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Autore: _marty    02/08/2014    7 recensioni
Eric e Claire si incontrano dopo tre anni. Hanno tanto da dirsi, da raccontarsi ma si parlano sempre allo stesso modo con parole strozzate, omesse, mai dette a fare da sfondo. Tre anni passati a dimenticarsi, a non parlarsi, a superare tutto quel tempo in cui si erano amati ed appartenuti in silenzio. Tre anni passati ma senza che qualcosa fosse realmente cambiata.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Scolastico, Universitario
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Capitolo 3
3 anni prima
 


*I protagonisti del capitolo sono Eric e Claire, i loro POV si alterneranno.
Il nome in grassetto all’inizio del paragrafo cambia il punto di vista.*





Eric si era svegliato presto, spalancando gli occhi alle sei e mezza quando avrebbe potuto dormire anche un’altra mezz’ora. Gli si era attanagliata una paura allo stomaco, che sapeva essere irrazionale, ma che percepiva come un sesto senso: aveva paura di perdere Claire.
Si alzò dal letto, ancora con quella sensazione, e provò a concentrarsi su altro. Il compito di matematica era alla prima ora, quindi aveva tutto il tempo per ripassare e distrarre la sua mente. Bloccò quel pensiero sul nascere. Era inutile riguardare gli esercizi quando continuava a sentire quella morsa allo stomaco. Sospirò e si buttò nuovamente a letto, sapendo che non sarebbe riuscito a dormire, ma quantomeno a riposarsi un altro po’. Allungò la mano verso il comodino, cercò stancamente il cellulare e lo accese, aspettando rigorosamente due minuti come ogni mattina. Certe volte temeva che non si accendesse più, però con il giusto movimento, la mano destra che andava a colpire lo sportellino anteriore della batteria, riusciva sempre a vederlo illuminare. Lo tenne ancora in mano, appoggiando le braccia sul letto, e poi sentì vibrare. Aveva ricevuto un messaggio da Amy.
Dopo il compito di matematica, mi offri la colazione?”
Ad Eric bastò leggere quel messaggio per svegliarsi completamente. Aveva sbattuto le palpebre più volte, a tratti incredulo, ma nulla modificava ciò che c’era scritto. La ragazza stava davvero facendo sul serio. Doveva necessariamente offrirle qualcosa e quella colazione implicava solo loro due e non gli altri. Sospirò così da rimescolare le idee, senza ottenere niente di soddisfacente. Era costretto a passare la ricreazione con lei e poi mettere un punto a quella situazione. Però cosa avrebbe dovuto dirle? Forse qualcosa come “Scusa, Amy, ma questa colazione salda un debito. Non è un appuntamento.”? Era scortese da dire. D’altro canto non poteva nemmeno essere sicuro che lei concepisse la colazione senza secondi fini. Se Claire non glielo avesse detto non avrebbe mai saputo che Amy si era invaghita di lui. Decise che avrebbe ignorato il messaggio, con la solita scusa che non gli era arrivato, così da prendersi tempo e decidere cosa fare sul momento. Prese una boccata di ossigeno e chiuse gli occhi. Aveva letto da qualche parte che era un metodo efficace per rilassarsi, però sentiva ancora quella paura. Non ebbe il tempo di rimuginarci sopra ché sentì la sveglia suonare. Ringraziò quel suono che in altre circostanze avrebbe odiato e diede il via a quella giornata.



