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Autore: _Angel_Blue_    04/08/2014    13 recensioni
E se i draconiani fossero dei normalissimi adolescenti senza nessun potere che hanno una vita come qualsiasi altro giovane della loro età? Se anche i loro nemici fossero degli esseri umani? Cosa succederebbe?
Sofia era una ragazza normale, le piaceva leggere libri, stava sempre chiusa in casa dove George, con pazienza infinita, le faceva da professore. Forse non aveva degli amici ma perlomeno la sua vita era tranquilla e non doveva pensare ai veri problemi della gioventù.
Poi tutto cambiò, così repentinamente che non ebbe neanche il tempo di protestare o evitare il continuo susseguirsi di catastrofi. Tutto si capovolse e si ritrova di fronte ad una realtà molto più dura da accettare, costretta a dover frequentare una vera scuola per “socializzare” con gli altri.
Con addosso un uniforme orribile, un carattere burbero e sgarbato, il prof decise di iscriverla nell'istituzione Dragoni, dall'apparenza normale quando qui è tutto tranne che ordinario. E tra una lezione con insegnanti impossibili, tra un bacio qua e là, tra segretarie troppo rigide, pettegolezzi e party notturni, Sofia scopre un mondo del tutto nuovo, un mondo che ha sempre voluto evitare, che cambierà la sua vita in una una frenetica corsa verso l'adolescenza.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Fabio, Nidhoggr, Nuovo personaggio, Sofia
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'An Impossible Love'
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"I've been waiting all night for you to
Tell me what you want,

tell me, tell me that you need me
I've been waiting all night for you to
Oh, oh, tell me what you want"

