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Autore: Rain of Truth    03/08/2014    3 recensioni
Dash the Hedgehog, figlio di Sonic the Hedgehog, è un riccio spensierato ed irresponsabile. Un giorno, durante il ritrovo di tutti gli amici del padre, Dash incontrerà una ragazza, Althea, futura regina della dimensione del Sol e figlia di Shadow the Hedgehog. Sotto richiesta dei genitori, Althea rimarrà nella dimensione di Sonic per ottenere le doti necessarie e la forza per diventare una sovrana ideale. Con il tempo, Althea imparerà ad apprezzare i suoi nuovi amici, in particolare Dash, che inizierà a provare qualcosa in più nei confronti della ragazza. Dopo l'arrivo di nuovi e pericolosi nemici, il gruppo di ragazzi sarà costretto ad affrontare la minaccia, che potrebbe mettere in pericolo entrambi i mondi.
Salve! Allora, questa storia avevo in mente già da un po' di tempo di pubblicarla. Se piacerà abbastanza, allora la continuerò. Spero che vi piaccia, e buona lettura!
Genere: Avventura, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dash

 

Libero. L’unica parola che potesse davvero descrivermi. Niente poteva domare il mio spirito, la mia voglia di vivere e di correre. Amavo la sensazione del vento che mi scompigliava le spine e faceva svolazzare il mio gilet. Amavo tutto del vento. Amavo quando mi seccava le labbra. Quando mi faceva sentire l’unico essere che poteva provare quella magnifica sensazione in quel momento. Quella sensazione unica, che si ottiene soltanto quando si ha un mondo completo da esplorare. Nessuna responsabilità, soltanto spensieratezza. Soltanto qualche attacco occasionale del Dottor. Eggman, come lo chiamava mio padre. Già. Mio padre era l’eroe, l’essere più veloce del mondo, finché non l’avessi superato.  Mio padre, era Sonic the Hedgehog. E io, Dash, ero uno dei sui figli. Avevo ereditato la sua velocità, e anche il suo aspetto. Ero di un blu più scuro rispetto al suo, e gli occhi erano del suo stesso colore se non fosse stato per qualche striatura del colore degli occhi di mia madre, Amy Rose. L’unica cosa che variava da mio padre, erano le spine, molto più selvagge rispetto alle sue, compreso un ciuffo simile a quello di mia madre, che avevo sulla fronte, il quale mi ricadeva sugli occhi. Le mie sorelle, invece, erano molto peggio di me. Assolutamente insopportabili, e chi ha più sorelle in casa, dovrebbe saperlo. Ma questa era un’altra faccenda. Non mi andava di pensare a loro. Non in quel momento di tranquillità assoluta.

Questi pensieri, mi attanagliavano la mente mentre correvo per le enormi distese d’erba di Mobius. Presi un gran respiro di aria fresca, che mi pizzicò le narici. Accelerai la corsa, vedendo a distanza un albero. Decisi di andare a sedermi li vicino, per riposarmi un po’. Quando raggiunsi il punto da me deciso, mi buttai a terra, con l’erba che mi solleticava la schiena. Socchiusi leggermente gli occhi, iniziando ad assopirmi. Il Sole mi riscaldava la pelle, creando un tepore rilassante. Fui sul punto di addormentarmi, quando sentii un urlo, che mi trapasso le orecchie.

Mi alzai immediatamente, spaventato. Mi guardai intorno, in cerca di un qualsiasi segno di un attacco di Eggman, ma di lui non c’era traccia. Abbassai le orecchie, spaesato. Forse me lo ero immaginato. Ma mi sembrava impossibile. Fui sul punto di risedermi, quando un urto spaventosamente forte, mi fece rotolare a terra. Mi era caduto qualcosa addosso, e la cosa mi aveva sorpreso non poco. Dopo aver rotolato qualche metro, guardai cosa avesse potuto colpirmi. Mi alzai a fatica, vedendo che sotto di me stava qualcuno. Quando la vidi, mi sembrava i non poterci credere. Non era un oggetto………….era una ragazza.

‘’E che ragazza’’ pensai. Era una gatta dalla pelliccia nera, con degli aculei anche questi neri, che le ricadevano come capelli lungo le spalle, fino ad arrivare alla vita. Notai che i suoi aculei avevano delle leggere sfumature rosse, come quelle che portava sulle braccia e sulla coda. Riuscii a vederla solo approssimativamente, visto che mi scostò in modo brusco.

-Levati di dosso, idiota- mi sibilò lei con un tono distaccato. Io la guardai stupito, per questa sua reazione. Notai che aveva degli occhi rossi e profondi, che non lasciavano intravedere nessuna emozione. Prima che le potessi fare una qualsiasi domanda, lei mi interruppe. –Conosci questo riccio?- mi chiese, tirando fuori dal suo cappotto una foto, che mi mostrò. Era una foto di mio padre.

La guardai con un’occhiata indifferente. – Perché ti importa?- le sibilai contro. Lei fece un sorriso per niente amichevole. –Questi non sono affari tuoi- mi disse di rimando. Mi ricordava molto l’atteggiamento di qualcuno, ma in quel momento non mi veniva in mente. Io ridacchiai. –Non sei molto amichevole, vero?- chiesi, cercando di essere cordiale. Lei mi ignorò. –Ti ripeto la domanda. Lo conosci oppure no?- chiese in un soffio. Io annuii, riluttante.

-Sì. È mio padre- le sibilai contro, cercando di mantenere la calma. Lei mi squadrò, lanciandomi un’occhiata veloce. –Ci assomigli- dopo aver fatto questa breve considerazione, si frugò nelle tasche, alla ricerca di qualcosa. Quella ragazza non mi piaceva, e se mi ignorava mi dava ancora più sui nervi. Dopo qualche secondo, mi porse una lettera. Io la fissai stranito, prendendole la lettera dalla mano. –Consegnala in fretta ai tuoi genitori- mi sibilò.

-Riferisci a tuo padre- iniziò lei voltandosi – che Shadow the Hedgehog e Blaze the Cat andranno alla riunione di tutto il gruppo – disse, prima di iniziare ad incamminarsi nella direzione opposta alla mia. Iniziò a correre, e sembrava andare alla mia stessa velocità. La fissai con la bocca spalancata. Non era possibile. Come poteva riuscire ad andare alla mia stessa velocità? Sembrava slittare sul terreno. E…………. di che incontro stava parlando? Mio padre non mi aveva accennato a niente di simile. Guardai attentamente la lettera. Aveva un timbro, che mi ricordava molto quello delle casate reali. Era un Chaos Emerald circondato dalle fiamme. Sbuffai, sventolando la lettera. Eppure quella ragazza mi ricordava qualcuno. Guardai fisso davanti a me. Dovevo scoprire chi era quella ragazza, il cui pensiero non mi lasciava la mente. Avevo bisogno di informazioni. E ne avevo bisogno in quel momento.

  
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