Claire era entrata a scuola nell’esatto momento in cui la campana aveva iniziato a suonare. Nonostante suo padre l’avesse accompagnata a scuola mezz’ora prima, lei aveva preferito andare a fare colazione e aveva aspettato l’orario giusto. Quella mattina, non aveva voglia di parlare con Eric, non voleva vedere l’emozione di Amy e non voleva nemmeno guardarsi silenziosamente con Robert. Sicuramente era egoista e anche un po’ stronza, ma aveva deciso di fregarsene e mettere se stessa davanti agli altri. Le dispiaceva, però, non stare con Melanie; lei era ignara di tutte quelle situazioni assurde e sembrava dare un tocco di normalità all’interno del gruppo. Claire sapeva di poter sempre contare su Mel che, nonostante fosse riservata, era sua amica dalla prima elementare. Avrebbero potuto essere migliori amiche, invece aveva sempre preferito fare un passo indietro, dato che Melanie la ascoltava ma raccontava poco di sé. Sospirò e si avviò verso il cancello rosso della scuola, stringendo le mani intorno alle spalline dello zaino e tenendo lo sguardo fisso sulla porta. Alla prima ora ci sarebbe stato il compito di matematica, la professoressa sarebbe stata puntuale e lei sarebbe stata capace di evitare tutti quanti. La loro classe si trovava al primo piano. Salì le scale senza affaticarsi troppo e, quando arrivò in aula, notò che la donna era appena entrata e che gli altri si stavano sistemando ai loro posti. Fu semplice per lei passare inosservata in mezzo a quella baraonda, passò davanti ai primi banchi e si andò a sedere al suo posto, al secondo. Tirò fuori i fogli protocollo, una penna e attese che la professoressa consegnasse il compito.
“Vi devo fare le solite raccomandazioni?” Incominciò a dare i primi fogli. “Facciamo di no.”
Continuò dirigendosi verso Claire. “E’ l’ultimo compito di matematica, cercate di farlo bene.” Lo consegnò a lei. “Non parlate, non muovetevi, non lanciatevi bigliettini, non scrivete sui muri.”
Claire diede una rapida lettura al compito e sorrise. Per la prima volta nella sua vita sarebbe riuscita a farlo e a dare un senso a quei numeri.