-Rudimental

Capitolo 

Sofìa

Allora mi fiderò!? Cosa cazzo ho appena finito di dire!? Solo un imbranato si fiderebbe di Fabio Szilard, ma mentre mi teneva bloccata tra il suo corpo e la parete, mentre mi ripeteva di amarmi (wow, ormai dovevo abituarmi a queste parole), mentre mi fissava con occhi tristi, pieni di incertezze, di paure e sfumature che non sarei mai riuscita a capire, vidi quanto lui in realtà avesse bisogno di me. C'erano troppi "e mentre", ma non so come, intuii che lui non voleva perdermi, con le sue braccia sembrava rinchiudermi in una bolla solidissima, teneva la fronte leggermente aggrottata, con lo sguardo mi supplicava di rimanere, di non fuggire o scappare. Diavolo, non potevo dire di no, ormai ero diventata una Fabio-dipendente. Non mi sarei mai stancata di lui, lo avrei amato incondizionatamente dalle cose che mi avrebbe detto o fatto, lo avrei sempre perdonato. Possibile che ero talmente masochista da auto-ferirmi in questo modo? Si, la risposta sarebbe sempre stato un sì netto e duro. Forse lo feci per la pressione del momento, forse perché volevo veramente fidarmi di lui, forse avevo i primi sintomi di una menopausa precoce, ma con le braccia lo tirai dal collo, avvicinandolo a me e lo baciai, spinta da qualche forza che neanche io sarei riuscita a spiegare. Volevo assaporare le sue labbra, il suo profumo e nonostante quel mio gesto lo avesse lasciato sbigottito i primi istanti, ricambiò immediatamente il mio bacio, con furore. Introdusse una mano sotto la camicia bianca e iniziò ad accarezzarmi la pelle, le nostre lingue erano impegnate in un ballo sincronizzato, perfetto, unico, speciale. Ero ancora arrabbiata con lui, per avermi trattata come una delle sue tante ragazze, per avermi marcata con quel succhiotto, per essersi comportato da cane-che-deve-pisciare-il-suo-territorio, come se fossi un suo giocattolo o un suo dominio. Ero una ragazza di diciassette anni, dipendente con un quoziente intellettivo abbastanza alto e perciò io non appartenevo a nessuno, appartenevo solo a me stessa, ogni mia decisione dipendeva da me e non dagli altri, volevo essere una donna forte e capace di mantenersi da sola, non volevo essere il usa-e-getta di qualche deficiente. E Fabio doveva capirlo, se non l'avrebbe fatto, ero certa che non ci sarebbe stato un futuro per noi due. Gemetti quando iniziò a mordermi con delicatezza il labbro inferiore e per quanto desiderassi rimanere con lui, sentirmi protetta tra le sue braccia, così come lo baciai, lo spinsi con forza, spezzando quel romantico istante. Lo allontanai da me, rossa in viso e con occhi minacciosi, non c'era niente di rassicurante nel mio sguardo e Fabio dovette comprenderlo perfettamente perché aveva un'espressione confusa, del tipo "Perché diavolo mi hai baciato se sei così incazzata con me?"
Alzai un dito con enfasi e lo guardai freddamente. -Io e te dobbiamo chiarire alcune cose- sibilai. -Mi fiderò di te solo quando vedrò che meriterai la mia fiducia- Okay, così andava molto meglio. -Posso benissimo difendermi da sola, non sono di nessuno e guai a te se solo ti azzardi a farmi incavolare più di quanto lo sia ora...- presi un grosso respiro e mi allontanai da lui. -Ah, un'ultima cosa, il bacio non ha significato nulla-
Mi voltai, pronta a dirigermi in classe quando Fabio mi prese la mano, bloccandomi. -Non hai nessuna intenzione di lasciarmi?-
Scoppiai a ridere. Lui mi guardò stranito, come se fossi completamente impazzita e di certo, non era tanto lontano dalla verità. -Come posso lasciarti se non siamo neanche fidanzati?- gli risposi con un'altra domanda.
Sulle sue labbra sbozzò un sorriso amaro. -Quando vuoi sai essere davvero stronza-
Feci una smorfia contrariata ma non replicai, dopotutto sapevo che aveva ragione. -Tutto merito del mio maestro, sei il colpevole se ora sono così-
-Dovrei sentirmi in colpa?- mi stuzzicò divertito.
-Si, se tu non fossi così bastardo ora sarei più normale-
-Tu non sei mai stata normale-
-No, ma perlomeno ero più vicina alla normalità di quanto lo sono ora-
Sospirai con stanchezza e la mia espressione fredda immutò impercettibilmente, ammorbidii lo sguardo. -Oggi parlerò con Lung, ho deciso di non andare a quell'appuntamento perché ho intenzione di lasciarlo- ammisi con tono flebile.
Vidi una scintilla soddisfatta attraversare i suoi occhi, ovviamente non disse nulla e fece spallucce con noncuranza. -Meglio così, non lo voglio più tra i piedi-
-Perché lo odi così tanto?- chiesi con curiosità.
-Vai in classe, Zucca, se già in ritardo- mi liquidò lui in fretta.
Spalancai la bocca, pronta a controbattere ma la rinchiusi quasi immediatamente. Aveva ragione. Ero terribilmente in ritardo. Lo guardai imbronciata, per non avermi risposto, ma senza degnarlo di ulteriori sguardi o parole, mi voltai e filai dritta in classe. Bussai con incertezza la porta e da dietro potei udire la voce calda e gentile del professor Lorenzini mentre diceva a voce alta "Avanti!". Entrai quasi con timidezza, Fabio non mi stava più dietro e mi domandai dove diavolo fosse finito. Incrociai la occhiata irritata del professore e abbassai il capo, sentendomi troppo imbranata. -Sei sempre la solita, Schlafen- disse Lorenzini. -Sempre in ritardo- grugnò con disapprovazione. Prese il suo registro rosso e notai vagamente mentre scriveva la lettera R di Ritardo accanto il mio nome. Non potevo farci nulla, ero una ritardataria cronica, la puntualità non circolava nelle mie vene.
