Nickname
forum & EFP:
Kyra Nott (Forum)/Fiamma Erin Gaunt (EFP)
Titolo: Le
premier baiser est volé
Personaggio: Will Solace – Come personaggi secondari
compaiono: Mark e Sherman
(figli di Ares) e Austin (figlio di Apollo)
Prompt: Bacio
Rating: Verde
Genere: Romantico
Pairing (se presente): Will x Eve (OC)
Note e avvertimenti: /
Introduzione: Una figlia di Ares. Un figlio di Apollo. Dei fratellastri
combinaguai, rivelazioni imbarazzanti e una scommessa con risvolti
inaspettati.
NdA: L’OS è ambientata pre “Lo scontro
finale”, in un momento non meglio
precisato che spazia tra l’arrivo al Campo di Percy e
l’ultimo volume di “Gli
Dei dell’Olimpo”. Le età dei personaggi
sono fittizie dal momento che Rick non
ci ha mai dato accenni sull’età di Will
(nell’OS ha quindici anni, considera
che ho dato per scontato che avesse uno o due anni più di
Percy) per cui non è
ancora Capogruppo ed è arrivato al campo da più o
meno tre anni. Eve, invece, è
una figlia di Ares ed è sua coetanea. Infine, Austin
è anche lui coetaneo di
Will, mentre Mark e Sherman hanno sedici anni. NB: Il titolo
dell’OS è francese
e significa “Il primo bacio è rubato”.
Le
premier baiser est volé
Nda:
Questa OS è dedicata alla mia sorellina, Eris, che come me
appartiene
al fanclub di Apollo & sons (compresi i discendenti come
l’amato Octavian).
Ultimamente ho sviluppato un’insana ossessione per Will e
ringrazio la cara
Mary_Lascrivistorie che mi ha permesso di fangirlare come una matta su
questo
personaggio (di cui lo zio Rick ci parla scandalosamente poco) e di
creare
questa fic che probabilmente verrà fuori come qualcosa di
pseudo fluffoso,
anche se non è che sia una grande veterana di questo
particolare genere.
Comunque, spero che l’OS vi piaccia. Ci rivediamo
giù, nello spazio autrice ;)
Che
la Casa Cinque e la Sette non si sopportassero
non era un segreto per nessuno. Ares e Apollo erano due
divinità all’antitesi,
perciò era ragionevole supporre che anche i loro figli lo
fossero. Will non
aveva mai dato troppa importanza alla cosa, o almeno non più
del resto dei suoi
fratelli, finchè non aveva conosciuto lei.
Con
le sue lunghe onde castano ramate, gli occhi
verdi e quel sorrisetto sfrontato, Eve Torres era esattamente tutto
ciò che
avrebbe voluto in una ragazza. Peccato solo per il piccolo e
“irrilevante” dettaglio che non riuscissero
proprio a sopportarsi.
In
quel momento, a pochi metri di distanza dalla
tavolata riservata ai figli di Apollo, Eve teneva banco come al solito,
seduta
tra i suoi fratellastri. I suoi migliori amici erano Mark e Sherman,
probabilmente i due ragazzi che avevano più in comune con il
ramo paterno visto
che il resto del Campo non aveva affatto una buona considerazione di
loro.
Avevano estratto una daga e stavano giocando alla “danza
delle dita”; una cosa
stupida, certo, ma che richiedeva anche un certo sangue freddo. Era il
turno di
Eve, che teneva la mano ben ferma sul tavolo e non batteva ciglio
mentre
Sherman piantava la lama in ognuno degli spazi vuoti che si erano
venuti a
creare tra le dita, aumentando sempre più il ritmo.
-
Che guardi? –
Austin,
seduto accanto a lui, seguì il suo sguardo,
cercando di capirci qualcosa in più.
-
Nulla. – mentì in fretta.
-
Certo, e questo tuo nulla ha per caso gli occhi
verdi e i capelli ramati? – domandò ironico,
inarcando un sopracciglio.
-
Stavo solo guardando quanto siano stupidi. –
borbottò.
Quella
in fin dei conti non era neanche una bugia. I
figli di Ares facevano sempre cose inutilmente rischiose, se per
provare il
loro coraggio o solo perché si annoiavano non
l’aveva ancora capito, sicuri che
qualcuno dei figli di Apollo avrebbe provveduto a guarirli nel caso si
fossero
feriti troppo seriamente.
Austin
scrollò le spalle. – Noi ci mettiamo in
mostra con il basket, loro con le lame, e poi lo sai come sono fatti.
– Poi
aggiunse, corrugando la fronte perplesso. – E adesso
perché ci stanno fissando?
