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Autore: Ashley Holmes    03/08/2014    2 recensioni
" John ha dei sentimenti, Sherlock ha una lista di cose da fare prima di morire. Non che se la ricordi. Ma quando la trova, e John la legge, le cose al 221B potrebbero iniziare a cambiare. "
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes, Sig.ra Hudson
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Note della traduttrice: Hey there! Sono in anticipo di un paio di giorni, lo so, ma questa settimana sarà un po' piena, quindi ho deciso di pubblicare questo nuovo capitolo stasera! Buona lettura, fatemi sapere cosa ne pensate! 







 

Riassunto: Ah, John è esasperante. Il ché lo rende così perfetto. Nel modo più non-sentimentale possibile, ovviamente.




2. Minimizza la tua passività

? uno di quei giorni in cui Sherlock non sembra essere capace di stare fermo. All’inizio, c’è un inseguimento attraverso Londra, ma ciò dura più o meno solo un’ora. Poi va al St. Barts e John lo segue. Per quanto ne sa lui, ciò che Sherlock sta mescolando potrebbe essere o una soluzione per curare il cancro, oppure un nuovo virus che potrebbe uccidere la metà della popolazione della Terra. Poi improvvisamente scarica tutto nel lavandino e se ne va di nuovo, John che si affretta per seguirlo.

Tornati a Baker Street, prova a comporre e John desidera essere sordo e considera seriamente di pugnalare le proprie orecchie prima di provare a scappare dall’appartamento, ma viene fermato da Sherlock che richiede la sua presenza.

E sì, ora John si odia per averlo fatto, ma quando Sherlock l’aveva attaccato al muro nemmeno dieci minuti prima, i loro nasi che quasi si toccavano e un’espressione indecisa nei suoi occhi , John aveva dovuto deglutire a secco e aveva accettato di restare.

Ma ora Sherlock ha apparentemente deciso che i loro libri hanno bisogno di essere rimessi in ordine (sul pavimento) e che gli scaffali per i libri non sono necessari perché al momento sta cercando la sua sega manuale quindi può fare tutto ciò che pensa essere necessario.

Non è decisamente qualcosa che John può tollerare, e quindi incominciano a litigare e finisce con John che si precipita fuori dall’appartamento e verso il pub. Tutto ciò per cui può sperare è che il 221B stia ancora in piedi quando tornerà a casa più tardi quella notte.


X


Abbastanza sorprendentemente, l’appartamento è più o meno intatto quando John arriva a casa e uno Sherlock sospettosamente esausto è steso ciondolante sul divano. Invece di una libreria, ora hanno un traforo futuristico da cui penzola un procione morto.

Quando John riemerge dalla propria camera la mattina, Sherlock è ancora nella stessa posizione, e apparentemente non si è affatto mosso.

John esce diretto al Pronto Soccorso (non prima di essersi occupato del procione, badate bene), torna otto ore più tardi, e Sherlock è ancora nella stessa identica posizione. Non reagisce quando John gli chiede se sta bene. Non è nulla di troppo strano, comunque, quindi John decide di dargli un’altra notte.

Tuttavia, la mattina dopo, Sherlock è ancora steso lì e ora John si sente un po’ turbato. Almeno almeno, il suo amico ha bisogno di mangiare e bere qualcosa. E anche una doccia andrebbe bene. Non puzza, ma, beh… i suoi capelli hanno visto giorni migliori.

“Bene, Sherlock, non pensi che dovresti alzarti ad un certo punto? Mangiare qualcosa? Fare un doccia?” lo sollecita gentilmente John, e questa volta, occhi argentati si concentrano pigramente su di lui.

Non gli piace molto il loro sguardo. L’ultima retata anti-droga di Lestrade non ha avuto successo e John ha controllato in ogni possibile nascondiglio che conosce o che gli può venire in mente, ma non si vuole prendere in giro – se Sherlock vuole davvero nascondergli qualcosa – droghe - , potrebbe facilmente riuscirci.

“Stai bene? Sembri un po’… spento. Non stai – non stai facendo uso, vero?” John fa del suo meglio per non suonare condiscendente, e spera di riuscirci. Sherlock sembra sorpreso da quella domanda (non che lo mostri per più di una frazione di secondo, ma John sì è abituato abbastanza a leggere il volto davanti a lui), ma risponde:
“No.” La sua voce è rauca, inutilizzata per quasi due giorni.

Arrotola le maniche della sua vestaglia comunque, e mette in mostra la pelle vellutata – e senza marchi-.

Ora, John non è stupido – lo sa che se Sherlock volesse, ci sarebbero un milione di modi in cui potrebbe nascondergli le tracce dei marchi – ma ha la sensazione che Sherlock sia sincero.

E poi, come per un muto ordine, il detective si alza e sparisce in bagno. (Più tardi John quasi si affoga con il suo tè quando un Sherlock completamente nudo esce, borbottando qualcosa a proposito di ‘asciugamani finiti’, e si assicura di distogliere lo sguardo – dopo non aver intenzionalmente fissato due natiche sode per solo un secondo di troppo).


