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Autore: Rosalie97    02/08/2014    4 recensioni
Cosa avrebbe detto Mike se l'avesse vista? Zoey era sicura che l'avrebbe odiata, guardata per sempre con disprezzo. Ma ora Mike non c'era più, ed a lei non restava che il suo peggior nemico.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Gwen, Heather, Mal, Zoey
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Zoey sbatté piano le palpebre, destandosi lentamente dal sonno che l’aveva avvolta come una coperta. Accanto a lei, Mal dormiva sereno, e nel guardarlo, la ragazza dai capelli rossi sorrise, strofinando un dito sull’occhio destro. Le pizzicava. Si stiracchiò, svegliandosi sempre più man mano, e poggiò piano la schiena contro il tronco del grande albero alle sue spalle. Indossava una camicia rosa di flanella a pois ed un maglione di lana nero, che le tenevano discretamente caldo. Il colletto della camicia le stringeva un po’ il collo, sotto al foulard blu e nero con disegni di foglie che cadevano, ma era sopportabile, sempre meglio del freddo che impregnava quel mondo.
Alzò piano gli occhi. Sentiva lo sfrigolare della legna sul fuoco, posta al centro del loro accampamento. Il piccolo fuocherello era circondato completamente da grandi pietre, che impedivano al forte vento congelante di spegnere le fiamme.
Fece scorrere lo sguardo sui suoi compagni, guardandoli uno ad uno. Partì da Dakota e Mattew, che se ne stavano distesi a pancia in su, estremamente vicini e che si tenevano per mano. “Oh, che teneri”, pensò sorridendo, per poi far andare lo sguardo in senso antiorario. Più avanti, Izzy se ne stava poggiata contro un tronco, la testa ciondolante ed un lieve russare. Poco distante da lei, Cameron e Noah erano raggomitolati schiena contro schiena, ed il ragazzo della giovane leader si teneva un pollice tra le labbra.
Voltò di colpo la testa alla sua sinistra, e vide Magda dormire a terra, poco distante, gli occhi chiusi ed il volto privo di emozioni. Quando puntò gli occhi sul letto provvisorio di Heather e Alejandro, restò inizialmente confusa. Spalancò gli occhi. I due non c’erano, erano scomparsi, e lei scattò in piedi preoccupata. Cosa era successo mentre dormivano? Se ne erano andati di loro spontanea volontà o erano stati portati via da qualcuno?
<< No, >> sussurrò tra sé e sé,  << non è possibile se ne siano andati, le loro cose sono ancora qui. >>
Si inginocchiò a terra, pronta a svegliare Mal, quando un rumore improvviso la costrinse ad alzare di colpo il capo. Quel che vide la lasciò sconvolta. Tra le foglie, le sembrò di scorgere qualcosa. Il suo cuore cominciò a battere forte, e lei scosse per un braccio Mal quando udì di nuovo quel suono basso e pericoloso: il ringhio di un animale.
<< Che c’è? Lasciami dormire altri cinque minuti >> biascicò Mal, muovendo la mano del braccio destro, ancora bloccato nella stretta ferrea di Zoey.
<< Mal, qualcosa non va. >> Disse, e fu come se gli avesse tirato un secchio d’acqua gelata, perché il ragazzo scattò a sedere immediatamente.
<< Cosa? >>
Zoey lo guardò, inizialmente preoccupata. Il suo ragazzo non era affatto da definirsi “normale”, lo sapeva, e se pensava che se l’era pure scelto lei, le veniva da colpirsi in piena fronte con una manata. Sbuffò, per poi indicare la foresta che li circondava con un cenno del capo.
Mal, senza attendere oltre, si svincolò dalla sua stretta e con un piede sfiorò Magda, che di colpo scattò in piedi. La rossa alzò mentalmente gli occhi al cielo, chiedendosi quale strana capacità da supereroe avessero la donna ed il giovane.
<< Cosa? >> disse la bionda, assomigliando in un modo inquietante a Mal.
<< C’è qualcosa nel bosco >> rispose la ragazza nello steso istante in cui si sentì un frusciare di foglie. Zoey tese l’orecchio e sentì un rumore lontano di voci, e mentre cercava di capire se fosse reale o meno, venne interrotta da Magda.