 
***



Aveva consegnato cinque minuti prima della fine dell’ora e dell’inizio della ricreazione, quindi la professoressa, al posto di fare aspettare in classe, aveva concesso ai suoi alunni di andare in cortile. Claire aveva preso un po’ di spiccioli e poi si era diretta verso il bar. Di solito le scocciava fare la fila, ma non c’era nessuno nel giro di metri, perciò le sembrò una buona idea aspettare che suonasse la campana e si aprisse la porta del bar. Si rigirò quei centesimi tra le mani e si rese conto che non avrebbe potuto evitare tutti i suoi amici a vita. Magari li avrebbe potuti affrontare a poco a poco. Guardò verso il cortile e notò Melanie venire verso di lei.
“E’ la prima volta che ti vedo fare la fila in tredici anni.”
“C’è sempre una prima volta, no?”
Sorrisero entrambe.
“Come ti è andato il compito? Hai consegnato prima degli altri.”
“Credo bene, Mel. Non era così difficile. A te?”
“Così così, ho scopiazzato come ho potuto, ma spero di raggiungere almeno un sei.”
Melanie diceva sempre in quel modo, però poi riusciva sempre a prendere voti più alti rispetto alle sue aspettative. Sentì la porta del bar aprirsi e uscì poco dopo con una tavoletta di cioccolata al latte. Aveva bisogno di coccolarsi così e la temperatura glielo permetteva.
Nonostante fosse il 21 maggio e il caldo cominciasse a sentirsi, non si era ancora raggiunta la temperatura da fusione della cioccolata. Si soffermò a guardare l’involucro azzurro dopo aver provato ad aprirlo con pochi risultati.
“Ci sono Eric ed Amy.”
“Cosa?”
“Eric ed Amy stanno camminando verso di noi.”
“No!”
Claire tuonò quel dissenso, senza capire da dove provenisse, ma rendendo chiaro a Melanie che non dovevano farsi vedere, tanto che la trascinò via sperando che nessuno dei due l’avesse vista. Nonostante si fosse raccontata quelle bugie, non era ancora in grado di affrontare loro due. Non sarebbe riuscita a reggerli insieme.
“Claire, mi devi spiegare cosa sta succedendo.”
La ragazza si guardò intorno e prese di nuovo il braccio di Mel, portandola in un posto più nascosto, dove potessero parlare senza che nessuno le sentisse.
“Adesso mi stai facendo paura.”
“Non è niente. È solo che è meglio non farsi vedere.”
“Che vuol dire?”
“Nulla. Non è importante.”
Claire, quando mentiva, muoveva le orecchie e Mel dopo tutti quegli anni era in grado di percepirne anche il minimo movimento.
“Le tue orecchie non la pensano allo stesso modo.”
“Le mie orecchie?”
“Claire, ci conosciamo dalla prima elementare. Quando menti ti si muovono le orecchie. Hai imparato a nasconderlo con il tempo e con i tuoi capelli, ma io lo vedo sempre.”
Non seppe cosa rispondere perché non credeva avesse ancora quel punto debole.
“Mi dici cosa sta succedendo?”
“Ad Amy piace Eric e ha trovato una stratagemma per rimanere sola con lui e farsi offrire la colazione.”
A Mel scappò una mezza risata.
“Perché ridi?”
“Perché è tutto così stupido. A Eric non piace nemmeno lontanamente Amy.”
Claire la guardò con gli occhi spalancati.
“Io vi guardo; in silenzio, ma vi guardo, e so cosa sta succedendo nel gruppo in questo momento. A Robert piaci tu, Amy vuole Eric, e tu e Eric siete le due incognite che vi volete, però provate a nasconderlo.”
“Mel, stai sbagliando di grosso.” Stava iniziando a montare la scena.
“Ricorda le orecchie.”
“Che c’entrano le orecchie? Robert mi ha chiesto di uscire, Amy ha chiesto di uscire ad Eric e io ed Eric non ci vogliamo.” Claire provò a respirare; aveva detto velocemente quelle parole una dietro l’altra solo per renderle più vere. “Me ne sono andata solo per non disturbarli.”
“O per non soffrire vedendoli insieme?”
Colpita e affondata. Le diede le spalle, portandosi le mani alla testa.
“Tu hai colto tutte queste cose solo guardandoci?”
“Sì.”
“Allora sono spacciata. Lo capirà anche Eric prima o poi.”
Melanie aveva poggiato una spalla al muro, tamburellando le dita. “Cosa ci sarebbe di male?”
Claire la guardò, non sapendo cosa rispondere. In fondo nel suo copione era sempre chiaro il motivo per cui non rivelava ad Eric i suoi sentimenti, ma in quel momento le sembrò tutto sfocato, quasi inesistente.
“Com’è che sai sempre tutto di me e io non so mai niente di te?”
Mel si allontanò dal muro, molleggiandosi con le mani contro di esso. “Forse nella mia vita non succede niente di speciale e quindi non ho niente da raccontarti.”
“Ma tu mi ascolti sempre quando ti chiamo e spesso non mi dici nulla della tua giornata.”
“So che a volte è più importante ascoltare te, piuttosto che parlare di me e di cosa combina mio fratello.”
Claire si posizionò davanti alla ragazza, ancora incredula, cominciando a pentirsi di tutte le volte che aveva pensato che Mel non volesse aprirsi con lei.
“Io avevo paura che tu non mi volessi come amica. Per questo ho sempre mantenuto una certa distanza.”
“Da oggi in poi vuoi sapere anche quante volte Batuffolo graffia il divano?”
Claire le sorrise. Sapeva sempre come farla stare meglio.
“Sì, ti prego.”
Melanie porse il mignolo a Claire, come facevano quando erano piccole per dimenticare un litigio appena avvenuto, e la ragazza lo prese stringendolo forte. Non credeva che si sarebbe mai sentita dire quelle cose da Mel. Aveva sempre cercato in altri un’amicizia più profonda perché credeva di non essere abbastanza per lei. Aveva paura di credere in qualcosa di più profondo per non rimanerci male, invece aveva sbagliato, fino a quel momento.
La guardò, con le sue fossette e i suoi capelli castani.
“Tu ed Eric vi volete, comunque.”
“Non è vero.”
“A me non interessa di Eric. Io so per certo che tu ti sei innamorata di lui.”
Claire provò a controbattere ma percepì le sue orecchie muoversi e preferì stare in silenzio.
“E non credo che la colazione con Amy cambierà qualcosa tra di voi. Anzi, credo che dovremo andare a salvarlo.”
“Perché?”
“Mi darai ragione.”
Mel alzò un angolo della bocca. Claire sapeva che quando sorrideva in quel modo era perché sapeva di avere ragione.



