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Autore: disconnected    03/08/2014    2 recensioni
Kora era più concentrata sul foglio che aveva davanti. Ci aveva scribacchiato sopra delle frasi e poi le aveva cancellate con l’inchiostro nero della sua penna, facendo attenzione a non lasciare intravedere nulla di quello che aveva scritto.
Non volevo essere così.
_________
Potresti bruciarti, se giochi con il fuoco
Quelle parole rigiravano nella testa di Ashton e non trovavano pace. Ricominciò a guardare fuori dalla finestra e si perse ad osservare le persone che camminavano tranquille lungo la strada, ignare di quello che stava succedendo dentro di lui.
_________
Si era innamorato solo una volta, Isaac, e gli era bastato.
“Niente più cuori spezzati” era il suo motto.
_________
«Bene, Hayley, ti va di annoiarti con me?»
«Nemmeno nei tuoi sogni.» e così, silenziosa com’era arrivata, Hayley se ne andò.
Genere: Drammatico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“And if you hurt me,
well, that's ok baby, only words bleed.
Inside these pages you just hold me
and I won't ever let you go.”

- Ed Sheeran, Photograph.

La musica ad alto volume che fuoriusciva dalle casse del Wolfbane faceva tremare tutte le ossa di Kora, che non riusciva a concentrarsi su Hayley e Isaac che parlavano in un angolo del locale. Poi rinunciò e cercò Ashton con lo sguardo. Non riuscendo a trovarlo si gettò tra la mischia nella pista da ballo. La cosa affascinante di quel locale (in cui lei non era mai stata) era che all’entrata ti veniva dato un braccialetto che cambiava colore in base allo stato d’animo (come quelle collane che da piccola trovava nelle riviste che comprava solo per quel motivo), e poi le  pareti del locale si coloravano del colore che rappresentava l’emozione della maggior parte dei presenti.
All’entrata c’era una legenda, ma Kora credeva che la maggior parte dei presenti non ci facesse nemmeno caso; troppo ubriachi o fatti perfino per pensare.
 
Verde: felicità.
Blu: tristezza.
Fucsia: euforia.
Viola: eccitazione.
Giallo: paura.
Rosso: rabbia.
Arancione: confusione.
 
Inutile dirlo, le pareti del locale erano quasi sempre fucsia o viola. Il braccialetto di Kora era diventato verde: era felice. Certo non era certa di quanto fosse precisa quella cosa ma si impose di non pensarci troppo e divertirsi. Eppure una piccola parte del suo cervello le imponeva di trovare Ashton.
Poco dopo era all’esterno del locale a cercare il ragazzo, che poteva essere uscito per prendere una boccata d’aria. Dopo aver fatto il giro del locale lo trovò seduto sul marciapiede freddo del retro del locale. Il suo braccialetto era coperto dalla manica della sua giacca, quindi Kora non poté capire subito cosa avesse, ma notare la giacca le fece ricordare del freddo che le stava pungendo la pelle nuda delle gambe e delle braccia, lasciate scoperte dal tubino nero che aveva deciso di mettersi. Prima di uscire dal locale non aveva pensato di prendere la giacca, dato che aveva pensato di trovare il ragazzo letteralmente fuori dalla soglia.
«Non sembra che tu ti stia divertendo molto.» gli disse sedendosi accanto a lui. Il contatto con il cemento la fece rabbrividire, ma non lo diede a vedere.
«Sono uscito solo per prendere una boccata d’aria, tu che ci fai qui?»
Ti stavo cercando.
«Aria, avevo bisogno di aria.»
 
Con Isaac, alla fine, non aveva risolto granché. Quando avevano parlato e lei gli aveva chiesto cosa ci fosse che non andava lui aveva risposto che “non era un bel periodo”, liquidando la cosa con cinque parole. Poi si era scusato per il suo comportamento, per averla ferita.
Poi lui le aveva chiesto di ballare, così si erano immersi in quel mare di gente, tenendosi per mano. Era stato lui a prenderle la mano, ma lei non aveva protestato, anzi, era una sensazione piacevole.
Hayley continuò a ballare, pensando alla conversazione che avevano avuto.
 
