Prompt: Estate - Terra
Fandom: Saint Seiya – Serie Classica
Personaggi: Phoenix Ikki, Saori Kido
Idris: It means "the smell of dust after rain."
Rory: What does?
Idris: Petrichor.
Rory: But I didn't ask.
Idris: Not yet. But you will.
(Doctor Who, The Doctor's Wife, season 6, ep. 4)
Una domanda affiora alle labbra di Saori. Piano piano. Come quelle meduse che risalgono a galla di notte, incuriosite dalla luce della luna piena.
Ikki sogghigna. Sa che lo sguardo della divina Athena è inciampato sulla vanga che tiene appoggiata accanto alla finestra. E adesso il cervellino di Saori si starà domandando che se ne faccia la Fenice di una vanga da giardiniere.
Ikki si volta, con studiata lentezza.
E quella?, gli domanda lo sguardo di Saori. Che vuole capire. Curiosa. Come tutte le donne.
Quella? Quella è un monito. Un memento, come direbbe qualcuno che ha studiato.
Per ricordarsi che in battaglia la morte accade. Senza rancore. Colpisce, come un fulmine a ciel sereno. E potrebbe succedere di dover seppellire qualcuno, in battaglia. I suoi compagni. I suoi fratelli. Shun.
E Ikki vuole essere pronto. Perché il petricore è una cosa sacra. Gli ricorda Esmeralda. Più dei fiori, più del cielo azzurro, più delle nuvole candide. E ha giurato a se stesso che non avrebbe più immerso le mani nella terra per seppellire qualcuno. Shun compreso.
«Tutto bene?», domanda Ikki. Guardandola come se le si fosse inceppato il disco.
Saori sta per porre quella domanda - «Che te ne fai di una pala da giardiniere?» - lui lo sa. Dischiude le labbra, come preparandosi ad un bacio, poi desiste. China appena la testa – la dea della guerra! –i capelli che le scivolano sulle spalle nude. «Sì, Ikki. Va tutto bene.»
Raccoglie la borsa, se la infila a tracolla e lo afferra – si appende! – sottobraccio.
«Andiamo?», gli dice, dirigendosi verso la porta. Trascinandocelo quasi di peso. Lui non chiede dove si va. Quando la dea della guerra ti mostra quanto sappia essere caparbia, i tuoi piedi non possono che ubbidire. Per vedere chi dei due la spunterà. Per lasciare andare uno sbuffo spazientito, che è finto quanto una moneta da due en. Ikki fa appena in tempo a recuperare le chiavi e la giacca – e il portafogli – che Saori è già sul ballatoio.
«Sbrigati, stanno per cominciare!» Fuori è Tanabata, desideri di carta di riso su canne di bambù sotto un cielo di fiammelle. E lei non vuole perdersi lo spettacolo dei fuochi d’artificio per niente al mondo.
«Arrivo… arrivo…»
La porta si chiude con un clac secco. Rumore di passi sui gradini di metallo. Pum, pum, pum. Rosso, verde, rosa.
Sola, nel buio squarciato da luci cangianti – azzurro, verde, arancio, viola, oro - la vanga aspetta.
Note:
Rientrata alla base di corsa (nulla di grave, mi hanno anticipato una visita perché il medico va in ferie anche lui), mi affaccio per lasciarvi un saluto e questa scemenza.
Grazie a tutti voi per i commenti che mi avete lasciato, per il numero impressionante delle visite alle mie scemenze e per aver deciso di seguire le mie storie. Risponderò appena possibile, promesso!
Questa storia è frutto di tutto il petricore respirato nei giorni di luglio (mai visto un mese estivo così piovoso!). E in Saint Seiya il petricore, almeno chez moi, è Esmeralda nella fossa.
Non so perché Ikki debba custodire una vanga in casa - non si sa mai quando possa tornarti utile! -, ma tutti noi abbiamo le nostre piccole ossessioni, giusto?
Gli en sono quelli che noi chiamiamo yen, mentre hanabi (lett. fiore di fuoco) sono i fuochi d'artificio, che concludono i matsuri, come, ad esempio, Tanabata.