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Autore: xingchan    04/08/2014    1 recensioni
Quei ragazzi non erano come tutti gli altri.
Costretti ad affrontare minacce, tumulti interiori e pericoli d'ogni sorta, compresero quanto sia orribile il mondo.
Ma anche quanto può essere straordinario, nonostante tutto.
LingXLan Fan, con accenni ad altri pairing.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Greed, Lan Fan, Ling Yao, May Chang, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Capitolo quattordici
 


“Com'è che tu e Riza state insieme?”
“Noi non stiamo insieme!”
“E dai, a noi puoi dirlo!”
“Gli affari vostri mai, eh?!”
Roy sapeva che prima o poi qualcuno se ne sarebbe accorto. Lui e Riza ormai avevano raggiunto un livello di confidenza superiore rispetto a quello stimato per dei normalissimi amici: arrivavano a scuola insieme, s’intrattenevano per molti minuti dopo le lezioni e ritornavano indietro, dove Roy la lasciava sempre al cancello della vecchia villa degli Hawkeye.
Inoltre, quando si vedevano la sera, frequentavano sempre le stesse zone del centro di Londra: era naturale che prima o poi sarebbero stati avvistati da qualcuno di loro conoscenza.
Ed era altrettanto ovvio come i due suoi amici più rumorosi, Heymans e Jean, si dessero da fare per estrapolargli più informazioni possibili: quella mattina lo avevano bloccato tenendolo a braccetto come se fossero militari in procinto di arrestarlo, indifferenti alle proteste che esternava con il suo continuo dimenarsi.
“No, mio caro Roy Mustang: perché un tipo come te che si fidanza non è roba di tutti i giorni!” sogghignò Jean.
“Non siamo fidanzati, Havoc!”
“Dicono tutti così!” rise Heymans.
Fortunatamente, il giovane aveva la straordinaria facoltà di mantenere un’espressione decentemente impassibile, per qualsiasi cosa gli venisse rivolto. Non era arrossito neanche di una sfumatura; semmai, era livido di rabbia per tutta quell’intromissione. Se ci fosse stato Vato molto probabilmente lo avrebbe sottratto dall’accanimento di quelle due belve, anche se poi ne sarebbe stato travolto. Il giovane Mustang ridacchiò silenziosamente, immaginandosi l’amico che tentava disperatamente di liberarsi dalla loro stretta.
“Perché ridi? Abbiamo ragione?” continuò il giovane Breda, rendendosi conto dell’ilarità contenuta dell’amico.
“No, io...” Si fermò, non appena davanti a loro si materializzò la figura snella di Riza che scherzava allegramente con Kain. Il bambino aveva preso l’abitudine di aspettare l’amica fuori dal liceo il venerdì, e stavano diversi minuti a raccontarsi a vicenda, dalle preferenze sulle materie scolastiche agli hobby. Si sedevano sulla stessa panchina posta di fronte ai cancelli, senza curarsi di nessuno.
Questo irritava Roy come poco altro, e non era raro che li interrompesse per portare Riza a casa come suo solito.
Però, ora che aveva quei due ficcanaso alle calcagna, come avrebbe fatto a ripetere quell’intromissione abitudinaria? Se lo avesse fatto ancora davanti a loro, tutte le loro insinuazioni ovviamente avrebbero trovato la merita conferma. Si districò dalle loro braccia robuste, non senza averci impiegato fatica, e si avvicinò alla coppia con sfacciata e finta indifferenza, proprio quando i due, chissà per quale arcano motivo, scoppiarono in una fragorosa risata.
Non disse nulla, aspettando pazientemente che Riza lo degnasse di uno sguardo. Perché no, anche per dirgli che era di troppo. A quel pensiero s’indispettì.
“Ah, ciao Roy!”
La ragazza però lo aveva accolto con calore, offrendo a tutti di sedersi con loro. Kain era un po’ intimorito nel vedere due ragazzoni quali erano Heymans e Jean, ma con la sua amica bionda si sentiva più che mai al sicuro.
“È lui il nanetto di cui ci hai parlato?” chiese Heymans rivolto al giovane Mustang.
“Sì,” rispose atono “lo abbiamo incontrato una sera.”
“Ah, allora è vero che stai con Riza! Congratulazioni, ragazzi!” Havoc era esploso in un giubilo un po’ troppo enfatizzato, tanto quanto bastava per confondere ed imbarazzare la giovane.
“Che?”
“Finitela con questa storia!”
Nel frattempo, Kain non aveva detto una parola. Era rimasto ad osservare quel simpatico teatrino con interesse, non interferendo in alcun modo la conversazione che a quanto pareva stava per prendere una brutta piega.
Emise soltanto una debole risata, a cui si unì anche Riza.
 
