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Autore: piccolimarcoakajohn    03/08/2014    0 recensioni
Tre riflessioni portate avanti a seguito di osservazioni casuali ma per me interessanti. E ne consento pure una critica esterna !!! Gratuita !!! - da non perdere -.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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03.08.2014 10.26\11.01 
Titolo: Prima Riflessione. Ponti
 
 Durante questa attività appagante tre riflessioni sorgono. Questa, quale non ha importanza. La prima.
Recupero un pensiero nato dopo le riflessioni fatte a voce alta da Jeanne a terzi, sopra (inteso come a
riguardo di ) il ponte di Calatrava. Chi sia Jeanne non ha importanza. Ma un suo omonimo è stata figlia
di un pittore famoso, alcolizzato  e  Livornese.   Morto  all'aggravarsi  della polmonite cronica giunta allo
stadio tubercolotico, dopo essere stato trovato dal vicino avvinghiato alla compagna in stato di black out.
Compagna che il giorno dopo decise di buttarsi dal  quinto piano pur essendo al nono mese. La figlia
rimanente di cui mi sto interessando, da Parigi si trasferì dalla nonna Marsigliese a Livorno e si formò
come storica dell'arte a Pisa ritornando a Parigi a causa della sua ebreitudine acquisita da parte di madre.
Non che questo sia più importante di chi sia la Jeanne alla quale mi riferisco. Ma, fa piacere invenire ta-
li link. A chi. A me. 
 Passiamo ora alle mie, di riflessioni. Il ponte di Calatrava è coerentemente biomorfico. Tutti i ponti sono
anche un ostacolo. Questo ponte, paragonato agli Scalzi, ha una pendenza più dolce e affatica meno, es-
sendo graduale la salita. Eppure il vetro rende scivoloso il percorso. Una difficoltà che io ho risolto. Jeanne
no, arrischiandosi, memore delle sicurezze del ponte tipologicamente definito normale, ha messo in perico-
lo la sua incolumità scivolando. Non ha riflettuto sopra i possibili effetti delle sue azioni, agendo d'impulso.
L'impulso è stato liberato sulla scorta di simili ed, evidentemente solo intese, coincidenti esperienze passate
positive. Jeanne preferisce la bianca pietra d’Istria di cui è rivestita la massiccia struttura ad arco in conglomerato
e tondini di ferro, anni trenta, che connette le due rive del Canale proprio davanti alla stazione dei treni. Dice
di averlo attraversato per tutto il primo anno da pendolare e che poi ne ha sempre sentito la nostalgia. Ora
non è l’unica alternativa.  
 Eppure quel ponte è naturale e in questo è coerente pure negli ostacoli che porta. L'architetto non ha gover-
nato tutti gli ostacoli perché l'architetto non ha potuto. Eppure ha tenuto conto della luce che può trapassare
permettendo alle barche sotto di non essere totalmente oscurate. E questa può intendersi come una metafo-
ra dei buoni propositi della società attuale. Questa idea convince ed è verosimile anche se probabilmente non
è l'associazione determinante per la costruzione delle soluzioni adottate. 
 Questo implica altro. Questo ponte necessita di essere scrupolosamente compreso. Il ponte impone una pa-
usa, impone cautela, impone fatica. Obbliga pure a camminare lentamente in una processuale coda durante una
qualsiasi giornata di pioggia. Esatto, questo ponte ha pure l'irriverenza di sostituirsi a processioni religiose, even-
ti mistici per soli iniziati e  tipico di quelle massificate occasioni di cultura globaizzata da primo mondo quali trasfe-
rimento aereo, parchi a tema, musei inflazionati-costosi-controllati, cassa all'iper mega discount senza cassa ve-
loce Visa nè tantomeno casse self service [fantascienza riservata al ricco possidente a cui piace acquistare mutan-
de a dieci euro e pasta Barilla]. No. non si sta sostituendo. Ne è parte costituente. Il ponte è chiesa. Il ponte si con-
cede anche agli iniziati. Il ponte si rende simile al Billa, al Marco Polo, al Gardaland.
 Jeanne dice - questo ponte è fascista e per questo non mi piace -. Questa precisa Jeanne ha trovato voce in
un’individuo diverso, temporalmente autonomo e distinto, da quell’individuo che mi ha portato a congelare su sequen-
za ordinata di parole queste riflessioni oggettivate. 
 Il ponte si lascia ascoltare e rimanendo fermi si può sentire il suo movimento e le vibrazioni indotte dai passanti più
incuranti. Il ponte è narciso. Questo mi piace. A Jeanne non piace. Mette ansia le ho suggerito. Ha accolto questa
mio termine con favore. Non resisterà a lungo. Anche se era evidentemente estraneo al suo vocabolario stretto.
 E Jeanne in questo passa al sospetto d’imbroglio. Se sono arrivati al sodo col Mose presto ci arriveranno pure col
Calatrava. Questione di tempo. Quel ponte suggerisce l'oscuro, l'indicibile. Quel ponte è un necromante.
 Un luogo gratuito di passaggio che si offre per essere in sé ammirato. Il ponte degli Scalzi si offre come luogo del
commercio illegale. Come podio su cui morire in foto o al più in video vincolandosi ad un’idea, stantia e immonda
per alcuni, dovuta e appagante per altri, provocatoria per chi pur considerandola come i primi non esita ad assicu-
rarsi la sua fetta, quale può essere il pittoresco. Il Calatrava si offre per essere osservato, vissuto, condiviso ma
anche percorso da una massa tale di persone da impedire l'illegalità di convenienza. Troppo rischioso esporre
la propria merce. Solo l'offerta non gratuita di calendari pro bambini senza braccia, madre, famiglia, vestiti, cibo
a volte compare promossa da individui giovani e furbi e organizzati. Resistono i passaggi di cortei di protesta. Di
cornamuse, ocarine, chitarre, tastiere, pianoforti ne ho visti.
 Un blocco di cemento è posto a guardia di fronte all'ampio accesso da piazzale Roma. Un'auto ubriaca era arrivata
a parcheggiarsi sulla gobba. Da allora il fedele guardiano ha compiuto il suo dovere, evitando rischiosi emuli. 
 Ma devo sbrigarmi e proseguire. Devo attivare Il jDowloader. Voglio al più presto mettere le mie mani occhiute sopra la
nuova scoperta filmica.   
  
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