Serie TV > Pretty Little Liars
Segui la storia  |       
Autore: fers94    03/08/2014    3 recensioni
Hanna e Caleb, due anni dopo essersi visti l'ultima volta a Ravenswood ed essersi lasciati andare pur consapevoli di amarsi ancora, si rincontrano per uno scherzo del destino alla NYU. Molte cose sono cambiate da allora, ma i sentimenti sembrano essere sempre gli stessi per entrambi. Quali saranno le loro reazioni quando si ritroveranno?
«No, non è troppo tardi, Hanna. Vivi di me e lascia che io viva di te. So che non è facile, ed io non pretendo tutto e subito, ma... Ma vale la pena tentare. Per noi, vale la pena. Dopo tutto quello che abbiamo passato...»
[Si ringrazia Gloria Bennet per il banner]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashley Marin, Caleb Rivers, Hanna Marin, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



32. There's nowhere unless you're there


"There's no love like your love and no other could give more, there's nowhere unless you're there, all the time, all the way."
[(Everything I Do) I Do It For You - Bryan Adams]



Hanna era tremendamente stanca. La sua debolezza da donna incinta la fece crollare anche su quella scomoda sedia dell'ospedale, mentre notizie di Caleb non erano ancora arrivate. Dormiva indifesa, con la testa appoggiata sulla spalla di sua madre, mentre la donna parlava con Brit per provare a far scorrere il tempo più velocemente.
Diversi minuti dopo, il dottore si riavvicinò loro. Hanna dormiva, ma Ashley decise di farsi comunque dire come stessero le cose.
«Allora? Si è ripreso?» chiese.
«La sua donazione è stata provvidenziale. Credo che se avessimo aspettato anche solo qualche minuto di più per avere la sacca, ci sarebbero stati seri rischi per il ragazzo, ma... Fortunatamente, grazie a lei, è tutto a posto. Si sta riprendendo... Avrà solo bisogno di tanto riposo e tornerà più forte di prima.» sorrise l'uomo.
Brit si alzò di scatto dalla sedia dov'era seduta e liberò un profondo sospiro di sollievo. Ashley si aprì in un largo sorriso e ringraziò il dottore, chiedendogli poi se fosse possibile parlare a Caleb.
«È una parente?» proferì di nuovo l'uomo.
Ashley ridacchiò e scosse la testa.
«No, io no, ma... Credo che la madre di suo figlio possa tornare a fargli visita ora che lui sta bene, non crede?» replicò, inclinando il capo verso Hanna, ancora teneramente addormentata.
Il dottore sospirò.
«Le dica di non farlo sforzare per nessun motivo, e... E di non trattenersi troppo a lungo.» aggiunse, prima di allontanarsi.
Ashley lo ringraziò nuovamente con un cenno, quindi scosse dolcemente il corpo addormentato di sua figlia.
«Hanna, tesoro... Svegliati...» le sussurrò.
Hanna mugolò ed aprì lentamente gli occhi.
«Che succede? Caleb? Come sta Caleb?» balbettò.
«Va' a vedere tu stessa.» rispose Ashley, strizzandole l'occhio.
Hanna si sollevò a fatica dalla spalla di sua madre, quindi si stropicciò gli occhi.
«Che vuoi dire, mamma?» chiese poi.
«Caleb si è ripreso, Han. E scommetto che ha una gran voglia di vederti.» le sorrise Ashley.
Hanna si aprì in un grande sorriso e si voltò verso Brit, che le fece segno di muoversi. Fu allora che la ragazza si alzò in piedi ed avanzò verso la stanza di Caleb.
«Non farlo sforzare, mi raccomando.» concluse Ashley, guardando sua figlia percorrere il corridoio dell'ospedale.


Hanna aprì la porta e, alla vista di Caleb sveglio e senza più mascherina dell'ossigeno, immediatamente corse al suo capezzale, piangendo liberatoriamente.
«Principessa... Come stai?» bisbigliò Caleb, mentre i due si abbracciavano.
