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Autore: NonTrovoUnNome22    04/08/2014    2 recensioni
Durante lo scontro più sanguinoso e decisivo che la Galassia abbia mai conosciuto una squadra di soldati si distinse per le proprie capacità e il proprio coraggio.
Queste sono le cronache del loro operato durante la guerra contro i Razziatori.
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In N7 Chronicles sarà raccontata la storia di una squadra N7 parallela a quella della Normandy durante gli eventi di Mass Effect 3, coinvolgendo molti dei personaggi secondari e delle comparse della trilogia e dando spazio ad alcuni degli avvenimenti importanti per il lore avvenuti offscreen che faranno da sfondo a una trama orizzontale completamente originale. Spero apprezzerete. :)
Genere: Azione, Dark, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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Sanctuary – 28/4/2186
Da quando l’Ombra era salita a bordo c’era un’aria di ottimismo sulla Sanctuary.
La sua collaborazione aveva portato alla riuscita di alcune missioni di soccorso organizzate durante il tragitto per la Cittadella.
Ora erano quasi arrivati.
Jondum Bau aveva scoperto delle planimetrie sospette della Cittadella in un laboratorio di Cerberus: era il caso di indagare.
-La nostra rotta ci porterà sulla Cittadella, ma non possiamo impegnare tutta la milizia per un solo accertamento, dobbiamo andare avanti con le nostre missioni di reclutamento e soccorso- disse l’Ammiraglio Mikhailovich al sistema di comunicazione, sintonizzato con tutta la nave –come molti di voi sapranno, la Genofagia è stata curata, i Krogan si sono alleati con i Turian, che a loro volta sono stati disposti a concederci dei rinforzi – per un attimo l’Ammiraglio volse lo sguardo alle ultime rilevazioni di Palaven, che lo indicavano come pesantemente infestato dai Razziatori –il problema è che questi rinforzi hanno bisogno di aiuto per lasciare Menae, la luna di Palaven, tutti interi: presto formeremo una squadra che con una navetta si recherà sul campo, li recupererà e li porterà qui. Mikhailovich, chiudo.-
 
Giusto in tempo di spegnere il factotum che subito si rimise a lampeggiare.
Una chiamata, dall’infermeria: Mikhailovich rispose.
- Signore, il Distruttore …si sta svegliando!- l’Ammiraglio sgranò gli occhi dalla sorpresa, precipitandosi subito in infermeria, dove trovò Erik Meyer, seduto sul suo lettino che si guardava intorno con aria confusa.
-Dove mi trovo? Chi siete voi?- chiese Meyer all’Ammiraglio, che si trovava in piedi di fronte a lui
-Ti ricordi come sei finito qui? Ti ricordi di Rio? Io sono l’Ammiraglio Peter Mikhailovich, Alleanza, e ti abbiamo salvato la vita all'Accademia.- spiegò.
-Rio? Si … ora ricordo … ero d’istanza a Rio quando i Razziatori hanno invaso la Terra … dovevo difendere l’Accademia N7 quando siete arrivati voi … c’era la Furia e … un’Asari – il viso del Distruttore si fece più concentrato, cercava di ricordare gli attimi prima dell’esplosione della navetta che lo mandò in coma –le stavo scortando sulla loro navetta, ma i Razziatori avevano sopraffatto i due soldati rimasti di guardia … volevo aiutarli, gli corsi incontro, stavo per sparare quando… -
Ora se lo ricordava: il trauma dell’esplosione, il fragore, la luce abbagliante, la corazza che improvvisamente era diventata bollente e poi … l’oblio .
–C’è stata una grossa detonazione, non so di che cosa, mi ha investito in pieno…- il suo sguardo dapprima si fece più angoscioso, poi svenne, ricadendo sul lettino.
-Ottimo, l’anestesia che gli abbiamo somministrato ha fatto effetto: ancora qualche secondo e avrebbe cominciato a sentire il dolore delle ferite. Lo terremo ancora in osservazione, ma il peggio dovrebbe essere passato …  - disse il dottore.
L'Ammiraglio osservò per qualche secondo il corpo martoriato del soldato, pensando che in fin dei conti se la sua squadra non fosse intervenuta tutto ciò non sarebbe successo.
-Chiamatemi se si dovesse risvegliare ancora- disse Mikhailovich nel tono più distaccato possibile, combattendo con i pensieri nella sua testa.
 
