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Autore: Miamarty    03/08/2014    2 recensioni
La storia si sviluppa dopo l'episodio intitolato "L'altra Voyager". La nave ne esce quasi distrutta e non può più reggere alte velocità per lungo tempo, quindi il capitano Janeway decide di cercare un pianeta abitabile e di stabilirsi li per tutto il tempo necessario a riportare a nuova vita il suo vascello. Sarà un punto di arrivo o una nuova partenza?
Genere: Avventura, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chakotay, Kathryn Janeway | Coppie: Chakotay/Janeway
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5

 

Diario del capitano, data stellare 483316.11

Sono molto preoccupata per quello che, questa mattina, ci ha riferito il guardiamarina Wildman. Il suo racconto sembrava delirante e, se non fossimo in un quadrante inesplorato della galassia, sarei stata propensa a catalogarla come una scusa per mascherare un tentativo di suicidio. Ad ogni modo lei giura che non aveva intenzione di togliersi la vita, ha parlato di uno strano animale, gigantesco che l’ha spinta a cadere in acqua. Tuttavia, quando ho toccato l’argomento maternità, lei ha abbassato gli occhi e l’ho vista molto imbarazzata, sicuramente questa volta non lascerò perdere e mi consulterò con il medico olografico per cercare un modo di aiutarla a superare questo disagio che sembra averla colpita. Riguardo allo strano animale, tra un’ora sarò in riunione con i miei ufficiali superiori, per decidere il da farsi. Soltanto Samantha l’ha avvistato e, durante le nostre ispezioni, nei dintorni non sono mai state rilevate impronte anomale, ma non posso rischiare che qualche pericolo ci sorprenda, magari di notte quando siamo più vulnerabili. 

Computer chiudere registrazione e aprire il file privato del capitano.

Sicuramente nella tisana di Chakotay c’era una sostanza psicogena, altrimenti non mi spiego il mio comportamento sconsiderato. Spero che sia stato un sogno. Oggi non l’ho ancora incontrato, mi dovrò sforzare di vincere il mio imbarazzo, più tardi, quando lo vedrò alla riunione degli ufficiali. Però che labbra morbide che ha… Computer, cancella l’ultima frase. Anzi no, annulla l’ordine! Chiudi il diario.

 

Tuvok prese la parola, con la sua solita voce senza accenti né inflessioni.

- Signori – disse indicando lo schermo di un computer portatile, se fossero stati sulla nave, avrebbero usato i dispositivi a parete di ultima generazione con cui era stata dotata – vi presento la creatura che il guardiamarina Wildman ci ha accuratamente descritto - girò lo schermo verso gli ufficiali seduti attorno al tavolo della sala tattica allestita in un modulo adibito alla gestione delle questioni pratiche. Se fossero stati in una città vera, sulla terra, sarebbero stati, in sostanza, nel municipio. Gli occhi dei presenti si spalancarono alla vista dell’identikit realizzato secondo le descrizioni di Samantha. Era davvero spaventoso e imponente, una serpe gigante con lunghi denti a sciabola e una cresta colorata che percorreva quasi tutta la lunghezza del corpo nero.

- Non ha zampe – notò Kathryn, ecco perché non abbiamo visto tracce – se questo “bestione” decide di farci visita di notte potrebbe arrecarci parecchi danni. Che ne pensate?- chiese, evitando accuratamente lo sguardo di Chakotay, seduto di fianco a lei.

Paris prese la parola.

- Il fatto che fino ad ora non ci abbia attaccato è un buon segno secondo me – guardò lo schermo, rabbrividendo suo malgrado – immagino che sia stato ben nascosto per tutto questo tempo. Quello che mi preoccupa è perché sia uscito allo scoperto proprio ora. Ha fame? In qualche modo è stato disturbato dalla presenza di Sam? Ma anche quest’ultima ipotesi mi lascia perplesso – continuò spedito, seguito con interesse da tutti gli altri – siamo soliti andare a fare footing sul lungo fiume da più di un mese ormai, possibile che sia stato disturbato solo ora?-.