X


“Tutta la cosa del ‘stare steso in giro senza muoversi’ ha a che fare con il secondo punto della lista?” chiede John, facendo un cenno con la testa al foglio di carta che è ancora sul tavolino.

Sherlock strofina l’asciugamano sui riccioli bagnati un’ultima volta prima di crollare sul divano a fianco a John – comunque con grazia, però. Ovvio che John sarebbe tornato alla lista prima o dopo.

Ci pensa un momento, considera le conseguenze che avrà la sua risposta, e poi decide che la verità è l’opzione migliore. Sherlock non ha problemi a mentire alla gente se ciò è vantaggioso in qualche modo, ma John – John è diverso. John merita di sapere la verità, di tutto (beh non tutto tutto, ma i tutto importanti almeno). “L’ho copiato da una bambina che si chiamava Marina Reynolds. Era preoccupata perché aveva riconosciuto la propria passività su livelli emotivi e sociali e si era posta l’obbiettivo di comportarsi diversamente. Certo, non sapeva che i suoi genitori le davano del Ritalin per curare ciò che loro e il suo dottore pensavano essere una forma di ADHD. In realtà, era solo molto eccitata durante la pubertà, e il medicinale l’ha abbattuta a livello emotivo e affettivo, un effetto collaterale comune.”

John impiega un momento per processare il tutto, e Sherlock guarda con interesse la faccia del suo coinquilino rabbuiarsi quando pensa a quella ragazzina maltrattata. Non chiede di lei, però. Chiede di Sherlock.

“Se sapevi che era una sua cosa personale, qualcosa che riguardava lei, allora perché l’hai copiata?”

“Beh, in un certo senso, mi si addiceva, e mi si addice ancora, non pensi?” risponde senza sforzo Sherlock. Ripensa a quando ha incontrato John. Suono il violino quando penso e a volte non parlo per giorni di fila. Ti disturberebbe? Due potenziali coinquilini dovrebbero condividere i propri difetti.

“L’hai preso, non è vero?” Oh, John è bravo. Sherlock si sente orgoglioso; e anche infastidito. Forse può far finta di niente –

“Non fare finta di niente, okay?” Oppure no.

“Te lo sto solo chiedendo da amico. Io… mi piacerebbe saperlo, ma solo se me ne vuoi parlare, certamente.”

Ah, John è esasperante. E ciò lo rende così perfetto.  Nel modo più non-sentimentale possibile, ovviamente.

“Sì. Ho pensato potesse aiutarmi ad adattarmi al resto dei miei pari. Comunque mi ha solo rallentato, più di aiutarmi a concentrarmi. Ho trovato sostituti migliori, droghe più potenti.”

Sherlock aspetta che John si arrabbi o che gli faccia una paternale sull’abuso delle droghe. ? una cosa ragionevole. Ma John sembra semplicemente triste, e non in un modo deluso o pietoso, ma solo triste in modo generale.

“Vorrei aver potuto dirti che non dovevi provare ad adattarti alle persone. Scommetto che eri un saputello saccente tale e quale a quello che sei ora-” ridacchia, malgrado la tristezza nella sua voce, “-ma dovevi essere brillante anche a quei tempi.”

E Sherlock – Sherlock scopre che quelle parole significano qualcosa per lui. Danno una bella sensazione. Sentire John che le dice dà una bella sensazione.

Che è completamente irrazionale, ovviamente, perché non cambiano nulla, e allo stesso tempo cambiano così tanto.

Sherlock si concede di chiedersi come la sua vita sarebbe stata se fosse stato seduto accanto a John in classe, quel giorno. (Non che sia probabile che avrebbero frequentato la stessa classe – dopo tutto, John è più vecchio, e i suoi parenti non si sarebbero comunque potuti permettere la scuola si Sherlock)

Avrebbe potuto sussurrare a John deduzioni sui loro compagni di classe, e il suo amico avrebbe ascoltato con gli occhi spalancati e – dopo aver rimproverato Sherlock per una o l’altra cosa insensibile che avrebbe detto – sarebbe scoppiato a lodarlo.

“Terra a Sherlock – sei ancora lì?”

Oh, quindi probabilmente era stato troppo in silenzio, di nuovo. “Oh, ero brillante. Ma penso che un amico mi avrebbe fatto comodo.”

E quando John sorride, Sherlock sente l’ultima parte della sua fiacchezza andarsene, sente l’energia inondare il suo corpo e i pensieri correre nella sua mende di nuovo.
La maggior parte sono ‘John’.

“Non cambiare mai per ciò che piace o non piace agli altri,” dice John, ma ciononostante passa una penna a Sherlock, e il detective cancella rapidamente il secondo punto. Non ha ‘conseguito’ quell’obbiettivo, ma è sceso a patti, ne ha discusso – e ha trovato una soluzione migliore. E quello è ciò che conta.

Sarà ancora iperattivo dei giorni, e pigro, passivo degli altri. Ma John sarà sempre suo amico. Abbastanza sorprendentemente, quello è ciò che conta di più.
  
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