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Autore: variopintadite    03/08/2014    2 recensioni
(Titolo provvisorio)
Dal primo capitolo:
“Perché mi hai portata qui?” sussurrai confusa gettando occhiate qua e là per potermi raccapezzare.
“Vedi lì?” domandò, mostrandomi con l’indice smaltato di azzurro una fontanella.
“Ehm, sì. Una fontana. Carina” corrugai la fronte cercando inutilmente di capirci qualcosa.
“Praticamente…” iniziò indecisa torturandosi le mani per trovare le parole giuste.
Cos’era tutta quella suspense?
“Hai trovato un girino nell’acqua?” tentai.
“Forse non ci crederai però… è magica” ammise girando lo sguardo altrove. Era timorosa della mia reazione.
La guardai stralunata e mi morsi il labbro inferiore per non scoppiare a riderle in faccia.
//IN PAUSA//
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2

Era fine agosto quando Alicia mi aveva convinta a uscire di casa.
Non eravamo in un pub a scolarci un Bloody Mary - come avrebbe voluto lei -, ma almeno avevo fatto un passo avanti rimanendo a dormire a casa sua.
“Che ne dici di una bella maschera di bellezza?” mi chiese una mezz’ora dopo aver cenato. Sua madre, devo ammetterlo, era una cuoca fantastica. Ogni sua prelibatezza ti lasciava una bella sensazione che si protraeva anche dopo aver spazzolato tutto dal piatto.
“Ti prego, no. Non amo quelle cose…” dissi scoccandole un’occhiata sconfitta.
Lei mostrò il broncio cercando inutilmente di farmi cambiare idea.
“Kate, lo sai che curarsi vuol dire volersi bene?” sollevò le sopracciglia arcuate. Se le era rifatte? Ricordavo fossero più folte di come le aveva in quel momento.
“Al, ma per caso ti sei fatta le sopracciglia più sottili?”
Okay, forse stavo tergiversando l’argomento, ma giusto un pochino.
Era in piedi rivolta verso di me con un pacchetto contenente una polvere verdastra ed un sorriso che avrebbe fatto invidia a Julia Roberts. Sospirò sonoramente dopodiché si mise seduta vicino a me sul divano. Avevo detto qualcosa di male?
Forse non ero più capace di conversare neanche con la mia migliore amica, forse era così. In quel silenzio mi sentii a disagio.
Mi parvero anni quando udii nuovamente la sua voce: “Sì, sono andata dall’estetista. Ho deciso di cambiare Kaitlyn, ho cominciato ad apprezzare un po’ più me stessa. Ecco tutto.”
La guardai negli occhi, e poi capii.
Era cambiata davvero e io non mi ero accorta di nulla, troppo presa da Will e poi dal dolore con cui convivevo da mesi. Ma era pur sempre un mio dovere interessarmi ad Alicia, la quale non mi aveva mai abbandonata e mi era sempre stata accanto.
“Sai,” riprese a parlare, distogliendo lo sguardo e rivolgendolo alla parete “io credo che tu non ti sia mai amata, nonostante fossi innamorata e ricambiata. A volte non basta l’amore del compagno, e il tuo mi sembra uno di quei casi. Qualche tempo fa avrei detto come te, che curarsi, e soprattutto truccarsi, fosse da vanitose, da narcisiste”
Ero cresciuta con ideali che mi avevano impedito di esprimere me stessa. Una gabbia perenne che mi opprimeva da sedici anni.
“Non è così. So che sia un concetto difficile, ma amarsi è la chiave per una vita felice. Io ho notato che sono più serena adesso, rispetto a prima. Ho letto libri self-help per migliorare la mia autostima e sono serviti. Ovviamente ci vuole anche un bel carico di volontà, ma quella non mi mancava e tuttora non mi manca!” mise in mostra la dentatura lineare.
Il suo entusiasmo mi stava contagiando, e non poco, così le ricambiai il sorriso in un baleno.
“Sono felicissima per te, davvero. So che mi sono assentata per molto da tutto per stare dietro a lui. Mi dispiace davvero, io non volevo…” e inevitabilmente le lacrime apparvero nei miei occhi e scivolarono lungo le mie guance. Non stavo piangendo per lui, ora erano i miei sensi di colpa a farmi buttare fuori tutta quella emotività.
“Ehi, ora è tutto a posto. Ti perdono, anzi, a dirla tutta ti avevo già perdonata tempo”.
Io la adoravo quella ragazza.
I singhiozzi però stentavano ad arrestarsi. Questa volta fui io a stringerla in un abbraccio-stritolatore mentre le inzuppavo la t-shirt. Nel giro di qualche minuto smisi di frignare e la imprigionai nuovamente tra le mie braccia.
“Ti voglio bene” le sussurrai  mentre un tassello di puzzle andava al posto giusto. Lei era una boccata di aria fresca in una giornata afosa.
“Anch’io ti voglio bene” mormorò dandomi una stretta più vigorosa. Le sue parole mi riscaldarono il cuore.
“Allora vogliamo impasticciarci la faccia di quella roba?”
Mi guardò contrariata. Avevo sbagliato approccio? La vidi sorridere beffardamente sotto i baffi per poi ritrovarmi travolta da una cuscinata.
“Ah sì? Vuoi la guerra? Guerra avrai!” urlai mentre pescavo un altro cuscino, che grazie al cielo erano morbidi quindi non ci saremmo fatte male, e lo lanciai verso di lei.
“Bersaglio mancato, tesoruccio” disse fra le risate.
Mi alzai dal divano e mi gettai su di lei per poi farle il solletico sulla pancia, cosa che odiava ma che era di gran effetto. Poi passai alle ascelle e al collo.
“Basta! Kate, ti prego!”
Tentava di divincolarsi ma ero molto più energica di lei e avevo intenzione di farla divertire. Iniziò a piangere dal ridere.
“Cazzo! Kate… faccio… tutto… quello… che… vuoi… tu… se la pianti”
“Okay” risposi alzandomi dal suo corpo.
Alicia posò le mani sulla sua pancia. “Mi fa malissimo.”
Cercai di ribattere qualcosa, lei però continuò con un “Ma grazie.”
“Devo ancora farmi perdonare. Queste erano le risate arretrate.”

