Dash
Aprii
la porta della nostra villa
di scatto, producendo un suono simile ad un cigolio. Stranamente, non
sentivo
nessuno che urlava preso da una crisi di nervi, ne vedevo traccia delle
mie
sorelle. Abbassai un orecchio, quasi intimorito da quel silenzio.
–Papà?-
chiamai, cercando una qualche traccia di mio padre. Sentii dei passi,
venire
dal piano di sopra. –EMILY!- urlò, una voce a me
troppo familiare. Sospirai, esasperato.
Ed ecco che le mie sorelle ricominciavano a litigare. Vidi correre
giù dalle
scale bianche Emily, una riccia rosa, praticamente uguale in tutto e
per tutto
a mia madre. Aveva degli aculei corti e mossi, il viso grazioso ed un
sorriso
dolcissimo, con degli occhi azzurri come il mare. Era la
femminilità fatta a
persona, come diceva l’altra mia sorella, Sunny. Dopo qualche
secondo, vidi
anche lei correre giù dalla scalinata, mentre cercava di
acchiappare sua
sorella. Sunny, al contrario di Emily, era di un azzurro chiaro, aveva
gli
aculei lunghi e ordinati, e il viso le risplendeva, grazie ai
meravigliosi
occhi color smeraldo. Aveva un carattere molto più maschile
rispetto ad Emily,
cosa che quest’ultima non rispettava affatto.
-EMILY!-
strillò di nuovo Sunny.
Sbuffai, quando l’acchiappò. –Emily,
ridammi subito i guanti!- strillò. Io le
guardai, divertito. Emily scosse la testa. –Stanno benissimo
con gli abiti che
voglio mettere per stasera!- sibilò, cercando di scollarsela
di dosso. Le
guardai stupito.
-Aspettate.
Cosa c’è questa
sera?- chiesi, strappando dalle mani di Emily i guanti rubati. Lei mi
fece la
linguaccia. Sunny riprese quello che le apparteneva, rimirandoseli
quando
furono nuovamente sulle mani della padrona.
Poi
mi lanciò un’occhiata. –Beh,
c’è l’incontro con tutti gli amici di
papà. Te ne sei scordato?- mi chiese,
guardandomi divertita. Io abbassai le orecchie. –No. Io non
ne sapevo
assolutamente niente- decretai, incrociando le braccia. Sunny mi
guardò
scettica. – Eppure quando papà ce l'ha detto,
eri presente anche tu
all’appello- disse con fare ironico. io alzai un
sopracciglio. –O almeno.
C’eri, finché non sei schizzato via dalla porta
correndo prima che papà potesse
finire la frase- rise, mettendosi le mani sui fianchi. Io roteai gli
occhi.
Ecco perché non lo sapevo.
-Beh,
vai a preparati no?- disse
Emily, prima di guardare Sunny con aria sognante.
–Sarà pieno di ragazzi
carini!- disse, con un tono assolutamente sdolcinato, che fece
sogghignare
Sunny. –Certo, come no- disse, cercando di evitare il
discorso che le sarebbe
costato la sua dignità. Solo dopo qualche minuto, mi accorsi
di avere ancora la
lettera in mano. Prima che potessi parlare, un suono di voci mi
distrasse.
-Siamo
tornati!- urlò la voce
allegra di mia madre. Io e le mie sorelle andammo a salutarli,
raggiungendoli
nell’ingresso posteriore. Appena vidi mio padre, non riuscii
a trattenere una
sonora risata. Teneva miriadi di borse in mano. le appoggiò
tutte in malo modo
per terra, dirigendosi verso il divano. Ci si buttò sopra,
sbuffando.
-Ricordatemi,
di non accompagnare
mai più vostra madre a fare compere- disse, con un tono
stanchissimo. Io lo
guardai divertito. In quelle condizioni, nessuno avrebbe pensato che
quel
riccio potesse raggiungere la velocità del suono in pochi
secondi.
-Papà-
lo richiamai, prima di
scordarmelo. – Oggi ho incontrato una ragazza che mi ha dato
questa- dissi,
porgendogli la lettera. Lui la guardò stranito.
–Dice che dei certi Shadow e
Blaze, verranno all’incontro- dissi, sperando di non aver
dimenticato niente di
importante.
Il
volto di mio padre si
illuminò, mentre leggeva il foglio di pergamena. Dopo
qualche breve momento,
finì la lettura. –Quindi il mio caro amico Emo-Hog
ha messo su famiglia- disse,
ridacchiando. Mia madre lo fissò con fare interrogativo.
–Shadow e Blaze si
uniranno alla festa- spiegò, con il sorriso beffardo che lo
distingueva da
chiunque.
-Avrò
visto soltanto un paio di
volte i loro figli- disse mia madre, con fare pensieroso. Emily ci
fissava,
interdetta. –Mi state dicendo che quel riccio con la
pelliccia nera, che ci
avete mostrato in qualche
foto………….ha un figlio?-
chiese, sognante. Sunny
scosse la testa, esasperata. –Riesci a pensare soltanto ai
ragazzi. Pensa a
qualcosa di più interessante!- esclamò
quest’ultima. Mio padre ridacchiò.
–Piuttosto, Dash. Vai a farti una doccia. Ne hai bisogno-
disse, notando il
sudore che mi imperlava la fronte. Io annuii, dirigendomi verso il
bagno.
Eppure, quella ragazza mi era tremendamente familiare. Scossi la testa.
Ma cosa
me ne importa? Era soltanto una persona sgradevole e per niente
piacevole,
visto il modo in cui mi aveva trattato. Ma non potevo assolutamente
negare, che
il pensiero di quella ragazza mi attirava. Non sapevo chi era, ne cosa
voleva.
Ma ero certo, che in qualche modo sarei riuscito a ritrovarla, e magari
ad
avere un incontro meno turbolento con lei.
Note
d’autore: Salve! Allora,
spero che questa storia sia di vostro gradimento, e di dirmi quello che
ne
pensate. Grazie mille!