Loveless
[Romantico,
AU]
“Non
manca molto, su.. ancora due
finestre e ti lascerò andare!”
Il
ragazzino dai capelli chiari
alzò la testa, sconsolato, e fissò le pareti
intorno a sé: il pomeriggio
volgeva a termine (aprendosi a quel tramonto rosso porpora, che
colorava
intensamente l’atmosfera), e lui lo aveva impiegato quasi
tutto a pulire in
lungo e in largo la casa, stanando il più piccolo granellino
di polvere e
lucidando tutte le superfici lisce fino a farle brillare di luce
propria.
Sbuffò,
afferrando il prodotto per
pulire l’argenteria, lo straccio e lo spruzzatore per i vetri
e portandoli con
sé nell’altra stanza, dove lo aspettavano
già un carrello con i panni da
portare in lavanderia e la scopa: un set da impresario delle pulizie in
piena
regola.
Di
norma odiava rassettare casa
(tranne la sua stanza, che restava pulita e ordinata), ma quel giorno
aveva
dovuto fare un’eccezione: Rangiku era un’amica di
famiglia, e non aveva
attraversato un bel periodo.. ragion per cui si era piegato a quella
corvèe,
facendo il “bravo ragazzo” e cercando di aiutarla
quanto poteva.
La
osservò raccogliersi i capelli
in uno chignon stortarello, prima di riacchiappare la lucidatrice e
passarla,
sbuffando, sul suo adorato (ma parecchio bisognoso di attenzioni)
parquet. A ventiquattro
anni si ritrovava così, in una situazione sentimentale
tira-e-molla da mesi,
una casa da tirare avanti da sola e un lavoro che non la soddisfaceva
affatto…
molte volte Toshiro si chiedeva come facesse ad essere sempre vivace e
allegra,
con tutti i problemi che doveva affrontare.
E
la sera avanzava…
Dopo
una giornata intera di
torture a base di terribili cd e pulizie infinite, tutto ciò
di cui aveva
bisogno era una bella dormita e una cena sostanziosa: aspettava con
ansia le
otto e dieci (l’ora concordata con sua nonna per il rientro a
casa) per mollare
tutto, salutare Rangiku e, finalmente, trascorrere una serata
tranquilla, senza
starnutire ogni dieci minuti per la troppa polvere inalata o sfregarsi
le mani
che bruciavano a causa dei detersivi.
[E anche la scuola… tra
poco ricomincerà…]
“Beh,
si può dire che abbiamo
passato proprio un bel pomeriggio, eh?” ridacchiò
Rangiku con la solita
inflessione esuberante. “Insomma, lo so che pulire non
è proprio il massimo..
però se una cosa si fa insieme è più
piacevole! E poi, è tutto così in
ordine…”
“Solo
tu puoi trovare qualcosa di
piacevole in un lavoro orrendo come questo, Matsumoto”
replicò lui, seccato.
“E
dai, non fare il musone!” – le
guance del povero ragazzo furono stritolate senza pietà
– “Sei così adorabile,
quando tiri fuori quel faccino arrabbiato… E anche se fai
tanto il duro, lo so
che in realtà sei un tenerone”
ridacchiò, con un’espressione simile in modo
inquietante al sorriso furbo di una volpe.
Silenzio.
Aprire bocca sarebbe
stato quantomeno inopportuno.
“Eh,
se tutti gli uomini fossero
volenterosi come te… qualcuno, almeno,
avrebbe dovuto impararla questa lezione. Ma, sai, tra una litigata e
l’altra
non è che ci sia molto tempo di discutere, o
migliorarsi…”
[E dire che la aiutava solo
perché vi era costretto…]
Nonostante
odiasse essere
schiavizzato, Toshiro doveva riconoscere che Rangiku non meritava tutto
ciò.
Una donna sensibile come lei, che riusciva a intristirsi per la sorte
di un
gattino abbandonato, o di un orfano che aveva visto in uno sceneggiato
televisivo, come poteva aspettare con ansia che Gin Ichimaru tornasse
da lei?
Non
gli era mai piaciuto, quel
tipo: viscido, mellifluo… sembrava che godesse delle
occhiate adoranti che lei
gli rivolgeva, beandosi di quella condizione di uomo adorato e riverito
dalla
sua donna. Come a lei piacesse un tipo del genere, non lo avrebbe mai
capito.
[Era l’amore in
sé ad essere incomprensibile]
“Oh,
l’acqua è finita… sarà
meglio
riempire di nuovo il secchio!” esclamò la bionda,
gettando un’occhiata al
pavimento e subito dopo allo straccio, prendendolo con delicatezza e
ributtandolo nel secchio. “Torno subito!”
esclamò poi, incamminandosi verso la
cucina canticchiando un motivetto a labbra strette. Il ragazzo
sbuffò, pronto a
radunare tutte le sue cose: appena Rangiku fosse tornata, se ne sarebbe
andato.