Eric stava ascoltando Amy. Erano passati esattamente sette minuti e continuava a guardare l’orologio, augurandosi che la campanella suonasse improvvisamente prima o che incontrasse Claire da qualche parte. Sperava lo salvasse da quella situazione che, come pensava, era alquanto imbarazzante.
“Solo perché le ho chiesto di mettere più olio nell’insalata, mia madre ha fatto una scenata.”
Amy aveva parlato di come era andato il compito, di come i suoi genitori non la comprendessero, ma lui non riusciva a interessarsi a lei e ai suoi racconti. Gli sembrava una perdita di tempo ascoltarla; Amy non riusciva nemmeno a destargli un qualche tipo di attenzione. Tra la sua voce squillante e i suoi discorsi inutili, non sapeva cosa lo infastidiva di più, però continuava a risponderle, quanto più educatamente possibile.
“Dato che c’era, un po’ di più non faceva male a metterlo.”
“Esatto, lo penso anche io.” Una colazione sprecata, ma almeno sarebbe stata l’ultima della sua vita con lei. “Amy, mi sono ricordato che alla prossima ora la professoressa di inglese potrebbe chiamarmi. Ti dispiace se vado a ripassare?”
Scorse dispiacere negli occhi della ragazza, senza tuttavia riuscire a rimanerci male. Lo aveva incastrato con quella pseudo-colazione e gli davano fastidio le cose fatte con l’inganno.
“Certo, fai pure.”
“Grazie.”
Le sorrise, forse il primo sorriso sincero in quella mattinata, e si diresse verso il palazzo che ospitava la sua classe. Pochi minuti e sarebbe stato davvero libero. Mentre saliva le scale incontrò Claire e Melanie, attirando solo l’attenzione della ragazza bionda.
“E’ la prima volta che ci vediamo oggi.”
“Lo so, sono arrivata tardi a scuola. Com’è andata con Amy?”
Non aveva voglia di dire qualcosa di poco carino, non davanti a Melanie.
“Lasciamo perdere.” Eric vide Mel sorridere e Claire darle, di rimando, una gomitata. “Che c’è?”
“Niente, le avevo detto che Amy avrebbe passato con te la ricreazione e Melanie era sicura che tu avresti voluto scappare da lei.”
Eric guardò prima Claire e poi l’altra ragazza. Sapeva che il suo starsene in silenzio fosse parte del suo carattere, eppure non aveva mai realizzato che riuscisse a scavare così a fondo dentro gli altri.
“E’ esagerato usare il termine “scappare”.”
Il ragazzo stava per aggiungere qualcos’altro, ma il suono della campanella lo interruppe. Le due ragazze si diressero automaticamente verso la classe e lui si incamminò dietro di loro. Aveva una remota possibilità che la professoressa d’inglese potesse davvero chiamarlo nonostante avesse concluso con lui le interrogazioni i primi di Maggio. Ultimamente chiamava coloro che avevano voti incerti ed Eric non credeva di essere uno di quelli; prendeva rigorosamente otto ad ogni verifica, orale o scritta che fosse. La paura allo stomaco percepita la mattina continuava a tormentarlo e, se non fosse stato per il breve incontro con Claire e la sua risata, avrebbe creduto di stare davvero per perderla. Andò a sedersi al suo banco e aspettò che la professoressa chiamasse gli interrogati, sperando di non essere tra questi. Vide Amy e Richard alzarsi per avvicinarsi alla cattedra e si ritenne tranquillo per quella giornata. La loro interrogazione sarebbe durata un’ora e lui poteva immergersi nei suoi pensieri, cosa di cui aveva effettivamente bisogno. Il suo banco era attaccato alla parete, perciò riuscì a fare aderire perfettamente le spalle alla superficie gelida; i professori ritenevano che quella fosse una posizione “scomposta”, però lui ci stava comodo e sapeva che non sarebbe stato rimproverato. Quel punto era perfetto per seguire e guardare Claire allo stesso tempo. Anche in quel momento la stava guardando, o quantomeno i suoi capelli. Una volta aveva provato a non farlo, a non soffermarsi nemmeno una volta su quei capelli dorati, ma con scarsi risultati. Ovunque volgesse lo sguardo scorgeva una parte di lei. Sentì in sottofondo la voce di Amy ripetere alla professoressa, cominciando a percepire lo stesso fastidio di prima. La ragazza lo aveva indisposto e adesso ne era più sicuro che mai; aveva avuto un secondo fine offrendogli la colazione e lui era stato costretto ad accettare, quindi sperava che dal suo atteggiamento distratto e distante si fosse accorta di qualcosa, anche se non riteneva Amy capace di quel tipo di pensiero. Eric si ricordò che l’anno precedente aveva esasperato un ragazzo per uscirci insieme e che, solo quanto le aveva urlato che non voleva avere niente a che fare con lei, lei si era rassegnata. Si augurava vivamente che non fosse di nuovo quel tipo di situazione e che soprattutto non fosse lui il protagonista; odiava quando le situazioni si facevano così appiccicose e inutili. Max, il suo compagno di banco, gli chiese qualcosa, però non lo stava nemmeno ascoltando.
“Puoi ripetere?” Lo disse a bassa voce.
“Posso copiarmi gli appunti di inglese? Credo che domani interrogherà me.”
Eric gli sorrise e gli passò il quaderno. Lui e il suo compagno di banco, ormai dall’inizio dell’anno, avevano instaurato quel rapporto di scambio reciproco; era come tornare nell’antichità, quando il baratto era l’unico modo per fare andare avanti il commercio, ma era efficace. Staccò le spalle dal muro e si girò verso il banco, poggiando i gomiti su di esso e reggendosi la testa. Guardò l’orologio sul muro e constatò che stava per concludersi l’ora. Dopo avrebbero avuto educazione fisica e il ragazzo avrebbe voluto solo andare via e dimenticarsi di quella spiacevole paura. In fondo se non aveva davanti lo stimolo, Claire, sarebbe stato più facile. Sospirò, accovacciandosi sul banco e continuando a seguire l’interrogazione di Amy, provando a soffermarsi solo sui concetti e non sulla sua voce.



