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Autore: melanana    04/08/2014    0 recensioni
"Guardai Louis negli occhi e provai la più strana delle sensazioni. Lo desideravo con la stessa intensità disperata che avevo sentito vedendolo la prima volta. Il nostro corpo non apparteneva né a me né a Harry: apparteneva a lui"
Due anime e un solo corpo: è così che Harry e Zayn si conoscono. Uno è l'ospite terrestre, l'altro lo spirito alieno, entrambi sono pedine in una furiosa guerra per il possesso del pianeta. Dovrebbero odiarsi ma, contro ogni regola, Zayn accetta di aiutare il suo ospite a ritrovare il ragazzo che ha acceso in entrambi un amore tanto intenso e sconvolgente da abbattere ogni ostacolo.
Dal libro "L'ospite" di S.Meyer.
[Harry/Louis] [Zayn/Louis] [Zayn/Liam]
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve a tutti! Come molti avranno capito questa storia non è di mia invenzione. E' tratta interamente dal libro "The host" (L'ospite) di Stephenie Meyer. Io ho solamente fatto una "sintesi" e modificato pochissimo e riadattato qualcosa ai nuovi personaggi. Perchè, direte voi? Doveva esserci una storia Larry con questa trama -sul serio, è una delle storie più belle di sempre, non ci sono parole-, se poi ci mettiamo anche un po' di Zouis... male non è, anzi! Spero che la amerete quanto me, per ora ho sintetizzato quanto potevo lasciando le parti più importanti e che vi facciano capire la storia -quindi anche chi non ha letto il libro, non fa nulla, don't worry!- 
Ripeto, per evitare incomprensioni, che la storia non è mia ma della Meyer u,u
Detto questo, buona lettura :)







Da molti anni, ormai, la Terra è stata occupata da noi, gli alieni. Anime, come preferiamo definirci. Veniamo dall’Origine, il pianeta in cui sono nato. La maggior parte delle anime non si sposta da lì.
Non conosciamo la vecchiaia: possiamo vivere per sempre, a patto di trovare ospiti sani. Gli umani chiamano le anime “vermi”, ma assomigliamo più ad un lungo nastro argentato, luminoso, brillante, bellissimo. Le anime non conoscono il male, la violenza, la rabbia. Il dolore ci sconvolge. Gli umani, d’altronde,  vivono di guerre e oscenità. Ecco perché siamo arrivati noi. Pensavamo di poter far meglio, prenderci qualcosa che loro non meritavano, salvare questo pianeta stupendo dalla loro incoscienza.
Non sono un Guaritore, ma conosco la procedura per inserire un’anima in un corpo umano. Tutti devono conoscerla, in caso di necessità. Si incide un taglietto alla base della nuca e vi si fa scivolare l’anima, con delicatezza, così che possa prendere possesso della sua nuova casa, avviluppandosi  attorno ai centri nervosi, allungandosi fino a raggiungere luoghi nascosti e invisibili, sotto e sopra il cervello, i nervi ottici, i condotti uditivi.
All’inizio dell’invasione fu semplice confonderci fra gli altri umani e agire nell’oscurità. Poi, però, alcuni iniziarono a capire, a nascondersi, a combattere. Iniziarono a nascere gruppi di Resistenza.
Molti vennero catturati ma, la loro forza di volontà unita alla consapevolezza di quello che gli sarebbe successo fu superiore al controllo dell’anima che veniva inserita in loro e, in molti casi, riuscirono ad uccidersi.
Anch’io occupo il corpo di un ribelle. Harry Styles, ventidue anni, catturato in un edificio abbandonato in cui era entrato per cercare una cugina umana. Nessuno lo sa, ma lui è ancora presente dentro di me. Mi parla, mi aggredisce con ricordi ed emozioni a me sconosciute. Non dovrebbe succedere, non dovrebbe… continuare ad esistere. Purtroppo per lui, sono molto più forte e non gli concedo alcun controllo del corpo. E’ mio ormai, non suo.  Eppure continua a resistermi, a lottare, a nascondermi le informazioni che le altre anime vogliono: il luogo in cui si trovano i suoi compagni della Resistenza.
