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Autore: Fanie33    03/08/2014    4 recensioni
Dal primo capitolo: "C'erano giorni, Kili lo sapeva, in cui certe idee nascevano così radicate nella sua mente che niente le riusciva a scacciare, tanto che perfino i suoi sogni ne portavano segni evidenti, e quello era uno di quei giorni."
Perchè, in fondo, cosa si può fare, quando un'inafferrabile consapevolezza si fa strada nella nostra mente? Anche se è sbagliato, mortamente sbagliato e folle, lei resta li, cattiva e inconfutabile. E allora, non resta che affrontarla.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Fili, Kili, Thorin Scudodiquercia
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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«Thorin tornerà tra meno di un paio d'ore» mormorò Kili ad un soffio dal maggiore.
«Lo so»
«Dovremmo sbrigarci»
«Nemmeno per sogno» sorrise Fili, baciando di nuovo il moro sulle labbra.


Avevano chiuso la porta, sbarrato le finestre e tirato le tende, perfino quelle dell'ingresso. L'unica stanza in cui non erano nemmeno entrati era la camera di Thorin, ma sapevano che il loro zio chiudeva sempre tutte le imposte prima di uscire. Erano entrambi terrorizzati, ma non lo avrebbero mai e poi mai ammesso. L'intera casa era avvolta in un'atmosfera surreale, di quelle da storie di fantasmi, ma ora come ora ai due fratelli la cosa importava ben poco.
Erano tornati in camera, e si erano chiusi la porta alle spalle, come se davvero lasciarla aperta oppure no potesse fare una qualsiasi differenza, ma per loro andava bene così. I due letti erano ancora sfatti, o almeno quello di Fili, ma ci si sedettero lo stesso. Nessuno dei due avrebbe mai saputo dire cos'avevano fatto per tutto il giorno, ma era come se ogni gesto e ogni parola avesse avuto l'unico scopo di condurli li, in quella penombra illuminata solo da un paio di candele su una mensola.
Tremavano entrambi, ma ovviamente non era paura, certo che no, era freddo, oppure emozione, o qualche altra scemenza del genere, chiaramente non poteva essere paura, perchè non c'era universo in cui loro due potessero farsi spaventare da qualcosa. Chiaramente non erano spaventati l'uno dall'altro, non rabbrividivano certo all'idea che qualcuno potesse scoprirli, o che Thorin potesse vederli. Non erano terrorizzati al pensiero di sfiorarsi a vicenda o di non essere all'altezza l'uno dell'altro, o di esagerare in un gesto o in una parola. Il nodo che sentivano allo stomaco non era mica dettato dalla possibilità di rompere quell'assurdo incantesimo con un tocco maldestro, oppure dalla cieca paura che qualcosa potesse andare storto. Ovviamente no, non avevano paura. Erano semplicemente impietriti dal terrore.
Fili era completamente imbambolato. “E adesso?” continuava a chiedersi, come se il solo ripetere quella domanda nella sua testa potesse essergli di qualche conforto “Adesso cosa devo fare?”. Era come se un meccanismo dentro di lui si fosse inceppato, come se pur sapendo bene cosa fare non avesse idea di come farlo. In realtà si, aveva paura. Troppo paura a dire il vero.
“Devo dire qualcosa?” in un certo senso, in un senso un po' strano a dirla tutta, si sentiva in dovere di fare qualcosa di particolare. Dopotutto lui era il maggiore, era stato lui a baciare suo fratello per primo, in riva al fiume, era stato lui a esternare i suoi pensieri per primo, no? Certo, doveva dire qualcosa. Ma cosa? Gli venivano in mente solo frasi sciocche e senza senso, e per nulla al mondo voleva che Kili lo vedesse “senza senso” in quel momento. Lui doveva essere all'altezza della situazione, in fondo era pur sempre un principe! Eh niente, nessuna idea, solo riflessioni assurde e sconclusionate che gli affollavano la testa e gli impedivano di pensare, mentre cercava disperatamente di liberare la mente da quei pensieri.
“Pensavo che sarebbe stato più facile” si disse. Dopotutto, la parte più difficile sarebbe dovuta essere il dichiararsi, no? E invece, quello era stato fin troppo facile, ma adesso che non riusciva più a mettere in ordine quattro parole in una frase di senso compiuto si sentiva un po' perso. Cosa gli doveva dire? Cosa doveva fare? Cosa si aspettava che dic-
«Fili?» la voce di suo fratello era a metà tra il divertito e il preoccupato.
«Mmmm?» mormorò, guardandolo negli occhi con un'espressione da cane bastonato.
«Che succede?»
«Niente, è solo che...» nella sua testa pregò che Kili lo interrompesse, perché non aveva nessuna idea di come finire quella frase. E infatti il moro andò in suo soccorso come sempre.
«Lo so. Anche io.»
“Anche lui cosa?” si chiese Fili, troppo poco lucido per pensare “Anche lui non riesce a ragionare, anche lui ha paura, anche lui mi ama, anche lui non è sicuro che sia giusto, anche lui vorrebbe essere ovunque tranne che qui, anche lui non vorrebbe essere in altro posto che qui?”
Ma forse, anzi sicuramente, era tutto insieme. Anche lui tutto.
Ancora silenzio, e pensieri sconclusionati.
«Fili?»
«Mmmm»
«C'è un problema»
«Quale?» chiese il maggiore, alzando di scatto la testa, terrorizzato da quelle parole.
Kili sorrise all'espressione del fratello «Siamo ancora vestiti»