- Da oggi dovrete cambiare pista per la corsa- disse il capitano, preoccupata per l’incolumità del suo equipaggio. Lei stessa spesso si andava ad allenare nei paraggi del fiume. Ripensò all’ultima volta in cui si era dedicata allo sport, ma non le tornò in mente nulla di strano che potesse farle pensare alla presenza di quell’animale. Guardò B’elanna. L’ingegnere come suo solito stava in  silenzio, immagazzinando più informazioni possibili com’era solita fare. – Torres, quanto tempo manca alla fine delle riparazioni? – la mezza klingon prese un respiro profondo prima di dire:

- Se il tempo tiene, dovremmo cavarcela in venti giorni, ma se ne avessimo alcuni in più, potremmo fare un lavoro più accurato. – Il capitano la guardò, imperturbabile.

- Dovrà farseli bastare, tuttavia, se tra venti giorni non avremo avuto alcuna novità riguardo alla “nostra amica”, potremmo riparlarne. Dia la priorità a ciò che non possiamo proprio riparare in volo – Guardò Chakotay negli occhi per la prima volta da quando si erano riuniti – Comandante, si coordini con B’elanna e cercate di ottimizzare i turni di lavoro in modo che il tutto possa essere svolto più celermente. – Il comandante annuì e prese un appunto sul DPAD che teneva in mano. Kathryn si rivolse a Paris: - Tenente, vada con Tuvok all’hangar navette della Voyager e ne faccia decollare una. Perlustri tutta la zona e poi atterri in prossimità del villaggio, sarà il caso di tenerla a portata di mano. In caso la bestia si palesi all’improvviso, non mi dispiacerebbe avere a disposizione il fuoco dei phaser di bordo. –

- Capitano- la interruppe Tuvok – suggerisco di organizzare delle squadre a piedi e perlustrare i dintorni alla ricerca di una tana, se riuscissimo a individuarlo potremmo decidere cosa fare. Magari la bestia era solo di passaggio… -

-Ottima idea Tuvok, proceda pure – Kathryn si alzò guardando i suoi sottoposti ancora seduti, in attesa di ordini – in libertà- diede loro le spalle, dirigendosi verso il replicatore, mentre gli ufficiali lasciavano la sala riunioni.

- Caffè nero, bollente- ordinò con voce piatta.

- Alla fine quella roba ti ammazzerà, lo sai?- sobbalzò sentendo la voce del suo primo ufficiale provenire da dietro la sua schiena.

- Anche tu farai la stessa fine se continui a piombarmi alle spalle in questo modo- rispose lei con un sorriso divertito appena accennato sulle labbra.

- Oh ma come siamo suscettibili, capitano- Chakotay scoppiò in una risata allegra mentre si appoggiava al bordo del tavolo riunioni. Lei si girò a guardarlo, lui la stava osservando con un chiaro sguardo di ammirazione.

Dunque è questo comandante, stai flirtando con me…”

Kathryn prese la sua tazza di caffè con entrambe le mani e si mise di fianco a lui, sedendosi sul bordo del tavolo. Dopo qualche secondo di silenzio, durante il quale si scottò la lingua con il caffè, gli chiese:

- Allora, cosa ne pensi di tutta questa storia?- Con la coda dell’occhio lo vide sistemarsi meglio sul tavolo.

- Non ne sono sicuro… - lei bevve un altro sorso di caffè mentre lui chiaramente stava raccogliendo le idee.

- Cos’è che non ti torna, comandante?- Si alzò per mettere la tazza vuota nel riciclatore e poi si avvicinò di nuovo a lui, stavolta fermandoglisi di fronte.

- Faccio fatica a credere alla storia di un animale di tali dimensioni qui nei paraggi. Siamo qui da molti giorni e non abbiamo mai rilevato nulla, né con i tricorder né con i sopraluoghi visivi… - L’uomo sospirò passandosi una mano sul mento com’era solito fare quando ragionava su una teoria.