-Scusi...- mormorai colpevole.
-Siediti- mi ordinò lui.
Alzai la testa, pronta a dirigermi nel mio solito posto ma mi bloccai quando notai che nel lato accanto, dove si sedeva sempre Fabio, c'era l'ultimo ragazzo che volevo incontrare. Mauro Dragoni aveva l'aria un po' annoiata mentre fissava con disinteresse fuori dalla finestra. Quando girò il capo, notai il suo sorriso divertito mentre mi squadrava con attenzione e rabbrividii davanti a quei suoi occhi calcolatori e maliziosi. Odiavo biologia! Non solo dovevo sopportare anche Nidhoggr ed Ofnir in quell'ora, ma ora anche Mauro! Ma perché niente in questa scuola voleva andare per il verso giusto? Sbuffando e fulminando con lo sguardo Dragoni, presi posto a lato suo. Non mi passò inosservato la sua espressione compiaciuta, come se fosse stato tutto nei suoi programmi sin dall'inizio. Stronzo...
-Allora, cosa c'è tra te e Szilard?-
Rischiai di ridergli in faccia dall'assurdità della domanda, ma assumendo un'aria irritata e severa, imprecai a bassa voce. -Non sono affari tuoi!- Lui ignorò il mio tono e continuò a guardarmi con aria notevolmente interessata. La mia giornata, ovviamente, non poteva di certo peggiorare. Fui felice quando vidi che non aggiunse nient'altro e maledii Fabio Szilard quando non tornò in classe. Dove era andato? Avevo un disperato bisogno del suo aiuto, non potevo tollerare anche Mauro Dragoni, mi bastavano i viverniani, non volevo aggiungere altri imprevisti alla mia lista.
-Non sei di Roma, vero?- continuò lui. Diavolo, credevo che avesse finito con le domande.
-No- risposi impassibile e con voce pacata.
-Dove vivi?-
-Sul monte Non-dovrebbe-interessarti, tra le strade di Devi-farti-i-cazzi-tuoi- sibilai a denti stretti, la mia pazienza aveva un limite e Mauro Dragoni la stava superando di gran lunga.
Lui iniziò a ridere. Lo guardai con aria accigliata mentre inarcavo un sopracciglio. -Cosa c'è di così divertente?-
-Tu-
Perfetto. Ora Mauro stava pensando che sicuramente volevo flirtare con lui, quando in realtà ancora bollivo di rabbia. Lo ignorai teatralmente. L'ora continuò così, con il ragazzo che di tanto in tanto se ne usciva con qualche domanda inaspettata e io gli rispondevo vaga o mi limitavo a non dire nulla. Le ragazze in quella stanza non smisero di lanciarmi occhiatacce mentre fissavano con occhi famelici Mauro. Più di una volta feci spallucce mentre con lo sguardo cercavo di dirle "E' tutto vostro, non voglio neanche vederlo questo rompi palle". Con mio gran dispiacere, Fabio non tornò in classe, sembrava essere sparito. Nidhoggr ed Ofnir, sembravano non essersi accorti di me per quanto fossero impegnati in qualche conversazione, Ofnir aveva espressa in faccia tutta la colpevolezza, era intento a muovere la braccia in gesti che non riuscii a captare mentre Nidhoggr era parecchio incavolato. Ops, il viverniano doveva aver fatto qualcosa di veramente sbagliato se Nidhoggr ora sembrava sul punto di scoppiare e perdere la pazienza. Il viso sembra tirato, vidi tutta la sua collera e capii che voleva dare uno schiaffo ad Ofnir e pareva trattenersi a stento. Mi fece pena ma ripensando il mio diario perso, tutto il dispiacere sparì. Feci un sospiro di sollievo quando quella stramaledetta ora finì. Non diedi tempo a Mauro di salutarmi che uscii correndo dalla classe. Sembravo scappare dalla morte. Siccome era l'ora di pranzo, mi diressi a grandi falcate verso la mensa, mentre mi guardavo intorno temendo di incrociarmi quel ragazzo dagli occhi nocciola. Ero così distratta che andai a sbattere con qualcuno.
-Guarda dove metti i piedi!- mi urlò Matilde.
Da male in peggio, ora dovevo anche sopportare l'altra Dragoni. -Scusa- dissi, per niente dispiaciuta
Matilde mi scrutò bene in faccia e vidi come i suoi occhi s'illuminavano di colpo, sembrava avermi riconosciuta. Inclinai il capo, confusa. Mi guardava come se mi conoscesse da una vita e fossimo due amiche che s'incontravano dopo tanto tempo quando in realtà io non ne sapevo nulla della sua esistenza fino a poche ore prima. Era lo stesso sguardo che mi aveva rivolto Mauro: interessato, curioso con un'ombra... maligna!? -Sei Sofia, giusto?-
-Si- balbettai.
Sbozzò in un ghigno per niente rassicurante. -Finalmente ho l'onore di conoscere Thuban...- disse a voce alta. Avvicinò il suo viso al mio e mi sorprese quando mi accorsi che era alta quanto me. La sua voce mi arrivò dritta all'orecchio, il suo respiro vicino al mio collo mi provocò qualche brivido. -E colei che ha rubato il cuore di Fabio- mormorò con un filo di voce.
Cristo, ero nella merda, ancora.

