Fanfic su artisti musicali > Blink-182
Segui la storia  |       
Autore: Black Chandelier    04/08/2014    3 recensioni
[Tratto dal 1° capitolo]
Il sole splendeva a Poway: l’estate era finalmente arrivata.
Le persone organizzavano grigliate, feste e andavano in vacanza, la scuola era terminata e per chi lavorava c’erano le ferie.
Preparare una valigia non era mai stato così facile per me, che di estivo non avevo niente se non una o due canottiere nere, per il resto il mio armadio era composto solo da magliette di gruppi musicali.
Non ero molto amante dell’estate, preferivo l’inverno, le cioccolate calde, la neve e il Natale.
I miei migliori amici, Mark e Tom, mi avevano costretta ad andare in vacanza con loro e, come rifiutare davanti a due ragazzi che ti ripetono in continuazione, facendo gli occhioni, “Dai, vieni con noi!” portandoti all’esaurimento nervoso?
Genere: Romantico, Slice of life, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mark Hoppus, Nuovo personaggio, Scott Raynor, Tom DeLonge
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
*appare in una nuvola di fumo* 
Hi people! Come stanno andando le vacanze? Spero bene!
Eccomi qua con un nuovo capitolo, ispirato in parte alla canzone Adam's Song e alle emozioni che provava Mark quando l'ha scritta.
So, buona lettura, ci si vede sotto per eventuali chiarimenti. 


Did you know? I'm here to stay.

 
7) Tomorrow just holds such better days.
 
 
Quella mattina stavamo facendo colazione tutti insieme e il silenzio regnava sovrano nella mensa dell’hotel.

Sorseggiai il mio cappuccino tenendo lo sguardo rivolto verso il basso, quel silenzio mi innervosiva e mi faceva sentire a disagio.

Sentivo gli occhi di Josie puntati su di me mentre mangiava il suo muffin al cioccolato, il che non mi piaceva per nulla, perché: o sapeva, o tramava qualche maledizione su di me.

“Ieri sera è stato uno spasso, comunque!” Affermò Tom, addentando la brioches. “Vedere le vostre facce è stato bellissimo. Vero?”

Ci fissò tutti e tre con aria preoccupata, io feci finta di niente e continuai a fare ciò che stavo facendo fingendomi tranquilla, non volevo che Mark sospettasse qualcosa.

“Mark?” Chiese, passando una mano davanti ai suoi occhi e scoppiai a ridere, era troppo buffo quando si incantava ed entrava nel suo mondo.

“Mh?  Oh, sì, sì, hai decisamente ragione.” Giocherellò con la carta e sorrise. Io arrossii vistosamente, sembrava davvero felice. “Skye è uno spasso!”

Io e Tom lo fissammo a lungo – più io che lui – mentre Josie scoppiò in una sonora risata: dovevo parlare con lei, anche se non volevo, dava l’impressione di sapere qualcosa.

Quel qualcosa che volevo sapere.

“Uno spasso? Mark, per piacere, ha fatto tutta sera ad arrossire e a fare vocine!” Ribatté lei.

“Tu come lo sai? Nemmeno c’eri.” Non diedi il tempo di rispondere a Mark, ma sembrò parecchio turbato e annuì approvando ciò che avevo appena detto.

“Quando tu sei andata via io c’ero.”

Annuii, ma non ero molto sicura sul fatto che Skye avesse fatto tutta sera ad arrossire: a mio malgrado, dovevo parlarne con Josie.

“Sentite … io e Josie andiamo un attimo, uhm, fuori …” Venni fulminata con lo sguardo da parte sua e con la testa gli feci cenno di seguirmi.

Ci alzammo sotto lo sguardo confuso dei due ragazzi, insomma, li capivo benissimo: stavo per rimanere da sola con mia cugina alias la vipera che
odiavo.

Non avevo per niente intenzione di chiarire con lei, volevo solamente informazioni, visto che lei solitamente era brava a spettegolare.

Dopo esser finalmente uscite dalla mensa, ci fermammo in corridoio anzi, mi obbligò lei chiedendomi ripetutamente cosa volevo.

“Senti Kay, non ti sembra di esagerare? Insomma, tu mi odi e…”

“No, zitta. Ti devo chiedere delle cose e anzi, lasciamo da parte Skye per un momento.” Le risposi decisa, notando il suo sguardo spaventato. “Cosa
pensi di fare? Prima te la spassi con Mark e poi ti fai il primo californiano che capita?”

“Ho capito che Mark non fa per me e lui non sembra così interessato.” Ammise in tono quasi dispiaciuto, notai parecchio vittimismo nella sua voce.

“Oh, povera gioia.” Dissi in tono ironico.

“Senti, cosa vuoi?”