Claire, dopo aver passato rigorosamente seduta l’ora di educazione fisica, non vedeva l’ora di tornare a casa. Amy si era seduta accanto a lei e Melanie, capendo la situazione, si era intromessa; tuttavia non era stato sufficiente perché Amy aveva raccontato di sé e Eric.
“E’ un ragazzo dolcissimo, mi ha ascoltata e poi mi ha offerto la barretta che piace a me.”
Più volte Mel nascose una risata e Claire nel frattempo annuiva, stanca.
“A te ha detto qualcosa, Claire?”
“No, non mi ha detto niente.”
Non voleva ferirla dicendole come stavano le cose, anche se Eric non era stato chiaro a riguardo; non aveva voluto parlarne e basta, il motivo non lo conosceva.
“E allora di cosa avete parlato?”
“Non c’eravamo visti stamattina e ci siamo salutati per la prima volta.”
Claire aveva cominciato a infastidirsi. Tutti i discorsi ormai riguardavano Amy ed Eric, cosa lei provava, cosa lui poteva pensare, perciò sentiva un rigurgito di parole risalirle su per l’esofago. Era sul punto di aggiungere qualcosa ma Melanie intervenne.
“Tra poco suona la campanella. Che ne dite di avviarci?”
Sia Amy che Claire annuirono.
“Domani sera a che ora ci vediamo al locale?”
“Credo che per le nove e mezza vada bene.”
Presero gli zaini e si avviarono verso l’uscita come ogni giorno. Al suono esatto della campana misero i piedi fuori e Claire aspettò che sua madre venisse a prenderla. Non aveva chiesto ad Eric di accompagnarla per tenerlo lontano. Aveva passato tutta la notte precedente a decidere cosa avrebbe dovuto fare dopo ciò che aveva sentito a casa di Robert. L’idea le era venuta all’improvviso, tra un sogno e l’altro; sabato alla serata avrebbe ottenuto la risposta che desiderava. Aveva intenzione di attrarlo, di sistemare il suo aspetto per fare in modo che lui non la vedesse come una semplice amica. Sperava solo che in quell’istante, guardandolo dritto negli occhi, avrebbe avuto la risposta cristallina che aspettava.