<< Prendi >> le disse lanciandole lo zaino, mentre Mal lanciava un sassolino a Mattew, che presto si svegliò e guardandolo con un’occhiataccia svegliò anche Dakota. Il lieve rumore dei loro movimenti e delle loro parole sussurrate svegliò Izzy, che vedendoli prepararsi scosse Cameron e Noah, senza nemmeno chiedere cosa stesse succedendo.
Mentre Magda stava per domandare dove diavolo fossero finiti Heather ed Alejandro, il suono simile ad un ringhio animale si ripeté, stavolta più forte, e ne seguirono altri. Nessuno di loro fece in tempo a voltarsi o a chiedere cosa stesse accadendo che dal fogliame comparì un branco di cani lupo. Erano tutti di grande stazza. Ce n’erano tre con il pelo folto e marrone con una macchia nera sul dorso, un altro di un marroncino più chiaro, sempre con quella grande macchia nera, ed un altro, il quinto, che era completamente bianco. Zoey notò che somigliava molto ad un lupo, ma gli atteggiamenti non erano gli stessi. Probabilmente era un cane lupo albino o qualcosa del genere.
<< Ehm… ragazzi? >> chiamò Izzy, e gli altri annuirono piano, senza distogliere gli occhi dal branco. << Ho una domanda ed un consiglio. >>
<< Si? >> intervenne Dakota con un tono molto preoccupato.
<< La domanda è: dove diamine sono finiti Heather e Alejandro? >>
<< Non ne ho idea >> rispose Zoey, continuando a guardare i cani, che come minimo le arrivavano a metà gamba. Una delle belve ringhiò in un modo molto animalesco, dischiudendo piano la mascella e mostrando i denti. Se uno di loro mi salta addosso e mi morde, pensò la rossa rimanendo completamente immobile, potrebbe staccarmi una mano intera, forse anche il braccio.
<< Okay… E qual è il consiglio? >> Domandò Mattew scuotendo piano il capo in direzione della sua leader, la giovane dai capelli ricci color carota.
<< Scandirò bene la parola, in modo che capiate alla perfezione >> cominciò, ma non finì perché i cani cominciarono ad avanzare verso di loro. Tutti si voltarono e cominciarono a correre. << Correte! >> concluse Izzy, e tutti seguirono il suo consiglio, disperdendosi nella foresta, tra gli alberi e le grandi foglie verdastre.
<< Ma… Heather e Alejandro?! >> Urlò Zoey mentre si allontanavano di corsa, tallonati dal branco di cani.
<< Chi se ne frega di quei due idioti! Se li saranno già mangiati! >> replicò Mal urlando.
<< Dobbiamo dividerci! >> gridò Dakota, comparendo all’improvviso al fianco di Zoey. La afferrò per un polso e se la trascinò dietro, allontanandosi da Magda e Mal ed avvicinandosi a Izzy e Mattew, che correvano vicini. Cameron e Noah erano più indietro, ed i cani li stavano raggiungendo.
<< Oh no, dannazione >> imprecò piano Iz, per poi voltarsi e tornare indietro.
<< Ma dove vai?! >> urlò Mattew voltando il capo per guardarla.
<< Attenzione! >> urlò Dakota tirando il giovane verso di sé. Se non l’avesse fatto, Mattew si sarebbe schiantato a grande velocità contro un albero.
Izzy si fermò di colpo, aspettando Noah e Cameron. Vide che il ragazzo basso e magrolino stava per crollare e si preparò a riprendere a correre, ma Noah comparì al suo fianco e l’afferrò per il polso, trascinandola con sé.
<< No! Fermo! Dobbiamo aiutare Cameron! >> urlò, ma l’altro non si fermò, continuò a correre e a trascinarla con sé. Izzy si voltò appena in tempo per vedere l’amico cadere a terra e venire sopraffatto da tre dei cani lupo. Si voltò di nuovo, nascondendo il viso tra i capelli per qualche secondo.