“Sapere ciò che sai su Skye. Tutto.” Risposi in modo convinto portandomi le mani sui fianchi, senza lasciar trapelare alcuna emozione.

“Ieri sera sembrava una frignona del cazzo e allora mi avvicinai a lei con l’intento di chiederle perché non si stava godendo la festa”, si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio sinistro, concentrandosi sul racconto, “E, una volta chiesto, mi rispose dicendo che tu avevi baciato Mark e ciò l’aveva ferita.”

I sensi di colpa caddero su di me come un enorme masso di pietra, rabbrividii e il mio volto cambiò espressione: l’ultima cosa che volevo era far soffrire per uno stupido gioco una persona che a malapena conoscevo.

“I-Io non … davvero, cioè …” Farfugliai qualcosa cercando di scacciare i brutti pensieri.

“Lo so, ma non preoccuparti. D’altronde non è colpa tua.”

Non riuscivo a credere a ciò che le mie orecchie avevano appena sentito in quel momento: Josie mi stava rassicurando.

Ma d’altronde, cosa potevo aspettarmi da lei? A lei i sensi di colpa non sarebbero venuti nemmeno dopo aver ucciso qualcuno, quindi non diedi molto peso a quella frase, visto che a lei effettivamente non fregava niente.

Non feci in tempo a rispondere che sentimmo la porta della mensa spalancarsi: uscirono un Tom frettoloso e un Mark piuttosto tranquillo, seguiti da altri due anziani signori.

“Ragazze scusate, giù c’è Jen che mi aspetta e … beh, non vi dispiace se vado a farmi un giro con lei?”

Ridacchiammo entrambe alla visione di Tom agitato: quella ragazza lo aveva fatto innamorare sul serio e ciò mi rendeva molto felice.

“Tranquillo, io penso che andrò a fare shopping con Gonzalèz.” Disse felice Josie, alzai un sopracciglio poi annuii, non che mi dispiaceva il fatto che lei non ci fosse.

“Toooom!” Lo guardai facendo gli occhi dolci, “mi concedi un saluto alla tua dolce metà?” Chiesi al mio migliore amico, sorridendo sornione.

“Certo, basta che non me la tieni occupata tutta mattina!”

Ci dirigemmo tutti verso la hall, dove Jen aspettava pazientemente Tom: dovevo scusarmi per la sera precedente, ero stata molto distaccata con lei e l’avevo involontariamente obbligata a raccontarmi un episodio che l’aveva ferita.

La vidi seduta su una delle tante poltroncine bianche che offriva l’hotel, mentre leggeva un volantino e mi fiondai verso di lei urlando il suo nome.

Si voltò di scatto e si alzò, stringendomi in un forte abbraccio che in quel momento serviva.

In quell’esatto momento mi resi conto che dovevo passare l’intera mattinata con Mark e sinceramente, dopo ciò che era successo la sera precedente, non mi andava per niente di stare con lui.

“Jen, devo star sola con Mark.” Sussurrai al suo orecchio destro, preoccupata.

“Tranquilla dai, sii te stessa.” Rispose sempre sussurrando, poi si staccò da me e mi sorrise: ciò mi incoraggiò molto.

Una volta finito di salutarci, Josie, Tom e Jennifer se ne andarono, lasciando me e Mark ad un triste destino.

Sembravamo i due single della situazione e ciò non mi piaceva, non mi andava di passare l’estate vedendo persone intorno a me felicemente fidanzate che mi chiedevano in continuazione il permesso per stare da sole, mi sembrava di essere una baby sitter.

Nel frattempo io e Mark ci incamminammo verso la spiaggia in rigoroso silenzio, quel tipo di silenzio che devi spezzare immediatamente anche dicendo la cosa più insensata del mondo.

Ero curiosa di sapere perché era così strano, perso nei suoi pensieri, speravo non si fosse accorto del mio cambiamento repentino nei suoi confronti.

“Cosa ne pensi di Tom e Jennifer?” gli chiesi improvvisamente, tenendo lo sguardo fisso verso l’orizzonte.

“Oh, posso finalmente affermare la mia teoria!” Disse Mark convinto, dal suo viso non trapelava nessuna emozione.

Lo guardai confusa, non capendo bene il significato di quella frase.

“Intendo dire che le donne ti fottono il cervello.” Ammise più serio di prima, quella frase suonò come un maledetto insulto.

“Cosa vuoi dire?!” Replicai  bruscamente, buttando la mia borsa per terra: eravamo finalmente arrivati al nostro ombrellone.

Mi infastidiva parecchio il suo modo di pensare, sembrava quasi geloso della felicità di Tom e non mi piaceva, per niente.