 
***



La loro scuola non prevedeva il sabato. Le lezioni si concludevano il venerdì e lei aveva passato tutta la mattinata a spogliarsi, cambiare vestiti e provare scarpe. Era felice di essere rimasta a casa e di aver cominciato a indossare alcuni abiti. Come al solito non aveva niente, niente che la soddisfacesse. Era un luogo comune, una frase che aveva sentito in qualsiasi film, ma quando una donna dice che non ha nulla da mettersi è perché non c’è nulla che in quel momento le piaccia. Perché si sa: le donne comprano le cose, poi se hanno l’umore adatto le indossano, però per il cinquanta per cento del tempo le cose vengono acquistate e infine dimenticate nell’armadio, nell’attesa di un’occasione adatta che non arriverà mai. Continuava ad essere indecisa tra un vestito corallo corto e senza spalline e un vestito verde acqua sotto il ginocchio. Controllò l’ora e si accorse che aveva ancora il tempo di chiamare Melanie: in fatto di vestiti e moda ne capiva sicuramente più di lei. Recuperò il cellulare sotto quella pila di vestiti e digitò velocemente il numero.
“Pronto?”
“Non so cosa mettermi per stasera.”
“Immaginavo.”
“Non è che potresti venire qui?”
“Non è una cattiva idea. Dammi il tempo di convincere mia madre.”
“Mi stai salvando letteralmente la vita.”
In mezzo a tutti quei vestiti e colori, si rese conto che c’era una cosa che non conosceva di Eric: il suo colore preferito. Conosceva la pizza che prendeva di solito, il gusto del gelato, ma non sapeva quale sfumatura dell’arcobaleno il ragazzo preferisse. Lo vedeva spesso indossare qualche dettaglio rosso, eppure non sapeva se fosse un caso o un abitudine. Sentiva di iniziare a perdersi pezzi di lui e di essere inerme, come se un vortice si stesse abbattendo su di loro senza che potessero farci nulla. Sospirò, provando a prendere quanto più ossigeno possibile. Era sicura che quella sera ne avrebbe avuto bisogno. Si guardò ancora allo specchio, notò che era leggermente dimagrita dato lo stress degli ultimi mesi e cominciò a cercare gli accessori per il trucco. Aveva già messo il fondotinta quando sentì il citofono suonare. Si precipitò ad aprire sapendo che fosse Melanie. Aspettò che salisse le scale e alla fine la fece entrare, osservandola da capo ai piedi.
“Stai benissimo, Mel.”
La ragazza aveva indossato un vestito fino ai piedi, delle scarpe da ginnastica dall’aspetto comodissimo e poi una fascetta di fiori attorno alla testa.
“Pace e amore, sorella.”
Claire sorrise e apprezzò tanto quel modo di vestire. L’amica non si era mai fatta nessun problema a riguardo: indossava sempre i vestiti che voleva indossare e quando ne aveva voglia.
“Sei pronta?”




