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Autore: lagadema    03/08/2014    1 recensioni
Sei Rin... e pensi che gli occhi del tuo Signore siano bellissimi.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Rin, Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nuova stagione
Nota iniziale: Quuesta storia è disperatamente, assolutamente, totalmente, inadeguatamente ispirata a "Crisalide", di Mendori. Onestamente, non credo che mai nulla potrà eguagliare il suo scritto. Io... io penso che "Crisalide" sia quasi una preghiera. Vi invito tutti a leggerla, perchè quelli sono Rin e Sesshomaru, e sono perfetti. Questo è solo un pallido tentativo di ispirazione, che ha atteso anni per venire alla luce. Grazie a Mendori per la sua gentilezza, disponibilità e pazienza.
Buona lettura.
Lagadema





Sei Rin, e pensi che gli occhi del tuo Signore siano bellissimi.
Affilati e sottili nella forma, sono due gemme incastonate nella decisa linea violacea che contorna le palpebre.

Lo guardi, dal basso verso l'alto e gioisci dei momenti -rari, e per questo ancora più preziosi - in cui lui posa l'ambra del suo sguardo su di te.
Allora senti che in quell'attimo, in quel preciso istante, i gioielli celati dalle sue palpebre sono tuoi.
Tuoi, e di nessun altro.
Un'umana che possiede un demone.
Follia.
Lo direbbe lui stesso, lo sai, perciò fai finta di niente e sorridi, apparentemente senza motivo, e corri via nel prato verde che placido riposa ai confini del bosco che avete attraversato.

Sei Rin, e pensi che il tuo Signore sia stato forgiato dalla neve.
Non quella lenta e delicata, silente nel suo vagabondare confuso nell'aria dei suoi fiocchi, che ricopre ogni cosa con il suo manto bianco, no: ti piace pensare che non è quella la neve di Sesshomaru-sama, il suo soggiorno sulla terra è troppo breve e il suo immacolato candore è destinato a sparire alla prima luce del sole in una pozzanghera, se non in tristi mucchietti grigiastri creati dai contadini ai lati dei sentieri.
Lui non potrebbe permetterlo, il grigio stonerebbe con la sua eburnea perfezione - ti infastidisce il solo pensiero.
Egli è stato forgiato dall'antica possanza delle nevi perenni ed in lui risiede lo splendore dei ghiacciai delle vette più alte, quelle che spesso ammiri perdersi all'orizzonte fino a toccare il cielo in una sottile linea azzurra: il sole li inonda ed essi scintillano, ma sai che non ne verranno scalfiti, che resteranno lì, qualsiasi cosa accada, impassibili e silenziosi. 
Ed il tuo Signore è così.
E' impassibile e silenzioso, soprattutto quando chiude gli occhi o solleva troppo il volto per guardare il cielo, e tu non puoi seguirne direttamente lo sguardo, ma ne intuisci la direzione: allora anche tu alzi il tuo nasino buffo alle stelle, cercando di contarle e di immaginare i suoi pensieri.
Trovi difficili entrambe le azioni, e ne resti corrucciata.
Ti impegni di più, ma le stelle sono troppe e forse anche i pensieri di Sesshomaru-sama sono al di là della tua portata.
Ci resti male e allora decidi di esternare la tua frustazione raccogliendo le margherite in questo campo. Purtroppo però molte sono sfiorite e ti si afflosciano in mano una volta colte del terreno, esponendo il pistillo che così, contornato dai petali ormai avvinziti, ti sembra davvero triste.
E' davvero troppo, così attiri la sua attenzione tirandogli delicatamente una manica del soffice kimono.
Quando abbassa lo sguardo su di te, puoi finalmente rivedere l'ambra dei suoi occhi e gli sorridi, perchè lui è di nuovo tuo.
Poi torni seria, mortalmente seria, e questo lo incuriosisce decisamente.
Pieghi un po' la testa di lato e spalanchi ancora di più gli occhi - come se fosse possibile - e parli: « Sesshomaru-sama, io... io vorrei tanto riuscire a contare tutte le stelle!»
Solleva impercettibilmente un sopracciglio. «Perchè dovresti farlo, Rin?»
E' evidente che devi spiegarti meglio, boccheggi un po', non per trovare la risposta - perchè la sai - ma per mettere insieme le parole per esprimerla.
«Contare le stelle è difficile...» punti l'indice verso il cielo, come per mostrargli l'evidenza della tua affermazione «e anche sapere cosa pensate voi. Se conterò tutte le stelle... poi forse riuscirò a capire cosa pensa Sesshomaru-sama!»
Noti la sua perplessità, ma qualcosa attira la tua attenzione e sorridi felice: corri a raccogliere due margherite fresche, intatte... il pistillo è un po' verde, ma non importa: contornato dai petali bianchi, soffici e ben dritti, non è per niente triste. Gliele porti e le tendi verso il suo volto d'alabastro. Alla luce della Luna, la sua pelle brilla di riflessi d'argento e le linee violacee che marchiano il suo viso si stagliano ancora più nette e terribili... ma a te non fanno paura.
Gli sorridi ancora e lui accetta il tuo dono, sfiorando le corolle con la punta dei suoi artigli affilati.
Il discorso di prima cade apparentemente nel nulla: lui non ti risponde, ma tu non ne hai bisogno. Ti ha insegnato a cercare e trovare da sola le tue convinzioni, anche se forse non sa di averlo fatto. Restate lì qualche secondo ad osservarvi in silenzio, poi corri da Jaken e Ah-Un già addormentati sotto un albero e ti rannicchi vicino a loro, con la testolina bruna appoggiata sulla zampa del demone.