“Allora come ti senti?”
Il profumo di tea tree mi avvolse le narici e l’argilla stava iniziando a seccarsi sulla pelle.
“Bene” mormorai. Non la vedevo. Sui miei occhi erano adagiati dei dischetti imbevuti di latte. Alle mie occhiaie e alla mia pelle grassa questo avrebbe giovato parecchio, così mi aveva riferito.
“Ti avevo parlato di Ashton?” sbarrai gli occhi per lo shock, lei non era mai stata fidanzata. Feci cadere per sbadataggine un dischetto sul pavimento e mi accinsi a raccoglierlo. (Ci trovavamo in camera sua, sedute sulle sedie girevoli, io quella rossa, lei quella blu).
“È il tuo ragazzo???” Trattenni il respiro temendo il suo assenso. Avrei voluto essere stata più presente per lei. Se lo avesse già fatto? Se fosse rimasta incinta di lui? Sarei diventata zia così giovane? Mi avrebbero lasciato fare da madrina alla piccolina, o al piccolino? Oddio, ma che pensieri andavo facendo!
“Ehm… no. Siamo solo amici” si strinse nelle spalle, quasi come se quell’affermazione non le piacesse.
“Ma ti piace, giusto?” le diedi una leggera gomitata per farla confessare.
Non rispose.
“Chi tace acconsente” la rimbeccai da brava amica.
Lei non sorrise, rimase impassibile.
“Per caso lui è impegnato?” mi informai.
“No, cioè non lo so. Non parliamo di quel genere di cose. Lui fa parte della nostra comitiva.” Disse dirigendosi verso il bagno.
“Quando ho finito è bene che tu ti lavi la faccia” si premurò di ricordarmi.
“Se no cosa mi succede?”
“Crepi” la sentii ridacchiare, sovrastando di poco il rumore dell’acqua che aveva aperto da poco.

“Comitiva?”
“Eh?!”
“Prima parlavi di una comitiva… e abbassa la voce! Non vorrai svegliare i tuoi”
“Be’ sì, quando hai cominciato ad escludermi dopo Will, io ho  prima iniziato a leggere libri per imparare a star meglio e poi ho cercato di costruirmi altre amicizie oltre alla nostra. Certo, non così profonde, ma stabili e sincere.”
La invidiavo? Sarei disonesta a dire che non fosse così. Io avevo solo Alicia, mentre lei aveva altri a cui appoggiarsi. Scacciai via quel sentimento e tornai a pensare che lei fosse una manna dal cielo, era quello che necessitavo, inoltre era la verità.
“Posso sapere di chi si tratta?”
“Eileen Price, Veronica Reyes, Stephan Klepys, Ashton Irwin… sono dei ragazzi a posto, forse l’unica pecca è che Stephan e Eileen fumano. Una piacevolissima compagnia in compenso. Li adoro.”
Un piccolo brivido si fece strada lungo la mia spina dorsale e non era per nulla facile ignorarlo. Mi morsi un labbro e presi un enorme boccata d’ossigeno, poi espirai. Sentii la sua mano sotto le coperte cercare la mia. Una volta catturata, io gliela strinsi.
“Va tutto bene” la rassicurai. Anche se quella era una bella doccia ghiacciata per me.
Mi addormentai con la mano intrecciata alla sua e per la prima volta dopo parecchi mesi non feci incubi.

