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Autore: Vivling    03/08/2014    3 recensioni
Arizona non ha perso solo la gamba su quell'aereo, ha perso, senza rendersene conto, qualcosa di molto più importante: Callie e se la rivorrà indietro, se rivorrà indietro la sua vita, il suo amore e sè stessa dovrà combattere, la domanda è una sola:quanto è disposta a farlo?
Genere: Angst, Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres, Derek Sheperd, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nona stagione, Nel futuro
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Quella sera fu proprio una di quelle sere che a Callie come ad Arizona erano mancate tanto, una di quelle sere riempite da loro, da Sofia e dal loro sconfinato amore, quello stesso amore che, poche ore prima, aveva dimostrato di resistere ad ogni tempesta, illeso e tanto più forte quanto più bello di prima. La notte, la prima vera notte che trascorsero insieme realmente serene, fu, invece, una di quelle notti che nessuna delle due avrebbe dimenticato così facilmente, una di quelle che ti rimane dentro, una di quelle il cui ricordo è un faro nel buio della notte più scura, un’ancora nella tempesta più dirompente.
Quando al mattino gli occhi blu di Arizona si aprirono inondandosi della luce che veniva dalla finestra già aperta assumendo così una sfumatura che trasmetteva, a chiunque li avesse guardati, uno stato di pace nonché la voglia di tuffarcisi dentro, la bionda trovò la parte del letto accanto a sé vuota. Il profumo di Callie era ancora forte nella stanza, Arizona lo sentiva fra le lenzuola, sulla sua pelle, fra i suoi capelli, tutto lì tratteneva ancora l’odore inebriante della latina e del loro amore. La bionda decise di alzarsi alla ricerca della moglie e della figlia ma l’unica cosa che trovò fu un post-it scritto velocemente nel quale Callie le diceva di essere già andata a lavoro e di aver portato Sofia all’asilo. Arizona rimase per un attimo interdetta e quasi delusa…era come se a coronare quella notte si aspettasse un bacio del buongiorno, una colazione in famiglia e, chissà, magari anche un’intera giornata lontano da tutto lo stress del lavoro ma a quanto pareva non era lo stesso anche per Callie. Non restandole altro da fare, fece colazione da sola in quella casa silenziosa, si vestì e decise di andare in albergo per iniziare ad organizzare le valigie. Quando stava, tuttavia, per uscire, mentre prendeva le chiavi dal tavolino dell’ingresso dove Callie le buttava letteralmente dopo essere tornata da un turno estenuante in ospedale, notò che qualcosa le mancava, qualcosa da cui non si era mai separata e la cui assenza le provocò una crisi di panico: la sua fede. Iniziò a perlustrare angolo per angolo tutta la casa, ma come aveva fatto a perderla? Non le era mai successo e inspiegabilmente non c’era verso di trovarla, eppure doveva pur essere finito da qualche parte… E ora come si sarebbe giustificata con Callie? Dannazione, avrebbe dovuto dirle la verità e sperare che strane idee non le balzassero in mente facendole trarre conclusioni affrettate… Tuttavia, l’unica cosa che poteva fare era quello che si era promessa prima di rendersi conto della grave perdita: le valige. Passò quasi tutta la mattinata intenta in quel lavoro, così quando arrivò in ospedale era mezzogiorno passato: di lì a poco ci sarebbe stata la pausa pranzo e la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata trovare Callie per reclamare quel mancato bacio la cui assenza le aveva spento la mattinata tenendo, possibilmente, le mani nel camice, lontane, almeno per il momento, dalla vista di Callie.
 
 
Quando fu arrivata nel reparto di ortopedia intravide Vivien passare per i corridoi e decise di raggiugerla sperando (o forse no?) di trovare con lei sua moglie. Una volta affiancata la rossa questa le rivolese un sorriso tirato, imbarazzato, ed iniziò ad agitarsi impensierendo Arizona
-Buongiorno dottoressa Robbins – le disse con una voce stridula che mal celava l’ansia dalla quale era, in quel momento, invasa
- Buongiorno, dottoressa Blanchard – il modo in cui Arizona lo pronunciò, invece, conferì al saluto quasi un tono di domanda. Vedendo che Vivien continuava a guardarla e sorriderle in modo imbarazzato quasi sperasse che lei non notasse qualcosa, la bionda decise di continuare
- Dottoressa mi scusi, io vorrei raggiungere mia moglie, saprebbe dirmi dov’è? – la formalità della bionda fece capire a Vivien che uscire indenne da quella situazione sarebbe stato molto difficile
- Ehm… in realtà non lo so, credo di non averla proprio vista oggi al lavoro… - le rispose nel modo più convincente possibile… Callie, perché doveva essere tutto così difficile con lei?
Arizona, dal canto, suo iniziò a preoccuparsi ancora di più, una delle due le aveva mentito, nella migliore delle ipotesi Vivien, ma perché? Decise allora di andare un po’ più a fondo
 
-Davvero dottoressa Blanchard? Eppure questa mattina mia moglie – rimarcando quella parola le sembrò di rimarcare la linea di confine che sperava Callie avesse definito –mi aveva detto di essere venuta proprio qui in ospedale…
- Ah…beh io…io non l’ho vista ma può anche darsi che sia stata occupata in pronto soccorso o in qualche consulto in un altro reparto, ora però mi scusi io dovrei andare, sa, le relazioni mi aspettano e…quindi…io vado… - Vivien, ormai completamente rossa per l’imbarazzo si allontanò a passo svelto raggiungendo la sala lastre dove qualcuno la stava aspettando. Arizona, dal canto suo, la vide andar via convinta del fatto che le stesse nascondendo qualcosa.
 
Quando la francese ebbe raggiunto la sua meta, chiuse velocemente a chiave la porta dietro di sé dando prima un rapido sguardo nel corridoio per accertarsi di non essere seguita da nessuno, poi si voltò verso l’altra persona che occupava la stanza insieme a lei
-Certo che potevi inventarti una scusa migliore! Arizona ti sta cercando, hai idea di quanto sia stato difficile raggiungerti senza che mi seguisse?
  
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