Zoey intanto veniva trascinata da Dakota, e mentre era intenta a correre e a cercare di non inciampare, dato che avrebbe fatto cadere anche l’amica e Mattew, che la bionda teneva per mano, cercava con gli occhi Mal. Non riusciva a vederlo, era scomparso, ma non vedeva nemmeno Izzy, Cameron, Noah e Magda. Ed intanto, con la mente, si chiedeva dove fossero la sua migliore amica e Alejandro. Che fosse vero che i cani li avessero già sbranati?
<< Ehi, Dakota, ferma! >> esclamò la rossa, facendo fermare l’amica e Mattew. Erano soli, non si sentivano più i ringhi e lo scalpiccio delle scarpe e delle zampe sul terreno fangoso.
<< Cosa? Dobbiamo andare! >> L’altra intanto pensava a come scappare da quella foresta, con solo uno zaino e una borsa piena di altre poche provviste.
<< Ehi, psst >> chiamò una voce, ed all’unisono, Zoey, Dakota e Mattew inclinarono la testa all’indietro, guardando verso il cielo. Ciò che videro fece scoppiare a ridere la rossa.
<< Come diavolo ci siete arrivati lì? >> domandò, e Mal la guardò sorridendo.
<< Trucchi del mestiere che ho imparato. >> Il ragazzo fece un cenno a Magda che cominciò a scendere dall’albero, finché non atterrò accanto a loro e fece un piccolo salto.
<< Mestiere? >> Dakota inarcò un sopracciglio. << Quale mestiere? Quello dell’assassino o dello stalker? >>
<< Ha-ha-ha >> replicò l’altro chinandosi verso di loro dall’alto ramo.
<< Avanti, datemi lo zaino e la borsa e cominciate a salire sull’albero. Lì saremo tutti al sicuro. >> Intervenne Magda. << Per primo Mattew, mostra loro come fare. Poggia il piede tra i due tronchi divisi di questo albero e comincia a scalare, appoggiandoti man mano a ogni ramo. >>
Mattew consegnò la borsa alla donna e cominciò a eseguire tutti i passaggi, finché in meno di un minuto non si trovò su uno dei grandi rami più alti dell’albero, appena sotto Mal.
Subito dopo seguì Dakota, che fulminò Magda con un’occhiataccia quando la donna le poggiò una mano sui fianchi per aiutarla.
<< Tutto okay? >> Domandò Mattew alla bionda quando gli si sedette al suo fianco, e lei annuì. << Avanti, Zoey… >> cominciò il giovane, ma fu interrotto dal rumore di cani che abbaiavano. In lontananza comparvero due di quelle belve, quello albino e uno dei tre dal pelo marrone e nero. I due animali cominciarono a correre verso di loro, e Magda lanciò la borsa a Dakota, che l’afferrò, per poi mettersi lo zaino in spalla.
<< Avanti, Zoey, sbrigati >> disse, ma la ragazza già stava salendo sull’albero, con non poca fatica. Come mai ora non riusciva più ad arrampicarsi? Non aveva mai avuto grandi difficoltà nello salire sugli alberi, ma in quel momento ecco che le sue doti le venivano meno, quando ne aveva più bisogno.
<< Aiuto! >> disse quando scivolò rischiando di cadere, rimanendo attaccata solamente per le braccia ad un grande ramo.
<< Dakota! >> Urlò Magda, e la ragazza, che già si stava sporgendo dal ramo, abbassò gli occhi verso la donna, che le lanciò uno zaino che lei afferrò al volo. Dopodiché, Magda poggiò un piede sul tronco diviso a metà dell’albero lì accanto e si diede una spinta, in modo da poter arrivare al ramo che le serviva come appoggio. Da lì, alzò il piede destro e lo poggiò su un altro ennesimo ramo. Zoey era vicinissima.
Da sopra l’albero, Mal cominciò a scendere. Si fermò sul ramo dal quale Zoey pendeva. Tutto stava accadendo rapidamente, mentre i cani si avvicinavano.
<< Ehi, sbrigatevi! Sono vicini! >> esclamò Dakota, e con l’aiuto di Magda, poggiata su due rami contemporaneamente, Mal tirò su Zoey, che si sedette a cavalcioni sul grande ramo e abbracciò il ragazzo.
Magda era pericolosamente vicina ai cani. D’un tratto, dalle mani di Dakota, lo zaino scivolò e cadde a terra, ai piedi del grande albero.
