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Autore: Gemini_no_Aki    02/08/2014    0 recensioni
La stanza era silenziosa, vuota, illuminata dall’insegna di un hotel di fronte alla sua finestra.
Chiuse gli occhi, con le mani posate sulle gambe, inspirò, poi espirò lentamente tirando indietro la testa come se stesse buttando fuori il fumo, il pacchetto di sigarette era accartocciato sul tavolo, vuoto, accanto ad un bicchiere ed una bottiglia, vuoti anch’essi.
Portò la testa avanti, premette le mani sugli occhi e li aprì, aveva bisogno di qualcosa.

[La raccolta comprende storie basate sulla serie della BBC e diverse AU, alcuni capitoli potrebbero essere collegati, altri a sè stante e senza un ordine cronologico. In ogni caso saranno tutte MorMor.]
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jim, Moriarty, Sebastian, Moran, Sebastian, Moran
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'King and Tiger'
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Le Petit Prince



Sconcerto.

Si era trascinato a casa senza premurarsi di chiamare l’autista, aveva bisogno di riflettere da solo, senza voci intorno che gli facevano chissà quali domande.
Come è successo? Dove è successo? Perché è successo?
Non sapeva e non voleva rispondere, non voleva parlare, non voleva sentirli.
Avrebbe voluto delle risposte ma loro non le avevano, come avrebbero potuto? Lavoravano per Jim senza sapere cosa avesse in mente.
Lui invece sapeva.
Il più delle volte.
Ma non questa.
Non gli aveva dato i dettagli, non gli aveva detto cosa pensava di fare.
Sebastian si lasciò cadere nella poltrona, in silenzio, immobile.
Perché?

Rabbia.

Il rumore degli spari non avrebbe infastidito nessuno in quell’appartamento di Conduit Street , nemmeno Mrs H., era così abituata che non vi faceva più caso, in ogni caso dubitava pure che fosse in casa in quel momento.
Sebastian non era il genere di persona che sfoga la rabbia urlando, assolutamente, è solo uno spreco di energia.
La sfoga sparando.
Ora, una persona normale andrebbe in un poligono, indosserebbe le cuffie e poi inizierebbe a sparare contro al bersaglio, ma nessuno ha mai detto che lui era una persona comune.
Non c’era nessun bersaglio da mirare, c’era solo il muro e la carta da parati che, pian piano si staccava sotto i colpi.
Ad essere sinceri non aveva iniziato sparando, ma alzarsi  ogni volta per riprendere le freccette era noioso, così le aveva lasciate perdere.
Quando si accorse della forma che i colpi di proiettile avevano formato sul muro lanciò la pistola, urlando.
Jim.

Dolore.

La rabbia sfumò lentamente.
Quando raggiunse il salotto, un mattino, Sebastian si sentì per un attimo disorientato, come se non riconoscesse il posto.
La confusione era qualcosa che quel salotto, e quella casa, di rado vedevano.
Non perché Jim fosse ordinato, certo non lasciava i suoi adorati completi dove capitava, ma tutto il resto sì.
Di grazia, Jim, potrei sapere perché c’è un paio di boxer sulla lampada?
Jim, il cappotto non va lasciato sul portaombrelli.
E l’ombrello non devi appenderlo all’anta dell’armadio.
Tutti pensavano che fosse ordinato, lui si mostrava come il più ordinato ma a volte era così preso da qualcosa, così impegnato che non gli importava dove mettesse le cose.
Ma il disordine di quei giorni era diverso.
Era un disordine di oggetti rotti, macchie, giornali accartocciati e fogli strappati.
Era come il passaggio di un uragano.
Sebastian osservò il salotto poi si voltò e scivolò di nuovo in camera dimenticandosi di quello che forse voleva fare.
“Jim si arrabbierà a vederlo...”
Si disse, ma non tornò indietro a sistemare.

Rassegnazione.

I morti non possono arrabbiarsi.
I morti non fanno caso al disordine.
Ai morti non importa degli oggetti rotti, del muro sforacchiato e delle macchie di sangue sul tappeto.
Ai morti non importa del sangue sulle sue mani.
Ai morti non importa più di niente.
C’era un libro sul comodino accanto al letto, dalla parte di Jim.
Il piccolo principe.
A Sebastian non piacevano quelle storie, quelle favole che sapeva che Jim amava.
Non gli erano mai piaciute.
Lo prese solo per curiosità, pronto a lanciarlo da qualche parte nella stanza dopo poche parole.
Aprì alla pagina da cui spuntava un foglio, Jim prendeva spesso appunti, se li segnava su un foglio per non dimenticarli e per non rovinare i libri.
“Per favore... Addomesticami.”
Chiuse il libro, con uno scatto, esattamente come aveva immaginato avrebbe fatto, ma non per quel motivo.
Era sempre per Jim.
Jim era la colpa di tutto.
Jim aveva finito con l’addomesticarlo, lui aveva finito col farsi addomesticare.
E ora... Ora non sapeva più come vivere da solo.
“Ah!” Disse la volpe, “... Piangerò.”
E pianse, come non faceva da molti anni.



Angolino dell'Autrice: Amo "Il piccolo principe", è uno dei libri che preferisco, probabilmente è nella Top 10, e amo la parte con la volpe.
Seb è una tigre, certo, ma è stato addomesticato in ogni caso, le cose non sono poi così diverse.
Ovviamente "Il piccolo principe" appartiene a Antoine de Saint-Exupéry, ho citato due frasi soltanto quindi immagino non ci siano tanti problemi, va beh... mi servivano...
Ovviamente non mi appartengono nemmeno Jim e Sebastian, ma questo è abbastanza chiaro.
Alcune cose, come Conduit Street e Mrs. H. sono prese dal libro "The Hounds of the D'Ubervilles", in cui il narratore è la nostra tigre al posto di John Watson.

Bye Bye~
Aki

   
 
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