–
-
Magari hanno capito che stavamo parlando di loro. –
-
Mark e Sherman che capiscono qualcosa? Lo escludo
categoricamente. –
Will
ridacchiò. Effettivamente quei due non erano i
tipi più svegli del Campo.
Poi,
quando Eve si alzò e puntò verso di loro, il
sorriso appassì sulle sue labbra.
Stava
cominciando a diventare paranoico o solo
assurdamente speranzoso? Non stava davvero venendo a parlare con loro
due. No,
sicuramente aveva qualcosa da chiedere a Lee, o magari a Michael, in
fin dei
conti i pezzi grossi della Casa erano loro due.
-
Price, Solace. – salutò, asciutta, fermandosi
proprio accanto a loro.
Okay,
c’era qualcosa che non quadrava.
Lanciò
un’occhiata in tralice ad Austin, ma sembrava
che anche l’amico non avesse la minima idea di cosa stesse
succedendo.
-
Torres. Ti serve qualcosa? –
Eve
si morse fugacemente il labbro inferiore, un
gesto che le aveva visto fare ogni volta in cui era nervosa o
imbarazzata e che
Will trovava tremendamente sexy, e prese un respiro profondo.
-
Solo che rimani fermo e zitto per un attimo,
sempre se ne sei capace, Solace. –
Perplesso,
stava per aprire la bocca per chiedere
qualche spiegazione, quando sentì le labbra della figlia di
Ares che si
poggiavano sulle sue. Fu un bacio breve, ma sufficiente
perché assaporasse la
morbidezza delle sue labbra. Non fecero nemmeno in tempo a separarsi
che Mark,
o forse Sherman, esclamò: - L’ha fatto per
davvero, non ci credo! Questa sì che
è mia sorella, gente! –
A
giudicare dal vocione doveva essere sicuramente
Mark, realizzò Will, mentre Eve si separava rivolgendogli un
mezzo sorriso di
scuse e si stringeva nelle spalle.
-
Pensavano che non avrei avuto il coraggio di
farlo. – disse, come se quello spiegasse tutto.
Bè,
non spiegava proprio un accidenti di niente.
Si
alzò di scatto, trascinando la sedia indietro e
producendo un rumore fastidioso che attirò
l’attenzione di tutti i semidei
presenti.
Fantastico,
proprio quello che ci voleva, una bella
umiliazione sotto ai riflettori.
Uscì
dalla mensa prima che Austin facesse in tempo a
fermarlo, puntando verso il lago. Aveva bisogno di restare solo per un
po’,
dove non ci fosse nessuno che potesse ricordargli ciò che
era avvenuto appena
una manciata di minuti prima.
Il
ricordo delle labbra di Eve sulle sue era ancora vivido.
Per
un brevissimo istante aveva pensato di piacerle
sul serio. Che razza d’idiota. Come se una figlia di Ares
potesse mai scegliere
un figlio di Apollo; come se Eve avesse mai potuto volere lui.
Un
rumore di passi gli annunciò che non era più solo.
-
Austin, non mi va di parlarne, voglio stare un po’
da solo. – disse, senza prendersi la briga di voltarsi
indietro.
Solo
lui sapeva che quello era il suo rifugio quando
qualcosa andava storto.
-
Non sono Price. Andiamo, Solace, non dirmi che ti
sei davvero offeso? –
La
voce femminile lo fece sobbalzare. Lei.
Si
alzò in piedi, spolverandosi i jeans e
rivolgendole un’occhiata seccata. – Ma certo che
no, è sempre stato il mio
sogno farmi baciare da te per una stupida scommessa. –
Eve
parve esitare per un attimo, come se non sapesse
bene cosa dire.
-
Quindi il problema è la scommessa o che sia stata io a baciarti? –
domandò, incerta.
-
Non mi piace essere preso in giro, ecco qual è il
problema. –
La
risposta parve rassicurarla, per qualche strano
motivo che andava al di là della sua comprensione.
-
Pensavo che il problema fossi io. –
Che
il problema fosse lei? Se il suo fosse stato un
bacio vero, e non una cosa data tanto per dimostrare di essere una tipa
tosta,
sarebbe stato il semidio più felice sulla faccia della terra.
-
Sei un’idiota, Torres. – borbottò.
La
ragazza inarcò un sopracciglio, improvvisamente
pronta allo scontro. – Ah, sì? Bè,
Solace, neanche tu sei esattamente il tipo
più sveglio di questo mondo, sai? –
-
Eppure mi hai baciato. Perché hai scelto proprio
me per questa brillante scommessa, perché non Lee o Michael?
–
Era
una sua impressione o le gote di Eve si erano
leggermente arrossate?