L’indomani trascorremmo la mattina a pianificare il pomeriggio. La mora non voleva dimenticarsi di nulla quindi dopo esserci bevute un tè verde si munì di carta e penna e iniziò a stilare le cose di cui avevo maggior bisogno.
“Innanzitutto il make-up. Non ti chiedo nulla di sfarzoso, solo un poco di trucco che ti darà un tocco di charme. Compreremo una matita occhi nera, blu, oro, argento – sollevò lo sguardo su di me, notando la mia espressione contrita – Okay. – fece una riga – Solo nera e blu. Poi ti serve il fondotinta, il blush, una palette nude per evitare di osare troppo, l’eyeliner. Poi… un rossetto e un gloss!” concluse tutta eccitata.
“Mi concerei come un clown, il trucco è un’arte di pochi” le dissi scoraggiata.
“Ti insegnerò io, ci vuole solo un po’ di pratica” mi strizzò l’occhio allegra.
“Come la matematica, perfetto. Solo un po’ di pratica ed ora mi ritrovo con un debito. Se ripenso a quella troia…” una rabbia cocente esplose dentro di me. La Smith era una puttana. Avrei voluto incendiarla e poi sfruttare il fuoco per cuocere dei marshmallow. Era uno dei miei sogni più proibiti.
“Non serve a nulla incazzarsi. Cosa risolvi? Niente.”
“Lo so, ma non posso evitare di disprezzare quell’essere”
“Comunque, tornando a noi, prenderemo una lima per unghie e qualche smalto. Passando ai vestiti... credo che non ci siano liste da seguire dato che è quasi tutto da acquistare. Ti rifarò il guardaroba – squittì con gli occhi a cuoricino – e poi i cosmetici! Io sto studiando nel mio piccolo i vari ingredienti e so leggere gli INCI, quindi vai sul sicuro.” Ripiegò il foglio con cura e se lo mise in tasca.
La vidi sparire in bagno e mi andai ad accendere la tivù. Feci un po’ di zapping, ma nulla mi intrigava da farmi desistere dal passare al canale successivo.
Dopo mi arresi e lasciai un cartone intitolato Peppa Pig. La protagonista era una scrofa. Oh, povero mondo! Dove eravamo finiti? Iniziai a meditarci seriamente. Era un incoraggiamento alle piccole a diventare delle porche? O forse volevano far sì che i bambini incominciassero a grugnire dopo aver concluso una frase?
“Fatto!” gridò apparendo di sorpresa, facendomi venire un infarto.
“Sei impazzita? – mi appoggiai una mano al petto per evitare che il cuore mi schizzasse fuori – Mi sono cagata in mano”
“Fa vedere” disse scoppiando a ridere.
“A questo punto sarei tentata di defecare su questo palmo e spalmartelo in faccia. Un fango alla merda ha numerose proprietà, che dici?” scherzai, ostentando serietà.
“Sei disgustosa.”
E una fragorosa risata echeggiò nella stanza.

“Wooow” esclamò una volta scostata la tendina del camerino. Indossavo una gonna a tubino nera e una camicetta leggera bianca con sotto una canotta del medesimo colore. Mi faceva un bel seno dovevo ammettere e metteva in risalto le mie curve. Forse dovevo perdere qualche kg, ma fortunatamente non ero un caso perso. Mi rimirai allo specchio con un’espressione ebete che non se ne voleva andare.
“Una gnocca” commentai poi ridendo per quell’appellativo.
“Aspetta che ti faccia andare dall’estetista a farti migliorare quelle unghiacce mangiucchiate e acconciare quei capelli… in futuro saprai non trovarlo ridicolo, ma crederci sul serio”
“Grazie, Alicia. La carta di credito non ce l’ho qui, è a casa, come ti ho già detto. Ti pagherò al più presto possibile”
Al inarcò le sopracciglia.
“Smettila di preoccuparti, mi fido di te.”

“Odio la ceretta” digrignai fra i denti mentre la cugina di Alice, Cheryl, spalmava con la spatola la cera. I miei praticelli stavano scomparendo. Non che provassi malinconia per i peli estirpati, ma era doloroso come prendersi sprangate sui denti.
“Cheryl, in questo momento ti sto odiando, ma grazie per essere venuta qui in vesti di estetista. Davvero gentile da parte tua.” L’ennesimo strappo mi fece salire la nausea.
Le donne subivano questa tortura una o due volte al mese? Povere noi.
Non era la prima volta che me la facevano. C’era stato un periodo che ci andavo mensilmente, ma era passato parecchio e non ricordavo fosse a questi livelli.
Erano passati sette giorni da quando eravamo andate a far shopping. Con Alice avevo iniziato ad uscire con più frequenza e nel frattempo mi stava addestrando ad essere più presentabile e a farmi alzare l’autostima.