<< Oh, no, lo zaino! >> urlò la ragazza, e Magda, senza dire niente, alzò prima lo sguardo verso i cani ormai vicinissimi, e poi scese giù con un fluido e veloce movimento. Afferrò lo zaino e si voltò a guardare i due animali che abbaiando feroci le correvano incontro, ormai a meno di due metri da lei. Non ce l’avrebbe fatta a salvarsi, lo sapeva.
<< Mal! >> Urlò, e senza aggiungere altro lanciò lo zaino al ragazzo, che lo afferrò nell’esatto istante in cui i cani lupo si abbatterono sulla donna. Sia Zoey che Dakota si tapparono le orecchie e nascosero il volto nell’incavo del collo dei rispettivi ragazzi al loro fianco.
Magda, a terra, estrasse il coltello dallo stivale e cercò di eliminare uno dei due cani, quello albino, ma non ci riuscì, perché l’altro le azzannò la gola, tagliandogliela in due con i denti innaturalmente affilati e pericolosi. Le due creature si sfamarono della sua carne ed affondarono i musi nel suo sangue, sporcandosi il pelo per tutta la notte, mentre sull’albero, Zoey, Mal, Dakota e Mattew cercavano di non ascoltare i suoni delle ossa che si spezzavano.

 
Heather camminava al fianco di Al ormai da ben quattro ore. Solamente il giorno prima avevano perso di vista il gruppo, i loro amici erano scomparsi nel nulla, ed avevano deciso di uscire da quella foresta per giungere all’autostrada. Dovevano trovare un’auto con cui sarebbero andati a Toronto, per cercare la famiglia di lei.
<< Anche i tuoi sono di Toronto? >> Chiese d’un tratto interrompendo il silenzio che era calato ormai da molto tempo. Erano riusciti ad uscire da quel bosco il pomeriggio prima, ed avevano passato la notte raggomitolati dietro un’auto che era andata a fuoco e che ancora puzzava di copertoni bruciati. Doveva essere stata colpita da un fulmine quando il ciclone era nel pieno delle forze, ma ora, il temporale era svanito, ed il cielo era azzurro. Cosa era accaduto? Le nuvole ora erano cumulonembi bianchi e parevano batuffoli di cotone. Il sole a volte compariva nel cielo e rischiarava quel mondo in rovina. Per tutto il tragitto non avevano incontrato nessuno, ed Heather si stupì di quanto fossero stati vicini alla fine della foresta, senza nemmeno saperlo. Che fine avevano fatto i loro amici?
Erano lontani da Seattle, dove Heather viveva con le sue amiche, camminavano attraverso una cittadina completamente deserta, dove le case ed i negozi erano mezzi distrutti, i mattoni rossi a terra sembravano voler imitare le macchie di sangue che si vedevano qua e là.
<< Si >> rispose Alejandro, senza aggiungere altro.
Avrebbero camminato fino a che non avrebbero trovato un’auto, ed Heather sperava l’avrebbero trovata presto, perché da quella città, Lockport o come diavolo si chiamava, arrivare a Toronto a piedi non sarebbe stato per niente facile.
Alejandro imprecò piano tutto d’un tratto, ed Heather si voltò a guardarlo.
<< Cos’hai adesso? >>
<< Adesso? Ma se non ho mai aperto bocca finora! >>
<< Mica ti ho detto io di restare zitto, potevi parlare se volevi, idiota >> replicò Heather acidamente.
<< Si, certo, zitella acidella. Ora ascoltami >> replicò l’altro poi facendosi serio, e l’asiatica lo guardò inarcando un sopracciglio, curiosa, ignorando il “zitella acidella”.
<< Cosa? >>
<< E se c’è la dogana? Il Canada non fa parte degli Stati Uniti. >>
<< Noi siamo sia cittadini canadesi che americani. Beh... poi c’è il fatto che io sono anche asiatica >> aggiunse poi lei con fare superiore.