Nel frattempo, nella sala briefing della nave Bau aveva radunato i due N7 per illustrargli la situazione.
La stanza, essendo acusticamente isolaa dalle aree più affollate della vicina sala tattica, era molto silenziosa.
I tre soldati si erano posizionati intorno al lungo tavolo della sala: persino dalle loro posizioni si poteva intuire la natura del loro carattere.
Mentre Boris ascoltava in modo composto e disciplinato, appoggiando i gomiti sul tavolo e portandosi le mani al mento, Kara aveva allontanto la sedia di circa mezzo mentro in modo da poter accavallare le gambe come era abituata a fare sul suo attico di Noveria.
-Quindi pensi che Cerberus voglia conquistare la Cittadella?- Chiese Ivanova a Bau mentre esaminavano i dati recuperati su Noveria.
-La domanda è: “Sono abbastanza folli da provarci?” e … si, con tutta probabilità lo sono, altrimenti non avrebbero avuto i percorsi di pattuglia, gli orari dei cambi di guardia dell’SSC e la lista dei luoghi meno sicuri della stazione- disse lo spettro Salarian.
-Accidenti, pensavo già che si fossero esposti troppo ribellandosi su Noveria e attaccando le mie Guardie Elanus, evidentemente mi sbagliavo … - disse l'Ombra in un tono più neutro di quanto ci si aspettasse.
-Dovresti mettere più spesso il naso fuori dal frigo Kara, viviamo in un’epoca interessante- disse ridacchiando Jondum.
-Prendi sempre in giro i tuoi superiori?- chiese l’Ombra in tono umoristico.
-Solo quelli che mi lanciano le spade addosso- rispose prontamente il Salarian.
"Touchè" pensò istintivamente Kara.
-Quando avrete finito di flirtare possiamo passare all’operazione?- chiese severo Boris facendo cambiare espressione ai suoi interlocutori -Mi spiegate come pensiamo di intervenire per prevenire questo attacco?-
Bau e l’Ombra tornarono rapidamente seri. “Mai contraddire il figlio dell’Ammiraglio” pensavano.
-Avranno bisogno di una nave per attaccare una grossa stazione come la Cittadella, una grossa nave ….. un momento!- sullo schermo della postazione di Bau comparvero numerosi messaggi di allarme provenienti dalla Rete informativa degli Spettri -Gli ultimi rapporti segnalano un guasto alla contraerea della stazione dovuto a un virus informatico, probabilmente l’attacco sta per iniziare.- disse lo Spettro concitato.
“Merda” disse Boris nella sua testa passando in rassegna tutte gli scenari peggiori che potesse concepire dell’attacco.
-Dobbiamo guidare delle squadre che riattivino le difese della stazione mentre l’SSC si occupa delle truppe terrestri di Cerberus- esclamò il Paladino.
A quel punto si accorse che l’Ammiraglio era appollaiato sull’uscio incautamente lasciato aperto, ascoltando con attenzione la conversazione.
Per un secondo gli parve di vedere gli occhi del padre socchiudersi dalla concentrazione richiesta a elaborare una strategia in virtù delle ultime informazioni.
– Cerberus ha invaso la Cittadella? Maledetti pazzi…dobbiamo intervenire subito- disse Peter.
Il suo tono poteva essere tranquillamente interpretato come un semplice ordine, ma suo figlio percepì una certa mancanza di sorpresa alla notizia, quasi come se avesse già previsto tutto da tempo.
-Non appena avremmo avuto la certezza dell’ …-cercò di spiegare Bau, ma Mikhailovich lo interruppe.
-Boris, preparati ad andare su Menae a prelevare l’Unità armigeri Turian insieme alla 13° unità artiglieri; Ivanova, Bau, scegliete i soldati da portarvi dietro sulla Cittadella, guiderete due squadre che si recheranno alla Torre della Cittadella a riattivare la contraerea, nel frattempo le navette della Sanctary vi forniranno fuoco di copertura dall’alto.- ordinò con il suo fare deciso.
-Preferirei andare sulla Cittadella, Ammiraglio- disse il Paladino, cercando di convincere il padre.
-No, tu mi servi su Palaven, quei Turian sono essenziali per la milizia, e voglio un’N7 a guidare le operazioni di soccorso- disse in tono risoluto l’Ammiraglio.
 
Il Paladino uscì dalla stanza irritato: suo padre lo aveva appena fatto escludere da una missione molto importante.
 
L’Ammiraglio digitò qualcosa sul suo factotum: chiamò l’armeria.
-Preparatemi la mia armatura da battaglia, un’M 22 Wraith e una Carniflex, devo scendere insieme alla squadra di sbarco sulla Cittadella.-
-Cosa?!- disse esterrefatta l’Ombra.
-Vengo con voi- rispose seccamente l’Ammiraglio, non prestando attenzione  alla reazione sorpresa di Kara.
 
-Jondum siete riusciti a raggiungere la torre?- chiese l’Ombra a Bau via radio mentre con la navetta stavano sorvolando il Presidium, ormai deserto.
-Negativo Kara, una fregata di Cerberus sta per compiere un raid aereo contro il quartier generale dell’SSC, stiamo per abbordare la nave, siete soli- Rispose lo spettro Salarian.
-Che cosa? Non era questa la missione, digli di rinunciare all’abbordaggio e di procedere con gli obiettivi prefissati- disse l’Ammiraglio Mikhailovich contrariato all’Ombra.
Non aveva avuto molto a che fare con lui durante il suo periodo di permanenza sulla Sanctuary, ma il suo istinto gli aveva dato l’impressione che fosse un buon militare, e come ogni buon militare andava tenuto al proprio posto, o avrebbe perso il rispetto che aveva per lei.
-Negativo Ammiraglio, la nostra missione è quella di salvare la Cittadella riducendo al minimo le perdite: se quella nave iniziasse a bombardare gli agglomerati le morti civili sarebbero…alte- Rispose l’Ombra con decisione.
-Sono un tuo superiore Ivanova, esegui gli ordini e digli di rinunciare!!!- l’Ammiraglio si stava scaldando.
-Non sul campo Mikhailovich, non ora, altrimenti noi N7 non ti saremmo serviti a nulla. Fidati, riusciremo comunque a riconquistare la Torre- a queste parole dell’Ombra Peter rimase senza parole..
-Zona di atterraggio in vista, preparatevi- annunciò il pilota della navetta.
-[hhhh] la guerra è arrivata anche qui, infine … [hhhh]- disse Niftu Cal guardando la devastazione causata da Cerberus dalle telecamere esterne della navetta.
 