Cinque giorni più tardi il mio deretano era comodamente posteggiato su una sedia viola al salone di bellezza di fiducia della mia amica.
Aveva prenotato per una manicure ed una pedicure. Avevo affrontato la tecnica cinese dei pesci, la Fish Pédicure, e sentivo un fastidio tra le dita. Quando li avevo osservati mangiare la carne morta dei miei piedi mi era salito un conato.
“Non guardare giù, dai.”

Mi venne a far visita una sera quando agosto era agli sgoccioli. La feci accomodare. Eravamo in salotto, da sole; mia madre era stanca ed era andata a dormire presto e un’ora dopo mio papà l’aveva imitata.
Io ero sdraiata sul divano a guardarmi la seconda stagione di The Vampire Diaries, sgranocchiando patatine e avevo già pronto un pacchetto di biscotti al cioccolato. Facevo schifo, ma avevo una fame allucinante dopo qualche ora che avevo cenato. In generale avevo quasi sempre fame.
“Cosa stai mangiando?” Sbarrò gli occhi per poi afferrare con irruenza il pacchetto di Oreo.
“Ehi” dissi rubando i miei tesorini dalle sue grinfie.
“Ti fanno male” sentenziò con un tono che non ammetteva repliche.
“Oh, dio, il cibo è il mio mondo non puoi seriamente dirmi cosa devo o non devo mangiare.”
“Invece sì. Non parlo di mangiare una briciola al giorno. Io intendo di mangiare correttamente solo a beneficio della tua salute, nient’altro.”
Ad Alicia avevano fatto il lavaggio del cervello? Le mie mire non si concentravano sull’essere una gran pezza di figa. E sicuramente non volevo diventare anoressica! Stavo bene così, un po’ rotonda.
 Mi misi le mani fra i capelli. Ero esasperata.
“Non fa per me”
“Alicia, davvero. Non so cosa stai cercando di fare, ma sto bene così.” Mentivo, certo. Non ero pronta per tutto quello. Non credevo di meritarmelo. Era ancora troppo presto - o forse non sarebbe mai giunto il momento.
“Ti fidi di me? Sii sincera. Tu credi che io faccia questo perché il mio cervello sia deviato? O credi che sia impazzita così, a stare senza di te. Che mi sia riempita la testa di stronzate? Io sto solo cercando di aiutarti. Di farti notare che… oh, lascia perdere.”
La sua mano frugò nella sua borsa a tracolla. Un cd era ben stretto nella sua mano. Se lo rigirò per qualche secondo per poi decidersi a darmelo. Era stato realizzato da lei. Lo si capiva dalla copertina dove era stampato in grande il mio nome con affianco un cuoricino. Girai la parte opposta e una sfilza di brani musicali facevano la loro comparsa in una scrittura deliziosa.
“Per me?” riuscii a dire.
“Sì, un regalo.” Poi andò dritta verso l’ingresso.
Io rimasi ferma, come un’idiota a guardarla allontanarsi. Non sapevo cosa fare per rimediare ai miei sbagli.
“Non lasciarmi” sussurrai mentre gli occhi mi si facevano lucidi. Non mi sentì probabilmente, l’avevo pronunciato con una voce così fioca e flebile da trovare impossibile udirla a me medesima. Non volevo assolutamente perderla. La mia unica fonte di felicità era lei, ora.
“Kaitlyn, – si voltò, umettandosi le labbra con la lingua, un gesto che mostrava la sua preoccupazione – lo dimenticherai, prima o poi.” Poi il tonfo del portone che confermava che se ne fosse andata.


Angolo autrice:
Grazie infinitamente per le recensioni allo scorso capitolo, e un grazie va alle ragazze che hanno aggiunto la storia nelle seguite/ricordate/preferite.
Ecco il secondo capitolo. Comprendo perfettamente che voi siate confuse, che non capiate, ma era proprio questo il mio intento.
Non voglio raccontare le cose tutte in una volta, non c’è gusto a mio parere.
Il nostro Luke arriverà nel prossimo capitolo, tranquille. Volevo prima che ci fosse un – seppur minimo – cambiamento nella protagonista. Non trovo sensato che nelle storie che popolano i fandom ci sia una ragazza che è gnocca, vergine, ma nessun ragazzo se ne accorge e poi arriva il figo di turno e le fa diventare una Dea del sesso e si amano e vissero per sempre felici e contenti. Lo trovo ridicolo, anche se sono sogni che fanno molte ragazze ahaha
Aspetto i vostri commenti. Non abbiate paura a recensire, non mangio nessuno.
xx
   
 
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