Dancing Shadows and Firelight
Prologo
L'incontro con William T. Hastings fu piuttosto inquietante, agli occhi della giovane strega.
A differenza di come accadeva in genere, quell'anno suo padre aveva insistito per scortarla personalmente fino all'ingresso della stazione. Una proposta del genere, da parte di Robert H. Graymark, era più unica che rara, sorprendente, tanto che sua figlia ne era rimasta, inizialmente, piacevolmente toccata. Poi, però, ben riflettendoci, la giovane strega aveva compreso che l'uomo aveva in mente qualcosa. Qualcosa che, con ogni probabilità, non le sarebbe piaciuta affatto.
«Padre», cominciò Susan, raccogliendo l'orlo del lungo abito frusciante «non era necessario che mi accompagnassi, poteva tranquillamente farlo...».
«Susan», la interruppe Robert, spingendo il carrello della ragazza verso una colonna «sono venuto per un motivo preciso».
«Che immagino non sia “salutarmi”, come invece farebbe ogni buon genitore», replicò lei.
Robert le sorrise.
«Anche, ma non esattamente», disse «voglio presentarti un vecchio amico e la sua famiglia. Mi auguro che vorrai essere gentile con loro, nonostante appartengano ad una lunga stirpe di Grifondoro».
Susan quasi sbiancò.
Persino il suo gatto grigio, Church, che fino a quel momento se ne era rimasto tranquillamente acciambellato su uno dei bagagli della ragazza, soffiò in direzione di Robert con particolare enfasi.
«Padre!», esclamò lei, in tono incredulo, allungandosi per afferrare il suo carrello colmo di materiale scolastico.
Robert rise appena, con garbo.
«Susan, tesoro», cominciò «gli Hastings sono una buona famiglia, nel complesso. Non lasciare che la tua appartenenza ad una determinata Casa influenzi il tuo giudizio».
«Parli così perché tu hai l'animo di un Tassorosso. Se ci fosse stata la mamma, lei sarebbe stata d'accordo con me», si lamentò Susan.
«Guarda», continuò Robert, ignorandola «stanno arrivando».
Susan alzò il capo, rassegnata.
Effettivamente, vi era qualcuno che stava andando loro incontro.
La prima figura che scorse fu quella di un uomo dalla carnagione olivastra, alto e dalla folta chioma di capelli castani, seguita immediatamente da una più giovane e snella, di pochi centimetri più bassa.
Susan fu tentata di darsela a gambe, quando riconobbe il ragazzo.
“Hastings”, pensò, in un moto di stizza “dovevo immaginarlo”.
William Hastings era un Grifondoro dell'ultimo anno. I suoi capelli erano biondi, ricci e scompigliati come quando Susan lo incontrava per i corridoi di Hogwarts, e le iridi dorate brillavano della solita luce sarcastica che le aveva sempre fatto saltare i nervi. Anche il suo sorriso da piantagrane, sempre stampato sulle labbra, non faceva altro che irritarla.
«Robert, quanto tempo!», salutò l'uomo sconosciuto, abbracciando di slancio l'amico «sei... invecchiato. È una bella cosa».
«Rivederti è un piacere, Tex», rispose Robert, in un gran sorriso «lei è mia figlia, Susan».
Susan si morse l'interno della guancia, sforzandosi di accennare un sorriso ed un breve inchino.
«Oh, Susan», replicò Tex, esibendosi in un cortese baciamano «l'ultima volta che vi ho vista, Miss, eri un fagottino minuscolo. Sei cresciuta bene, sai?».
«Grazie, Signor Hastings», rispose lei.
L'uomo sorrise di nuovo, deliziato, poi si voltò verso il ragazzo che lo accompagnava e gli fece cenno di avvicinarsi.
«Questo è mio figlio, William», disse «forse già vi conoscete, voi due. Frequentate la stessa scuola di magia».
Susan si limitò ad annuire, in un tentativo di non apparire scortese.
William, invece, mosse un elegante passo avanti e le afferrò la mano destra con la sua, per poi posarvi un sin troppo poco rapido bacio.
«Miss Graymark...», la salutò poi, inarcando un sopracciglio. Sembrava divertito, e forse anche un poco sorpreso.
«Mr Hastings...», replicò lei, in tono lievemente amaro.
Church, ancora accomodato su una delle valige di Susan, soffiò al ragazzo, il quale assottigliò lo sguardo e, quasi per sfida, gli regalò una carezza. Church cominciò ad emettere un forte mormorio dalla gola. Un suono d'inequivocabile piacere: fusa.
Robert sembrò stupito.
«Per Merlino, ragazzo!» esclamò «di solito, quel gatto non si lascia neanche sfiorare da qualcuno che non sia mia figlia. Sai farci con gli animali, eh?».
«Non proprio con tutti gli animali, Mr Graymark», rispose in un sorriso, per poi lanciare un'occhiatina allusoria a Susan.
Lei, per tutta risposta, lo fulminò con lo sguardo.
William Hastings, quel babbuino ammaestrato, le aveva appena dato dell'animale? Fu tentata di sfoderare la bacchetta e di ridurlo in cenere lì, davanti al suo stesso padre.
Robert, invece, rise.
«Dovrai imparare ad accettare il caratteraccio di mia figlia, William», disse «o convivere sarà molto difficile, per voi».
Entrambi i ragazzi aggrottarono le sopracciglia, perplessi e sospettosi.
«In che senso?», domandò Susan.
Aveva un pessimo presentimento.
«Nel senso che voi due vi sposerete, al termine dell'anno scolastico», rispose Tex, risoluto.
Susan e William sgranarono gli occhi in contemporanea, voltandosi di scatto a guardarsi come se la cosa li spaventasse a morte.
«Noi... cosa?!», domandarono all'unisono.
Angolo di Butterflies:
Sì. Sì, lo so: ho un'altra storia ad OC in corso e non dovrei aprirne un'altra... ma avanti, è Harry Potter *^*
Okay, la smetto. Dopo questo prologo decisamente inutile e alquanto... strano..., passo alle cose importanti. Sono importanti sul serio, quindi leggetele xD
- Accetto un numero limitato di OC, perché non ho intenzione di impazzire a tentare di stare dietro a tutti.
- Questo “numero limitato” è 14: sette maschi e sette femmine.
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PS: SCRIVETE TUTTO QUELLO CHE VI VIENE IN MENTE, RICORDATEVI CHE SIAMO NEL 1800 E SIATE ORIGINALI!