***
 
Dopo la scuola, quello stesso giorno, Lan Fan decise di trascorrere quell’ora libera con Ling. La presenza del giovane Yao era diventata fondamentale, soprattutto ora che Fu le aveva confuso le idee con quello che aveva fatto nel dojo. Non che non si fidasse di lui, ma la ragazza in quel momento aveva bisogno di qualcuno che le desse l’idea di stabilità, e non di incertezza.
Scosse la testa, sforzandosi di concentrarsi su quel momento privo di ansia, e della paura di aver commesso una disobbedienza nei suoi confronti. Cercò di convincersi che era nel giusto, che non stava facendo nulla di riprovevole. Stava soltanto passando un’ora con il suo... amico.
“Ehi, Lan Fan, mi stai ascoltando? Stai bene?”
Nel troppo rimuginare, non si era resa conto che il ragazzo le aveva parlato senza ricevere alcun tipo di replica. Arrossì, cominciando a preoccuparsi dell’idea che Ling si era fatto di lei, questa volta. Quando però scrutò il volto rilassato di Ling, si sentì un’inguaribile paranoica.
“Scusami, cosa hai detto?”
“Se ti va di venire a prendere un tè da me...”
“Intendi, a casa tua?”
“Sì, penso che a quest’ora non ci sia nessuno.”
A Lan Fan sembrò che il cielo si fosse oscurato di colpo. Non era mai stata in una casa estranea, e l’idea la mandava in subbuglio. Per di più, Fu le aveva sempre proibito di frequentare le case degli altri. Riteneva non fosse un comportamento ossequioso, e troppo confidenziale.
No, era fuori discussione; ma a Ling rispose un po’ più docilmente rispetto al furioso campanello d’allarme che si era scatenato nella sua testa.
“Non so se posso...”
Lan Fan cominciò a declinare l’offerta, quando una pioggerellina leggera cadde dal cielo, forzandoli a ripararsi sotto al tendone di un negozio, proprio a due isolati da casa Yao.
“Non puoi, o non ti va?”
A Lan Fan non rimase che una scelta, anche se presa con riluttanza. Si arrese all’evidenza del suo stesso desiderio, finendo con l’accettare.
“Mi va, tanto. Io...” si interruppe ancora, incerta se rompere il tacito accordo preso con suo nonno o rispettare quell’ingiusta separazione forzata. Già, ingiusta. Avrebbe dato retta a se stessa, per una volta. In fondo, bisogna anche ragionare con la propria testa.
“Sì!” disse infine, e sorrise. E non si sentì mai così leggera come in quell’istante.
Poi, improvvisamente, si sentì chiamare da una vocina familiare.
“Lan Fan!”
Si voltò, e vide Kain leggermente bagnato che agitava la mano per salutarla. Correva con il gruppo di amici di Riza che aveva conosciuto mesi prima. Mentre Riza riconosceva l’amica sorridendole, i ragazzi erano indaffarati a cercare un riparo temporaneo, anche perché l’iniziale pioviggine finì per trasformarsi in una pioggia fitta. Adocchiarono il tendone dove si era riparata la coppia, per poi precipitarsi sotto di esso spintonandosi a vicenda.
Il più piccolo abbracciò la sua amica con impeto, rischiando quasi di farla cadere.
“Allora vi conoscete!” rise la giovane Hawkeye, osservando come Lan Fan stentasse a rimanere in piedi.
“Sì!” rispose prontamente Kain. “Suo nonno mi ripara la bici spesso, sapete?”
“Quella con cui hai tentato di investire Riza?”
“Roy!”
Riza lo squadrò trucemente, ricordandogli così la dovuta gentilezza nei confronti dei più piccoli. Sfortunatamente, Kain si sentì colpevole per quanto successo quella sera: non era nelle sue intenzioni mettere a repentaglio la vita di nessuno.
“Non... non l’ho fatto apposta...” disse tristemente risentito.
“Ma no,” intervenne Lan Fan, mentre Riza dolcemente scuoteva la testa, intenerita da quella visione “tu sei così dolce che non faresti male neanche ad una mosca! Sei anche diventato vegetariano, non è vero?”
Kain annuì, ormai rincuorato per tutta quella comprensione. Non che non se l’aspettasse, ma temeva che con quell’incidente involontario, oltretutto scampato, avrebbe perso la fiducia delle sue amiche, nonché di quei pochi ragazzi che aveva conosciuto proprio ora.
Nel frattempo, Ling si ricordò della sua, di bici. Dopo quella gialla, ed anche a causa dei rapporti tesi con il padre, non ne aveva più chiesta una. Sebbene costituisse il suo unico mezzo, in nome dell’appoggio incondizionato che offriva a Greed aveva deciso di non chiedere a Wu più nulla che non fosse strettamente necessario. Certo, anche lui come tutti in casa avevano accesso al suo denaro, ma Ling era giunto alla conclusione che sarebbe stato meglio se non avesse fatto spese pazze, soprattutto per non dare al padre motivo di aggredire il fratello, siccome Wu pensava che la causa di tutti i suoi guai fosse sempre e solo Greed.
Questi pensieri lo addolorarono; mentre la pioggia divenne acqua neve.
Rabbrividì, ricordando a Lan Fan della proposta.
Alla ragazza non restò che accettare. Casa sua era molto più distante da quella degli Yao: si sarebbe bagnata ed avrebbe preso una polmonite.
Salutò con affetto Kain, il quale fu coperto con la giacca di Riza, e corse con Ling fino alla sua villetta.
Non sapeva se avrebbe dovuto farne parola con Fu; per ora si sarebbe goduta la visita.
 