***

Matilde

Finalmente aveva l'occasione di vedere con i suoi propri occhi colei che era riuscita a far innamorare il suo Fabio. La ragazza esteticamente non era male, aveva l'aria un po' trasandata e caotica, i capelli sciolti erano rossi come il fuoco, ribelli proprio come lei. Era abbastanza alta, magra, la pelle candida come la neve faceva contrasto con la spruzzata di lentiggini che le contornava il viso. Aveva un profilo grazioso, i zigomi scolpivano il suo volto in modo quasi attraente, Matilde dovette riconoscere che era una ragazza bella. Gli occhi erano luminosi, verdi, pieni di vita, potevano essere scambiati per due smeraldi, ma la cosa più affascinante era il suo sguardo. Fiero, orgoglioso, calcolatore, pronta a cogliere qualsiasi dettaglio. Era uno sguardo un po' strafottente e ora riusciva a comprendere cosa avesse catturato l'attenzione di Fabio. Sofia Schlafen sembrava quel tipo di ragazza dipendente, dall'apparenza forte e determinata, la sua energia positiva sembrava contagiare le persone ma ciò che più la sorprendeva era che non si lasciasse trasportare molto dai sentimenti e non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno, tanto meno da Nidhoggr. Aveva letto il suo diario tutto in un fiato, perciò sapeva benissimo che dietro a quell'armatura indistruttibile c'era una ragazza insicura, piena di timori, debole e pronta a cadere in mille schegge. Conosceva benissimo il suo tallone d'Achille. Sofia era anche una ragazza che molto difficilmente ammetteva a voce alta di amare qualcuno, di provare affetto o altro. Era impertinente e terribilmente testarda. Matilde era quasi l'opposto, lei tendeva a essere più delicata, più femminile e meno volgare. Ma entrambe non si arrendevano davanti ad un ostacolo, quando avevano un obiettivo sarebbero state capaci di muovere cielo o terra pur di ottenerlo. Matilde ammise a se stessa che Sofia Schlafen era un avversario da non sottovalutare, un errore che i viverniani avevano commesso fin troppe volte. Forse riusciva anche a comprendere cosa in lei avesse chiamato l'attenzione di suo fratello. Dominare la draconiana era un'impresa impossibile e non sapeva ancora come avrebbe fatto Mauro a possederla e tenere a freno quel suo caratteraccio. Con una smorfia continuò a guardarla dalla testa ai piedi, con superiorità. Sofia aveva delle belle forme che di certo non passavano inosservate, il seno piccolo ma sodo, per quanto potesse apparire agli occhi degli altri delicata, con quella sua corporatura minuta, lei era tutto tranne che friabile. Aveva l'aria dolce, Matilde sapeva quanto fosse altruista e come si preoccupava costantemente delle persone che voleva bene. E, cosa molto importante, la draconiana era molto sveglia, forse anche troppo, era intelligente perciò sarebbe stato difficile ingannarla. Diamine, avrebbe preferito trovarsi quelle civette senza cervello che un tempo seguivano Fabio. In quel tempo, era molto più facile toglierle da intorno. Matilde sgranò leggermente gli occhi quando si accorse che la draconiana aveva un succhiotto sul collo, fatto sicuramente da Fabio. Quella ragazzina l'avrebbe pagata...
-Se hai finito di osservarmi con sdegno, mi puoi lasciare passare, per favore- sbottò Sofia, fingendo noncuranza.
Matilde sorrise davanti a tutto quel coraggio. Non era riuscita a intimidirla. -Certo- nel suo sguardo non c'era neanche un velo di gentilezza. La draconiana sostenne il suo sguardo senza battere ciglio. Si tolse da mezzo senza prima prenderla per il braccio. -E ricordati, tra te e Szilard non ci sarà mai nulla oltre un'inutile attrazione-
-Tra me e Fabio non c'è nulla- mentì. -E anche se ci fosse qualcosa, non è di tua incombenza intrometterti nei miei affari-
-Non sfidarmi, Schlafen- la avvisò Matilde con voce minacciosa.
-E tu non sfidare me, Dragoni- Sofia girò i tacchi e se ne andò, lasciandola leggermente sbigottita.
Matilde non si presentò in mensa, girando per un corridoio entrò in un bagno vuoto dove si chiuse a chiave. Si accasciò a terra ed iniziò a piangere.

-Tu mi ami?- chiese, la voce impastata dal sonno. In quel periodo aveva solo quindici anni, una ragazza facile da illudere, che credeva nel vero amore, quello che sarebbe durato anni se non più. Fabio si mosse a disagio, come sempre, aveva un'espressione cupa, occhi criptici, viso impassibile che non lasciava trapassare nessun tipo di emozione oltre odio, tristezza e malinconia.
-Perché lo chiedi?- anche lui era giovane, un bellissimo giovane di quasi sedici anni. I capelli disordinati, ricci e scuri come il suo sguardo.
-Perché devo saperlo- mormorò imbarazzata. Erano abbracciati, ma Fabio la teneva in una stretta fredda, quasi di possessione, non emanava del vero calore ma a Matilde stava bene così. Era fermamente convinta che il suo amore sarebbe bastato a mantenere la relazione, a rimanere con lui, a stare per sempre insieme. Era così infantile, da allora i suoi pensieri erano cambiati, il suo modo di vedere l'amore era diverso, più distaccato, privo di sentimenti.
-Non lo so, forse, non farmi delle domande così stupide- la rimproverò con voce fin troppo gelida Fabio. Lei nascose la sua delusione, nonostante nella sua testa la risposta era totalmente diversa, ma era fedele che prima o poi anche lui avrebbe ricambiato il suo amore. Lei era già innamorata di lui e non lo avrebbe mai tradito, di questo ne era certa.

Fabio fu il suo primo amore, il primo, l'ultimo e l'unico. Per quanto in quei anni avesse provato a dimenticarlo, a odiarlo, non ci riuscì mai. Lei aveva quattordici anni quando si videro la prima volta, lui quindici. Il loro primo incontro accade per pura casualità. Già allora giravano voci strane sul ragazzo, ma lei finse di essere sorda e ignorò tutto, sapeva quanti pettegolezzi erano capaci di far girare in quella scuola perciò non credette a nulla. Fabio, in quel periodo, aveva rinunciato il suo ruolo di Eltanin e i draconiani si sentivano traditi. Iniziarono a guardarlo con inferiorità quando lui diventò viverniano, soprattutto quando si alleò con Nidhoggr, assumendo un posto importante vicino alla Grande Viverna. Purtroppo la sua presenza non fu mai la più gradita e tutti lo evitavano. Era un ragazzo troppo chiuso in se stesso, troppo introverso, troppo triste, troppo sarcastico e solitario. Lei e suo fratello Mauro si erano iscritti nella scuola Dragoni quando Nidhoggr assunse il comando dei viverniani. Matilde era una ragazza troppo dolce e innocente per entrare a far parte nel mondo dei draconiani o vivernini, era una persona pacifica, altruista, sempre disponibile. Con rabbia, Matilde cercò di cacciare tutti quei ricordi che iniziarono a divorarla, ma fu tutto inutile, altre lacrime rigarono il suo volto e nascose il viso grazioso dietro le sue mani.