-
Mark e Sherman mi avevano proposto uno di loro
due, in effetti, ma io ho scelto te. – ammise.
Will
cercò di scacciare il fastidio di quelle
parole. Che sarebbe successo se l’avesse vista baciare uno
dei suoi fratelli
maggiori? Probabilmente non sarebbe affatto andata a finire bene.
-
E quindi perché me? Loro due non ti piacevano
abbastanza? – chiese, ironico e sprezzante insieme.
Si
stava dando la zappa sui piedi da solo, ne era
perfettamente consapevole, ma aveva bisogno di saperlo.
-
Prima dimmi perché te la sei presa tanto, e ti
dico subito che non ci credo alla storia della scommessa. –
lo precedette,
prima che potesse anche solo aprire bocca.
No,
decisamente non era ottusa come la maggior parte
dei figli di Ares.
Sentì
le guance andargli letteralmente in fiamme. Un
figlio di Apollo che si illuminava come una lampadina al neon, proprio
il
massimo della discrezione.
-
Perché … Perché erailmioprimobacio.
– disse tutto
d’un fiato.
-
Eh? Solace, per favore, puoi esprimerti in una
lingua comprensibile al resto del mondo? –
Pensava
di essere arrivato al livello massimo d’imbarazzo
umanamente possibile, ma a quanto pareva si era sbagliato di grosso.
-
Perché era il mio primo bacio. – ripetè
lentamente,
pronto a sentire lo scroscio di risate che avrebbe seguito
quell’ammissione.
Però
non accadde, anzi, l’unica reazione fu un
silenzio denso d’imbarazzo.
-
Anche il mio. – ammise, flebilmente, Eve.
-
Anche il tuo cosa? –
-
Oh, dannazione Solace, devi proprio farmelo dire?!
Quello era anche il mio primo bacio. –
Il
suo primo bacio … e aveva scelto lui. Perché ora
lo sapeva; tra tutta la Casa di Apollo aveva scelto lui di proposito.
-
E lo hai dato a me. – commentò. Aveva bisogno di
dirlo
almeno una volta ad alta voce per riuscire a realizzarlo del tutto.
-
Però, che intuito. –
-
Okay. Cioè, va bene, ma perché? –
Eve
alzò gli occhi al cielo, sbuffando. – Di
immortales,
devo proprio spiegarti tutto? Perché mi piaci, lampadina
ambulante, ecco perché.
–
Le
piaceva. Lui, Will Solace, piaceva a Eve Torres.
Aveva
tutte le intenzioni di darsi un pizzico per
assicurarsi di non star sognando, ma probabilmente avrebbe fatto ancora
di più
la figura dell’idiota.
-
Bè … anche tu mi piaci. Pensavo che fosse solo
uno
stupido gioco, ecco perché me la sono presa. Ma, visto che
le cose stanno così,
voglio provare a fare una cosa. – disse, annullando la poca
distanza che li
separava e poggiandole le mani sui fianchi.
Era
strano fare una cosa del genere senza
preoccuparsi che gli tirasse uno schiaffo in pieno viso.
Improvvisamente
titubante, Eve puntò gli occhi verdi
nelle sue iridi blu. – Cosa? – sussurrò,
le labbra che quasi sfioravano le sue
mentre parlava.
-
Lo scoprirai se riesci a rimanere ferma e zitta
per un attimo, sempre se ne sei capace, Torres. –
replicò, utilizzando le
stesse parole che gli aveva rivolto in mensa prima di baciarlo a
tradimento.
Eve
stava per aprire la bocca per ribattere con
qualche commento caustico, quando Will la baciò.
Con
esasperante lentezza, gustandosi ogni istante di
quel contatto, sentendo un brivido quando le loro lingue entrarono in
contatto.
Quando la sentì fremere nella sua stretta, si
separò leggermente.
-
Stavi dicendo? –
-
Che se non ricominci a baciarmi ti ammazzo, Will. –
rispose.
Will
… era la prima volta che lo chiamava così. Era
incredibile come il suo nome suonasse musicale pronunciato da lei.
Sorrise.
-
Agli ordini. – mormorò, a fior di labbra,
annullando nuovamente quei pochi millimetri di distanza.
[1.609
parole]
Spazio
autrice:
La
mia prima OS su Will *me fangirleggia come una
pazza* e credo proprio che sarà la prima di una lunga serie!
Spero che questa
piccola ff sul primo bacio del bel figlio di Apollo vi sia piaciuta e
che
vogliate lasciarmi una recensioncina per farmi sapere che ne pensate.
Nel
frattempo, ricordate gente: La Casa Cinque e la Casa Sette dominano!
Alla
prossima.
Baci
baci,
Fiamma Erin Gaunt