Eric aveva passato tutta la giornata a leggere. Quel giorno si era dedicato a Orwell e 1984. Aveva riscontrato troppe similitudini con la realtà, tanto che era trasalito più volte, continuando ad avere in mente i tre slogan: “La guerra è pace, la libertà è schiavitù e l’ignoranza è la forza.” Non riusciva a smettere di chiedersi come si potesse arrivare a quel punto e sentiva la malinconia farsi spazio dentro di sé; non sapeva se fosse per la pesantezza di Orwell o per altro, ma non era riuscito a scrollarsela di dosso nemmeno dopo una lunga doccia calda. A momenti sarebbe passato Robert con la macchina, i suoi genitori gliela avevano regalata per i diciotto anni, e lui era in tremendo ritardo. Recuperò la prima maglietta che stava dentro all’armadio e poi si infilò i jeans e le scarpe. Quando stava per allacciare l’ultima scarpa sentì il citofono suonare, perciò sistemò i lacci dentro l’ascensore.
“A volte sei peggio di una donna per prepararti.”
“E’ solo che ero impegnato.”
Non voleva dirgli della lettura perché sapeva che Robert non apprezzava tutto ciò e poi voleva tenersi quella parte del suo carattere per sé.
“Questa serata sarà bellissima, me lo sento.”
Eric aveva dei dubbi a riguardo, eppure provò ad assecondare l’amico.
“Magari è un locale originale rispetto agli altri.”
Arrivarono in poco tempo, data la vicinanza del posto da casa di Eric, e si inoltrano dentro la pista, dopo aver mostrato la prevendita e aver pagato il biglietto. Sentiva di nuovo quella paura allo stomaco e non vedeva l’ora di salutare Claire. Non la vedeva da un giorno e sentiva già la sua mancanza.
“Vado a prendere qualcosa da bere. Torno subito.”
Robert lo lasciò lì ed Eric cominciò a guardarsi intorno. Non voleva sedersi in una di quelle poltrone scomode, ma allo stesso tempo aveva bisogno di appoggiarsi a qualcosa. Si avvicinò alla console ancora vuota del deejay e lasciò che le sue spalle si adagiassero lì senza troppe pretese. Poco dopo scorse il suo migliore amico prendere in mano il primo bicchiere di liquido trasparente, il primo di innumerevoli, pensò Eric. Lanciò ancora una volta un’occhiata verso l’ingresso, sperando che da un momento all’altro potesse veder arrivare Claire. Vide solo Amy, quindi fece in tempo a spostarsi dato che lei non lo aveva visto. Odiava dover modificare i suoi atteggiamenti per evitare le persone ed era consapevole che non ci sarebbe riuscito per sempre. Si diresse verso Robert, provando a fare finta di niente, lasciandosi il fastidio alle spalle, anche se lui aveva alzato un sopracciglio.
“Chi stai evitando?”
“Nessuno.”
“Oh, guarda.”
L’amico indicò un punto ed Eric si girò a guardare.
“C’è Claire.”
Aveva uno sguardo perso, come se fosse spaesata, rimpiazzato dalla certezza che era solita avere sapendo sempre cosa fare e dove andare a parare. Ai jeans e la felpa, si era sostituito un vestito verde acqua che non faceva altro che risaltarle gli occhi. Splendevano in mezzo a quel buio, ma era sicuro che solo lui stava prestando tutta quell’attenzione. Il suo cuore aveva iniziato a pompare sangue più velocemente, la voglia di dirle tutto quello che provava lo invase completamente e aspettò che la ragazza lo guardasse, giusto per avere la conferma che non stava per rovinare tutto in maniera irreparabile. Si avvicinò verso di lei, vedendo le iridi di Claire sempre più vicine, eppure allo stesso tempo impazzite, ancora alla ricerca di qualcosa. Quando i loro occhi si incrociarono Claire sembrò calmarsi, come se la sua ricerca si fosse conclusa in quell’istante. Eric le sorrise e Claire, di rimando, fece lo stesso. Si avvicinò ancora, accorciando la distanza che continuava a separarli e a torturarli, quando sentì una voce chiamarlo.
“Eric.”
Aveva provato ad ignorarla, però adesso era sempre più vicina e non poteva farlo più.
“Eric, sono Amy.”
Sentì la manica della sua giacca tirare e si voltò verso la ragazza, togliendo Claire dal suo punto focale.
“Scusami… adesso non è il momento.”
Non gli interessava di essere scortese o di ferirla, doveva parlare con un’altra ragazza e non era lei. Le sue ciglia sbatterono più volte e in uno di quegli istanti, poco prima che si girasse verso Claire, vide il corpo di Amy avvicinarsi e le sue labbra poggiarsi sulle proprie.








spazio autrice
Credo che questo si possa intendere come un capitolone. Intanto, è stato introdotto il personaggio di Melanie, io la adoro da morire e so che la apprezzerete ancora di più in futuro. Poi, abbiamo avuto un assaggio di ciò che fanno Eric e Claire a scuola, della colazione "tanto temuta" con Amy  e la festa. La festa tanto attesa non è finita qui, il prossimo capitolo sarà concentrato su questo e soprattutto sulle ultime righe che apriranno scenari interessanti :D Spero che il capitolo sia di vostro gradimento, che la storia vi piaccia e grazie per i seguiti, ricordati e preferiti e soprattutto a coloro che lasciano sempre la propria opinione. Mi fa piacere leggervi e anche se sto un po' a rispondervi, lo faccio.
Grazie alla mia beta Hanna Lewis.
Vi lascio due link utili per la storia: gruppo facebook con anticipazioni, immagini e quant'altro e trailer della storia.
Grazie ancora e alla prossima!


















 
   
 
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