Alejandro sospirò, quasi disgustato, per poi aggiungere: << Si, ma non abbiamo i documenti. Io non mi sono preoccupato di prendere il passaporto e la patente e… >> Heather, guardandolo con un’espressione che pareva dire “sei-un-povero-idiota”, cominciò ad aprire alcune tasche dello zaino che Al portava in spalla. << Ehi, ma che fai?! >> cercò di voltarsi, ma lei rispose con un:
<< Sta. Fermo. >> ed estrasse da una tasca due passaporti e un portafoglio che conteneva altri documenti. Glieli mostrò, ed il ragazzo strabuzzò gli occhi.
<< Ma… Come… >>
<< Ma è semplice, mio caro. È perché io sono più intelligente di te >> replicò lei con un ghigno, e lui indeciso, rise abbassando il capo, per poi dire un:
<< Questo lo dici tu. Io sono più bravo in altre cose. >>
<< In cosa? >> domandò lei allora.
<< Hehe, lo sai, chica >> le fece l’occhiolino, ed Heather scoppiò a ridere. Dopodiché ripresero il cammino, finché non si fermarono nuovamente davanti ad un supermercato che apparentemente sembrava ancora intatto. << Qui ci sarà del cibo che possiamo prendere >> disse Alejandro estraendo la pistola che avevano trovato per caso in un’auto, non funzionante come tutte le altre, lungo il tragitto.
Heather annuì ed estrasse il coltello dalla cintura che portava alla vita. Era piccolo, l’impugnatura stava tutta nel suo palmo, ma la lama era affilata, ed in mano sua era letale.
La ragazza diede una spinta alla porta, che stranamente era aperta, ed Al entrò. Heather restava appiccicata al suo ragazzo, erano schiena contro schiena, pronti ad ogni attacco nemico. Fortunatamente non c’era nessuna di quelle mostruose creature ad aspettarli, quindi rimisero a posto le armi e dai rispettivi zaini estrassero entrambi una borsa in cui cominciarono a buttare dentro tutto quello che trovavano, a patto che non fosse scaduto.
<< Ti sei mai chiesto come faremo ad arrivare in Canada se… >>
<< Al Queenston Lewiston Bridge >> rispose immediatamente Alejandro, ed Heather annuì tra sé.
<< Siamo molto lontani dal ponte, ci metteremo tantissimo tempo, mesi, se non troviamo un’auto. Magari un furgone, sarebbe ancora più sicuro. >>
<< Un camper. >>
<< Camper? >>
<< Si, ci potremmo portare dietro un’altra auto, o magari un camion, potremmo mettercela dentro e saremmo chiusi dentro e ancora più lontani dal pericolo di quelle cose >> disse Alejandro, che incrociò gli occhi di Heather quando spostò un barattolo di pesche e comparve dall’altra parte dello scaffale.
<< Sarebbe una buona idea >> si trovò d’accordo Heather, che rise piano tra sé quando si allontanarono uno dall’altra. Lei? Trovarsi d’accordo con Al? Ultimamente stava succedendo sempre più spesso, e la cosa le pareva sempre e comunque molto strana.
Quando le due borse furono piene di roba da mangiare, i due misero alcune bottiglie da un litro di bevande negli zaini, ed Al prese qualche “arma di difesa”, ovvero delle cesoie, due set di coltelli e dei cacciaviti.
<< Non si è mai troppo prudenti >> commentò quando Heather lo guardò inarcando un sopracciglio.
Giunsero alle casse, che Al forzò. Prese tutti i soldi contenuti nei registratori e ne mise un po’ nel portafoglio e gli altri li divise, sistemandone un po’ in una tasca interna del proprio zaino e gli altri in una tasca interna in quello di Heather.
<< Si può sapere perché ora fai il vandalo e rubi? A cosa ti servono i soldi?! >> esclamò lei.
<< Questo si che è strano >> commentò il ragazzo. << Tu, Heather White, che mi chiedi quale utilità abbia avere un sacco di soldi con sé? Sei sicura di star bene? O sei una di quelle creature sotto false spoglie? >> il ragazzo assunse un’espressione corrucciata e serissima, e si chinò verso la ragazza, che scoppiò a ridere colpendolo con un debole pugno alla spalla sinistra. Rise anche lui, per poi aggiungere:
<< Avanti, andiamo. >>
Si diressero alla porta sul retro dopo aver visto una di quelle creature scheletriche camminare a qualche metro dalla porta d’entrata del supermercato. Era pomeriggio, ed il sole era appena spuntato da dietro le nuvole bianche. << Fa più caldo >> notò Heather non appena furono fuori, ed Al per tutta risposta annuì sovrappensiero.