- Pensi che stiamo esagerando a prendere tutte queste precauzioni?-

- Assolutamente no, anzi. Però non scarterei l’ipotesi di una “bugia” involontaria di Sam – Kathryn lo guardò stupita, soprattutto perché dava voce ad uno dei dubbi che lei aveva avuto fin dall’inizio ma che non aveva voluto dire alla riunione con gli ufficiali superiori.

- Cosa intendi quando parli di “bugia involontaria”?- chiese lei, avvicinandoglisi senza rendersene conto. Ora le sue cosce quasi sfioravano le ginocchia del comandante.

- Ho pensato a quello che mi hai detto ieri, al fatto che ti sembra di averla lasciata sola. In effetti, potrebbe essere.- vedendo Kathryn muovere la bocca per obiettare, lui alzò una mano per fermarla – non sto dicendo che sia colpa tua, lo è un po’ di tutti. Ti spiego: nella mia tribù quando nasce un bambino, anche se la mamma è sposata ed ha genitori e suoceri in vita, è comunque adottata da tutto il villaggio. In pratica lei diventa la figlia e la sorella di tutti e il bambino avrà così tanti zii, nonni, cugini ecc. anche se non c’è alcun legame di sangue. In questo modo, se dovesse succederle di rimanere da sola per qualsiasi ragione, non si sentirà mai abbandonata. – Kathryn lo guardava affascinata, come sempre, quando il comandante parlava della sua tribù, il suo viso era attraversato da emozioni contrastanti che andavano dalla malinconia all’orgoglio di appartenere a un popolo così antico e nobile.

-Sai – continuò lui – anche la simbologia dei gesti è molto importante. Ad esempio, quando nasce il primo figlio, di solito è un genitore della mamma che per la prima volta lo prende in braccio e glielo porge. Il significato è molto profondo, significa: “Figlia mia, sei in grado di occupare il mio posto per far continuare la nostra stirpe” in pratica è un investimento di autorità che è compreso in modo inconscio dalla puerpera e le infonde coraggio e fiducia nelle sue capacità… Kathryn, mi stai ascoltando?- le chiese vedendola con gli occhi spalancati fissi su di lui. Lei scosse la testa prima di rispondere.

- Oh Chakotay, è affascinante tutto ciò… se mai dovessimo tornare a casa, mi piacerebbe passare del tempo sulla colonia della tua gente…- rendendosi conto di aver parlato a sproposito, lei arrossì e abbassò la testa, tossicchiando nervosa. Lui allungò una mano e gliela posò su una guancia, le fece alzare il viso e sorridendole, le disse:

- E’ una promessa: non se, ma quando torneremo, ti porterò nella mia terra e ti farò conoscere tutte le nostre tradizioni, anche le più antiche. – si persero un secondo di troppo, gli sguardi incatenati, la sua mano sulla sua guancia che scottava sempre di più. Fu’ lui a interrompere la magia del momento. Tolse la mano dal suo viso e l’afferrò per una spalla, scendendo dal tavolo le disse: - andiamo!- Lei lo trattenne un attimo, coprendogli la mano con la sua.

- Dove? Ho un sacco di lavoro da evadere questa mattina…- gli disse buttando un’occhiata ai DPAD che l’aspettavano sopra la sua scrivania.

- Andiamo da Sam e Naomi, da ora saremo i suoi nonni acquisiti – disse trascinandola fuori dalla stanza. Quando furono alla luce del sole, lei tolse la mano dalla sua, lo superò con due passi, si voltò e gli sbarrò la strada.

- Quanto pensi che io sia vecchia?- Gli chiese mettendosi le mani sui fianchi com’era solita fare quando sorgeva un problema diplomatico in plancia.