E' passato un po' di tempo, un altro po', e ti chiedi quale sia il conto del giorni del tuo Signore. Sai bene che il suo tempo non scorre in fretta come il tuo, e vorresti sapere quali sono i suoi un po' e i suoi per sempre, se i suoi ricordi sono come i tuoi, se conta i giorni, le settimane, i mesi trascorsi insieme. Non ti spaventa questa realtà, non temi la morte: la conosci troppo bene. E sai che un giorno, inevitabilmente, anche Sesshomaru morirà. Questo lo avvicina a te, lo fa di nuovo tuo, eppure ne sei terrorizzata, e scatti in piedi a questo tuo pensiero.
Eppure ci pensi spesso, durante le tue attese, al tempo che passa, ed è una confusa sensazione in te dei due concetti che si accavallano, tempo e morte: intuisci il primo, non temi la seconda. Non ne afferri ancora le implicazioni, non ne conosci gli intrighi, sai che sono lì e basta, e questo ti attrae e infastidisce al medesimo modo. Dilaniata, pesti i fiori incolpevoli: vorresti comprendere tutto, e subito. Non vorresti fare tuo Sesshomaru-sama in questo modo, no.

Eppure... eppure ora vedi in lui un nuovo colore, oltre al bianco. 
Lì, in quell'ambra che ha difeso la demone morta, in quello sguardo che ha riaccettato dalle tue mani Tenseiga, scorgi -timide- le tracce
di una nuova stagione. Hai faticato molto cercando il paragone adeguato, ma adesso che l'hai trovato nulla potrebbe sembrarti più appropriato. Nei gioielli lucidi delle sue iridi, vedi riflesso lo splendore dell'oro dei campi di grano maturo.
E lo vedi, d'estate, i contadini nei campi, e la festa della mietitura a cui sei andata con Kaede, e scorgi la promessa delle nuove messi e della vita che ti seduce.
Promessa di vita.
Anche i suoi occhi adesso sono  un po' così: posseggono uno scintillìo nuovo, diverso... e solo tu sai vederlo. Lentamente, qualcosa in lui cambia, il suo profilo viene levigato, forse finanche addolcito... lentamente... come la goccia che, inesorabilmente e placidamente, scava la roccia, plasmandola. Un processo così lungo, così intenso ed allo stesso tempo evanescente, che quasi ti destabilizza, e nuovamente ripensi al sottile filo sul quale sei in equilibro, quella strana zona franca che tu hai creato e sulla quale ancora cammini.

E allora sorridi un po', in silenzio, di un sorriso diverso e più consapevole, anche se ancora non sai tutto, non hai compreso tutto.
Scorgi il sole, vedi alba e tramonto, e accogli questa promessa.
Ecco, anche il rosso del tramonto.
E il verde dei campi che attraversate ancora.
E l'azzurro del cielo, e dei ruscelli con i loro pesci.
Ora ne vedi altri, conosci - e scoprirai ancora- tutti i colori di Sesshomaru.















   
 
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