“Voglio dire che Tom mi ha rotto i coglioni.” Sbuffò, non degnandomi di uno sguardo ma continuando a frugare nella sua tracolla blu, “In vacanza siamo venuti per stare tra noi, per divertirci. E ora guardaci, Kay. Sembriamo due idioti.”

Non aveva tutti i torti, però non accettavo comunque il fatto che desse la colpa a Tom.

“Non esagerare, Mark.” Assunsi un’espressione neutra, “Anche tu avresti fatto la stessa cosa, e poi non si sta dimenticando di noi, insomma, guardalo: sta bene, è felice.” Sospirai, “Se lo merita.”

Mi stesi sul lettino ancora infastidita dalla frase precedentemente detta da Mark ed iniziai a spalmarmi la crema solare lentamente sulle gambe, osservandolo con la coda dell’occhio.

“Possono stare anche con noi, se vogliono, non è necessario isolarsi.” Sbuffò un’altra volta, irritato.

“Mark, per favore…” Smisi di spalmarmi la crema per guardarlo. “Non essere cattivo, vedrai che è solo un momento, Tom non lo farebbe mai.
Figurati, non lo faceva quando stava con Holly.”

Rabbrividii nominando quella sporca persona, e mi meravigliai quando vidi il viso di Mark rilassarsi: ero riuscita a convincerlo.

Mi sarebbe dispiaciuto vederli litigare per una cosa simile, d’altronde erano migliori amici da una vita e non avevo mai visto un’amicizia così solida e duratura.

Sfogai la mia tensione, la mia rabbia e la mia confusione nella musica, chiudendo gli occhi ed entrando in quel mondo che solo lei riusciva a creare.
 
 
 
“Kay?”

Aprii a malapena gli occhi e scorsi due figure che non riuscivo a riconoscere a causa del fatto che fossi ancora in dormi veglia.

Mugugnai qualcosa di incomprensibile e finalmente misi a fuoco le due persone che avevo davanti: Tom e Jennifer.

Li guardai spaventata e mi alzai di scatto sul lettino, quando improvvisamente risuonarono nella mia testa le parole di Mark.

“E’ tutto okay?” Domandò Tom preoccupato, sedendosi di fianco a me.

“Che ore sono?”

Rivolsi lo sguardo verso i due piccioncini e notai che si erano cambiati rispetto a quando li avevamo salutati in hotel: Jen portava i capelli raccolti in un chignon ed indossava un costume nero che riuscivo ad intravedere attraverso il suo pareo trasparente, mentre Tom invece, indossava una semplice maglietta a righe abbinata ad un costume nero.

I due risposero all’unisono dicendomi che era quasi ora di pranzo, così io ne approfittai per voltarmi con l’intenzione di chiedere a Mark quanto avessi dormito ma del moro non c’era traccia, nemmeno del suo salviettone.

“Avete visto Mark?” Chiesi, innocente.

“No, sarà in hotel …” Disse sospirando Tom, come se sapesse cosa gli passava per la testa.

“Che ne dite, saliamo anche noi?” Propose Jen, mostrandoci un ampio sorriso.

“Ma voi siete appena arrivati!” Esclamai io, guardandoli poi in modo interrogativo.

“Nah, io ho fame e Jen pure.”

Mi alzai e, dopo aver piegato il salviettone, lo infilai nel borsone e cercai le mie ciabatte sparse tra la sabbia sotto le risate dei due.

Dopo averle finalmente trovate, ci avviammo verso l’hotel.

“Senti scusaci se stamattina siamo spariti, non vorrei scatenare litigi, né farvi pensare che sto con voi solo per Tom…” Le parole di Jennifer
rimbombarono nelle mie orecchie e ad un certo punto pensai che avesse il potere magico di leggermi nel pensiero.

Era così difficile far ragionare Mark, quando si fissava su un pensiero, su qualunque cosa, difficilmente riuscivi a fargli cambiare idea.

Non avrei mai pensato che quella vacanza si trasformasse in tristezza e malintesi.

Guardai Jennifer in cerca di una risposta e notai che i suoi occhi cristallini emanavano tristezza e senso di colpa, dall’espressione del suo viso si capiva chiaramente che c’era qualcosa che non andava.

“Non preoccuparti, okay? Ti conosco da poco ma sembra di conoscerti da una vita e questo è bello.” Dissi semplicemente, cercando di non lasciar trapelare nessuna emozione.

Quando finalmente raggiungemmo l’hotel, la proprietaria ci salutò con un sorriso e ci avvisò dicendoci che il pranzo stava per iniziare.

Salutammo Jennifer e ci fiondammo verso la camera in un rigoroso silenzio.

Mi voltai verso Tom una volta arrivati davanti alla porta in legno della camera ed esordii con un: “Ha lui le chiavi.”