«Che diavolo di domande fai, Caleb? Sei tu quello ricoverato stavolta, non io... Tu come stai?» balbettò Hanna, in lacrime.
«Sto bene.» sussurrò il ragazzo, con voce fioca.
Hanna si tirò via dall'abbraccio e gli stampò un bacio sulle labbra, quindi Caleb le prese il viso tra le mani e le asciugò le lacrime con i pollici, dopo averle sistemato alcune ciocche di capelli dietro le orecchie.
«Quante... Quante altre cicatrici dovrai farti per poter stare con me?» borbottò Hanna.
Caleb ridacchiò piano.
«Sarei disposto a farmi ricoverare ogni giorno se fosse il prezzo da pagare per starti accanto...» sussurrò.
«No, Caleb. Non scherzare. Se Dave ti ha aggredito è solo colpa mia...»
«Non dire sciocchezze, Hanna. Non è colpa tua... E poi lui aveva bevuto quando è successo, ne sono certo.»
«Ed è proprio a causa mia che ha bevuto...»
«Shhh... Basta adesso, okay?» mormorò Caleb, accarezzando il viso di Hanna.
«Stai davvero bene?» insistette Hanna, premurosa.
«Sì, davvero. Ma dimmi... Cos'è successo esattamente? Mi hanno operato?»
«Sì... Un ragazzo ti ha trovato al college, davanti alla tua stanza... Ha detto che eri in una pozza di sangue, e...»
Hanna si bloccò e ricominciò a piangere, quindi Caleb la strinse a sé, per quanto gli era possibile.
«Hey... È tutto okay, sono qui... Sto bene...» le sussurrò, baciandole la tempia.
«Lui ha detto che continuavi a fare il mio nome, così ha preso il tuo cellulare e mi ha chiamata, dicendomi che ti stavano portando in ospedale... E allora mi sono precipitata qui con mia madre, e poi... Poi ci hanno detto che eri stato accoltellato, che ti avevano appena operato, e che però serviva una trasfusione, ma che erano sforniti del tuo gruppo sanguigno... E aspettare che arrivasse la sacca sarebbe stato rischioso...» balbettò Hanna, stretta a Caleb.
«Ma a quanto pare mi è andata bene...»
«È stata mia madre a donarti il sangue.»
«Sul serio?»
Hanna si rimise composta e lo guardò negli occhi, annuendo.
«Il dottore non sapeva quanto tempo sarebbe stato necessario per far sì che arrivasse la sacca del tuo gruppo sanguigno, così... Beh, mia madre ha detto di essere 0Rh- come te e ha chiesto se era possibile che fosse lei a darti il sangue, così avremmo evitato di aspettare...»
«Mi ha salvato la vita...» sussurrò Caleb, mordendosi un labbro.
Hanna annuì e sorrise, stringendogli le mani. Caleb ricambiò il sorriso, quindi alzò le loro mani unite e poggiò un bacio sul dorso di quella di Hanna.
«Sono molto fortunato...» disse quindi.
Hanna ridacchiò.
«Beh, non si direbbe!» aggiunse.
Caleb sorrise nuovamente, poi allungò una mano e la appoggiò sulla pancia di Hanna.
«Qui procede tutto bene?» soggiunse.
«È tutto a posto, non devi preoccuparti. Anche se non ti nascondo che ci hai fatto spaventare parecchio...»
«Sono qui adesso. Sono qui per voi due. Te l'ho detto che non me ne sarei andato per niente al mondo...» sorrise Caleb, strizzandole l'occhio.
Hanna lo strinse forte, ma Caleb, a quel contatto, emise un gemito di dolore.
«Mio Dio, Caleb, scusami...» disse Hanna, mortificata, allontanandosi dal corpo del ragazzo.
Caleb ridacchiò.
«Va tutto bene, sta' tranquilla. Vieni qui...» aggiunse, allargando nuovamente le braccia.