Si
accomodò su uno sgabello,
gustando la piacevole sensazione dei muscoli distesi dopo tanto lavoro.
Tirando
la testa indietro, si concentrò sui suoni che venivano da
fuori (amplificati
dalle finestre aperte): lo stridere dei gabbiani che sorvolavano
l’appartamento, lo scorrere dell’acqua del
lavandino, il chiacchiericcio lieve
di qualcuno in strada, e una serie di piccoli singhiozzi soffocati
dalla
cucina…
Singhiozzi?
Immediatamente
si alzò in piedi,
facendo cadere la lucidatrice a terra: Rangiku stava piangendo. Piano,
come se
non volesse disturbarlo… ma piangeva, i suoi gemiti di
tristezza erano
perfettamente udibili. Sembravano quelli di un cucciolo ferito, di un
bambino
senza speranze che trova l’unico conforto nelle lacrime (così calde e rassicuranti):
gli mettevano addosso un malumore
terribile. Corse in cucina, per vedere cosa le era accaduto.
Era
lì, in ginocchio, accucciata a
terra contro il mobile del lavello.
Sulle
prime, il ragazzino non
seppe cosa fare: come avrebbe potuto consolarla, scrollarle di dosso
quel
dolore, ridarle il buonumore che, all’improvviso,
l’aveva abbandonata?
Solo
una persona probabilmente ci
sarebbe riuscita: la stessa che le aveva tolto il sorriso e le
serenità.. la
stessa che, ogni notte, popolava i suoi sogni, dai più
tristi ai più lieti e
sereni.
Al solo pensiero del viso ghignante di
Ichimaru, le unghie
gli si conficcarono rabbiosamente nei pugni chiusi…
E,
istintivamente, si avvicinò
alla ragazza, cingendola da dietro le spalle in un abbraccio affettuoso.
Era
la prima volta, dopo tanto
tempo, che qualcuno non la stringeva in quel modo… piano
piano, Rangiku sentì
che le lacrime scendevano meno copiose dagli occhi chiari, e i sussulti
si
fermavano, leniti dalla tenerezza di quell’abbraccio. Con
delicatezza (per non
interrompere la magia di quel momento) si girò, affondando
il viso nella spalla
sottile del suo “piccolo Toshiro”, inspirandone il
profumo, dolce e pungente
allo stesso tempo… e riempiendosi di quella meravigliosa
sensazione di essere
amata e protetta da due braccia gentili, seppure fossero quelle di un
ragazzino
di quattordici anni.
In quel momento, nessun Gin si sarebbe
potuto mettere tra
lui e lei..
*****
E
finalmente sono riuscita a
scrivere una HitsuMatsu!
Il
pairing in sé mi intriga, non
tanto come coppia ma come rapporto affettivo in sé:
è chiaro che Rangiku voglia
molto bene al suo taicho (già da come gli si rivolge e dal
modo in cui lo
segue), e in questo capitolo ho cercato un po’ di renderli
allo stesso modo, anche
se nel mondo reale.
E,
diciamocelo, adoro rendere
Toshiro ancora più puccioso e tenero *___*
Per
il prossimo capitolo ho in
cantiere una IzuruxMomo, oppure una RenRuki… avendo quasi
finito le coppie, sono
agli sgoccioli dell’immaginazione XD mi fa comunque
tantissimo piacere che
abbiate gradito anche i precedenti! ^__^
Un
grazie ad Oreo e Valeriana per
avermi inserita tra i preferiti :)
Allora..
alla prossima! Un bacione
a tutti.. vi adoro sempre di più <3
Ino!
PunkyMarty: grazie
mille! ^__^ non preoccuparti, non mi fa nessun disturbo.. anzi, avevo
già fatto
un pensierino per un capitolo extra alla fine della fic! Spero che mi
seguirai
sempre :* kisses!
Alessandra: Ma di
nulla ^o^ mi faceva piacere farti sapere che ti sono vicina in un
momento
simile… e, come sempre, ti ringrazio per i complimenti! Mi
ricaricano di
energia *w* e per
il seguito.. perché no?
XD ci farò un pensiero! Bacionissimi :*
Selenia: Grazie! X3
sono felicissima che ti sia piaciuta! Besos :*
Valeriana: no pro,
anzi.. grazie per averli letti tutti! ^_^ e sono felicissima che ti
siano
piaciute.. un bacione grande! :*