Sbarcarono ai piedi della Torre della Cittadella: la presenza di Cerberus era quasi nulla nonostante la scarsa presenza dell’SSC, che si era rintanata nel suo QG insieme al Consiglio.
-Perché non c’è nessuno qui? Non ha senso … - disse l’Ombra –da questa Torre si ha accesso praticamente illimitato sulle difese della Stazione, è un punto nevralgico ….-
-Non sono qui per distruggere la Cittadella, né per fare delle stragi indiscriminate- constatò l’Ammiraglio.
-Quindi stanno per bombardare mezzo agglomerato solo per testare i loro nuovi cannoni?- chiese con sarcasmo la N7.
-No, è un diversivo, per sviarci e per indebolirci e tu e il Salarian ci siete cascati in pieno: sapevano che qualcuno sarebbe andato sulla loro nave per fermarli, in questo modo chiunque volesse tentare di aiutare l’SSC si sarebbe ritrovato con delle unità in meno. Una squadra piccola è facile da condurre in un’imboscata … - spiegò Peter.
Non fece in tempo a terminare la frase che una decina di laser rossi puntarono tutti i membri della squadra, prevenivano dalla torre e dai terrazzi circostanti, erano sotto il tiro delle Nemesi, molte Nemesi.
-Appunto- disse Mikhailovich, squadrando il nemico.
 
Il Paladino era incredulo: perché suo padre lo aveva voluto mandare quella luna dimenticata da Dio?
Lo aveva forse deluso in qualche campo? Doveva essere così, per forza: doveva averla fatta grossa per meritare una punizione così plateale … ma in cosa poteva averlo deluso?
Non aveva commesso dei falli così gravi in tempi recenti, a parte aver involontariamente fatto distruggere la stazione spaziale più importante dell’Umanità, s’intende …
Questi pensieri tormentavano Boris durante il viaggio verso Palaven, piuttosto breve in realtà vista la vicinanza del sistema a quello in cui si trovava la Sanctuary al momento della sua partenza.
 
Arcturus. I suoi pensieri si riconducevano sempre a quel maledetto giorno in cui i Razziatori la distrussero.
Il suo più grande incarico … e il suo più grande fallimento.
Grazie a lui l’Umanità ora si ritrovava senza un parlamento, o una qualsiasi rappresentanza nella comunità galattica che non fosse il consigliere Udina.
“Bella rappresentanza” pensò aspramente il Paladino.
 
-Ti vedo distratto N7, concentrati! Stiamo per sbarcare in un campo di battaglia molto caldo, dobbiamo agire in fretta se vogliamo evitare che la missione diventi un bagno di sangue!- disse Tarquin Victus, lo specialista Turian al suo fianco.
-Ripetimi il piano-  disse meccanicamente il Paladino.
Teoricamente doveva essere lui il caposquadra, ma il Turian aveva già combattuto su Menae: conosceva il territorio e il nemico meglio di lui, e sulla navetta decise di lasciargli il comando.
-La 26esima unità Armigeri si è barricata in un avamposto sul lato illuminato di Menae, conteso ai Razziatori. I rinforzi Krogan stanno arrivando ma ci vorrà del tempo, e i Turian hanno bisogno del nostro aiuto per evacuare e tornare in territorio amico, in cui completeremo le trattative per il loro reclutamento nelle forze N7-
-Non possiamo usare le armi della navetta per bombardare il posto? Faremmo prima …- disse il Paladino, con aria indifferente.
-Questi Bunker possono resistere al calore dei proiettili, ma la roccia su cui poggia no: verrebbero seppelliti vivi! Inoltre se surriscaldiamo le armi della navetta riveleremo la nostra posizione agli scanner termici dei Razziatori e rischieremmo di rimanere bloccati qui con una navetta distrutta. –illustrò Victus.
-Quindi ci faremo strada con la forza da terra?- chiese il Paladino.
-Si- rispose seccamente Victus.
-Rischiamo un massacro, gli ultimi N7 che hanno provato a fare una cosa del genere in un territorio conteso ai Razziatori non sono tornati sulla Sanctuary- disse Mikhailovich.
-Parli di Rio?- chiese il Turian –Le circostanze sono diverse, e noi Turian non ci faremo sottomettere così facilmente.-
Il Paladino rispose solo nella sua mente, con parole poco gentili.
La squadra sbarco su Menae, trovandosi davanti a uno scenario da incubo: diverse navi da guerra dei Razziatori marciavano in lontananza, e la vista su Palaven faceva presagire incendi di portata continentale.
Nel cammino verso il bunker incrociarono una pattuglia di mostri dei Razziatori diretta nella loro stessa direzione composta da due Banshee e cinque predatori.
-Prendiamoli di spalle: io mi occupo della Banshee mentre voi altri fate fuoco sui Predatori- disse il Paladino.
-Laggiù il sentiero ha una strettoia, mi sembra il posto giusto per un’imboscata- esclamò Victus.
-Mi serve un’arma ravvicinata: mentre io affronterò la Banshee vi dovete appostare sulle colline ai lati della strada e coprirmi.- continuò il Paladino.
-Tieni, prendi il mio Claymore, noi né possiamo fare a meno- disse il tenente Turian.
 