Hanna sorrise e tornò ad abbracciare Caleb, stavolta con più delicatezza. Caleb abbassò quindi la testa e la baciò teneramente sulle labbra.
«Ti amo, Hanna...» mormorò lui.
«Ti amo anch'io, Caleb...» replicò lei, sorridendo.
Caleb ricambiò il sorriso e le diede un altro bacio sulla fronte.
«Resterò a dormire qui stanotte...» fece poi Hanna, con decisione.
«Non se ne parla.» ribatté Caleb.
«Perché? Quando hanno ricoverato me, tu sei rimasto, e a me ha fatto piacere... Ora tocca a me starti accanto... Forse non ti fa piacere avermi tra i piedi?»
«Hanna, scordatelo. Sei incinta, e non voglio che tu dorma su una scomodissima poltroncina che magari non è neanche reclinabile. Non fa bene a te e non fa bene al bambino. Perciò, per favore, va' a dormire a casa... Io sto bene, non preoccuparti.»
«Andiamo, Caleb... Sono incinta, non malata. È solo per una notte...»
«Ascoltami... Per quanto adorerei averti al mio fianco per tutta la notte e poterti tenere la mano, davvero, non è necessario. So che non sei malata, ma non voglio che ti stanchi e sicuramente rischieresti di spezzarti la schiena su una di quelle poltrone. Sei stata dimessa solo l'altro giorno e ti hanno unicamente raccomandato di stare a riposo, ed io voglio assicurarmi che ti riposerai. E riposarsi vuol dire stare a letto comodi, non certo qui. Hai già passato abbastanza ore in sala d'attesa, sarai a pezzi... E poi fidati, sono abbastanza forte da passare la notte qui da solo... Non mi accadrà nulla. Grazie di essermi stata accanto tutto questo tempo, davvero. Ma stanotte... Fallo per me, va' a casa.» disse Caleb, concludendo con un sorriso.
«E va bene... Ma domattina, non appena scatta l'orario di visite, sarò di nuovo qui.» sospirò Hanna.
Caleb ridacchiò.
«D'accordo.» aggiunse.
I due rimasero per qualche istante semplicemente a guardarsi ed a sorridersi, finché Hanna non notò Caleb abbassare di poco lo sguardo ed increspare le labbra.
«Che c'è?» chiese quindi la ragazza.
«Niente, solo che... Ora che ci faccio caso... Sono diventate più grandi.» confessò Caleb, sorridendo maliziosamente.
Hanna capì a cosa si stesse riferendo ed arrossì, spostando lo sguardo sul pavimento, imbarazzata.
«Effetti collaterali della gravidanza.» bofonchiò.
Caleb rise, poi si morse un labbro.
«Senti, ma... Questo vestito non sarà un po' troppo corto oltre che scollato?» sentenziò quindi, sorprendentemente serio.
Hanna rise sotto i baffi e rialzò la testa.
«Sei geloso?» domandò poi, sorridente.
«Forse.» sospirò lui, roteando gli occhi.
Hanna si aprì in un grande sorriso, riavvicinandosi nuovamente a Caleb per stampargli l'ennesimo bacio sulla bocca, ma lui le prese la testa tra le mani ed infilò dolcemente la lingua tra le sue labbra leggermente schiuse, non lasciandole scampo. Dopo diversi minuti, Hanna si staccò e si fece seria.
«Senti, per quanto riguarda Dave...» iniziò, ma Caleb tagliò subito corto.
«Ti prego, non adesso. Non mi va di parlarne.»
Hanna sospirò ed annuì comprensivamente, accarezzando il viso di Caleb.
«Piuttosto... Pensi che sia possibile vedere tua madre? Credo di doverle almeno un grazie...» continuò il ragazzo.
«Non siamo in orario di visite ed io non dovrei neppure essere qui adesso, ma... Vado a vedere quello che si può fare.» sorrise Hanna.
Caleb annuì, quindi Hanna uscì dalla stanza per andare a cercare sua madre. Tornò in sala d'attesa e la trovò sola. Fu Ashley a prendere subito parola.
