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Autore: Selhen    04/08/2014    1 recensioni
Anni di guerra, territorio conteso e fazioni eternamente in lotta nella terra del dio Aion. Com’è possibile per Selhen nutrire odio verso qualcuno che l’ha risparmiata? Com’è possibile odiare senza conoscere veramente il volto della guerra?
Com’è possibile parlare con un nemico e trovarlo così normale e uguale a se stessi?
Una nuova avventura di Selhen solo per voi. Recensite numerosi. Le vostre recensioni mi danno la carica per scrivere sempre di meglio. Un abbraccio, la vostra autrice.
N.b. avviso gli eventuali lettori che ho postato questa storia più corretta e revisionata su wattpad. Se la preferite con meno imperfezioni sapete dove andare, sono selhene. :)
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~~Quando avevo chiesto a Velkam di rivederlo non avrei mai creduto che avesse potuto accettare così facilmente. Eppure aveva abbozzato un sorriso e aveva annuito, raccogliendo le mie pistole da terra e rimettendomele in mano.
"Dove?", aveva chiesto pragmatico.
"A Sarpan, sul retro della fortezza", avevo detto io in un soffio col cuore che dentro di me faceva le capriole.
Non era stato facile spiegare a Dahniel quello che mi era accaduto quel giorno.
Quando gli avevo raccontato che un elisiano mi aveva baciata la sua espressione dapprima incredula era mutata presto in un'espressione sdegnata, e successivamente diffidente.
"Stai scherzando!", aveva proferito freddamente mentre si sistemava la cintura del giubbino, interrompendo imrovvisamente quell'azione per guardarmi dritto negli occhi.
Scossi il capo con aria colpevole.
"E mi auguro tu gli abbia piantato una pallottola nel cuore".
Negai ancora una volta.
"Selhen, cosa...?", corrugò la fronte con un sorriso scettico.
Dondolai sui piedi chiaramente in difficoltà. "Senti Dahn, non è come pensi".
"Cosa ti salta in mente Selhen? Vuoi davvero farti ammazzare? Dubito che non lo faccia lui, ma se anche fosse, hai idea di quello che significherebbe se venisse scoperto che hai una relazione col nemico?".
Quelle parole furono per me un pugno allo stomaco. Era come se non avessi mai voluto sentirle davvero.
"Non succederà nulla Dahn, promesso".
Dahnael annuì nervosamente. "E' per questo che gli hai chiesto di rivederlo, immagino".
Ad un tratto un lampo di genio illuminò la mia mente. E se Velkam avesse potuto aiutarci con la maledizione di Dahn?
"Ho... ho pensato che potesse esserci utile per risolvere la faccenda della tua maledizione".
Dahnael rimase perplesso per qualche secondo, come se stesse valutando realmente quella mia supposizione. In realtà però avevo mentito, e a quell'ipotesi avevo pensato solo in quel momento per trovare una giustificazione all'errore madornale che avevo fatto.
Eppure, pensandoci bene, non era una cattiva trovata.
 Dahnael si era lasciato andare a una risatina invasata. "Un elisiano che debba essermi d'aiuto, giusto? Selhen, in che mondo vivi?", concluse agganciando ai pantaloni la cintura coi foderi delle pistole.
"Dai andiamo, devo farti conoscere qualcuno", lasciò cadere l'argomento con tono scocciato
Corrugai la fronte. "Non dovevamo andare a Morheim?", chiesi.
Dahnael annuì. "Ovvio".
Quel giorno avevamo deciso che era arrivato il momento di guadagnare un po' di kinah, e cosa avremmo potuto fare di meglio, se non andare a saccheggiare e derubare la più ricca e facoltosa tribù di Mau di tutta Morheim?
Dahn aprì il cassetto della credenza e ne tirò fuori tre fiale scintillanti. Rimasi a guardarlo mentre inalava svelto una parte della polvere e lasciava scivolare la fiala col resto dentro la tasca del giubbotto.
"Per stanotte in questo modo dovrei essere coperto", mormorò cupo richiudendo il cassetto con un tonfo.
Sussultai alla violenza con cui lo fece e mi accinsi a seguirlo docile fino all'ingresso.
Mi guardai intorno nel semibuio delle torce e il mio sguardo si soffermò sulla mia immagine allo specchio. Una Selhen pallida e dallo sguardo afflitto ricambiò la mia occhiata.
Non lo avrei mai ammesso, ma quella parte irosa e pericolosa di Dahn mi faceva un po' paura.
Scorsi lo sguardo sui miei abiti. Da quando avevo fatto ingresso nella nuova legione avevo mutato anche tenuta da combattimento. Lo scarlatto emblema della nosra armata risaltò alla luce delle torce in direzione della mia spalla. L'elegante giubino in pelle candida non faceva che accentuare il pallore del mio viso magro e diafano.