Sbrigati, sbrigati, sbrigati, si ripeteva Matilde in un mantra incomprensibile. Stava arrivando tardi alle lezioni di matematica. Odiava matematica, odiava tutto ciò che aveva a che fare con numeri, equazioni ed espressioni. E odiava quando i professori dicevano con aria divertita che un giorno gli avrebbe servito a qualcosa nella vita, che la matematica faceva parte in tutti loro e cavolate così. Come se ai supermercati ti dicessero: se vuoi uno sconto del 50% devi sapere quale è il valore di questa equazione. Ma che diavolo! Non voleva essere una scientifica, il suo sogno era diventare un'artista, disegnare, fare sculture. I numeri gli avrebbero servito solo a prendere le misure e basta! Non volevo mica essere Einstein. Odiava anche scienze, perciò trovava insopportabile dover studiare anche Chimica, Fisica e Biologia. Tutta colpa di suo padre, che come sempre, aveva preso una decisione che aspettava solo a lei. Ovviamente, Mauro, il figlio perfetto, il prediletto, era un genio in tutte le materie. Lui sì che non avrebbe mai deluso suo padre e avrebbe fatto onore la famiglia Dragoni. Era lei quella impacciata, quella che non riusciva a comprendere la differenza tra monomi e polinomi. Una vera e propria delusione. Certe volte voleva non essere mai nata, non esistere, magari avrebbero amato solo Mauro e nessuno l'avrebbe mai guardata con disapprovazione, come se fosse un errore dell'umanità. Con una smorfia, svoltò per un corridoio vuoto e accelerò il passo. Questa non me la perdoneranno... pensò, quando arrivò davanti alla porta. Bussò piano ed entrò cautamente. Il professore la guardò male immediatamente. -Matilde Dragoni!- la sgridò. -Mi sono stancato dei tuoi ritardi, come punizione andrai di sotto al cortile e pulirai le pareti sporche e piene di scritte, esci da questa classe, oggi invierò una lettera a tuo padre, potrai anche sempre essere la figlia del preside ma questo non ti permette di fare quello che ti pare!- Se il professore pensava che metterla in punizione con quella sciocchezza fosse la peggior cosa che potesse succederle nella vita, beh, in realtà era la più bella punizione del mondo saltare quelle noiosissime lezioni di matematica. Esultò e quando uscì dalla classe, sorrise, beata di non dover sopportare quel professore che tanto trovava antipatico. Con lentezza, scese di sotto, verso il cortile. Era troppo immersa nei suoi pensieri da non accorgersi che un ragazzo veniva nella sua direzione. Si scontrarono e poté udire come imprecava. Non riconobbe la voce e mentre alzava la testa, pronta a scusarsi, i suoi occhi s'incrociarono con quelli del ragazzo. Era magro, forse anche troppo, i capelli ricci e neri gli scendevano morbidi, incorniciandoli quel viso dal profilo leggermente affilato ma affascinante. Avrebbe spalancato la bocca, ma riprendendosi, si appropriò delle sue capacità cognitive. -Ehm, scusa- cercò di dire con voce risoluta. Ma il leggero rossore sulle gote le tradirono.
Il ragazzo parve irritato. -Sei sempre così persa nelle nuvole?- disse sarcastico.
-Si... cioè, volevo dire no... boh... non so...- Che stai facendo? Si rimproverò, ma ormai la figura dell'idiota l'aveva già fatta. Si sentiva mortificata. Abbassando il capo, decise che era meglio non aggiungere altro, così girò i tacchi, pronta ad andarsene. Lui la prese per il braccio facendola voltare. Trattenne il respiro, presa alla sprovvista.
-Devi scusarmi, sei la prima che sembra non guardarmi con odio, mi dispiace- Lei rimase di sasso, tutto d'un tratto sbigottita.
-La p-prima?-balbettò.
Sulle sue labbra apparve un sorriso sghembo che trovò immediatamente adorabile. -Si... sul serio non sai chi sono?-
Matilde ci pensò su, lo scrutò con attenzione, ma non trovò niente di familiare in quel viso così triste. -No...-
Lui sorrise, sorrise per davvero e la lasciò senza fiato. Era davvero bello. -Fabio Szilard, tutti parlano di me- mormorò con noncuranza, come se il fatto che lo insultassero da dietro le spalle non lo scalfisse minimamente. Matilde rimase attratta di quel suo lato menefreghista, come se il parere degli altri non gli importasse più di tanto.
Lei ammorbidì lo sguardo, dispiaciuta per lui. -Io conosco il Fabio di cui parlano tutti, ma non il vero Fabio che ho di fronte-