***
 
“Ciao, principino!”
“Non chiamarmi così, Greed...”
La scena che si parò davanti agli occhi della giovane era tanto tranquilla quanto strana.
Greed e May erano seduti l’uno accanto all’altra al tavolo della cucina con i rispettivi capelli ancora arruffati, intenti a mangiare corn flakes, con ancora indosso i pigiami.
Ling non aveva dato peso alla scena: a Greed spesso venivano certe idee come il non recarsi a scuola. Non ne faceva una malattia. Quello che invece non ingoiò fu la presenza di May, nelle sue medesime condizioni.
“E tu? Neanche tu sei andata a scuola, vero? Perché?” disse con rassegnazione rivolto alla sorella.
La bambina scoccò un’occhiata carica di ansia a Greed, che subito si affrettò a ribattere. “Hai portato un’ospite e non la fai accomodare? Certo, principino, sei proprio maleducato!” lo stuzzicò, fra un boccone e l’altro.
Nel frattempo, May neanche li ascoltava, anche se era solita farlo. Si affrettò a spostare una sedia così da concedere a Lan Fan di sedersi. “Vuoi del tè? Lo abbiamo appena fatto!” disse, e senza aspettare la sua risposta, si precipitò a prenderle una tazza e versarne un po’ della bevanda. Lo stesso fece con Ling.
“Almeno May sa cos’è la cavalleria!” rise Greed commentando la scena, mentre il fratello si buttò su una sedia libera.
“Smettila, sono stanco... E poi neanche tu ti sei scomodato!”
Ancora una volta Greed gli stava facendo fare brutta figura davanti a Lan Fan.
“Ma io non sono il suo fidanzato!”
Era diventato paonazzo. Proprio Ling, che si intimidiva poco o niente davanti a quasi nessun genere di argomento, era diventato rosso. La stessa cosa Lan Fan.
Erano proprio fatti l’uno per l’altra, pensò Greed.
 
 
***
 
“Forza ragazzi!” tuonò Dominic autoritario mentre osservava i suoi allievi sul palco, vestiti di tutto punto. “Questa è l’ultima prova prima di Natale, e vi voglio sicuri di quello che dovete fare! Dovete sentirvi i personaggi che interpretate. Fate quello che volete, anche chiamarvi con i nomi di scena fra di voi, se necessario. Mi sono spiegato?”
“Sì!” dissero in coro i giovani. Si sentivano elettrizzati; per alcuni quella era la loro prima recita dopo il diploma di recitazione. I veterani, però, erano rimasti piuttosto perplessi: come mai il loro insegnante fermava le prove il sedici Dicembre? Era troppo presto per Natale; neanche quando erano ancora in corso aveva interrotto con un simile anticipo.
Nonostante il dubbio martellasse le loro testa con insistenza, erano davvero riluttanti nel domandarglielo. Così facendo, avrebbero rotto la sua privacy, cosa a cui, fra l’altro, teneva molto. Durante il suo periodo di ascesa non aveva mai lasciato trapelare nulla dalla sua vita privata, figurarsi ora che aveva deciso di ritirarsi dalle scene per insegnare. Si sapeva soltanto che aveva preso in adozione Paninya, e che aveva una moglie, tempo prima.
Ma May non si arrese. La curiosità la stava rodendo, perciò, mentre incedeva di qualche passo avanti stando attenta a non inciampare nel vestito di Lady Macbeth, alzò la mano esigendo così una domanda da porre.
“Perché ci fermiamo così presto?”
Dominic si accigliò per un istante, tanto che May se ne rese conto a stento, per poi ritornare impassibile.
“Vuoi proprio saperlo?”
La bambina annuì caparbiamente, senza considerare che il vecchio attore avrebbe potuto accusarla di essere indiscreta.
Gli occhi penetranti dell’uomo si fecero via via sempre più dolci, finché trovò il suo culmine in un larghissimo sorriso, che tirò le sue rughe dure verso l’alto. Ai suoi allievi parve quasi che si trasformasse in un’altra persona.
“Perché mia nuora è entrata in travaglio! Proprio stamattina!”
Esultò come un bambino alla sua prima cotta, completamente incurante delle facce sconcertate dei suoi allievi. E questi non poterono far altro che osservarlo, completamente stralunati.
 
 
 
 
 
NDA
Scusate il ritardo, ma alcune parti di questo capitolo proprio non volevano saperne di uscire! ^-^’
E scusate gli eventuali errori! :)

 
   
 
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