Cominciarono a percorrere il vicolo fino a che non si bloccarono di colpo. << Heather, guarda! >> esclamò Al, indicando un furgoncino bianco parcheggiato accanto al muro color arancione tendente al crema del magazzino del supermercato. Non pareva essere stato colpito da nessun fulmine, e senza pensare scattarono verso il veicolo. Già pregustavano lo stare seduti ai sedili, riposando le gambe. Avrebbero guidato fino a Toronto!
La portiera di fianco si aprì, ed Heather e Al si bloccarono di colpo. Lui prese la pistola e lei il coltello lungo che portava alla cintura. Davanti a loro comparve una ragazza dell’apparente età di diciotto anni. Indossava una tuta nera ed aderente, aveva la pelle scurissima ed i capelli neri legati dietro il capo in uno chignon. Aveva il capo chino, e quando alzò la testa, il sorriso che aveva dipinto sul volto scomparve nel nulla. Spalancò gli occhi ed alzò le mani, spaventata.
<< Chi sei? >> chiese Alejandro socchiudendo gli occhi.
<< Io… Io… Brooke! >> Urlò, ed Heather e Al si scambiarono un’occhiata. Perché urlare il suo nome? Ma in fretta capirono che la giovane non si chiamava Brooke, Brooke era la ragazza che comparve dal nulla da dietro il furgoncino. Indossava anche lei una tuta nera ed aderente, ed in mano teneva un coltello. Aveva una cascata di folti capelli color rosso sangue, la pelle chiarissima, le labbra carnose, rosa e lucide, come fossero state ricoperte di lucidalabbra. Aveva il mascara alle ciglia, ed i suoi occhi, ora stretti in un’espressione di puro odio, erano verdi come smeraldi. Era bella, ed Heather la odiò.
<< Chi siete? >> replicò con una voce bellissima, fredda e pericolosa.
Dal nulla, accanto alle due comparvero due ragazzi. Uno era alto ed aveva corti capelli neri. Indossava la stessa tuta nera, e si potevano vedere chiaramente i pettorali scolpiti. Le braccia erano muscolose e forti, ed aveva due occhi che parevano due smeraldi, come quelli di Brooke. L’altro ragazzo invece era più basso, non era esattamente magro, era un po’ fuori forma, indossava lo stesso outfit dei compagni ed aveva folti capelli biondi. Entrambi tenevano strette in mano delle armi.
<< Noi… >> cominciò Al, ma Heather lo interruppe. Puntò i suoi occhi sul ragazzo biondo, li strinse e capendo chi aveva davanti urlò:
<< Owen! >>
Il biondo strabuzzò gli occhi. << Heather, Alejandro! >> Scostò Brooke e corse da loro. Li abbracciò stretti, e quando li lasciò andare i due erano intontiti. << Ragazzi, vi presento Heather ed Alejandro >> in quel momento erano comparsi anche un vecchio ed un altro ragazzo.
Il viso della rossa si addolcì, sorrise ad Heather. Allungò il braccio, tendendo la mano all’asiatica. << A quanto mi pare d’aver capito, voi siete amici di Owen. Piacere, io sono Brooke. >>
Heather le strinse la mano, facendo buon viso a cattivo gioco. << Piacere >> disse, ma nella sua mente la stava già strangolando.
<< Lei è Luana, quello qui dietro è mio fratello Martin, il ragazzo basso è Dean e il nonnino… >> fu interrotta dal vecchio, che esclamò << Ehi! >> Sorrise e concluse con: << Luke. >>
<< Piacere di conoscervi. >> Intervenne Alejandro.
<< Cosa ci fate qui? >> Disse Owen, sorridendo e dando una pacca sulla schiena al latino-americano.
<< Stiamo cercando un’auto >> disse Heather criptica, ma quando guardò negli occhi di Martin, per caso, sentì le labbra muoversi e la propria voce dire: << Per andare a Toronto, è lì che siamo diretti. >>
Al le lanciò un’occhiata del tipo “ma-cosa-vai-a-dire” ma lei lo ignorò.