Mi riscossi solo quando mi accorsi che Dahn mi stava guardando con un mezzo sorriso.
Ricambiai la sua occhiata con una interrogativa.
"Ti trovo più in forma", disse dolcemente. "Da quando hai cambiato legione, intendo", concluse indicando con lo sguardo l'emblema alla mia spalla.
Sorrisi pacata. "Lo sono, non avere Shad tra i piedi migliora di gran lunga le cose", dallo specchio notai il mio sguardo spegnersi.
Dahn mi posò una mano artigliata sulla spalla. Voleva essere un gesto di consolazione. "Hai fatto la scelta più giusta".

 Era stata una lunga camminata quella che ci aveva portati alla stazione del teletrasporto di Pernon. Eravamo poi volati dritti a Pandemonium per gli acquisti dell'ultimo minuto e quindi, Dahn pagò Doman per entrambi, perchè ci indirizzasse alla volta della maestosa e buia fortezza di Morheim.
Quando giungemmo in quella che era, assieme a Beluslan, una delle zone più gelide di Atreia, mi strinsi nel mio giubbino in pelle e fui scossa da un brivido.
"Brrrr, si gela", mi lagnai sbattendo i tacchi sulla pietra gelata della piattaforma.
Mi incuriosii quando vidi che Dahn non aveva nessuna intenzione di pagare l'aerotrasporto che ci conducesse verso l'osservatorio di Morheim, molto più a sud. Ne fui contrariata visto che stavo letteralmene tremando dal freddo. La divisa di legione iniziava a risultare piuttosto leggera.
"Insomma Dahn, vogliamo andare?".
Dahnael parve non fare caso alle mie lamentele, continuò, piuttosto, a guardarsi intorno come alla ricerca di qualcosa... o qualcuno.
Ebbi la risposta quando notai una bella Daeva dalla fulva chioma corvina venire a passo svelto verso di noi.
Il taglio selvaggio di due occhi di ghiaccio erano un chiaro segnale della sua razza, così come la bella coda nera e le unghie affilate.
"Selhen, ti presento Lacie", aveva detto Dahn allegro prendendo la giovane Daeva per mano e portandola al mio cospetto.
Sorrisi alla nuova arrivata un po' sorpresa. "Ma noi non... dovevamo andare da...?", farfugliai confusa.
La ragazza dai capelli neri adornati da un fine ed elegante diadema annuì. "Piacere Selhen, sono Lacie e oggi sarò anch'io dei vostri nella... lotta contro i Mau!", la sua risata cristallina risuonò tra i ghiacci del luogo. Lacie aveva lanciato un'occhiata d'intesa a Dahn e aveva poi ripetuto con voce alta e sicura una formula magica, evocando al suo fianco un imponente spirito della terra esattamente uguale a quello che avevo visto un tempo ubbidire agli ordini di Shad.
Annuii e ricambiai il contagioso sorriso dell'incantatrice. "Oh ne sono davvero felice", fissai Dahnael con un ghigno furbo, "quantomeno avrò quacuno con cui prenderlo in giro!".
Lacie sorrise nuovamente.
Era appurato. La sua risata era decisamente contagiosa.
Dahnael mi guardò male per un attimo ma poco dopo non riuscì a trattenersi neanche lui dal lasciarsi andare ad una sana risata.
"Questa sera mi toccherà fare il cavaliere a due donne perfide come voi", disse poi con una falsa afflizione nel tono della voce.
Lacie esultò nel suo elegante vestito nero. "Oh, sciocchezze Dahn! Sai bene che so essere una così tenera compagnia, quando voglio!", lo guardò con degli occhi da cerbiatta, a cui Dahn avrebbe potuto anche capitolare se non fosse stato per il ghignetto divertito dipinto sulle labbra dell'incantatrice.
Mi venne da pensare che Dahnael non si smentiva mai quanto a buon gusto sulle compagnie da frequentare.
"E' comunque è chiaro che sei un donnaiolo", dissi austera lasciando che anche Lacie sentisse.
"Oh senza ombra di dubbio...", ridacchiò lei, "avresti dovuto vedere come provolava la prima volta che ci incontrammo in abisso...".
Inarcai un sopracciglio curiosa. "Ma davvero?".
Lacie allargò il sorriso mostrando i piccoli denti bianchissimi e piegò il capo per squadrare Dahnael da sotto in su.
"Mi ha salvata da un elisiano che mi aveva praticamente colta alle spalle, e poi ha insistito così tanto perchè uscissimmo insieme una sera".
Dahn si imbronciò. "Volevo solo essere cortese, donna di poca fede".