Il resto della squadra si nascose nelle alture, quando i mostri si accingevano a passare dalla strettoia il Paladino corse in mezzo a loro e sparò un colpo di Claymore nel ventre della Banshee.
Sperava di sventrarla, ma gli tolse soltanto le barriere biotiche.
-MERDA, COPRITEMI!!!- urlò incredulo Mikhailovich: si trovava di fronte a una Banshee arrabbiata e circondato da Predatori, che nel frattempo si erano girati e stavano per sparargli.
Il caposquadra Turian ordinò –FUOCO!- e nel giro di un paio di secondi una pioggia di proiettili cadde sui predatori. Fu un tiro al bersaglio incredibilmente pulito: il Paladino non venne sfiorato neanche da un proiettile, amico o nemico.
La  Banshee con i suoi artigli tentò di squarciare la corazza di Mihailovich, che tuttavia parò il colpo con il suo scudo infuocato.
Il mostro ritirò la mano ustionata dolorante e diede il tempo al Paladino di lanciargli addosso un incenerimento, caricare il suo Claymore e fare fuoco di nuovo.
Questa volta il proiettile fece breccia nella corazza quasi consumata dal fuoco della Banshee, che con un rantolo cadde a terra e si dissolse.
Vittoria, ma se l’era vista brutta.
-Allora è vero che i Turian sanno sparare- disse il Paladino ironicamente cercando di sdrammatizzare ciò che era appena successo.
-Si, e io ho avuto la conferma che voi N7 siete davvero folli come dicono …- rispose Tarquin a modo.
Dal resto della squadra arrivò qualche risatina: la tensione si era allentata.
Il factotum del Turian si illuminò: aveva captato una nuova frequenza, la frequenza del bunker 728 della marina Turian in cui si era rifugiata l’unità che dovevano soccorrere.
-Qui Iktor Rufus, Fantasma della ventiseiesima unità armigeri Turian, ci serve soccorso immediato, identificatevi- sentì.
-Parla il Tenente Tarquin Victus, siamo la squadra N7 incaricata di evacuarvi- disse il Turian.
-Quanto tempo pensate di impiegare a raggiungerci? Non resisteremo per molto!- disse il Fantasma via factotum.
-Dipende da quanta resistenza incontreremo, ma tra venti minuti circa dovremmo essere da voi- disse Victus –e ora muoviamoci- ordinò alla squadra.
 
Sulla Cittadella le cose non andavano così bene. L’Ammiraglio e la sua squadra erano in una situazione di stallo: erano sotto il tiro di numerose Nemesi, ma per qualche strano motivo non facevano fuoco.
-Perché non sparano?- chiese sottovoce l’Ombra a Peter.
La porta della torre della cittadella si spalancò, uscì molto fumo e uno squadrone della morte di Cerberus composto da molti Centurioni.
I Centurioni si disposero sull’attenti in due file, in mezzo a cui passò un uomo che portava una divisa da Generale di Cerberus, senza corazza.
-Peter!? Chissà perché, ma sospettavo che ci saremmo rincontrati in circostanze simili. Vedo che hai portato anche i tuoi burattini– guardò l’Ombra –Oggi è proprio il mio giorno fortunato- disse sorridendo tra se e se.
Mikhailovich trasalì, riconobbe l’uomo.
-Questa volta l’hai fatta grossa Nikolaj, attaccare la Cittadella …. è troppo anche per te ….-
-“Nessuna collina, per quanto ben difesa, può resistere ad un attacco ben organizzato e condotto da uomini che combattono per una causa”  ricordi chi ha detto queste parole Peter?- disse l’uomo.
L’ammiraglio Mikhailovich non rispose e abbassò lo sguardo.
L’uomo sorrise ancora d più con la consapevolezza di avere il suo avversario in pugno.
-Sei stato tu Peter, me le hai dette mentre lavoravamo fianco a fianco per costruire un futuro migliore per l’umanità. Poi hai rovinato tutto, hai deciso di voltarci le spalle e per questo meriti tutto il dolore fisico che ti infliggeremo.- disse il Generale di Cerberus osservando l’Ammiraglio con disprezzo.
-Tu … lavoravi per CERBERUS!?!?!- chiese incredula l’Ombra.
-Erano altri tempi … tempi in cui credevamo davvero in qualcosa, e non eravamo i fantocci dell’Uomo Misterioso!- tentò di giustificarsi l’Ammiraglio, in tono poco convinto.
-Oh, non ve l’aveva detto? Si sarà dimenticato!- disse ridendo Nikolaj Orelov, comandante in capo delle truppe di invasione di Cerberus.
L’Ombra estrasse la spada, la puntò sul collo di Mikhailovich e diede le spalle a Nikolaj.
-La nostra Kara si è arrabbiata vedo … sapevo fossi fuori di testa almeno quanto me, ma non avrei mai pensato che arrivassi a uccidere un tuo superiore.- disse Orelov.
Con un rapido gesto di polso l’ammiraglio estrasse la pistola e centrò una granata sulla cintura di un Centurione, facendola esplodere e sollevando una grossa nube di fumo.
Le Nemesi fecero fuoco ma, pur centrando i bersagli, non ferirono nessuno dato che Niftu Kal aveva potenziato gli scudi di tutti gli N7 usando i poteri della sua tuta.
Rapidamente l’Ombra uccise con la spada tutti i centurioni presenti nella piazza mentre il fuoco di copertura del resto della squadra costrinse le Nemesi a ritirarsi all’interno della struttura.
Rimase solo il Generale Orelov: l’Ombra con un colpo di spada lo trapassò da parte a parte, ma al posto di toccare carne e ossa la spada affettò solo un piccolo drone che stava proiettando un ologramma di Nikolaj, in realtà al sicuro sul suo incrociatore.
-No dico, pensavate davvero che sarei sceso sulla stazione che sto attaccando solo per farmi uccidere da voi in tranquillità?!?! Siete DAVVERO stupidi come pensavo …. In ogni caso, ho un colpo di stato da completare, se non vi dispiace io vado ….- disse con sarcasmo il Generale, disattivando il drone definitivamente.
-Dannazione!! Sapevo che volevano solo farci perdere tempo, e ci sono riusciti!!!- esclamò Peter nervosamente.
-Non pensare di cavartela così Mikhailovich, una volta sulla nave parleremo dei tuoi trascorsi con Cerberus- disse l’Ombra contrariata l’Ammiraglio –ora entriamo in quella torre … -
Kara non sapeva se essere più arrabbiata con Peter per averle omesso dettagli così importanti della sua vita oppure con se stessa per aver sbagliato a giudicarlo. Lei non sbagliava mai in queste cose: non poteva permetterselo per la sua posizione.
 