<< E voi invece? >>
Fu Owen a risponderle: << Noi cerchiamo un aeroporto. >>
<< Ce n’è uno più avanti secondo la nostra mappa. Luke sa guidare elicotteri ed aeroplani, era il suo lavoro quando era più giovane. Siamo diretti in Islanda >> intervenne Martin, che fu fulminato da un’occhiataccia di Brooke.
<< Islanda? >> domandò Alejandro curioso e confuso.
<< Si. Tutto questo >> cominciò Owen alzando gli indici e facendoli girare, << è opera del governo. Hanno creato un apparecchio per controllare il tempo, ma hanno fatto un casino ed adesso i climi sono completamente sballati >> spiegò.
<< E perché andate in Islanda? >>
<< Perché non è stata colpita da nessun strano fenomeno atmosferico, e dicono che il tempo non è cambiato. Sappiamo inoltre che lì c’e una base, una di quelle che hanno utilizzato per questo progetto, quindi è una tappa obbligatoria >> disse Luana.
<< Dicono? >> indagò Heather inarcando un sopracciglio.
<< Abbiamo una radio >> spiegò Brooke.
<< Costruita da me >> alzò l’indice Dean, << con l’aiuto del nonnino. >> Luke lo fulminò con un’occhiataccia.
<< E possiamo sentire le trasmissioni del governo. >>
<< Sapete allora perché il tempo è completamente cambiato da un giorno all’altro? Perché non c’è più il ciclone? E poi, ma tu non eri in Canada? >> Domandò Heather ad Owen.
<< L’effetto di quella strana macchina è scomparso >> spiegò Luana. << Prima o poi doveva finire. >>
<< Questa, è una storia lunga. È tutto un piano di Brooke >> Owen indicò con il pollice l’amica, che sorrise leggermente con l’angolo della bocca. << Siamo dovuti venire qui a Lockport da molto, molto lontano, solo perché voleva… >>
<< Tornare a casa >> completò la frase la rossa, con un sorriso di scuse. << Volevo vedere se i miei stavano bene. >>
<< E? Stanno bene? >> Azzardò Heather.
<< Sono morti >> replicò l’altra freddamente.
<< Oh, condoglianze. >> Sussurrò l’asiatica.
<< Allora, venite con noi? >> Domandò Owen, e Brooke lo guardò male. << Che c’è? Hanno bisogno di un passaggio fino a Toronto, potremmo aiutarli. C’è un aeroporto anche a Toronto, e lì saremmo più vicini che non qui alla nostra destinazione! >>
<< Non ha tutti i torti >> commentò Luana. I tre si guardarono, ed infine la rossa cedette.
<< E va bene >> sospirò. << Hai finito tu, Luke? >>
<< Si. >>
<< Bene allora, avanti. Tutti sul furgoncino! >> Disse alzando le braccia e indicando il veicolo con gli indici.
Heather e Alejandro si scambiarono un’occhiata, ed annuirono piano. Non si fidavano molto, ma Owen era sempre stato un ingenuo. Se lui aveva passato tutto quel tempo con quel gruppo ed era ancora vivo, loro, potevano passare sonni tranquilli.

 
Courtney aveva la schiena schiacciata contro il muro, mentre cercava di stringere a sé Dawn più che poteva. Accanto a loro, Scott era svenuto, ed al di là delle sbarre della piccola cella, quattro di quelle creature tentavano di prendere la giovane biondina.
<< No, aiuto! >> quella piangeva e piangeva, mentre teneva stretta a sé Courtney, tentando di non farsi prendere da quei mostri. No, non era stata una buona idea entrare in quel posto. Si erano chiusi lì in quella cella quando erano stati attaccati di sorpresa, quando ovviamente Scott aveva battuto la testa ed era svenuto. Come si fossero salvati tutti e tre era un segreto, o magari un vero e proprio miracolo. Anche se ora Dawn rischiava di essere presa da quegli esseri. Si trovavano in quelle condizioni da almeno sei minuti.
