Dash
Libero.
L’unica parola che
potesse davvero descrivermi. Niente poteva domare il mio spirito, la
mia voglia
di vivere e di correre. Amavo la sensazione del vento che mi
scompigliava le
spine e faceva svolazzare il mio gilet. Amavo tutto del vento. Amavo
quando mi
seccava le labbra. Quando mi faceva sentire l’unico essere
che poteva provare
quella magnifica sensazione in quel momento. Quella sensazione unica,
che si
ottiene soltanto quando si ha un mondo completo da esplorare. Nessuna
responsabilità, soltanto spensieratezza. Soltanto qualche
attacco occasionale
del Dottor. Eggman, come lo chiamava mio padre. Già. Mio
padre era l’eroe,
l’essere più veloce del mondo, finché
non l’avessi superato. Mio
padre, era Sonic the Hedgehog. E io,
Dash, ero uno dei sui figli. Avevo ereditato la sua
velocità, e anche il suo
aspetto. Ero di un blu più scuro rispetto al suo, e gli
occhi erano del suo
stesso colore se non fosse stato per qualche striatura del colore degli
occhi
di mia madre, Amy Rose. L’unica cosa che variava da mio
padre, erano le spine,
molto più selvagge rispetto alle sue, compreso un ciuffo
simile a quello di mia
madre, che avevo sulla fronte, il quale mi ricadeva sugli occhi. Le mie
sorelle, invece, erano molto peggio di me. Assolutamente
insopportabili, e chi
ha più sorelle in casa, dovrebbe saperlo. Ma questa era
un’altra faccenda. Non
mi andava di pensare a loro. Non in quel momento di
tranquillità assoluta.
Questi
pensieri, mi
attanagliavano la mente mentre correvo per le enormi distese
d’erba di Mobius.
Presi un gran respiro di aria fresca, che mi pizzicò le
narici. Accelerai la
corsa, vedendo a distanza un albero. Decisi di andare a sedermi li
vicino, per
riposarmi un po’. Quando raggiunsi il punto da me deciso, mi
buttai a terra,
con l’erba che mi solleticava la schiena. Socchiusi
leggermente gli occhi,
iniziando ad assopirmi. Il Sole mi riscaldava la pelle, creando un
tepore
rilassante. Fui sul punto di addormentarmi, quando sentii un urlo, che
mi
trapasso le orecchie.
Mi
alzai immediatamente, spaventato.
Mi guardai intorno, in cerca di un qualsiasi segno di un attacco di
Eggman, ma
di lui non c’era traccia. Abbassai le orecchie, spaesato.
Forse me lo ero
immaginato. Ma mi sembrava impossibile. Fui sul punto di risedermi,
quando un
urto spaventosamente forte, mi fece rotolare a terra. Mi era caduto
qualcosa
addosso, e la cosa mi aveva sorpreso non poco. Dopo aver rotolato
qualche
metro, guardai cosa avesse potuto colpirmi. Mi alzai a fatica, vedendo
che
sotto di me stava qualcuno. Quando la vidi, mi sembrava i non poterci
credere.
Non era un oggetto………….era
una ragazza.
‘’E che
ragazza’’ pensai. Era una gatta dalla
pelliccia nera, con
degli aculei anche questi neri, che le ricadevano come capelli lungo le
spalle,
fino ad arrivare alla vita. Notai che i suoi aculei avevano delle
leggere
sfumature rosse, come quelle che portava sulle braccia e sulla coda.
Riuscii a
vederla solo approssimativamente, visto che mi scostò in
modo brusco.
-Levati
di dosso, idiota- mi
sibilò lei con un tono distaccato. Io la guardai stupito,
per questa sua reazione.
Notai che aveva degli occhi rossi e profondi, che non lasciavano
intravedere
nessuna emozione. Prima che le potessi fare una qualsiasi domanda, lei
mi
interruppe. –Conosci questo riccio?- mi chiese, tirando fuori
dal suo cappotto
una foto, che mi mostrò. Era una foto di mio padre.
La
guardai con un’occhiata
indifferente. – Perché ti importa?- le sibilai
contro. Lei fece un sorriso per
niente amichevole. –Questi non sono affari tuoi- mi disse di
rimando. Mi ricordava
molto l’atteggiamento di qualcuno, ma in quel momento non mi
veniva in mente. Io
ridacchiai. –Non sei molto amichevole, vero?- chiesi,
cercando di essere
cordiale. Lei mi ignorò. –Ti ripeto la domanda. Lo
conosci oppure no?- chiese
in un soffio. Io annuii, riluttante.
-Sì.
È mio padre- le sibilai
contro, cercando di mantenere la calma. Lei mi squadrò,
lanciandomi un’occhiata
veloce. –Ci assomigli- dopo aver fatto questa breve
considerazione, si frugò
nelle tasche, alla ricerca di qualcosa. Quella ragazza non mi piaceva,
e se mi
ignorava mi dava ancora più sui nervi. Dopo qualche secondo,
mi porse una
lettera. Io la fissai stranito, prendendole la lettera dalla mano.
–Consegnala in
fretta ai tuoi genitori- mi sibilò.
-Riferisci
a tuo padre- iniziò
lei voltandosi – che Shadow the Hedgehog e Blaze the Cat
andranno alla riunione
di tutto il gruppo – disse, prima di iniziare ad incamminarsi
nella direzione
opposta alla mia. Iniziò a correre, e sembrava andare alla
mia stessa velocità.
La fissai con la bocca spalancata. Non era possibile. Come poteva
riuscire ad
andare alla mia stessa velocità? Sembrava slittare sul
terreno. E…………. di che
incontro stava parlando? Mio padre non mi aveva accennato a niente di
simile. Guardai
attentamente la lettera. Aveva un timbro, che mi ricordava molto quello
delle
casate reali. Era un Chaos Emerald circondato dalle fiamme. Sbuffai,
sventolando la lettera. Eppure quella ragazza mi ricordava qualcuno.
Guardai fisso
davanti a me. Dovevo scoprire chi era quella ragazza, il cui pensiero
non mi
lasciava la mente. Avevo bisogno di informazioni. E ne avevo bisogno in
quel
momento.