Nel frattempo, l’unità di Bau aveva abbordato la nave con successo senza allertare Cerberus.
Silenziosamente si erano fatti strada fino alla plancia, da cui si stava coordinando l’attacco.
Erano passati da un condotto di aerazione che scorreva sotto il pavimento della stanza: dalle grate si potevano vedere tutti i monitor illuminati e un lavoro frenetico da parte dell’equipaggio, che si apprestava a preparare la nave al bombardamento che dovevano compiere a breve sull’accademia dell’SSC.
“D’altronde dovrà essere così anche sulla Sanctuary in questo momento” pensò Bau.
Fece segno ai suoi di preparare le granate accecanti, dato che di li a poco sarebbero saltati fuori dalla grata per uccidere i soldati della stanza, disarmare tutti gli altri e consegnare la nave in mano all’SSC.
Mentre la squadra preparava le granate entrò nella stanza un uomo con una divisa diversa dalle altre e la percorse per tutta la sua lunghezza, fino ad arrivare alla poltrona in cui di solito si siede chi comanda la nave.
Tuttavia quella poltrona aveva un aspetto insolito, infatti nello spazio tra il poggiatesta e il sedile spuntava un aculeo metallico, con un diametro piuttosto grande ma non molto lungo.
L’ufficiale si sedette, e fu allora che Bau rabbrividì: nel collo di quell’uomo era presente un impianto metallico concavo. L’aculeo si conficcò nell’impianto, e gli occhi dell’ufficiale si illuminarono di un blu artificiale.
Lo spettro Salarian non riusciva a comprendere cosa stesse accadendo, un membro della sua squadra lo tastò sulla spalla per avvisarlo che era tutto pronto all’irruzione, Bau lo ignorò.
Sembrava quasi che l’ufficiale seduto su quella specie di poltrona-dente di drago lo stesse osservando, ma era impossibile: non aveva mai rivolto lo sguardo in quella direzione prima.
L’Ufficiale continuava a guardare fisso lo spettro e la sua squadra attraverso la grata.
Con una voce che sembrava troppo sintetica per essere solo umana intimò a Bau e ai suoi di uscire, dato che era perfettamente al corrente della loro poszione.
Bau raggelò, tra i membri della squadra volavano sguardi perplessi e bisbigli impauriti.
Lentamente la squadra aprì la grata e uscì fuori, intorno a loro si formò un gruppetto di guardie che li minacciava con una pistola.
-Allora è vero, Cerberus utilizza tecnologia dei Razziatori- disse Bau riferendosi all’aculeo –il vostro capo vi ha sacrificato a quei mostri, ma siete troppo indottrinati per rendervene conto!!!!-
-Passi già agli insulti Jondum? Ti facevo una lucertola più a modo …- l’uomo fece un cenno e i soldati di Cerberus fecero fuoco su un membro della squadra di Bau, uccidendolo e spargendone il sangue a terra.
Bau chiuse gli occhi e pensò il più velocemente possibile a cosa poter dire per far perdere il controllo a quel capo senza scrupoli che aveva appena giustiziato il suo tenente.
-Non mi piace che qualcuno venga sulla mia nave a offendermi … - disse sorridendo l’ufficiale.
-Vuoi ucciderci? Risparmiati i giochetti e ordina ai tuoi sgherri di spararci- urlò Bau in un finto accesso d’ira.
-Lo farò, non preoccuparti … vedi, prima di ucciderti voglio che tu veda ciò che vogliamo fare: voglio che tu veda la tua tanto amata Cittadella bruciare- disse l’ufficiale, sempre sorridendo, poi chiese al suo sottoposto se i missili erano carichi.
Ricevette risposta affermativa, per cui ordinò di fare fuoco.
Una salva di missili colpì un parcheggio, facendo esplodere molte macchine.
-Ora avremo molti abitanti della Cittadella che ci odieranno perché gli abbiamo rigato l’astroauto ….- disse in tono sarcastico l’ufficiale, prima di incupirsi e assumere uno sguardo che non fece presagire allo spettro Salarian nulla di buono –Su questa nave l’incompetenza non è premiata, lo sai …- aggiunse.
-Mi scusi generale Orelov, pensavo che …- borbottò il sottoposto tentando di giustificarsi.
L’ammiraglio prese la sua pistola e sparò nel ginocchio del povero tenente. Bau sussultò: “che razza di mostro può sparare ai suoi uomini per un errore?! Quell’Orelov deve essere pazzo, completamente consumato dall’indottrinamento!!”
-Portate via quell’incompetente…  stavamo dicendo?- tornò a guardare in faccia lo spettro –ah si, stavo per giustiziarvi, niente di personale, voi al mio posto avreste fatto lo stesso- disse con assoluta calma e con il suo solito sorriso sulle labbra –uccideteli- aggiunse in tono risoluto.
-ORA- gridò il Salarian chiudendo gli occhi.
I suoi compagni di squadra usarono le granate accecanti, stordendo le guardie di Cerberus intorno a loro. Rapidamente Bau divenne invisibile, ruppe il collo dell’agente davanti a lui e gli rubò la pistola, poi si girò e sparò alle guardie dietro di lui. La pistola era una Talon, per cui riuscì a uccidere 4 guardie senza ricaricare.
Mancavano pochi secondi prima che gli altri due soldati di Cerberus riuscissero a vedere abbastanza da poterlo colpire, così usò il calcio della pistola per atterrarne uno, poi la buttò a terra e usò la sua lama factotum elettrica per neutralizzare l’altro.
Quando si voltò verso Orelov vide l’uomo in piedi fermo davanti a loro con in mano un lanciagranate.
-Pessima mossa Bau, se ti ordino di morire tu devi eseguire!!!!- disse il Generale irritato.
-FUORI DI QUI!!!- ordinò lo spettro ai suoi due compagni.
Fece in tempo a tuffarsi fuori dalla porta, fortunatamente aperta, quando udì un’esplosione vicino a lui.
Tutta la squadra era uscita dalla plancia, quindi rapidamente usò il factotum per sigillare la porta.
-State tutti bene?- chiese il Salarian.
- Io no, mi hanno preso a una gamba!!!!- disse un soldato.
-E’ una brutta ferita- disse Bau esaminandola –non so se il medi-gel basterà-
-Dobbiamo fermare i cannoni di questa nave, subito- fece notare l’altro soldato.
-Il modo migliore sarebbe fare esplodere la sala di puntamento, è meno difesa del nucleo ed è molto più vicina- disse lo Spettro osservando le planimetrie della nave, che aveva opportunamente recuperato quando erano saliti –il problema è che non abbiamo gli esplosivi adatti ad una demolizione del genere, e ci impiegheremmo troppo tempo a rubarli all’armeria della nave …-
-Se l’Ammiraglio e la sua squadra riuscissero a riportare online le difese della Cittadella basterebbe un colpo mirato- disse il soldato ferito, che ora riusciva a malapena a camminare –ho qui un radiofaro a cui le torrette automatiche si possono agganciare, se lo posizioniamo nella sala dei cannoni il tiro sarà talmente preciso da poterli sganciare con una sola raffica-
Di tutte le opzioni che avevano, quella sembrava la migliore: Jondum non poteva permettere a quel Generale senza scrupoli di fare una strage nel luogo che, in quanto Spettro, più di tutti avrebbe dovuto proteggere.
-Qui Jondum Bau, abbiamo bisogno immediatamente delle difese della Cittadella attive- disse il Salarian al factotum, contattando l’altra squadra sbarcata.
-Sono Mikhailovich, a minuti dovremmo arrivare alla sala di controllo delle difese qui alla torre, la resistenza nemica è minima … - rispose Peter.
-Quando le attiverete sintonizzatele al radiofaro attivo sulla fregata di Cerberus: in questo modo le torrette concentreranno il fuoco esattamente sul collegamento tra i cannoni e la nave, impedendo il bombardamento che faranno a breve … abbiamo i tempi molto stretti, devono solo prendere bene la mira e al posto dell’accademia dell’SSC ci sarà solo un grosso cratere!!!- disse Bau all’Ammiraglio.
Chiusa la comunicazione con Mikhailovich, il Salarian ordinò alla squadra di mettersi in cammino verso la sala di Puntamento.
 
