aver sbagliato e che se non mi aveste fermato avrei fatto una cosa che non solo avrebbe distrutto tutti i miei principi, ma anche la mia anima. Spero che mi perdonerete. Sappi che ora ti sostengo per entrare a far parte di questo gruppo”

Mi ci vogliono un paio di secondi prima che la rigidità mi abbandoni. Mi rendo conto che le sue scuse sono sincere, e forse sono stata un po' troppo afrettata con il mio giudizio. Credo di aver fatto male a pensare che non ci si potesse fidare di lui. “Sta tranquillo amico ti perdono…ma spiegami una cosa…perché tu e Lupin dovete sempre avere qualcosa da dire nei momenti meno opportuni!?”

“Ho interrotto qualcosa?”

“No guarda…era semplicemente un momento perfetto, perfetto sia per ciò che veniva detto e sia per l’atmosfera e la compagnia…lasciamo stare”

“Non era mia intenzione…forse potevo dirvelo prima”

“Cosa vuoi dire con prima? Vuoi dire che eri qui da un po’ e che magari hai sentito che razza di problemi mentali ho!? Fantastico…sai, dovrai abituartici”

Ok, forse è il caso che io mi calmi. Comunque non mi aspettavo delle scuse sincere da lui…meglio così, nient tensioni, niente problemi, per farla breve non ho compromesso l'integrità del gruppo...Visto che ancora non siamo contenti andiamo a bere qualcosa nel nostro locale preferito, il Jazz Club di Time Square. Già, casualmente il mio locale preferito è anche il suo locale preferito. Dopo tanti anni che vengo qui ancora non ho imparato a giocare a biliardo. Facciamo una partita…e dire che mi straccia è dire poco. Faccio letteralmente schifo a biliardo, sono una causa persa. Qui ci conoscono praticamente tutti, e fortunatamente vedendo che facciamo parte di gruppi completamente diversi non fanno commenti del tipo ‘Come mai un’agente dell’Interpol frequenta un ex tiratore della malavita di New York?’ …e se dovesse accadere giuro che tiro giù i santi. Non deve scoprire da qualcun'altro che lavoro per l'Interpol, devo essere io a dirglielo al momento giusto e nel modo giusto, sperando che la prenda bene. E' esattamente questa la mia paura più grande, che cosa potrei fare se la prendesse male anche se sarò stata io a dirglielo? Per i miei gusti è già troppo che sappiano che sono la nipote di Zenigata senza che l'abbia detto io. Ci prendiamo uno scotch doppio e spariamo cazzate per un po’. Poi per noia cito alcune delle mie figure del cavolo, la lista è quasi infinita. Fra un po’ rischio di farne una al giorno. Beve l’ultimo sorso del suo scotch, come per darsi animo o coraggio, stessa cosa.

“Ti amo”

Per poco non lascio andare il bicchiere…o per poco non stramazzo a terra. Prima non ho fatto tempo a reagire o a prestare perfettamente attenzione al suo tono di voce. Ora che ci faccio caso ho il cuore in gola. Devo dare una risposta, insomma…non posso starmene semplicemente qui ferma aspettando che mi venga un fottutissimo infarto “Io…anche io, credo…però dopo tre giorni scarsi…non mi sembra il caso di…”

Non mi lascia finire la frase, mi bacia all’improvviso. Per un momento rimango parecchio rigida e con gli occhi spalancati…ma infondo è quello che speravo. Lascio che la tensione abbandoni il mio corpo e mi lascio trasportare (ovviamente nel limite della decenza). Andiamo avanti parecchio e andremmo avanti ancora, se non fosse per una battuta del barista che ha attirato l’attenzione di tutti, anche delle persone sbagliate. Scopro solo ora che mio zio è qui, e se il barista non avesse fatto quella battuta forse non si sarebbe neanche accorto di noi. E’ a dir poco incazzato…ops. “Zio, non è come credi…posso spiegare” e intanto mando giù l’ultimo sorso di scotch

“Tu, piccola ingrata! Ti ho cresciuta, ti ho dato dei principi e tu che fai!? Baci un avanzo di galera che molto probabilmente bacia donne che si vedono ogni notte! Ora tu torni a casa tua e quello lo butto in prigione…se ti vedesse tuo padre!”