Iniziò tutto da lì. Si era sempre chiesta cosa avesse pensato Fabio di lei in quel momento. Sicuramente che si trattava di una stupida ragazzina come altre. Eppure, in qualche modo, quella stupida ragazzina era riuscita a intrigarlo, a incuriosirlo. I sentimenti che provò fin dall'inizio iniziarono a ingrandirsi, ormai aveva perso la testa per lui. Sentiva il disperato bisogno di dover aiutare quel ragazzo pieno di problemi, pieno di incertezze, quel ragazzo che si nascondeva dietro ad una maschera per non far vedere quanto in realtà fosse fragile. Dopotutto l'essere umano era fatto così: recitava un ruolo davanti al resto dell'umanità, quando dentro si celava una persona pronta a infrangersi alla parola sbagliata. Asciugandosi le lacrime, si alzò dal suo ripostiglio e uscì dal bagno. Mentre camminava per i corridoi, altri ricordi la colpirono in pieno viso, lasciandola stordita.

Fabio la prese per i fianchi e la sbatté al muro con prepotenza. Il gesto la lasciò senza parole, l'impatto contro la parete servì a frastornarla. Non si sorprese affatto che Fabio si comportasse così. Dopotutto non era la prima volta che accadeva. Stavano nel corridoio e non c'era nessuno. La loro relazione si era restaurata, il viverniano aveva iniziato ad avere un atteggiamento aggressivo da quando si erano baciati la prima volta nel cortile. Erano passate poche settimane, eppure Matilde aveva la sensazione che fossero passati anni se non secoli, era tutto diventato un ricordo sbiadito. E permetteva che lui le facesse tutto ciò che voleva, sperando di poterlo comprenderlo meglio, come se fosse servito ad entrare nel suo mondo. Quanto si era sbagliata.

Sbatté le palpebre, riprendendosi da quel sogno ad occhi aperti. Si diresse in mensa, che al momento era affollato di studenti. Con espressione disgustata, trovò piuttosto rapidamente suo fratello e si affrettò a raggiungerlo. Mauro stava seduto da solo su un tavolo, quasi tutte la ragazze sembravano incapaci di togliere gli occhi da lui. Fece una smorfia, era questo l'effetto che faceva suo fratello. Anche lei riceveva occhiate perverse da molti ragazzi, ma aveva imparato ad ignorarli e faceva finta di nulla, fingeva di non trovare irritante tutti quei sguardi lascivi. Con grazia, prese posto accanto a suo fratello.
-Dove stavi?- domandò. Nonostante fosse sempre stato il preferito della famiglia, Mauro sembrava essere l'unico a interessarsi a Matilde, aveva un comportamento piuttosto protettivo con la sorella e lei gli era riconoscente. Dopotutto, gli voleva bene.
-In bagno- rispose evasiva.
Lui la guardò a lungo, ma decidendo di non investigare oltre, i suoi occhi puntarono verso un tavolo dove risiedevano vari draconiani. Tra loro, Matilde poté riconoscere la testa rossa di Sofia.
-Sai- disse suo fratello. -Oggi ho avuto modo di conoscerla, la trovo interessante, soprattutto ora che ho letto il suo diario, entrando più a fondo nella sua testa-
Lei lo guardò con irritazione. -Che diavolo significa?- sbottò. -Cosa ha quella ragazza che io non abbia già?-
-Il coraggio di dire le cose in faccia, di non perdere mai la determinatezza, la faccia tosta di sfidare chiunque, ha un carattere forte e, mi dispiace ammetterlo sorellina, più del tuo-
-Tu conquistala e tutte e due avremmo ciò che desideriamo-
Mauro scoppiò a ridere e girò la testa, per guardarla. -Desideriamo? Questo non era un tuo piano? Io all'inizio neanche volevo farci parte e se ti sto aiutando è solo per far a Sofia ciò che Fabio ha fatto te- mormorò con durezza.
Matilde non replicò. Sarebbe stato inutile. Tirò fuori dal suo zaino una mela e un panino, fu quando alzò la testa che si ritrovò ad osservare due occhi neri che la scrutavano con freddezza. Fabio... Fu lì che ritornò a galla il ricordo più doloroso.

-Ho bisogno di te...- sussurrò Fabio mentre la prendeva per i fianchi e la posava nel letto. -Ti prego...- supplicò con malinconia. Matilde si perse in quei occhi inespressivi. Voleva aiutarlo, voleva colmare quel vuoto che lo stava dilaniando, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di farlo suo, farlo felice, avrebbe donato qualcosa di puro e sacro come la sua verginità. Aveva paura, lo ammetteva, ma sapeva che farlo con Fabio sarebbe stato tutto magnifico e perfetto. Anche questa volta si sbagliava. Lei lo tirò per il collo e lo baciò con trasporto, dandogli il permesso di fare qualunque cosa lui volesse fare. Lei si era sempre immaginata di fare l'amore in modo romantico, indimenticabile e unico. Nei suoi infantili sogni era tutto perfetto. Ma in quel momento si sentì più che altro un usa e getta. Meno di un secondo si ritrovarono nudi, fu tutto troppo veloce, lui che iniziava a baciarla dappertutto e con rapidità entrava dentro di lei. Fu doloroso. Urlò, all'iniziò si dimenò, non fu niente di piacevole o appagante. Fabio non fu delicato, neanche un po'. Con la velocità che entrò, iniziò a scuoterla con aggressività, pensava solo alla sua di soddisfazione ma non a quella di Matilde. Alcune lacrime le rigarono il volto. I loro gemiti inondarono la stanza. Poi, così come tutto iniziò, finì. Prima di cadere addormentava, poté udire la parola "Finalmente" provenire dalla bocca di Fabio.