Su Menae la situazione non era migliore. La fortificazione degli Armigeri stava per cedere, e il Paladino e la sua squadra stavano andando troppo lentamente a causa della forte resistenza nemica.
-Ecco il bunker, per gli spiriti è circondato!!!- esclamò Victus.
-Nascondetevi, li attirerò verso di me, quando li avrò portati via evacuate il bunker il più in fretta possibile, ci rivediamo alla navetta tra trenta minuti- disse il Paladino.
-Ti farai uccidere per davvero questa volta … - disse sconvolto il tenente Turian.
-Vittoria, a ogni costo!- esclamò risoluto il Paladino.
-Lasciami almeno venire con te.- insistette il Turian.
-Vi serve tutta la squadra per portare via i feriti e recuperare l’equipaggiamento: dovete essere veloci perché il piano funzioni, me la caverò non preoccuparti- rispose prontamente il Boris.
Lui non era un esibizionista, non voleva fare l’eroe. Ma era un soldato, N7 per giunta, e avrebbe portato a termine la missione anche a costo della sua stessa vita. Sapeva cosa era in grado di fare e conosceva i suoi limiti fisici: era stato addestrato per situazioni come quella.
I Turian si nascosero, fu allora che il Paladino cominciò ad attaccare i numerosi Bruti e Predatori che infestavano l’area lanciandogli addosso degli Incenerimenti e sparando all’impazzata correndogli in contro.
Passò talmente vicino al gruppo che riuscì a travolgere un paio di Predatori, tuttavia non si fermò a finirli dato che ormai i Bruti l’avevano visto e lo stavano caricando.
Victus vide il Paladino sparire dietro ai grossi massi situati dietro al bunker, seguito da decine di mostri.
-È un duro, ma quei mostri sono tanti ...- disse Tarquin dubbioso al resto della squadra.
La porta del bunker si aprì: dentro c’erano diversi soldati, qualche civile ferito e molte armi.
-Qualche minuto in più e avrebbero sfondato le paratie esterne, come avete fatto?- chiese il Fantasma a Victus.
-Un Umano si è fatto seguire dai mostri che circondavano il bunker, è un’N7, sa quello che fa … spero … in ogni caso dobbiamo andarcene e in fretta: il diversivo non funzionerà per sempre- rispose il tenente.
Alcuni soldati trasportarono le barelle, altri le casse di armi. Ripercorsero la strada verso la navetta con passo deciso.
Erano passati quaranta minuti da quando aveva perso di vista il Paladino e ormai Victus cominciava a temere il peggio.
Era tutto pronto per partire e andarsene da quell’inferno, doveva solo dare l’ordine.
-Cosa stiamo aspettando, tenente?- chiese il Fantasma.
-L’uomo che ha distratto il nemico al bunker, ci ha dato appuntamento qui … - rispose insicuro il figlio del Primarca.
“Quello stronzo ha la pellaccia dura, mi rifiuto di credere che si sia fatto ammazzare da un paio di indottrinati” pensò, cercando di scacciare il pessimismo.
-E’ impossibile sostenere mezz’ora di inseguimento da soli con tutti quei bruti alle calcagna, se non è arrivato e non è più raggiungibile via factotum … - il Fantasma non voleva completare la frase, non ce n’era bisogno.
Tuttavia, qualche minuto dopo, in lontananza si potevano sentire i rumori di una battaglia.
-I mostri dei Razziatori ci hanno trovato, dobbiamo andarcene!!!- esclamò Rufus.
-No aspettate … è … è Mikhailovich, ce l’ha fatta!!- disse incredulo Tarquin.
Il Paladino continuava a correre, voltandosi occasionalmente per lanciare qualche potere o sparare un paio di colpi.
-DECOLLATE, DECOLLATE!!!!- urlò in lontananza Boris incoraggiando a venirgli incontro con un gesto della mano.
-Raggiungiamolo con la navetta, voialtri fuoco di copertura: leviamogli qualche bruto dalle costole- ordinò rapidamente Victus al pilota e ai suoi commilitoni.
La navetta partì volando a 2 metri dal suolo, andando verso Mikhailovich, che stava correndo forsennatamente.
-PRENDI LA MIA MANO- gridò Victus sporgendosi dal portellone della navetta aperto mentre altri soldati lo tenevano da dietro.
Il Paladino afferrò saldamente la mano del Turian, che con uno strattone deciso lo issò sulla navetta.
Il portellone si chiuse e la navetta decollò nell’robita: missione compiuta.
-Boris? Solo tu potevi offrirti volontario per un lavoro del genere … - disse stupefatto il Fantasma vedendo il Paladino.
-Non ti vorrei qui Iktor, ma non dipende da me: non decido io chi reclutare- disse seccamente il Paladino togliendosi il casco e asciugandosi il sudore dalla fronte.
-Vi conoscete?- chiese Tarquin curioso.
-E’ una lunga storia, non è né il momento né il luogo adatto- rispose Boris –e poi … questa navetta è sovraffollata- disse vedendo intorno a se una ventina di persone, alcune delle quali costrette a stare in piedi.