«Ho mandato via Brit, l'ho vista alquanto stanca... Allora, come sta?»
«L'ho trovato bene, ma ora lui... Vorrebbe vederti.» sorrise Hanna.
«Non so se posso andare da lui, già con te il dottore ha fatto uno strappo alla regola, e...»
La ragazza la interruppe.
«Andiamo, mamma. Ora io non vedo nessun medico, e Caleb è tutto solo nella sua stanza, perciò...»
Ashley scosse la testa sorridendo, quindi seguì Hanna fino alla stanza di Caleb.
«Ashley...» esordì il ragazzo appena la vide entrare, mentre Hanna chiuse la porta alle sue spalle.
«Caleb... Come ti senti?» fece la donna, sedendosi dove fino a poco fa c'era sua figlia.
Hanna si sedette invece su una seggiola accanto alla porta, sorridendo teneramente alla vista di sua madre e Caleb.
«Sto bene, ed ho saputo che è tutto merito suo.» ribatté lui, sorridendo cordialmente.
«Non avrei potuto permettere che lasciassi di nuovo Hanna.» rispose Ashley, con un pizzico di ironia.
«Grazie davvero, io...»
«Non ringraziarmi, Caleb. Tu sei stato e sei tutt'ora la persona che fa la felicità di mia figlia. Certo, l'hai anche fatta soffrire, ma... Nell'amore, si sa, si soffre sempre un po'. Se adesso siete di nuovo insieme ed Hanna ha deciso di perdonarti, sono sicura che sa quello che sta facendo. E tu per me sei sempre stato come un figlio, quindi... Prenditi cura di lei e del bambino, e per me resterai come un figlio. E sei un pezzo del cuore di Hanna, perciò sei un pezzo anche del mio cuore. Sei parte della famiglia, Caleb.»
Caleb abbracciò quindi Ashley, mentre Hanna osservava da lontano, con le lacrime che le venivano giù dagli occhi irrefrenabili. Quel momento la toccò davvero nel profondo. Sua madre e Caleb erano le persone che più amava al mondo, ed il fatto che si volessero bene, per lei significava moltissimo.
«Non dovresti chiamare i tuoi?» chiese poi Ashley a Caleb.
«Non voglio farli preoccupare, sto bene. Quando sarà tutto a posto, andrò a trovarli io anche per informarli delle... Novità.» soggiunse Caleb, lanciando un'occhiata ad Hanna, ancora intenta ad asciugarsi le lacrime.
Ashley sorrise e si voltò verso Hanna.
«Vi lascio qualche altro minuto da soli, poi credo sia il caso che noi due ce ne torniamo a casa... Passa una buona notte, Caleb.» disse la donna, alzandosi dalla poltroncina e dirigendosi verso la porta, accarezzando un braccio di Hanna nel tragitto.
«Grazie, Ashley. Grazie davvero di tutto. Buonanotte.» fece Caleb, guardando Ashley uscire dalla stanza.
«Hey, basta piangere...» disse poi, guardando Hanna.
Hanna si avvicinò a Caleb e lo abbracciò.
«Sono solo felice...» sussurrò quindi la ragazza.
Caleb la baciò tra i capelli e poi tornò a guardarla negli occhi.
«Ora va' a casa, tua madre ti sta aspettando. Devi riposarti.» sussurrò, con premura.
«Promettimi che ti riposerai anche tu...»
«Che altro vuoi che faccia in un letto d'ospedale, Han?» sorrise Caleb.
«Okay. Ma ricordati che domani sarò di nuovo qui.»
«Tranquilla, non me lo dimentico.»
«Allora buonanotte...»
«Buonanotte, principessa.»
Hanna diede un bacio sulle labbra di Caleb, quindi si alzò in piedi per dirigersi verso la porta, ma prima che potesse farlo, il ragazzo le portò le mani sui fianchi ed avvicinò la testa alla sua pancia, posandovi un altro bacio delicato.