Intervenni con aria severa. "Oh certo Dahn, ricordo ancora la tua cortesia con quella sconosciuta al beach party".
il mio amico deglutì, toccato nel tenero del suo punto debole. Lacie intanto aveva spalancato le piccole labbra desiderosa di un nuovo scoop su Dahn.
Avevo dimenticato da tempo cosa significasse giocare con Dahn. Quando eravamo solo due umani compagni di giochi, mi divertivo un mondo a prenderlo in giro. E poi Dahn era un po' sadico. Se si trattava di donne, non ci pensava neanche una volta ad accondiscendere ad ogni richiesta.
Mi divertivo a fingere di essere la sua padrona. Con quell'aria austera con cui ero solita guardarlo quando volevo che facesse qualcosa per me.
Le nostre recite erano così verosimili che se qualcuno di esterno ci avesse visti, non avrebbe esitato a darmi della perfida despota.
Eppure a ogni ordine perentorio seguiva poi una risata divertita, soprattutto quando Dahnael, con l'aria da cagnolino bastonato diceva teatrale: "zì badrona!" "ai tuoi ordini badrona!".
Lacie mi aveva per un attimo riportata indietro nel tempo, ed era stato bellissimo guardare Dahnael con quello sguardo da despota e vedere come lui, afferrate le miei intenzioni, si era gettato per terra chiedendo teatralmente perdono.
L'incantatrice spalancò gli occhi interrogativa a quel gesto e io fui alquanto imbarazzata. "Dai Dahn, la gente ci osserva", avevo mormorato preoccupata e vagamente in difficoltà.
Dahnael si era rialzato con un ghignetto vendicativo sul volto e io gli avevo indirizzato uno sguardo offeso.
Spiegai a Lacie il comportamento di Dahn con un tono annoiato. "Compatiscilo, poverino. E' un sadico".
Lacie scoppiò a ridere.
"Gli piace che la gente lo schiavizzi e per vendetta, dopo avermi servito fedelmente per anni, mi fa apparire davanti a tutti come una despota".
Lacie ci pensò su per un attimo. "Fantastico, adesso avrò un nuovo spiritello da schiavizzare", annuì tutta contenta, "e questa volta me lo son trovato anche affascinante!", lo guardò maliziosa.
Dahn ricambiò lo sguardo senza mezzi termini.
Lo guardai con studiata preoccupazione. "Non starai pensando di ammutinarti alla tua vecchia padrona, vero?".
Dahn sorrise sghembo. "Perchè non dovrei, se la nuova sembra essere più benevola?".
Vidi Lacie titubare un po' dubbiosa ma riprendere poi la sua aria sicura. Quella ragazza sapeva il fatto suo, e quanto a simpatia, era una delle Daeva più divertenti che avessi mai conosciuto.
Tra una risata e l'altra un brivido di freddo mi fece tornare alla realtà. Convenimmo così, tutti insieme, di trasferirci a sud di Morheim e incamminarci verso il villaggio Mau che ci eravamo prefissati di saccheggiare. Con l'aiuto di una maestra degli spiriti e i suoi devoti seguaci sarebbe stato anche più semplice farlo.
Tra una base di teletrasporto e l'altra giungemmo nelle aride terre dei Mau. La sabbia soffiata dal vento entrava fastidiosamente negli occhi e si intrufolava nei vestiti . Dal gelido clima della fortezza eravamo passati al secco territorio della Morheim meridionale.
Ci muovemmo a passo svelto e sicuro tra quelle lande desolate, e presto, da un'altura, ci si parò di fronte il piccolo villaggio affollato che cercavamo.
Le capanne di legno, fango e paglia erano silenziose, ma le sentinelle erano ovunque. Si trattava di un villaggio ricco e come tale, il nostro primo problema doveva essere quello di ripulire il più velocemente possibile, tutte le sentinelle presenti. Solo allora ci saremmo infiltrati nella capanna del generale e degli sciamani, razziando tutte le loro ricchezze per andarle a rivendere poi, a prezzi esorbitanti, al primo mercante shugo che incontravamo.
"Penso io alle guardie", aveva assicurato Lacie spalancando le sue grandi ali rosate. La seguii con lo sguardo sorvolare il grosso burrone che ci separava dall'accampamento e posarsi con passo felpato dietro un cespuglio poco lontano dall'ingresso al villaggio. Le guardie non sembrarono essersi accorte di nulla. Una delle due, addirittura, sonnecchiava.
Meglio, sarebbe stato più semplice sopraffarle.
Presto io e Dahnael la imitammo raggiungendola al sicuro, all'ombra di quei cespugli rinsecchiti.
"Al mio tre", aveva sussurrato Lacie sollevando una mano dalla quale si sprigionò un flebile lampo di luce.