Dove si trova Louis, l’unico volto che non è riuscito a impedirmi di vedere fra i suoi pensieri. Il suo amore per lui è sconvolgente, la sua preoccupazione per lui dolorosa. Non riesco più a capire dove cominciano i suoi sentimenti e dove i miei.
Mi chiamo Zayn, e questa è la storia di come, dopo nove vite, ho finalmente trovato il pianeta in cui voglio vivere. E le persone per cui voglio morire.




“Ehi, ciao, Zayn! Siediti, fai come se fossi a casa tua!”
Esitati sulla soglia dell’ufficio della Consolatrice, un piede dentro e uno fuori. Con un sospiro rassegnato entrai nella piccola stanza dai colori accesi e mi accomodai al solito posto, la poltroncina rossa imbottita, la più lontana da lei.
Increspò le labbra “Dimmi, Zayn. È da un po’ che non ci vediamo” Malgrado l’età era ancora una bella donna, secondo i parametri umani. Non si tingeva i capelli –di un grigio naturale, chiaro, che tendeva al bianco più che all’argento- e li portava lunghi, raccolti in una coda morbida. I suoi occhi erano di un verde singolare, unico.
“Mi dispiace” dissi, dal momento che sembrava in attesa di una risposta.
“Non preoccuparti. Ti capisco. È difficile per te venire qui. Vorrei tanto che non fosse necessario. Non ti è mai stato necessario prima. E ti fa paura”
Abbassai lo sguardo sul pavimento di legno “Sì, Consolatrice”
“Ti ho chiesto di chiamarmi Kathy, lo sai”
“Kathy” Pronunciai il suo nome lentamente “Perché hai conservato il tuo nome umano? Ti faceva sentire più.. in comunione? Con la tua ospite, intendo”
“Ma certo che no, Zayn! Non te l’ho mai detto? Forse no, visto che il mio compito è ascoltare, non parlare. Sai che io sono giunta sulla terra con uno dei primissimi insediamenti, prima ancora che gli umani si rendessero conto che eravamo qui? Ero circondata da vicini di casa umani. Per anni io e Curt, il marito della mia ospite, abbiamo finto di essere i nostri ospiti. Così ‘Kathy’ divenne la mia identità” Sorrise. Il sole che filtrava dalla finestra colpì suoi occhi, che gettarono riflessi verdi e argento sulla parete. Per un istante le pupille smeraldo brillarono, iridescenti.
“È stato difficile” domandai “fingere di essere una di loro?”
“No, non proprio. E poi avevo Curt. Tra noi due si è instaurato un legame forte, e abbiamo deciso di restare insieme. Non capisco l’amore, nessuno lo fa. Forse, semplicemente, l’amore è dove è. La mia ospite amava l’ospite di Curt, e l’amore non è morto nemmeno dopo che la mente ha cambiato proprietario” Mi osservò con attenzione, accigliata, mentre mi lasciavo andare sulla poltrona,
“Harry soffre ancora per Louis” commentò. Era l’unica a cui avessi parlato dei sentimenti del mio ospite per l’umano.
Mi sentii annuire senza volerlo.
“Magari troveranno l’innamorato di Harry e potrete tornare insieme. Se lui lo desidera con altrettanta intensità, può darsi che la nuova anima vi si adatti”
All’improvviso la presenza di Harry era vigile e allarmata nella mia mente “No!” Non sapevo chi avesse urlato. Forse ero stato io. Anch’io ero terrorizzato.
Mi alzai, tremante. I pugni serrati.
“Zayn?”
Mi voltai e corsi alla porta, combattendo contro le parole che non potevano uscirmi di bocca. Parole che non potevano essere mie. Parole che avrebbero avuto un senso soltanto in bocca a lui, ma sembravano mie. Non potevano esserlo. Non potevo pronunciarle.
‘Ma è come ucciderlo! Come terminare la sua esistenza! Non voglio un altro. Voglio Louis, non uno sconosciuto nel suo corpo! Il suo corpo non significa niente senza di lui”
Sentii Kathy urlare il mio nome, dietro di me, mentre correvo in strada. Casa mia non era lontana dall’ufficio della Consolatrice, ma l’oscurità della via mi disorientò. Attraversai due isolati prima di accorgermi che avevo sbagliato direzione. Rallentai il passo e tornai indietro.