- Non ho detto che tu sia vecchia, so benissimo quanti anni hai, però sei la figura più vicina a una madre che il tuo equipaggio conosca, è ovvio che per Naomi tu sia una specie di nonna… - gli occhi del capitano brillavano tanto si divertiva a giocare in questo modo con lei, adorava prenderla in giro e andava pazzo di come lei stava al gioco. Kathryn soffio via una ciocca di capelli ribelle che le era scesa su un occhio e lo guardò torva, stringendo gli occhi più del necessario per esagerare il rimprovero.

- ok numero uno… potrebbe sortire lo stesso effetto essere gli zii di quella creatura innocente?- Lui fece finta di pensarci su, poi il suo viso si illuminò con un gran sorriso, uno dei più belli che lei avesse mai visto. Le porse il braccio e lei gli prese il gomito con una mano. Si avviarono mentre lui le chiedeva.

- Così tu saresti la zietta zitella?-

- Chakotay, se tieni al tuo grado sul collo della divisa, ti consiglio di non tirare troppo la corda.

- sissignora!- e scoppiarono a ridere mentre salivano nella piccola veranda dell’infermeria provvisoria.

 

Più di metà della mattinata, per i due ufficiali in capo e il guardiamarina Wildman, passò tra risate e chiacchiere in una saletta dell’infermeria provvisoria in cui erano alloggiate la piccola Naomi e la sua mamma dopo l’incidente accaduto la sera precedente.

Dopo un primo momento di sconcerto e d’imbarazzo nel vedersi piombare in camera il capitano e il suo primo ufficiale, l’atmosfera si rilassò notevolmente. Chiacchierarono molto loro tre.  Chakotay fu molto bravo nel dirigere la conversazione, portandola con discrezione verso la vita passata di Sam sul pianeta terra in cui aveva da poco iniziato a convivere con il marito. Marito che non sapeva di essere diventato padre e al quale niente impediva di rifarsi una nuova vita.

- Sam, siamo tutti nella tua stessa situazione- le disse Chakotay sedendosi di fianco a lei, nel letto in cui era ricoverata, appoggiandole una mano paterna su una spalla. La donna si era commossa quando avevano affrontato l’argomento della vita che continuava sulla terra, ma sarebbe stato strano il contrario visto che, come protocollo della flotta stellare, dopo alcuni anni senza esito nelle ricerche, tutto l’equipaggio sarebbe stato dato per morto. – Non possiamo far loro una colpa se decideranno di andare avanti, ciò non significa che non ci amano.- Guardando Kathryn che aveva abbassato lo sguardo, diventato all’improvviso triste e scuro, si domandò se anche lei in quel momento stesse pensando al suo fidanzato rimasto a casa.

Scacciò l’irrazionale morsa di gelosia che gli aveva afferrato lo stomaco, dandosi mentalmente dell’idiota. Era ovvio che Kathryn aveva un passato cui teneva e che il suo sogno era di riabbracciare l’uomo con il quale stava mettendo su casa prima di perdersi nello spazio profondo. Forse era proprio quest’obiettivo a farla lottare con le unghie e con i denti per riportarli tutti a casa.

- Samantha- disse Chakotay accorgendosi che la donna faticava a tenere gli occhi aperti – hai qualcosa in contrario se il capitano ed io portiamo fuori Naomi?- Lei lo guardò con un misto di ansia e di gratitudine, la piccola dormiva veramente poco e male e lei non era più riuscita a farsi un sonno decente da quando era nata.

- E’ sicuro che non sia un disturbo?- chiese mentre lui le sistemava il cuscino sotto la schiena – Naomi è piccola ma già pretende un sacco di attenzioni… - Chakotay rise di cuore.

- Vuol dire che ha già la stoffa di un ufficiale superiore… stia tranquilla Samantha, gliela riporteremo tra qualche ora, lei pensi a riposare. –

L’uomo spostò la sua attenzione alla culla in cui la piccola mezza ctariana era vispa come un grillo ed emetteva da più di mezz’ora dei deliziosi gorgoglii alla volta della piccola giostra che lo zio Neelix le aveva sistemato nella testiera del letto per tenerla occupata.