«Hayley,sono un ragazzo strano, lo so. Scusami, per tutto. So che non ti ho trattato come avrei dovuto, so di aver commesso degli errori con te, mentre tu, con me, non ne hai fatti. Dio, sei così perfetta, e bella, e io non merito una persona come te.»
Lei aveva sorriso ed era arrossita.
«Vuoi dirmi che ti succede?»
«Un brutto periodo, tutto qui.»
«Sappi che quando ne vorrai parlare, io ci sarò.»
«Lo so, tu ci sei sempre, spero solo di non deluderti.»
 
Il suo braccialetto era arancione, quello di Isaac blu.
Continuarono a ballare per un po’, poi Isaac andò a prenderle qualcosa da bere.
«Io prendo una birra, tu vuoi qualcosa?»
«Io un Martini, grazie.»
 
Ashton si girò leggermente verso di lei per poterla guardare negli occhi, ma lei non poteva sapere che lui poteva capire quando qualcuno mentiva. Lo aveva notato negli anni, infatti, che c’era un mix di emozioni che erano presenti negli occhi di chi mentiva. Capì che non era perché aveva bisogno di aria che era uscita.
«Hai freddo?»
«No.»
Si tolse la giacca e gliela appoggiò delicatamente sulle spalle.
Gli sembrò di averla vista arrossire, ma non ne era sicuro, era buio e l’unica luce era quella che proveniva dalla strada principale e quella della luna.
«Non devi per forza fingere, con me.»
Kora si voltò sorpresa verso di lui.
«Okay, magari avevo un po’ di freddo ma..»
Alcuni fiocchi bianchi cominciarono a scendere leggeri dal cielo, come piccoli pezzi di nuvole pensò Ashton.
«Non intendevo questo.»
«Che vuoi dire?» aveva parlato così piano che Ashton aveva fatto fatica a sentirla, nonostante fossero a meno di un metro di distanza.
«Quello che ho detto. – non ottenendo nessuna risposta, continuò a parlare, pur sapendo che ogni parola andava misurata perché altrimenti rischiava di perderla – Kora, voglio dire che io lo vedo quando nascondi le tue paure e le tue insicurezze, le tue delusioni e le tue emozioni. Lo vedo ogni volta che mi guardi, io vedo la vera te ogni volta che mi guardi, e mi piace. Non devi fingere, puoi fidarti di me, io sono tuo amico. E non so cosa ti abbia portato a essere così diffidente vero chiunque dimostri interesse verso di te, ma qualunque cosa sia, io ti prometto che non ti abbandonerò. La tua fiducia non andrà sprecata.»
Kora fece una lunga pausa in cui appoggiò la testa sulla spalla di Ashton che non sapeva se avvolgerla con il suo braccio o meno. Quando sentii la maglietta inumidirsi capii che stava piangendo, allora non disse niente e l’abbracciò. Lei singhiozzò più forte, e per un paio di minuti rimasero così, poi disse: «Ti ferirò, Ashton.»
«Io resterò comunque.»
Nessuno dei due parlò per una decina di minuti, Ashton guardava i fiocchi cadere, pensando a quello che era appena successo, a Kora, e al fatto che avrebbe mantenuto la sua promessa: non l’avrebbe abbandonata mai.
Kora invece guardava Ashton, appoggiata alla sua spalla lo osservava mentre lui osservava la neve. Lo trovò bellissimo. Le lacrime le si erano seccate sul viso, e lei si ritrovò a pensare come ha fatto a capire tutto?
Si disse anche che glielo avrebbe chiesto, un giorno. Quel momento era così bello che per niente al mondo lo avrebbe rovinato con una domanda del genere.
Certo, del fatto che Ashton fosse una persona speciale se n’era accorta il primo giorno in cui si erano visti da Joe’s, ma non pensava che lo fosse così tanto.
Lei lo considerava “il primo giorno in cui si erano visti” perché a scuola non l’aveva mai nemmeno guardato negli occhi, e se n’era pentita.
Sapeva di aver trovato un buon amico, una bella persona, e non voleva ferirlo in nessun modo, ma sapeva per esperienza che sarebbe successo, un giorno. Sapeva che un giorno lo avrebbe ferito, e il solo pensiero la fece star male. Era come se fosse nel suo modo di essere, ferire le persone.
Pensieri negativi si fecero strada nella sua testa, ricordi confusi di un padre fantastico che si era rivelato uno stronzo, e senza volerlo si ritrovò in un flashback.
 
