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Autore: Amarillide    10/09/2008    3 recensioni
Sirius è morto, Renus si è chiuso in sé stesso... C'è ben poco da ridere in un pomeriggio di fine settembre. Una Ninfadora più grande, più riflessiva e più arrabbiata che spero piacerà a chi apprezza il personaggio
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando ricordare fa male

Quando ricordare fa male

Era un grigio pomeriggio di Settembre, uno degli ultimi, il mese era agli sgoccioli.
Una pioggia sottile ed impalpabile scendeva su Londra; erano due giorni che lo spettacolo alle finestre non cambiava, pensò la donna.
Seduta sul divano con le gambe raccolta a sè e la voce del televisore a farle compagnia, passava un altro pomeriggio al chiuso.
Spense l'aggeggio con il telecomando, la stanza era in penombra e la luce livida che entrava dalle finestre le conferiva un aspetto ancora più vuoto ed umido.
Poggiò la testa alle ginocchia, una ciocca di capelli rosa le ricadde sulla fronte.
E pensare che l'Autunno era sempre stata la sua stagione preferita, le foglie colorate tappezzavano i suoi ricordi di bambina e la strada per andare a scuola. Le amichette, l'amore dei dieci anni... tutta quella normalità che spesso l'aveva fatta sentire esclusa. E poi Hogwarts. Il castello, il lago, il suo mondo, la sua vera vita. Aveva vissuto anni bellissimi, era entrata in maggior confidenza con la "metà magica" della sua famiglia, le cugine ...e i cugini.
Regulus, così uguale agli zii, e Sirius, così...così...così Sirius. E le riaffiorarono alla mente ricordi amari ma lievi, le confidenze, i giochi, gli scherzi, la grande venerazione nei confronti del cugino grande e la sua assurda voglia di proteggerla.
- Capiscimi Dora! gli uomini sono pericolosi-.
Rise di nuovo al ricordo di quella discussione.
-Ma Sirius! Mi proteggi proprio da quelli come te!-
I suoi assurdi divieti (quasi sempre infranti) e le prediche.
Persino quelle parole di autocommiserazione pronunciate con lo sguardo perso nel vuoto.
-Si, non permetterei mai che tu stessi con uno come me!-
E cosa mi è rimasto Sirius?
Adesso tu e la tua frenetica voglia di vivere, la tua caparbietà, la tua profetica decisione di non legarti mai davvero a qualcuno non ci siete più. Spariti.
Nel tuo giocare fino in fondo la vita non c'era posto per la stabilità di un rapporto.
Meglio tante e fugaci, che sempre la stessa, eri solito ripetere.
Ti conoscevo, e sapevo che era una scelta, la tua, temporanea. La vidi la luce nei tuoi occhi il giorno del matrimonio di James, proabilmente eri felice quanto lui, così in simbiosi da vivere le stesse emozioni.
Due bambini in fondo. E siete solo un ricordo.
Cosa è rimasto a me?
L'unico freno che avevate, la vostra coscienza, il tuo "vecchio Remus". Forse l'unico uomo a cui mi avresti affidata.
   Che cosa c'è di male nel sentirsi diversi? Unici? Una macchia colorata in un quadro anonimo e grigio, no? Ne hai sempre fatto la tua bandiera, io il mio comandamento.
Quante volte hai letto nei miei occhi l'incredibile ascendente che avevi sulla bambinetta dai capelli rosa? Insieme su di una strada difficile, tu avanti ed io dietro.
E ora?
Tu hai finito troppo presto, l'hai lasciata quella strada, ed io sono rimasta qui. Senza di te e senza di lui.
Quante volte ho incrociato il suo sguardo, forse l'unica cosa che gli resta dei ragazzi che eravate, l'unica porta che da sul suo mondo. Uno sguardo che implora una tregua in una vita di dolori, a volta una scintilla di allegria, lo sguardo di un bambino che ha visto troppo ma che nonostante questo non riesce ad abbassare le palpebre. Col suo enorme carico di dolori si tiene a distanza, pur sapendo che potrebbe scaricarsi. Potrebbe.
Ma non vuole.
-Ti farei del male!-
Lacrime di rabbia solcarono il volto della ragazza andando ad inumidire la manica della felpa.
Come può essere così? Pensarla a questo modo?
Se aprisse un solo spiraglio in quella corazza che si è costruito, il suo animo si allegerirebbe molto, riversando attorno i suoi pensieri negativi.
Io sono qui per questo, Remus.
Sono qui.
Ci sono stata sempre, quando eravamo ancora ragazzini.
Ricordi felici, ingenui, le mozzarono il respiro. Una pace così idilliaca, così lontana.
Si, io c'ero. Io come gli altri.
Eppure tu non ci sei, o non ci vuoi essere.
Anche tu preso dai ricordi; in questi ricordi cerchi di vivere, pur sapendo che i tuoi amici non avrebbero mai voluto una cosa simile. Neanche tu lo vuoi,ma lo fai per gli altri, lo fai per me. Pensando che vivere al tuo fianco sarebbe un male, tu, come Sirius, ti preoccupi.
Basta.
Smettetela di proteggermi.
A cosa è servito? A cosa?
Sirius non c'è più, eppure diceva di essere eterno, diceva che non avrei mai dovuto aver paura....
Io. L'eterna bambina.
Tu che ci sei hai il peso di un fantasma, in balìa dei ricordi, come me.
Come me, Remus.
Perchè anche io so soffrire, e ho sofferto.
Anche io ho combattuto una guerra e ho visto andar via mio cugino.
Io che sono caduta in ginocchio, quando ho realizzato cos'era succcesso, e che non mi sarei rialzata se non mi avessi preso tu per le spalle, scosso dai singhiozzi, devastato quanto me. Un nuovo terribile tassello si era aggiunto al puzzle della mia vita vissuta, e anche io rivedo quella scena.
Ogni notte,tutte le notti.
Quelle notti quando al tuo fianco non c'è altro che un cuscino, quando devi convivere con lo stupido pensiero "ti hanno lasciato sola...e lo fanno per il tuo bene", e soffocare le lacrime, perchè anche se ti trattano da bambina si aspettano che tu sia grande e accetti le LORO scelte per il TUO bene.
Perchè pensano che tu sia come loro, di poter vivere nei ricordi che ti dilaniano il cuore; quando anche essere diversa ti divente un peso, si. Quando tutto quello che ti ha insegnato Sirius sembra non aver una vera importanza rispetto alla normalità degli altri, al rischio che si corre, ora tua intima paura, di restare sola. Quelle ore interminabili in cui non c'è proprio nessuno a stringerti, l'unico momento in cui camminare da sola su di una strada non percorsa ti fa male. Le uniche volte in cui vorresti una mano a guidarti, anche se piena di cicatrici, anche se è la mano di un uomo più grande.
Quando distinguerti dagli altri non è più una capacità di cui andare fiera, ma un difetto.
Perchè io non sono come gli altri, io non so lasciarti andare, nè voglio.
Perchè, brutto idiota,pensò Ninfadora facendo risplendere gli occhi di rabbia e lacrime, non permetterò che tu diventa un ricordo.
Mai.

  
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