«Buonanotte, cucciolo mio. Papà già ti ama, lo sai?» aggiunse.
Hanna si morse un labbro e si chinò per baciare di nuovo Caleb. Era come se non potesse farne a meno. Lui era di una dolcezza indescrivibile, soprattutto quando interagiva con l'ancora invisibile pancione di Hanna.
«Ed amo te.» precisò subito dopo Caleb, sorridendo.
«Ti amo anch'io.» ribatté Hanna con gli occhi che le brillavano, prima di passare una delicata carezza lungo la guancia del ragazzo ed uscire definitivamente dalla sua stanza d'ospedale.


«Mi sono forse persa qualcosa?» chiese Ashley ad Hanna, mentre erano nella Mercedes della donna, dirette a casa.
«Che vuoi dire?»
«Quando il dottore ti ha chiesto se eri una parente di Caleb, tu hai risposto che aspetti un figlio da lui ma hai anche detto di essere la sua futura moglie... Hanna, c'è qualcosa che non so?»
Hanna ridacchiò.
«Beh, a dire il vero, non c'è stata nessuna proposta ufficiale, ma... Sì, Caleb ed io abbiamo intenzione di sposarci... Prima o poi. Ma non c'entra niente con la gravidanza, è una cosa di cui parlavamo anche prima di sapere che io fossi incinta, e...»
Ashley la interruppe, ridacchiando.
«Chiunque avrebbe potuto giurare che vi sareste sposati anche solo guardandovi preparare dolci insieme ai corsi di cucina durante gli anni del liceo, Hanna. So che non sarebbe un matrimonio riparatore per la gravidanza. Ed ho sempre saputo che tu ti saresti sposata con lui, un giorno. Sono tua madre, l'ho sentito da subito. E dopotutto, sono contenta che sarà lui l'uomo della tua vita... D'altra parte nelle sue vene adesso scorre il mio sangue, no?»
Hanna sorrise.
«Già, e mi auguro che tu non gli abbia iniettato la tua estrema premura tramite quel sangue, visto quanto già sia premuroso di suo... Comunque, mi sposerò sicuramente dopo aver partorito... Voglio un vestito che mi calzi a pennello, non mi sposerò mai con il pancione o peggio con addosso i chili post-partum...» borbottò la ragazza.
Ashley rise sonoramente.
«Che c'è?» ribatté Hanna, alzando le sopracciglia.
«Hai vent'anni, sei incinta, il tuo ragazzo è in ospedale perché è stato accoltellato dal tuo ex e fino a qualche ora fa non si sapeva neppure se potesse salvarsi, e tu pensi al fatto che il vestito del tuo matrimonio deve calzarti a pennello?»
Hanna sospirò.
«Hai ragione, mamma... Sono un'idiota, avrei dovuto insistere per restare accanto a Caleb stanotte...»
«No, tesoro. Caleb ha fatto bene a mandarti a casa, e l'ha fatto perché si preoccupa per te. E tu non sei idiota, sei soltanto molto giovane e probabilmente un po' ingenua. La verità è che non ancora realizzi cosa sta succedendo nella tua vita. Non ancora capisci bene che sei incinta e che questo comporterà uno stravolgimento totale della tua vita, ma... Ma è normale. Ed io sono qui per questo, per starti accanto, perché non sarà facile. Ma vedrai che mentre ti crescerà il pancione, crescerai anche tu, e non parlo di chili di troppo o cellulite... Parlo di umanità, Hanna. Non si è mai pronti ad essere genitori, ma quando lo si diventa, automaticamente si cresce abbastanza per poterli essere. E vedrai che quando sarai madre, non avrai bisogno di nessun consiglio... Ti verrà tutto naturale, come se l'avessi fatto da sempre. E sono certa che Caleb sarà fantastico allo stesso modo. Spero davvero che abbiate tutta la felicità che un amore come il vostro merita ma che non ha mai avuto, tesoro. Andrà tutto bene, vedrai.»
Fu così che Hanna si commosse per l'ennesima volta nel corso della giornata.