<< Aiuto >> piagnucolò Dawn, mentre gli scheletri stringevano il tessuto del suo maglione verde.
Anche Courtney stava piangendo. Ricordava quanto aveva odiato Dawn, ma ora non voleva lasciarla andare, ora non voleva che quei mostruosi esseri la prendessero!
<< Non ti lascerò andare >> le sussurrò all’orecchio, ma nello stesso istante, la bionda fu tirata indietro violentemente, verso le sbarre, dove gli scheletri l’afferrarono e cominciarono a mordere il suo collo dalla pelle bianchissima. I capelli chiari, tanto da sembrar quasi bianchi, si macchiarono subito di sangue.
<< Nooo! >> Urlò, prima di accasciarsi su se stessa.
<< No! >> Courtney scattò in piedi e piangente urlò, disperata. Il suo volto era distorto dal dolore, gli occhi umidi e le guance bagnate completamente dalle lacrime, che scendevano fino al collo e bagnavano anche alcune ciocche dei suoi capelli castani.
Gli scheletri lasciarono andare il corpo di Dawn, che si accasciò a terra molle, con un suono simile a “flop”. Dopodiché, senza nemmeno degnare di uno sguardo né Courtney né Scott svenuto a terra, cominciarono ad allontanarsi.
<< No… >> biascicò sussurrando Courtney, scattando verso il corpo dell’amica. Strinse le mani attorno all’esile collo pieno di morsi, cercando di far fermare le emorragie, ma tutto ciò che riuscì a fare fu sporcarsi con il sangue dell’altra. Sapeva che era pericoloso. Se fosse stata ferita o se si fosse toccata le labbra e avesse ingurgitato quel sangue si sarebbe ammalata e sarebbe diventata anche lei una di quelle cose. << Bastardi! >> urlò, e gli scheletri si voltarono di poco a guardarla. Vennero scossi da qualcosa, e con i suoni che emisero, a Courtney sembrava stessero ridendo. << Bastardi… >> ripeté, digrignando i denti e tirando su col naso, mentre le lacrime pian piano smettevano di scendere dai suoi occhi.
<< Court… >> sussurrò la voce di Dawn, e l’ispanica abbassò gli occhi sull’amica.
<< Ehi, sono qui, va tutto bene. >>
<< Court… >> ripeté l’altra. << Ho paura… >>
<< Tranquilla, non devi >> le lacrime ricominciarono a sgorgare.
<< Allora perché stai piangendo? La tua anima è nera, sei piena di odio, ma vedo anche dell’azzurro… vuole dire che sei triste… >> le parole di Dawn e la sua voce erano deboli, mentre se ne stava lentamente andando.
<< Odio quelli che ti hanno fatto questo >> disse, e sentì di nuovo quel suono, quella specie di risata crudele.
<< Tranquilla >> disse l’altra. Dopodiché guardò davanti a sé, verso il soffitto, e spalancò gli occhi. << Oh… Ma quelli sono… angeli?... >> Court si voltò, guardò il soffitto, ma subito dopo riportò lo sguardo su Dawn.
<< Ehi… Amica mia… >>
<< Sono bellissimi… >> sussurrò la bionda. << Court? >>
<< Si? >>
<< Prima che gli angeli mi portino via devo chiederti una cosa. >>
<< Cosa? >>
<< Consideralo un ultimo desiderio. >> Spostò gli occhi azzurri in quelli neri di Courtney. << Abbracciami. >> Disse soltanto, e l’ispanica si chinò su di lei, la strinse forte.
<< Non voglio lasciarti andare, Dawn, non puoi andartene. >>
<< Si invece, devo… >> disse, deglutendo e facendo un suono orribile. << Ehi >> alzò debolmente il braccio sinistro e posò la mano dalla pelle ancor più bianca di prima sulla guancia di Courtney. << Va tutto bene, tranquilla >> la rassicurò. << Ti voglio bene, amica mia. >>
<< Ti… voglio bene anche io >> disse Courtney tra i singhiozzi. E subito dopo, il corpo di Dawn fu scosso da un fremito, e la giovane tirò un ultimo respiro, stretta tra le braccia dell’ispanica, che dentro di sé giurava che avrebbe avuto vendetta.
  
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