“Primo, ha un nome, e sai bene quanto me che è Jigen. Secondo, lascia stare papà, sai benissimo come la pensava. Terzo, scusami tanto, ma la tua dolce nipotina è cresciuta in fretta, e sa badare a se stessa da quando aveva quindici anni” detto questo gli do una spallata che lo fa cadere vicino al tavolo da biliardo. Usciamo più in fretta che possiamo, cercando di lasciare il maggior distacco possibile da Zazà.“Vai a prendere la macchina, penso io a trattenerlo”

Fortunatamente mi rendo conto che ha lanciato le sue solite manette con chissà quanti metri di filo di titanio o quello che è, così sparo e devio il loro percorso ad un palo vicino a lui “Ora capisco perché non fai rapporto, perché non rispondi alle chiamate e perché spari ai tuoi colleghi”

“Jigen non è come credi…nessuno di loro è come credi. E poi non è niente di serio, è una cosa così tanto per”

“Ti si legge in faccia che non è così…credevo che sapessi sceglierti meglio le compagnie”

“Senti chi parla, quello che mi ha consigliato di uscire con un bastardo che mi ha tradito praticamente dal primo momento! Notizia dell’ultima ora: Jigen non lo farebbe mai”

“Cosa te lo fa pensare? E’ un criminale come altri, è improbabile che abbia dei principi. E lo sai che è il figlio dell’assassino di tuo padre?”

“E tu lo sai che non è stato suo padre ad ucciderlo, ma un messicano!? Tu lo sai che più continui a giudicarlo e più dici che non ha principi e più mi avvicino ad odiarti!? Tu non sai niente…”

“Ti rendi conto che ti sei innamorata di un assassino!? Ti farai ammazzare”

Cerco di recuperare un po’ di calma e poi gli dimostro quanto si sbaglia “Lo sai perché ha il braccio fasciato? Bhe, nel giro di un paio di giorni circa mi ha salvato la vita due volte. Se fosse davvero ciò che dici mi avrebbe già uccisa o avrebbe cercato di farlo quando hai urlato a tutto il mondo che sono tua nipote”

Finalmente si rende conto che ho ragione sul suo conto, si forma un’espressione contrariata sul suo viso, come se gli facesse schifo avere torto. Ma nonostante questo cerca di continuare ad usarmi per raggiungere i suoi scopi, fregandosene di come sto “Ok, hai sbagliato, ma puoi rimediare dicendomi dov’è il loro nascondiglio…se li arrestiamo verremo ricordati dal mondo intero, diventeremo dei miti per i nuovi agenti dell’Interpol”

“Sai che ti dico? Scordatelo. Non posso credere che tu non abbia capito niente di quello che i nonni hanno voluto trasmetterci. Gli affetti sono più importanti dei soldi, della fama e a volte anche della legge. Io e papà lo abbiamo capito, a quanto pare tu no”

Grazie al cielo sento il rombo del motore che si fa sempre più vicino. Salto in macchhina con un’agilità insolita per me. Mi giro verso mio zio, non sta nemmeno tentando di inseguirci, avrà capito la lezione? No, è improbabile. Quando arriviamo al rifugio controllo il cellulare e in segreteria mi trovo un suo messaggio, che decido di ascoltare, sotto lo sguardo attento dei ragazzi.

“Alexis Zenigata! Quell’uomo è pericoloso! Ti ha costretta a baciarlo!? Che mascalzone! Giuro che se lo trovo…chiamami ORA altrimenti rastrello new York persino con i segugi per trovarti!”

“Vi siete baciati!? Questo non ce lo avevate detto”

“Sta zitto Lupin, non è questa la cosa importante”

“Già, la cosa importante è che ho un idiota come zio…comunque no, non è vero che ci siamo baciati”