Caleb era disteso nel suo letto d'ospedale, ma non riusciva a dormire. Si era fatto portare una rivista sportiva per passare il tempo, ma risaliva probabilmente al mese passato. D'un tratto, sollevò lo sguardo verso la porta della sua stanza, aperta, e notò un bambino ad osservarlo.
«Hey, e tu chi sei?» chiese Caleb, appoggiando la rivista sul letto e sorridendo.
Il bambino non rispose.
«Ho capito, i tuoi genitori ti hanno raccomandato di non parlare con gli sconosciuti... Mi chiamo Caleb.» continuò Caleb.
A quel punto, il bambino entrò nella stanza e raggiunse Caleb, stringendogli la mano.
«Ciao, io sono Tim.» disse.
«Quanti anni hai, Tim?»
«Nove. Tu?»
«Ventuno.»
«Che ti è successo alla pancia?» chiese il bambino, indicando la fasciatura che ricopriva l'addome di Caleb.
«Beh... Mi sono fatto una ferita molto grande e mi hanno portato qui per curarla. Tu invece cosa ci fai qui in ospedale?»
«Il mio papà ha fatto un incidente con la moto e l'hanno portato qui...»
«Mi dispiace... Sta bene ora?»
«Sì, anche se ha tante bende addosso come te...»
«L'importante è che stia bene, sai, le bende poi le tolgono a tutti. Sei qui con la tua mamma?»
«Sì, con la mia mamma e la mia sorellina.»
«Hai una sorellina? Davvero?»
«Veramente non ancora, è nella pancia di mamma.»
Caleb sorrise teneramente.
«Sai, anche la mia ragazza ha un bimbo nella pancia...» continuò.
«Davvero? Dov'è?» esclamò Tim, entusiasta.
«È andata via poco fa, mi dispiace. Sono sicuro che però le avrebbe fatto piacere conoscerti.»
«Come si chiama la tua ragazza?»
«Hanna. Si chiama Hanna.»
«Hanna... È un bel nome, mi piace. Dirò alla mamma di chiamare Hanna la mia sorellina.»
«Davvero?» sorrise Caleb.
Tim annuì con decisione.
«Nella pancia di Hanna c'è un bimbo o una bimba?» chiese poi.
«Non lo sappiamo ancora. È ancora troppo piccolo per poter capire se sia maschio o femmina. Credo che ora come ora non sia più grande di un fagiolo.» sorrise nuovamente Caleb, pazzo di gioia al solo pensiero del suo piccolo.
«Quindi, quando il bimbo uscirà dalla pancia di Hanna, tu diventerai papà?»
Caleb ridacchiò davanti all'innocenza e alla gran curiosità del bambino, quindi rispose orgogliosamente.
«Sì. Diventerò papà.»
«Secondo me sarai un bravo papà, Caleb.»
Caleb si aprì in un grande sorriso.
«Lo pensi sul serio?» chiese quindi.
«Sì. Sei simpatico, proprio come il mio papà.» rispose Tim, sorridendo.
«Grazie. Anche tu sei simpatico.» sorrise a sua volta Caleb.
A quel punto, una donna, evidentemente incinta, si affacciò dalla porta.
«Tim! Ti ho cercato dappertutto!» esclamò.
Tim si voltò.
«Scusami, mamma...» mormorò.
«Mi scusi davvero, le ha dato fastidio?» continuò la donna, rivolgendosi a Caleb.
«Assolutamente no. Mi ha tenuto compagnia.» sorrise Caleb, strizzando l'occhio a Tim.
«Ciao, Caleb!» disse poi Tim, prendendo per mano la madre.
«Ciao, Tim!» rispose Caleb, sorridendo.
«Arrivederci.» fece la donna.
«Arrivederci, signora. E... Congratulazioni.» rispose Caleb.
«Grazie. Buona fortuna.» concluse la donna, uscendo dalla stanza.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Pretty Little Liars / Vai alla pagina dell'autore: fers94