Essendo vicini alla zona cannoni, Bau sentì il pavimento vibrare quando le armi sotto di lui si riallinearono per centrare l’accademia dell’SSC.
-Ci servono quelle armi online, ORA- gridò lo spettro Salarian al trasmettitore.
-Abbiamo avuto delle complicazioni, Cerberus ha messo un blocco software alla rete locale, il Volus sta provando a bypassarlo- rispose Mikhailovich mentre sparava a un soldato di Cerberus che stava provando a entrare nella stanza.
-Il destino dell’Accademia dell’SSC dipende da un’ex mercante Volus? Siamo seri Mikhailovich?- disse l’Ombra all’ammiraglio mentre combattevano.
Si trovavano nella sala della sicurezza da cui si coordinavano le difese della Cittadella, uno dei primi posti presi di mira dagli infiltrati di Cerberus sulla stazione.
- [hhhh] Mi manca solo un passaggio, devo ripulire il sistema dal virus e … fatto, le armi sono di nuovo online, avvio [hhhh] una scansione in cerca di segnali anomali- disse Niftu Cal.
Una Phantom entrò di corsa nella stanza, era invisibile e non venne notata da nessun membro della squadra.
Arrivò a qualche metro dal Volus, con l’ intento di trafiggerlo con la spada.
Tuttavia passò sopra una mina da ricognizione, la cui caratteristica era quella di possedere uno scanner che rendeva visibile qualunque oggetto gli si muovesse vicino.
Riflesso nel monitor vide la Phantom chiaramente dietro di lui, e prontamente fece detonare la mina.
La Phantom morì sul colpo, Cal sorrise all’interno della sua tuta.
-Ho agganciato il radiofaro [hhhh] ma ci vorrà circa un minuto prima che le torrette si posizionino correttamente e possano sparare [hhhh]-
 