Fili sbatté le palpebre un paio di volte, mentre aspettava che il suo cervello elaborasse quella frase.
Poi, semplicemente, scollegò i pensieri, ignorando del tutto la sua mente che galoppava verso un “fermati, è sbagliato” a velocità folle. Ormai, giusto o sbagliato, cambiava poco. E si avventò sul fratello come se non avesse mai desiderato altro. E forse in parte era così. Anzi, lo era sicuramente.

Lo morse e lo baciò fino a farlo gemere, mentre su tutta la pelle del collo si disegnavano i segni rossi dei denti. Gli passò le mani tra i capelli scuri così tante volte da tracciare dei sentieri invisibili sulla sua nuca. Si avventò talmente tanto sulle sue labbra da renderle parte di sé, dal sentirne il sapore sulla sua stessa lingua. E poi gli baciò il petto nudo, mentre sentiva le sue mani farsi strada lentamente lungo la sua schiena, e lasciarla calda e tremante, e sentì che non poteva essere sbagliato, non poteva. Gli sussurrò qualcosa all'orecchio, e lo sentì fare altrettanto, ma non capì, o forse si ma non aveva importanza. Erano seduti sul letto, e poi stesi tra le lenzuola, e poi in ginocchio a terra. Come ci erano finiti? E poi erano in piedi contro il muro, e appoggiati alla porta, e di nuovo sul letto. Si erano mai alzati davvero? I pantaloni di entrambi si accasciarono al suolo, lontano, troppo lontano.
E di nuovo quelle mani calde su di sé, come se non avessero altro posto. Scendevano, lentamente, sempre più giù, prendendosi tutto il tempo del mondo. Anche le sue facevano altrettanto, lasciando una scia di calore sulla pelle e una di gemiti nell'aria.
Fili sorrise, guardando suo fratello artigliare il lenzuolo per soffocare un altro sospiro. Lui li voleva, quegli ansiti, erano suoi, gli spettavano. Prese il viso di Kili tra le dita, lasciando che i loro occhi si incontrassero, mente con l'altra mano continuava una lenta discesa lungo il ventre del moro che, si vedeva e questo lo fece sorridere, lo odiava con tutto sé stesso per tutta quella maledetta calma. Nessuno dei due era mai stato troppo paziente.
Quando le dita fredde raggiunsero la loro meta, il minore inarcò di scatto la schiena, gemendo il nome di suo fratello.
«Thorin tornerà tra meno di un paio d'ore» mormorò Kili ad un soffio dal maggiore.
«Lo so»
«Dovremmo sbrigarci»
«Nemmeno per sogno» sorrise Fili, baciando di nuovo il moro sulle labbra.
E si avvicinarono ancora di più, uno sull'altro, mentre le mani si muovevano sui corpi e l'aria si riempiva di mormorii sempre meno smorzati e di gemiti sempre più forti. Le lingue si incontrarono ancora, e giocarono in silenzio, o quasi, separandosi solo per il tempo di un respiro affannato.
E poi i loro bacini presero a scontrarsi, prima quasi involontariamente, poi sempre più spesso e più in fretta, lasciando i due fratelli sempre meno lucidi e sempre più affamati d'aria. Non c'era ragione di fermarsi, non ci sarebbe mai stata, e così continuarono, insieme, sempre più in fretta e sempre con più forza, lasciando i se e i ma a dopo, semmai ce ne fossero stati.
Ancora baci e sussurri, sempre più famelici, sempre più profondi, da lasciare brividi freddi lungo la schiena, da far arricciare le labbra in una smorfia. Ancora carezze sulla pelle calda e madida, sempre più desiderate, mai abbastanza.
E poi l'ultimo gemito, quasi un nome, anzi, due nomi, due nomi che si assomigliavano forse un po' troppo, ma che suonavano dannatamente bene insieme, sussurrati, mormorati o gridati alla luce delle candele nella stanza.