Chakotay la fissò per un istante, sorprendendosi di come i suoi geni ctariani la facessero crescere in quel modo. La bambina aveva solo un mese e mezzo di vita ma era l’equivalente di un bambino umano di sei mesi, sia come misure sia come intelletto.  La avvolse nella copertina che la mamma usava sempre per portarla fuori e poi la sollevò con delicatezza.

La bambina si zittì all’improvviso e lo guardò con i suoi occhioni spalancati. Tutti trattennero il fiato, preparandosi a un attacco di pianto convulso. Invece Naomi allungò un braccino verso il viso del comandante, il quale si chinò su di lei curioso di vedere cosa volesse fare. Con il suo piccolo pugno, la bambina colpì le sue labbra e poi scoppiò a ridere nella risata più cristallina che le loro orecchie avessero mai sentito.

Tutti risero sollevati e Wildman si asciugò una lacrima furtiva prima di dire:- ci sa fare con i bambini, comandante. Per caso ne ha? Scusi la domanda impertinente ma sembra che ci sia abituato. –

- Nella mia tribù ognuno si prende cura dei bambini, anche se non sono suoi. Sono il bene più prezioso che abbiamo, l’unico mezzo per non estinguerci e come tali vanno trattati. – sospirò - No, non ho bambini, ma ho intenzione di averne una piccola tribù non appena troverò la donna giusta. – disse sistemandosi la piccola tra le braccia.

- Sarà una donna molto fortunata allora – terminò il guardiamarina Wildman con la voce già impastata dal sonno. Chakotay si avvicinò a Kathryn che in tutto quel tempo era stata zitta e assorta nei suoi pensieri.

- Allora, portiamo quest’angioletto a fare una passeggiata?- le disse strizzandole l’occhio in modo amichevole. Insieme uscirono sotto il sole tiepido del mattino con la piccola che, in quelle braccia forti e sicure aveva ricominciato a lanciare i suoi gridolini alternati a curiosi gorgoglii.

Camminavano piano sul sentiero battuto che attraversava il villaggio, alcuni membri dell’equipaggio che si recavano al cantiere o che tornavano da esso, lanciavano loro strane occhiate, ma nessuno ebbe il coraggio di fermarsi a parlare.

Quando furono al padiglione ristorante, Janeway guardò stupita il comandante.

- Non penserai di portare la bambina in quel posto pieno di vapori! – scosse la testa rassegnata quando aggiunse – stamattina prima della riunione con gli ufficiali sono passata a trovare Neelix… stava sperimentando delle radici trovate al fiume. Non ti dico che olezzo spaventoso fuoriusciva dalla pentola! – Chakotay rise di gusto al suo resoconto, poi inaspettatamente le mollò la bambina tra le braccia. Kathryn per riflesso l’afferrò ma si ritrovò immobilizzata con quel fagotto agitato in braccio.

- Ma cosa fai?- esclamò con gli occhi spalancati- io non ho mai avuto a che fare con i bambini…- lo guardava con una muta preghiera sul viso, che lui ignorò bellamente.

- Certo, questo l’ho capito! Ti sei ben guardata dal prenderla in braccio per tutta la mattina. – Le mise una mano sulla spalla prima di allontanarsi – rilassati, non morde!-

- Ehi! Ma dove stai andando?- Gli strillò dietro vedendolo salire nella piccola veranda del ristorante.

- vado a preparare dei sandwich, faremo un picnic- le disse senza girarsi

- ma… ma… Chakotay! E se piange?- Gli chiese con il panico nella voce.

- Vedrai che non piange, sei la sua zietta zit… ehm preferita!- e sparì all’interno del locale chiudendosi la porta alle spalle. Kathryn restò immobile con la bocca aperta per lo stupore. Poi abbassò gli occhi sulla creatura che aveva in braccio e vide che aveva portato i pugni chiusi di fianco al viso. La sua espressione era perplessa e la bocca stava iniziando a tremare.