«Più in alto, papà!» urlava Kora dondolando sull’altalena del parco giochi vicino a casa. Sentiva le mani forti del padre sulla schiena che la spingevano a ritmo regolare.
«Fino alle stelle, piccolina!» urlava in risposta il padre.
La risata della bambina e quella del padre si mischiavano creando un suono che riempiva di felicità la madre che, seduta su una panchina, li guardava.
 
Una lacrima scese dal volto della ragazza, bagnando la maglia di Ashton che, essendosene accorto si girò allarmato verso di lei.
Non chiese se andava tutto bene, perché era ovvio che non andava bene, non chiese se c’era qualcosa che potesse fare, non chiese perché stesse piangendo (e questo piacque molto a Kora), ma si limitò a stringerla a sé, con un braccio attorno alle spalle e una mano che le carezzava delicatamente i capelli e spingeva piano la sua testa contro il suo petto.
 
Isaac andò al bar e ordinò da bere. Stava per prendere i bicchieri e andarsene quando sentì una voce familiare sussurrargli all’orecchio.
«Da quando ti piace il Martini?»
«Non è per me, Iris.»
«Oh, no, è vero. Sei in dolce compagnia. Quella ragazza è davvero molto bella, li vorrei io i suoi capelli.»
La sua voce melensa infastidiva Isaac che era intento a mantenere la calma. Si girò verso di lei e lei lo abbracciò senza preavviso. Cominciò a strusciarsi su di lui a ritmo di musica.
«Non ti manco?»
«Vattene, Iris.»
«Questo è un luogo pubblico, posso starci quanto voglio.»
«Okay allora, stai qui, balla, fai quel cazzo che vuoi, ma non venire a infastidire né me né Hayley.»
Detto questo prese i drink e tornò da Hayley.
 
Dopo aver bevuto Hayley decise di tornare in pista, insieme, ovviamente, ad Isaac. Dopo un po’, però, cominciò a sentirsi male: le girava la testa e le faceva male, anche lo stomaco aveva cominciato a contorcersi. Stava a malapena in piedi.
«Sto male, per favore, usciamo un attimo.»
«Certo.»
Uscirono insieme e Isaac le evitò di cadere prendendola al volo. Lei si piegò e vomitò a terra. Lui le raccolse i capelli in una coda. Vomitò di nuovo.
«Dio, scusami.»
«Chiamo Ashton e Kora e andiamo a casa, okay?»
Un dolore lancinante le penetrò le budella e urlò; si piegò sulle ginocchia e si bagnò a contatto con l’asfalto bagnato.
«Forse è meglio se ti porto da un dottore.»
«No, io..» lasciò la frase incompiuta perché si piegò di nuovo su sé stessa per vomitare e urlare dal dolore.
«Che cosa le hai fatto?» sentì la voce di Kora ancora prima di vederla.
«Niente, abbiamo bevuto, poi ballato e poi si è sentita male e allora l’ho portata fuori e..»
La ragazza era accanto all’amica, e Isaac veniva raggiunto da Ashton.
«Che è successo?»
Kora non gli diede il tempo di rispondere.
«È evidente che il tuo amico ha drogato Hayley.»
«Non l’ho drogata!»
«Chiamate una cazzo di ambulanza.» Ashton prese il telefono e si allontanò per parlare con l’ospedale.
«Ragazzi, sto bene, devo solo dormire un po’, sono molto stanca.» la sua voce era debole.
«No, non addormentarti, adesso ti portiamo in ospedale, starai meglio.»
  
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