Spengo il cellulare e tolgo la SIM. Esco un attimo, la tiro verso l’alto e sparo alla schedina. Al posto di quella vecchia ne inserisco una che ho creato sotto falso nome, mio zio non conosce questo numero. Ora solo le persone più fidate possono rimanere in contatto con me. Sto malissimo, non si era mai comportato così. Ha sempre cercato di fare attenzione a come mi sentissi e nei momenti difficili ha sempre cercato di aiutarmi con discrezione, senza risultare opressivo. Speravo che ciò che mi sta succedendo ora non lo avrebbe sconvolto così tanto...insomma, è già successa una cosa del genere in famiglia, ne più ne meno. Mi lascio cadere esasperata sulla stessa poltrona a sacco di oggi. Voglio isolarmi, almeno per un momento. Prendo l'MP3 e alzo il volume al massimo. Mi ascolto 45 degli Shinedown almeno per tre volte, tentando di sfogare la rabbia. In these times of doing what you're told Keep these feelings, no one knows [...] What ever happened to the young man's heart Swallowed by pain, as he slowly fell apart...adesso spiegatemi perché queste parti della canzone mi sembrano perfette per il passato di Jigen. So davvero poco, eppure, senza sapere come, sto mettendo insieme i pezzi, intuendo qualcosa in più momento dopo momento. Credo che se mio zio sapesse e intuisse ciò che so e intuisco io la smetterebbe di parlare a vanvera, ma gli sbatterò in faccia la realtà solo quando saprò tutto o quasi. Ora che sono calma devio completamente i miei pensieri. Il passato di Jigen, che praticamente nessuno conosce, mi intriga così tanto...una parte di me vorrebbe sapere, ma l'altra parte di me ha paura di farlo. 