Nel frattempo Bau e gli altri erano arrivati alla sala di puntamento, da cui poteva vedere il punto in cui i cannoni si congiungevano alla nave: un colpo ben piazzato in quel punto avrebbe compromesso irreversibilmente gli armamenti dell’intera nave.
Incollarono il Radiofaro su una granata adesiva disinnescata e lo posizionarono.
-AHHH, fa troppo male, non riesco più a camminare … andatevene! Rimarrò qui a difendere il radiofaro nel caso Cerberus provi a distruggerlo.- esclamò il soldato ferito.
-Non ci pensare neanche, ce ne andremo insieme- disse Bau tentando di alzare il soldato, che nel frattempo si era accasciato con le spalle al muro.
-No, andatevene, non riuscireste ad andarvene in tempo se mi portaste di peso, tu lo sai Bau!!!- urlò il soldato divincolandosi dalla presa del Salarian.
-D’accordo … - disse mestamente lo spettro –Cerberus pagherà per averti ucciso- gli promise.
-lo so- disse il soldato mentre il portellone della sala si chiudeva, impugnando la pistola.
 
-Siamo a distanza di sicurezza, fai fuoco Cal!- disse Jondum via radio al Volus.
Le torrette si allinearono, cominciando a martellare i cannoni della fregata di Cerberus.
I cannoni caddero nel lago del Presidium, producendo diverse onde anomale.
Per tutto questo tempo la nave era rimasta immobile contando sul virus che avevano inserito nelle difese della stazione.
-Non siamo molto in alto, saltiamo da questa nave!- disse Bau osservando dal varco aperto nella sala di puntamento il laghetto del Presidium –Niftu, fuoco a volontà: noi stiamo per andarcene!!!-
Mentre i motori della nave si stavano attivando, Bau e il suo compagno si tuffarono nel lago giusto in tempo per vedere la fregata compiere un salto iperluce.
-[hhhh] mi spiace, sono spariti- disse il Volus via radio.
 
Sulla Sanctuary, intanto, Victus aveva ricevuto una missione da suo padre, il Primarca.
-Purtroppo devo separarmi da voi, è roba che scotta se è grave anche solo la metà di quanto sembra- disse Tarquin a Boris esaminando un datapad.
-Ti auguro di portare a termine qualunque missione ti affidino: sei un soldato eccezionale e te lo meriti.- disse il Paladino.
Nonostante all’inizio non lo sopportasse, Boris stimava quel soldato. Aveva visto del potenziale in lui, o forse il suo giudizio era stato leggermente parziale a causa del fatto che gli aveva salvato la vita da poche ore.
-“Vittoria, a ogni costo”- disse Victus sorridendo e salendo sulla navetta che lo avrebbe portato su Tuchanka.
- Già … - mormorò fra se e se Mikhailovich.
 
 
Qualche ora dopo la fine dell’attacco le squadre da sbarco si riunirono in un parco del Presidium per fare il punto della situazione.
-Cerberus ha lasciato la Cittadella: grazie all’intervento della Normandy tutti i consiglieri tranne Udina si sono salvati, e direi anche noi ci siamo fatti valere. Dalla Sanctuary mi hanno comunicato che anche il Paladino ha portato a termine la sua missione con successo: oggi è stata una buona giornata. – disse trionfalmente l’Ammiraglio Mikhailovich.
Bau era in disparte, pensieroso. Kara lo raggiunse.
-Ho ricevuto un nuovo incarico dal Consiglio, non tornerò sulla Sanctuary purtroppo … - disse tristemente.
-Mi dispiace … ma è questo che ti turba così tanto Jondum?- chiese l’Ombra.
Entrambi osservarono i grossi cannoni della fregata sul fondo del lago del Presidium, che a causa delle loro sostanze liquide aveva assunto un colore simile al grigio topo.
Bau non era turbato: era amareggiato -No, mi turba il fatto che un pazzo come Orelov scorrazzi ancora in giro per la Galassia in libertà. Quando lo troverai, perché so con certezza che lo troverai, qualunque promessa ti farà, qualunque informazione prometterà di rivelarti … non catturarlo Kara: uccidilo.- il Salarian guardò Kara negli occhi -…uccidilo.-
   
 
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