Dopo ci fu solo il calore dei loro corpi stretti tra le coperte, avvolti dalle braccia forti, percorsi ancora da brividi. In silenzio, si osservarono come in un sogno, incantati da cosa avevano fatto, da cos'erano diventati, dalla semplicità di quello che erano. E si baciarono ancora dolcemente, come avevano fatto solo il giorno prima, ma da cui sembrava passata un'eternità, in riva al fiume e nascosti dalla nebbia. Si sorrisero e si strinsero di più, senza voler pensare che di li a poco avrebbero dovuto rivestirsi e tornare ad essere solo due fratelli.
«Fili?»
«Si?»
«Chiedimelo di nuovo»
«Che cosa?»
«Quello che mi hai chiesto ieri»
«Ieri?»
Kili non rispose, ma si limitò a guardarlo, sperando che capisse, che ricordasse.
Il maggiore sorrise, pensando a quanto scemo e dolce fosse il suo fratellino in realtà.
«Sai che io ti amo?» gli disse, a fior di labbra.
Anche il moro sorrise «e tu sai che io amo te?»
«E come potresti non farlo?» gli rispose Fili, chiudendogli subito dopo la bocca con un lungo bacio.

 

 

 

 

 

 

 

La, nella loro camera, avvolti dalla flebile luce delle candele quasi spente, nessuno dei sue si accorse di niente. Nessuno dei due si accorse di scricchiolii o gemiti del legno, nessuno sentì porte aprirsi o tende muoversi. Dopotutto, nessuno dei due avrebbe mai potuto immaginare che Thorin, quel giorno, non era mai uscito di casa.

 

 

 

 

 

NdA

Calma, vi prego. Si, lo so, lo so, volete picchiarmi. E in parte avete ragione. Allora, intanto avevo detto che questo sarebbe stato l'ultimo capitolo, e vi giuro che era la mia intenzione iniziale, ma poi quando l'ho scritto... niente, è uscito così. E, visto che lo amo un sacco, ho deciso che ci sarà anche un undicesimo, che spero di pubblicare il prima possibile, anche se sarà difficile.
Comunque sia, sarà una specie di sorpresa, sarà diverso da tutti quelli che ho scritto fin'ora, ma ve ne accorgerete presto.
Niente, cercate di non linciarmi nelle recensioni, per favore. Le ultime righe vi posso garantire che sono esclusivamente per una buona causa, e non solo per farvi prendere un colpo.
Basta, ho detto anche troppo. Come sempre grazie a chi legge e un bacio a chi recensisce.
A presto, Erin.

   
 
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