Ormai ci siamo, è il giorno del mio debutto. Dopo una settimana di attesa a mezzanotte entreremo in casa di Gavez e ruberemo il suo tesoro: 3 uova fabergè d’oro incastonate di diamanti purissimi e pressoché unici. Tutte e tre messe insieme hanno un valore di un milione di dollari. Jigen mi ha parlato anche di un orologio d’oro di cui però Lupin non ha fatto parola, credo ci sia una questione personale dietro a tutto questo. Infatti c’era qualcosa di strano nella sua voce mentre mi diceva dov’è la cassaforte: nello studio di Gavez, dove quel bastardo passa praticamente tutta la sua vita scortato dalla sua guardia del corpo, Shade. Un luogo molto sicuro insomma. Comunque…questa settimana siamo sembrati più due migliori amici che…diciamo due persone con interesse reciproco. Infatti Lupin ha fatto battute tipo ‘non nascondete il fatto che siete una coppia felice, non vi giudicheremo’. Uno di questi giorni eravamo con Lupin in giro per la città, chiarendo gli ultimi passaggi del colpo. Come una cretina stavo camminando su un muretto alto e avevo le scarpe coi tacchi, e se metti insieme questi due elementi con l’equilibrio da dugongo la caduta è assicurata. Per poco non mi slogo una caviglia, se non sono caduta del tutto è solo grazie a Jigen. Avete presente quelle prese in braccio al volo a modi principessa? Ecco, questo è ciò che è accaduto. Lascio a voi immaginare le insinuazioni di Lupin. Anche se stavo morendo e le cavolate di quel idiota mi stavano dando sui nervi non volevo scendere…stavo bene così. Già, mio zio aveva ragione, mi sono lasciata coinvolgere. Detesto il fatto che non l’abbia presa bene, visto che è esattamente ciò che è successo al nonno. Era un ispettore dell’ICPO, ed era di Tokyo, Incontrò mia nonna in un’operazione in America. Lei ai tempi era una famosa ladra, e mio nonno dovette fingere di voler collaborare con lei per poi arrestarla al momento giusto, ma così non è stato. Dopo un anno lei si è costituita, ha dato i soldi al nonno per pagare la cauzione e poi sono partiti per Tokyo, dopo non molto tempo si sono sposati. I nonni hanno sempre insegnato a papà, allo zio Koichi e a me che c’è qualcosa di più importante della carriera o di ciò che la gente di solito pensa, ci hanno sempre insegnato che le persone e la famiglia sono più importanti di tutto questo. Mio zio forse non l’ha capito. E’ per questo che ho sofferto così tanto per la morte del nonno, ed è per questo che mi manca così tanto la nonna, hanno contribuito a rendermi una persona migliore. Senza di loro sarei molto più insopportabile rispetto ad ora. Lo zio è praticamente scandalizzato perché mi sta succedendo la stessa cosa che è successa al nonno, giudica Jigen invece di chiedersi se sono felice. E poi credevo che sapesse che tutti loro hanno dei principi, visto che più di una volta gli hanno salvato la vita. La nonna invece apprezzerebbe tutto questo, e anche papà. Spesso di Jigen dicono che sia un assassino, ok, ha dovuto uccidere, ma perché obbligato. So che Gavez lo ha reclutato da giovanissimo, aveva diciassette anni, ma non sono riuscita a scoprire di più su di lui negli archivi dell’Interpol. Qualcosa mi dice che non ha cominciato a lavorare nell’ambiente della malavita per sua volontà. Anche se sono arrabbiata non avrei mai voluto che questo accadesse, sono pur sempre anni che lo zio mi fa da padre. Mi ha insegnato a sparare, mi ha aiutato a gestire il mio pessimo carattere e il dolore per la perdita di papà…è pur sempre una di quelle poche persone per cui ucciderei se fosse necessario. Ma deve comunque capire che ha sbagliato a giudicare così pesantemente Jigen, anche se sono anni che insegue lui, Lupin e Goemon non significa che li conosca bene. Ma parliamo d’altro prima che mi demoralizzi. Io e Jigen entreremo dall’ala est, dove c’è lo studio di Gavez. Lupin e Goemon invece entreranno dall’ala nord, dove Gavez tiene i fabergè. Ci sarà una riunione nello studio, fra Gavez e i capi mafia suoi alleati. Sarà pieno di sicari di vario calibro per tutta la villa. Ovviamente l’ala est è la più sorvegliata visto che è qui che si terrà la riunione. Ho sentito anche dire che ci sia una sorveglianza audio-video protetta con trucchi personalizzati, creati appositamente da un altro hacker, se non conosco il suo progetto non posso neutralizzarlo. Il problema di questo colpo sta tutto nel fatto che potrei trovarmi davanti l’assassino non materiale di mio padre. La mia razionalità, più bastarda e fredda, mi dice che devo solo tramortirlo e poi lasciare che sia la giustizia degli Stati Uniti ad occuparsi di lui. Il mio istinto invece è più portato ad una vendetta con spargimento di sangue, il suo ovviamente. Ho sinceramente paura che appena avrò l’occasione di sparargli sarà proprio l’istinto omicida a prendere il sopravvento. Comunque vada, prima di lasciarlo al suo destino, gli estorcerò informazioni sul caso di mio padre, e mi farò dire il nome di quel hijo de puta messicano. Ci dirigiamo verso la megavilla di Gavez con la 500. Mi sembra un mezzo inappropriato…a meno che Lupin non abbia fatto truccare motore e sospensioni anche alla 500. Quando arriviamo scavalchiamo la recinzione senza problemi, la sorveglianza esterna è pressoché inesistente ed inefficiente. Entriamo da una finestra che dà sul corridoio. E’ pieno di gente simpaticissima con pistole, coltelli e mitra, sono troppi e se ci mettessimo a sparare attrarremmo troppo l’attenzione. Non ci rimane che usare la bomba soporifera, anche se avremmo preferito tenerla da parte per dopo. Entriamo nell’immenso studio, a questo punto mi viene da pensare che sia anche una sala riunioni. Saranno sette capi mafia intorno ad un solo raccapricciante tavolo, pieno di foto di gente che vogliono uccidere…la cosa inquietante è che fra quei volti c’è anche quello di Jigen, il mio e forse anche quello di mio zio. A quanto pare Gavez vuole eliminare tutta la mia famiglia. Qualcosa mi dice che saranno qui a momenti e non sappiamo nemmeno dov’è la cassaforte, anche lo schema della stanza era protetto con metodi personalizzati nati dal progetto di un singolo hacker. Non è esposta, così dobbiamo lasciare che la nostra mente si ingegni. Dopo una ricerca estenuante riusciamo a trovarla e a scassinarla, ma proprio mentre ce ne stiamo andando una ventina di sicari, giudati da Shade e Gavez, entrano con un aria per niente amichevole. Ordinano ai nostri ‘amici’ armati di mitra di spararci. Evitiamo ogni colpo e disarmiamo ognuno di loro. Non so come sia possibile, ma Shade riesce a spararmi alla spalla destra. Quattro di loro non si arrendono, così devo sparargli di nuovo. Quei quattro contraccolpi mi hanno creato un dolore bestiale, che non riesco a gestire. Per me rimane così forte che mi rincoglionisce a tal punto che non riesco ad evitare la presa di Gavez. Ho la sua pistola puntata alla tempia.