Finalmente.
Come se tutto ciò che avevano passato non era servito a nulla, solo per arrivare a quel momento. E dopo quel giorno, Fabio iniziò a ignorarla, flirtava con altre davanti ai suoi occhi. Finalmente... Non si sarebbe mai dimentica il tono con cui lo disse, quasi irritato del tanto aspettare. Fu lì che cambiò, quando diventò la puttana personale d Fabio, che veniva usata una volta ogni mese. La cosa che più odiava di se stessa era che non gli importava, lo amava, continuava a perdonarlo, continuava a provare quei sentimenti forti a chiari, proprio come in quel momento, mentre fissava inebetita un Fabio quasi diciottenne, un uomo. Non era cambiato molto, era diventato più alto, era leggermente più muscoloso ed era bellissimo, come la prima volta che si erano visti. Doveva abbattere Sofia il più prima possibile.
-Ho un'idea- disse.
Mauro la fissò annoiato. -Ah si? Cosa vuoi fare questa volta?-
-Chiederemmo a nostro padre di fare una recita di Natale e farò in modo di recitare con Fabio mentre tu lo farai con Sofia... E Bingo, scegliamo un'opera romantica dove io dovrò baciarlo-
-Da dove ti vengono in mente certe idee? Rivoglio la sorella dolce e premurosa- borbottò infastidito.
-Quella Matilde non esiste più- sussurrò più a se stessa che al fratello. -E' sparita con Fabio Szilard, quando si ha impossessato di tutti i miei sogni-