- Non piangere cadetto! E’ un ordine!- Le disse cercando di essere divertente. Ovviamente la mostriciattola spalancò le sue fauci e iniziò a piangere a squarciagola – Dannazione! Sei un osso duro eh?- Le chiese cominciando a sudare freddo – dai smettila Naomi… ti prometto che lo zio Chakotay tornerà prestissimo… - Il pianto della bambina rimbombava nella testa di Kathryn, aveva provato di tutto, compreso l’elenco dei nomi dell’equipaggio ma nulla aveva sortito l’effetto desiderato.

Chakotay tornò dopo dieci minuti che a Kathryn erano sembrati giorni. Portava uno zainetto in cui sicuramente aveva messo il pranzo. L’alzò facendolo vedere a Kathryn mentre sorrideva soddisfatto.

Lei lo fulminò, non appena le fu davanti:- non mi interessa nulla del pranzo, Naomi ha qualcosa che non va!- disse – sta piangendo da ore!-

- certo, come no?- rise lui – sono stato via solo dieci minuti.

- E’ lo stesso!- borbottò il capitano – non riesco a farla smettere…ti prego prendila tu -

- No - la sua risposta fu accompagnata da uno sguardo serio.

- No?- ripeté lei pensando di essere diventata sorda a causa degli strilli della bambina- hai detto no?- chiese incredula, gli occhi sbarrati.

- hai capito benissimo quello che ho detto. E’ colpa tua se la bambina piange… -

- Lo so, lo so! Non ci posso fare nulla, i bambini non mi sono mai piaciuti. Ecco, adesso lo sai, vuoi riprenderla per piacere?- era esasperata.

- no, non la riprenderò, ma t’insegnerò come si fa. Sei il suo capitano dopotutto, non puoi permetterti che si metta a piangere ogni volta che t’incontrerà su un ponte. – Mentre parlava si posizionò lo zaino su una spalla, poi prese la bambina e le tolse la coperta di dosso.

- Ecco, probabilmente è anche accaldata.- infilò la coperta nella tracolla dello zaino e poi raddrizzò la bambina, seduta su una sua mano, che guardava verso Kathryn.

- Ecco, vedi che riesce anche a stare seduta?- le chiese – adesso prendila così, con la schiena rivolta verso di te – le fece vedere come e poi gliela porse controllando che eseguisse le sue istruzioni. – Forza, andiamo, vi voglio portare in un posto molto carino che ho trovato l’altro giorno. Per di qua. – le indicò la strada con un braccio e si avviarono camminando a fianco a fianco.

Dall’entrata del ristorante, tre paia di occhi seguivano interessati la scena.

- Non mi dite… se la intendono quei due?- gli occhi di Torres quasi schizzavano fuori dalle orbite per la sorpresa.

- Perché? Non lo avevi capito?- Paris la guardò di sottecchi – mi vuoi dire che non sei entrata nel giro delle scommesse? –

- Tom…- balbettò Kim accennando a Torres che era notoriamente molto in confidenza con il comandante Chakotay. B’elanna fece finta di non capire l’allusione alla sua provenienza maquis e si girò verso Tom.

- ok e qual è il termine della scommessa? Potrebbe essere interessante-

- quella che va per la maggiore è che si metteranno insieme prima della fine di questo mese. – B’elanna fece un rapido conto mentale.

- mancano tre giorni alla fine di questo mese, Tom. – disse scuotendo la testa – il capitano non cederà così facilmente.

- Vedremo… già mi pregusto le razioni che mi dovranno dare quelli del turno alfa…-

Tom continuò a seguire la coppia che, con la piccola Naomi, spariva verso la parte opposta al fiume. Poi guardò i suoi amici con una strana espressione. – Che ne dite se replichiamo un po’ di cibo e seguiamo il loro esempio? – annusò l’aria – c’è un odore molto strano qui, oggi…-

 

  
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