“Bene caro amico, pensavo che dopo tutti questi anni ormai la tua anima mi appartenesse. Bhe, non importa. In compenso posso punirti per il tuo tradimento. Quanto può vivere una persona pensando che la sua anima gemella è morta a causa sua?” Mi chiedo come faccia a sapere di noi. Il nervosismo di Jigen è più che percettibile, ma riesce comunque a gestirlo. Svuota il caricatore dai bossoli, ma quando sta per ricaricare Gavez rincara la dose e da un po’ più di forza sulla pistola “Se carichi la tua pistola ciò che l’unica donna che mai ti accetterà per quello che sei ha nella testa andrà a sporcare la tua bella camicia bianca. A te la scelta Jigen” 

Lascia sia la pistola che le munizioni. Ora ho capito ciò che anche quest’assassino bastardo ha capito: sono il punto debole di Jigen. La paura che ho addosso in questo istante non è tanto per me, è per Jigen. Gavez ha ordinato a Shade di stare pronto a sparargli. Siccome è un povero idiota si sta mettendo a fargli discorsi sul fatto che non avrebbe dovuto tradirlo e cose così. Questo mi dà il tempo di approfittarmi di un momento di distrazione generale per prendere la pistola e sparargli gli ultimi due colpi che ho nel caricatore nel polmone. Ha addosso un giubbotto antiproiettile un po’ scadente, forse non morirà, ma almeno l’ho colpito. Ormai sto per svenire. Cado in avanti, quasi incosciente. I due ennesimi contraccolpi hanno fatto ricominciare l’emoraggia che ormai si era arrestata. Shade sta imprecando per la ferita al braccio che Jigen gli ha appena aperto colpendolo di striscio. Lupin e Goemon sono qui e cercano di capire se sono sveglia, do un segno di vita imprecando a mia volta per il dolore. Tento di rialzarmi, ma il sangue che continua a fluirmi dal braccio mi ha indebolita a tal punto che non riesco nemmeno ad uscire di qui con le mie gambe. Jigen mi prende in braccio e mi porta fuori da questo inferno mentre Lupin e Goemon ci coprono. Uso i miei ultimi momenti di coscienza per convincere i ragazzi a non portarmi all’ospedale.

“Non voglio che ci arrestino per colpa mia”

“Hai una pallottola nella spalla e sanguini parecchio, dovresti renderti conto da sola che…”

“Ho detto niente ospedale, insomma…mi hai detto che sai rimuovere una pallottola, allora fallo”

Non è molto comodo stare sdraiati in una 500, dalla vita in su sono sostenuta da Jigen, quello che dovrebbe essere il mio posto è occupato dalle mie gambe che non riesco nemmeno a tenere completamente stese. Forse sono stata un po’ dura con lui, ma se mi portano in ospedale mio zio mi farà togliere il caso e cercherà di arrestare Jigen e Lupin per primi. Lo so, se la cavano benissimo, ma preferisco non rischiare, e poi mio zio non solo mi farebbe togliere il caso, ma mi impedirebbe di raggiungerli di nuovo…con ogni mezzo possibile. Mi perdo a guardare le luci della città, che pian piano sbiadiscono mentre l’incoscienza guadagna gradualmente terreno. 

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Angolo autrice

Forse per un po' il mio stile potrebbe sembrarvi distorto. Queste sono le parti che ho scritto al mare, con difficoltà, ma ok. Non era previsto che continuassi la storia mentre ero in vacanza, ma sono stata presa da una specie di crisi d'astinenza e l'ispirazione si è presa possesso del mio cervello, così all'improvviso e senza un motivo apparente. Comunque sto editando un po' prima di pubblicare, così da ripristinare al meglio quello che è il mio solito stile. Spero che vi possa piacere anche questo capitolo che forse è leggermente più breve degli altri ma...lo ammetto, non sapevo come chiudere se l'avessi fatto più lungo.
  
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