Bussammo e un Mark assonnato e confuso venne ad aprirci la porta, Tom lo ringraziò mentre io rimasi in silenzio, con lo sguardo basso e mi sedetti tranquillamente sul letto.

Nel mentre osservai i miei due migliori amici con l’occhio di una ragazza che sente che sta per accadere qualcosa, qualcosa di brutto e prevedibile.

Spostai lo sguardo verso Mark, che se ne stava seduto sul fondo del letto con lo sguardo basso e la schiena curva e fu in quel momento che promisi a me stessa che non mi sarei intromessa tra i due, perché sapevo che la vera motivazione non era il fidanzamento di Tom ma qualcos’altro.

Quando qualcosa gli ronzava per la testa aveva la tendenza a stare in silenzio, a non dire nulla e quando cercavamo di scoprire cos’era l’argomento che lo turbava, cambiava discorso e fingeva che non fosse successo nulla.

Vedere la loro amicizia troncarsi a causa di un semplice capriccio di Mark non mi andava per niente quindi mi decisi a parlargli una volta che ci fosse stata la possibilità di essere soli.

Tom uscì dal bagno nel quale era entrato per cambiarsi ed alzò un sopracciglio notando la tensione che c’era in quella camera.

“Ragazzi, che musi lunghi.”

Sbuffò passando lo sguardo su di noi, “Io vado giù per il pranzo, ordino qualcosa nel frattempo. Ci si vede.” Ci salutò scherzosamente con la mano e io sorrisi appena, guardando la  porta chiudersi alle sue spalle.

“Okay Mark, non puoi fare il finto tonto con me. So che hai un problema e so anche che non sono Tom e Jennifer quindi, sputa il rospo!” Lo obbligai, precipitandomi verso il fondo del letto per mettermi accanto a lui che, come sempre nelle situazioni di tristezza, si osservava le dita e giocherellava con esse.

“Cosa te lo dice che non siano loro il problema?” Domandò, spostando lo sguardo verso di me.

“Se fosse stato il loro fidanzamento o il semplice fatto che stamattina ci abbiano lasciati soli, ti sarebbe passata perché tu non sei un tipo che se la prende per queste cose.” Ammisi, continuando ad osservare la sua espressione.

“Bingo, hai fatto colpo un’altra volta. Potresti fare la psicologa.” Disse con un lieve tono di ironia nella voce. “Il problema non sono loro.”

“Il problema sei tu, Mark. Cos’hai?”

“Mi sento maledettamente solo, vedere loro due felici ha provocato un senso di angoscia e tristezza in me che inizialmente pensavo fosse solo invidia nei loro confronti, ma mi sbagliavo.” Abbassò di nuovo lo sguardo verso le sue mani. “Con voi sto benissimo anzi, sono felice di essere in vacanza qui con voi, il fatto è che …”

“Non hai una ragazza.” Continuai al posto suo, assumendo un espressione compiaciuta nel vedere i suoi occhi spalancati.

“Bingo.”

“Mark, non devi preoccuparti, okay? Voglio dire, non è essenziale avere una ragazza o un ragazzo.” Ridacchiai strappandogli un sorriso, mi pizzicò un
braccio e poi mi strinse a sé, bisognoso di affetto. “Ma Skye?”

“Skye è simpatica, tutto quello che vuoi ma sembra un’oca, scusami.”

Scoppiai in una sonora risata e contagiai anche lui, che improvvisamente iniziò a farmi il solletico e io mi divincolai sotto di lui ridendo a crepapelle.

“Basta!” Urlai con il fiatone continuando a ridere, sicuramente non avevo un bell’aspetto, però quello che mi importava in quel momento era aver visto comparire quel sorriso sul suo viso che mi aveva scaldato il cuore.

Rimanemmo distesi sul letto l’uno accanto all’altra a fissare il soffitto come due ubriachi, così ad un certo punto mi voltai verso di lui girandomi su un fianco con l’intenzione di spronarlo ad andare giù a mangiare prima che la cuoca dell’hotel ci avrebbe mandato a quel paese.

“Tu saresti la mia ragazza ideale.”

“Forse è meglio che andiamo giù a mangiare, Mark.”
 

 
 
- - - 


La penultima frase di Mark non so bene come mi sia uscita.
Con ciò non voglio far si che i due si fidanzino immediatamente, non avrebbe senso questa fic se solo dopo 7 capitoli i due iniziassero ad accoppiarsi come conigli, scusate. *censored*
Ne succederanno delle belle, soprattutto nel prossimo capitolo.
Spero che vi sia piaciuto questo, anche se a me più di tanto non garba (come sempre, d'altronde), però non mi andava di farvi aspettare.
ALLA PROSSIMA, BBIES!

 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Blink-182 / Vai alla pagina dell'autore: Black Chandelier