***

Sofia

Se Fabio Szilard era uno stupido incapace, io lo ero ancora di più per essermi innamorata di lui. Era tutto così illogico. Andiamo, ero intelligente (o credevo di esserlo), non sempre ero impulsiva e di conseguenza, non potevo innamorarmi di uno come lui. O forse sì? Vaffanculo il detto "l'amore è cieco", l'amore non è solo cieco, è anche stupido, sordo, imprudente, muto e una lista infinita di cose. Mai come in quel momento desideravo ardentemente avere il mio adorato diario e scrivere le milioni di cavolate che mi passavano per la testa. Volevo sfogarmi, ma non con Lidja, Chloe o George, volevo sfogarmi attraverso le lettere, attraverso la scrittura, volevo dar voce i miei timori più profondi su un pezzo di carta perché a parole non sempre riuscivo a spiegare le mie paure, consideravo molto più facile prendere una penna e scrivere sul mio diario con calligrafia minuta e leggermente disordinata che solo io sarei riuscita a capire, perché sapevo che quel quaderno non mi avrebbe giudicata, sgridata o altro, mi avrebbe ascoltata con pazienza e forse, mi avrebbe aiutato a trovare un modo più facile di superare quei ostacoli che a prima vista sembravano impossibili da sorpassare. Mi riempiva di panico sapere che era Nidhoggr ad avere il mio diario, ora sapeva tutti i miei segreti, poteva conoscere una parte importante della mia vita, poteva distruggermi e farmi fuori, dopotutto quel diario era un pezzo fondamentale del mio cuore. Era ancora Lunedì e per tutta la giornata guardai in modo compulsivo Nidhoggr, ma nella sua espressione gelida e perfida non riuscii a notare nulla, se fosse soddisfatto o altro, anzi, sembrava più irritato del solito e lanciava continuamente occhiatacce a Ofnir che se ne stava in disparte. Che la causa di tutta quella rabbia fosse la discussione di questa mattina nell'ora di biologia? Non riuscivo proprio a comprendere del perché di tutta quella alterazione, insomma, se avevano veramente il mio diario dovevano sentirsi vittoriosi. Infatti, mi sorprese non poco quando vidi che nella scuola non c'era nessun foglio a illustrare qualche pagina imbarazzante della mia agenda. Nessuno era a conoscenza che nel party mi avevano rubato un oggetto dal valore inestimabile e non sapevo se sentirmi felice o spaventarmi e aspettarmi qualcosa di peggio. Con i viverniani non potevi mai sapere cosa poteva succederti, erano capaci di tutto. Tuttavia, qualcosa la potevo intuire e questo "qualcosa" non era niente di buono. Ovviamente i problemi non finivano lì: dovevo darmi una mossa e troncare la relazione con Lung. Quel dolce, amabile, perfetto ragazzo non mi meritava, o meglio, ero io a non meritare lui dato che avevo completamente perso la testa per Fabio, nemico di Lung e della maggior parte dei Draconiani. Mentirei se dicessi che non mi sentissi in colpa, anzi, volevo darmi un pugno data la mia faccia tosta di fidanzarmi con un ragazzo di cui non ho mai provato nulla oltre quell'affetto quasi fraterno. Odiavo anche il fatto di essere talmente squilibrata da volermi complicare la vita, prendendomi una cotta del tutto innaturale per un ragazzo che non mi degnava neanche di uno sguardo i primi mesi di scuola. Potevo benissimo dire che la lista dei miei problemi finisse lì (sé, magari), ma no, siccome non ho mai avuto una vita prospera o per dirla meglio, dato che non sono mai stata la privilegiata di quella stronza chiamata "fortuna", a scuola sono arrivati i fratelli Dragoni. Okay, tutto sarebbe andato per il verso giusto se Matilde non fosse una psicopatica che è fin troppo innamorata di Fabio e Mauro non provasse un improvviso interesse nei miei confronti, ma non è così e quindi ora devo tollerare anche loro. Dio mio, perché mi fai tutto questo? Sono stata davvero così malvagia in una vita precedente? Non so per quanto ancora resisterò, soprattutto quando sei Thuban, cioè il capo dei draconiani e ti trovi a dover mantenere quella facciata seria, fiera e indistruttibile quando dentro vai a pezzi molto lentamente.
-No, così non va, dovete ripeterlo!- urlò con voce isterica una Lidja rossa dalla rabbia. Io, ovviamente, sbuffai stizzita mentre rivedevo per la milionesima volta la scena che dovevano recitare alcuni draconiani. Ormai Dicembre si avvicinava e il preside, avendo uno di quei suoi attacchi di anormalità, aveva deciso che i viverniani e i draconiani dovevano duellare prima delle vacanze Natalizie. Avevamo un mese di tempo per preparare la miglior recita della scuola. I professori e il preside (insieme ai suoi adorati figli) sarebbero stati i giudici, il gruppo vincente avrebbe ottenuto 2 punti extra nella materia in cui andava peggio nella pagella del primo quadrimestre. Una occasione da non perdere. E ovviamente, i custodi di entrambi gruppi dovevano rimanere anche il pomeriggio a scuola a guardare le interpretazioni di centinaia di ragazzi. Odiavo la vita. Di Fabio non ne avevo visto neanche l'ombra. Ero riuscita a intravederlo durante l'ora di pranzo mentre guardava Matilde. Avevo cercato di mettermi in contatto con Lung, per fare ciò che avevo promesso all'ex-viverniano, ma aveva il cellulare spento. Cosa stava succedendo a tutti? Possibile che proprio adesso dovevano sparire? Ora mi ritrovavo con un piede nella fossa e volevo sbattere la testa sul muro.
Sussultai quando aprirono con violenza la porta ed entrò una Matilde radiosa. Dietro di lei c'era un uomo che non ho mai visto finora. Era alto, indossava uno smoking elegante e il suo profilo mi ricordò quello di Mauro... Che lui non fosse...
-Papà, lei è Thuban- urlò Matilde mentre si avvicinava. Dio, era il preside, il padre dei due gemelli Dragoni. Mi affrettai ad assumere un'espressione gentile ed educata.
-Buon pomeriggio...- lo salutai. -Posso esserle d'aiuto in qualcosa?-
-Si, volevo assicurarmi che mia figlia sia la protagonista della vostra opera- Spalancai la mascella, sorpresa.
-O-okay-biascicai imbarazzata. Brutta impertinente viziata...
-E che Fabio Szilard l'accompagni, che lei e Szilard siano i protagonisti della storia romantica-
Si udì solo un rumore. Quella della mia matita mentre cadeva a terra. Lidja, che aveva assistito a tutto, mi lanciò uno sguardo preoccupato. Fabio e Matilde nel ruolo principale della recitazione... INIZIAVO AD ODIARE QUELLA STRONZA! 


Note dell'Autrice:

Ho fatto un po' di cambiamenti e non avevo previsto di scrivere un capitolo dal punto di vista di Matilde, ma mi sembrava corretto farlo, non voglio che la giudicate male, quel suo comportamento arrogante e quasi maligno ha un motivo e con il tempo la conoscerete meglio. Lo so benissimo che questo cap è una merda e dovrebbe andare dritta alla spazzatura ma non avevo molto ispirazione quindi... Scusate!
Prima di lasciarvi volevo ringraziare le 41 persone che hanno messo questa fic tra le preferite, giuro che quasi rischio di piangere, a quei 38 che l'hanno messa tra le seguite, a TUTTI i recensori, a coloro che mi sostengono su Facebook, su Wattpad e anche su Whatsapp, siccome ho visto che alcune persone hanno smesso di recensire o hanno tolto questa fic tra le seguite ho pensato che vi stia annoiando e che questa storia stia andando a rotoli... Se non vi piace qualcosa, per favore, ditemelo!
Penso che questo sia tutto e mille grazie a quelli che continuano a seguire questa storia,
baci,

marty_598

   
 
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