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Autore: Chihaar    03/08/2014    1 recensioni
Questa è una di quelle storie che sembrano dei racconti zen, ma non lo sono, vengono da altre tradizioni, altri tempi e altre menti. E' il racconto di tre fantasmi nella notte di Shamain, prima di Halloween e del Cristianesimo, una storia che ha radici molto profonde nel tempo ma che ha frutti ancora freschi.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Una vecchia leggenda racconta di tre spiriti che durante la notte di Shamain si trovarono nella piazza del proprio villaggio. Iniziarono ad interrogarsi a vicenda su dove avrebbero passato quela notte.
Io, disse il primo spirito, andrò alla porta di quello che fu il mio amore e se lei vorrà farmi entrare mi limiterò a guardarla dormire, serena, come quando ero vivo; standole accanto un'ultima volta, le dirò addio e poi potrò riposare in pace.
Io, disse il secondo spirito, voglio andare a portare conforto ai miei genitori, mi siederò ai piedi del loro letto e gli parlerò in sogno, dicendo loro di stare tranquilli, che sono morto con l'unico rimpianto di non avergli detto abbastanza volte che gli volevo bene e che, potendoglielo dire ora, sarò sereno per il resto del tempo.
Il terzo spirito tacque, non volle rivelare agli altri due la natura della sua visita, così, dopo qualche miuto di silenzio, gli altri due se ne andarono.
A poche ore dall'alba i tre spiriti si trovarono nuovamente al centro del villaggio ed il terzo spirito chiese ai primi due se fossero riusciti nel loro intento.
Mi ha dimenticato, disse il primo spirito, dormiva nel nostro letto con un altro uomo. Come può averlo fatto? Dopo tutto il tempo passato insieme!
Il terzo chiese al primo: Quanti inverni sono passati dalla tua morte?
Il primo rispose: sette.
Ed allora il terzo ribattè: se dopo sette anni che sei morto la donna che amavi e che ti amava è andata avanti, puoi fargliene colpa? Vuoi che sia felice o che viva nel dolore il resto del suo tempo?
Il primo spirito sorrise e si incamminò sulla via del ritorno.
Il terzo dunque interrogò il secondo e questi gli rispose: Altra gente vive ora dove vivevano i miei genitori, così li ho cercati, di casa in casa e li ho trovati con un altro bambino che dormiva ai piedi del loro letto.
Il terzo spirito allora ripetè la domanda fatta al primo ed il secondo gli rispose: dodici.
Allora il terzo spirito concluse: Vuoi che i tuoi genitori coninuino a consumarsi nel dolore di un figlio perduto o preferisci che tornino a nuova vita con un altro figlio da amare come hanno amato te? Presumo che non siano più tanto giovani e credo sia meglio che vivano gli ultimi anni con qualcuno a cui appoggiarsi essendo felici, non credi?
Il secondo spirito annuì, sorrise, ma prima di incamminarsi si fermò a chiedere dell'intenzione del terzo spirito per quella notte.
Allora il terzo spirito si svelò: io sono morto qui, in questa piazza, nella notte di Shamain di molti, molti inverni fa. Non ebbi mai nessuno, non conobbi la mia famiglia, non fui mai amato da alcuna donna, non ebbi mai eredi o dimora. Per tutti, io ero solo il matto che diceva di vedere i fantasmi, di parlare con loro. Dai fantasmi ho imparato molto: ho appreso l'essere felici con poco da chi aveva poco, il non avere rimpianti da chi aveva tutto quel che si potesse desiderare e aveva fatto tutto ciò che voleva, ho imparato la miseria da chi non aveva niente e il suo godere delle cose piccolissime o grandissime che tutti danno per scontate, come un alito di vento o la prima alba di primavera che riscalda la terra e le ossa; ho appreso l'amore di un genitore per i propri figli e nipoti, quello di un figlio per i propri gentori e nonni, di un marito per la propria moglie, di una moglie per il proprio marito ma anche l'amore innocente dei fanciulli, quello tenero e dolce dei giovani, quello burbero e caldo dei vecchi; allo stesso modo imparai il dolore in tutte queste forme, opposte ma sempre presenti, come conseguenza del tempo e dei fatti. In sostanza, in vita ho appreso dagli spiriti quello che non ho mai avuto, in morte restituisco agli spiriti ciò che mi hanno dato e che non hanno.
Il secondo spirito si incamminò sorridendo verso la via del ritorno.
Dopo poco, quando l'ora più buia stava svanendo, il terzo spirito fece un giro per il paese e si fermò, per poco, davanti ad una finestra; il primo spirito ed il secondo, il quale aveva messo al corrente l'altro della situazione del terzo, erano tornati indietro per tenere compagnia al terzo sulla via del ritorno e lo trovarono a fissare sorridendo una finestra: avvicinandosi incuriositi su cosa facesse sorridere il terzo spirito, videro un'anziana signora distesa in un letto con tutta la famiglia intorno e capirono che quello era il suo capezzale.
Perché ridi, chiese il primo spirito, di un'anziana signora che sta per morire?
Il terzo si voltò.
Quell'anziana signora, quando era una bambina ed io un povero vecchio che stava per morire, mi diede l'unico insegnamento che nessuno era mai riuscito a darmi. mi diede un bacio sulla fronte e mi sorrise, poi mi disse "forza, il peggio è passato, ora sarà più semplice; se in vita conosciamo gioia e tristezza, amore e dolore, in morte conosceremo solo la pace e sapremo che il peggio era prima e non dopo."
Come poteva una bambina, domandò il secondo, sapere queste cose?
Perchè, rispose il terzo, io mi credevo morente ma ero appena morto.
I primi raggi del sole spuntarono all'orizzonte e quattro spiriti si avviarono sulla strada del ritorno.

Non importa chi tu sia, non importa cosa tu faccia, come tu viva o come tu muoia. L'importante è che tu riesca ad imparare da tutto e da tutti, sempre, che tu riesca a lasciare andare ciò che tenere stretto potrebbe provocare dolore a te o ad altri ma soprattutto che tu riesca sempre a sorridere, anche quando tutto ti sembra perduto, anche quanto il dolore è troppo da sopportare o la tristezza troppo grande o la rabbia è insormontabile. Sorridi, un giorno il peggio passerà e tu avrai imparato qualcosa di nuovo."

   
 
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