Io e Dahn annuimmo e caricammo entrambe i revolver. I nostri occhi luminosi furono pervasi dalla rassicurante furia asmodiana. Ed ogni volta che accadeva, combattere diventava più facile. La mia mente era totalmente concentrata, i miei sensi allerta.
Un lampo più forte sprigionatosi dalle mani di Lacie andò a investire la guardia Mau sveglia facendola cadere istantaneamente esanime, per terra.
"Era il tre", mormorò Lacie con un mezzo sorriso.
Il Mau dormiente sussultò, rendendosi conto troppo tardi di star subendo un attacco, ma Lacie ci mise una frazione di secondo a finire anche lui.
L'incantatrice ci aveva aperto la strada, adesso toccava a noi tiratori farci strada coi nostri revolver tra i Mau più pericolosi fino alla capanna più grande: il rifugio dello sciamano.
Già pregustavo il bottino.
Io e Dahn ci demmo la conferma a vicenda poi sbucammo dal nostro nascondiglio e a passo celere ci lanciammo nella mischia cominciando a sparare all'impazzata sulle guardie Mau, che smarrite non avevano ancora ben capito quel che stava accadendo.
La voce di Lacie accompagnava la nostra strage con melodiose fermule magiche mentre i forti ruggiti del suo spirito mi facevano capire che anche lei si stava dando da fare nel bel mezzo della battaglia.
"Da questa parte", aveva detto Dhan cercando di sovrastare il suono delle urla incomprensibili di quegli esseri guerrieri.
Poco dietro di noi Lacie ci seguiva facendosi scudo con la magia, protetta dal suo spirito.
Era quello il punto di forza delle classi magiche. Uno scudo di magia impenetrabile.
Quando raggiungemmo la capanna tanto agognata, Lacie distrusse la porta urlando una formula magica. Mentre lo faceva io e Dahn mietevamo svelti delle altre vittime tra i Mau più coraggiosi che cercavano di impedirci di raggiungere il loro generale, e alla fine eccolo là. Alto e possente, con un'armatura più ricca degli altri e un'espressione ostile dipinta nel viso rapace.
"Due piccioni con una fava", disse deliziato Dahn indicando con gli occhi luminosi un angolo della stanza in cui, mi accorsi, si trovava lo sciamano.
"Allo sciamano penso io", ghignò Lacie.
Fu un ammasso di luci e di suoni. Cinque precisi proiettili si conficcarono nel cuore del generale mentre distrattamente notavo dei lampi di luce sprigionarsi dai palmi di Lacie. Quando il generale fu a terra, svelti ci dirigemmo a dar man forte alla nostra amica che sembrava essere stata messa in difficoltà dalla magia dello sciamano.
"Lacie", arrancai verso di lei e la sostenni di peso mentre percepivo Lacie perdere le forze.
Dahniel sparò quattro colpi ben calibrati alla testa dello sciamano che stramazzò a terra senza più alcun suono poi ci raggiunse con un cipiglio preoccupato. Nel viso aveva dipinta un'espressione d'orrore. Temeva che a Lacie fosse accaduto qualcosa di simile a ciò che era accaduto a lui?
"Potrebbe essere una maledizione, una fattura... ci serve un guaritore dell'anima, subito!".
Lacie sospirò. Sembrava perdere le forze ad ogni secondo che passava.
"Resta a raccogliere il bottino, penso io a lei", disse il mio amico agitato prendendola tra le braccia. Il corpo di Lacie, abbandonato tra di esse, sembrava quasi più minuto e leggero.
Annuii senza contraddirlo. Leggevo il terrore nei suoi occhi, e capivo che Dahn non avrebbe mai augurato a nessuno che potesse accadere ciò che lui aveva patito.
Mi chinai a razziare tutto ciò che trovai in quella ricca capanna mentre Dahn, con cipiglio serio, dopo aver appoggiato Lacie coi piedi per terra, per soreggerla da un solo braccio, estraeva una pergamena dalla bisaccia e in asmodiano evocava il nome del Grande Tempio di Pandemonium. Era lì che era diretto.


[Ok . Ho scritto questo capitolo a seguito di una esperinza notturna vissuta realmente con questi due simpaticoni e casinari asmodiani di Aion. E devo dire che sì, quella sera ci siamo davero divertiti e io ho scroccato un sacco di kinah. <.<
 Avete visto che nuovo fantaviglioso arrivo nella storia? Oh sì, era doveroso. E poi ho notato che nella realtà tra la nostra Lacie e il nostro Dahn c'è molto feeling quindi u.u che ce la presentasse Dahnael era assolutamente d'obbligo. Li amo entrambi, sono fantastici e... che dire? Spero di vivere ancora tante avventure insieme a loro. Lacie ormai è una di noi <3 ti voglio bene Lacie, la mia fangirl preferita!]

  
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