“Zayn? Zayn, sei tu?” Mi chiamò una voce. La mia Cercatrice, l’anima assegnatami che aspettava che io le riferissi tutte le informazioni che riuscivo a trovare nei ricordi di Harry.
“Perché sei qui?” domandai, mentre mi avvicinavo. Era vestita di nero dal mento ai polsi: giacca di taglio classico sopra un dolcevita nero. Solo i capelli erano viola, raccolti ordinatamente dietro le orecchie.
“Non ho avuto più tue notizie, e perciò ho pensato di venire a controllare di persona. Non ci sono stati progressi nelle indagini”
‘La odio’ sibilò Harry.
‘Lo so, lo so’ Avrei voluto negare che ero… d’accordo con lui. L’odio era un’emozione imperdonabile. Ma voler bene alla Cercatrice era molto difficile. Impossibile.
“Credi che ti stia nascondendo qualcosa?” domandai, infuriato.
“No, penso che tu mi stia riferendo ciò che sai… Ma secondo me non cerchi abbastanza a fondo. So come funziona. Stai entrando in sintonia col tuo ospite. Lasci che, inconsapevolmente, siano i suoi ricordi a guidare i tuoi desideri. Temo che ormai sia troppo tardi. E che per te sia meglio lasciar perdere e cedere il compito a qualcuno che abbia più fortuna”
“Figuriamoci!” urlai “Harry se lo mangerebbe vivo!”
Restò impietrita. Non aveva capito nulla. Pensava che l’influenza di Harry venisse dai ricordi, che fosse inconscia, non che esistesse ancora.
“Trovo molto interessante che parli di lui al presente”
La ignorai e finsi di non aver notato il lapsus “Se pensi che penetrare nei suoi segreti sia questione di fortuna, ti sbagli”
“C’è solo un modo di scoprirlo”
“Hai già un candidato?” domandai, con voce gelida e tagliente.
Sorrise “Io ho avuto il permesso di fare un tentativo. Non mi ci vorrà molto. Conserveranno la mia ospite”
Sentì di dover respirare a fondo. Tremavo, e Harry era talmente pieno di odio che non sapeva cosa dire. L’idea che la Cercatrice prendesse il mio posto fu così… ripugnante.
“Mi dispiace per le tue indagini, ma non sono uno che se la squaglia”
La Cercatrice strabuzzò gli occhi “Bè, in questo modo non farai altro che prolungare all’infinito la mia missione”
“Hai appena detto che forse è troppo tardi per scoprire altro nei suoi ricordi” commentai, sforzandomi di restare calmo “Perché non torni da dove sei venuta?”
Scrollò le spalle e abbozzò un sorriso “Sono sicura che sia troppo tardi… per le informazioni volontarie. Ma se tu non collabori, potrebbe essere lui a darmi qualche indizio”
“In che modo?”
“È solo questione di tempo, probabilmente tra poco lui inizierà a parlare con te e, attraverso te, a controllare le tue decisioni” La Cercatrice si avvicinò, alzandosi sulle punte per guardarmi negli occhi. La sua voce si fece bassa e vellutata, nel tentativo di risultare suadente. “È questo che vuoi, Zayn? Perdere? Svanire, cancellato da un’altra coscienza? Diventare un banale corpo ospite?”
Ero senza fiato.
“Non farà che peggiorare. Non sarai mai più te stesso. Lui vincerà, tu scomparirai”
Deglutì “Perché vi importa così tanto dei pochi umani rimasti? Perché? Abbiamo vinto!”
“Ovunque i confini del loro mondo tocchino i nostri, c’è morte. Se per colpa del tuo Louis perdiamo anche solo un’anima, è già troppo. Finché su questo pianeta non regnerà la pace, il mio lavoro è legittimato. C’è bisogno di me, per proteggere la nostra gente dai Louis sopravvissuti”
Mi voltai e puntai verso l’appartamento a passi lunghi. Se voleva seguirmi doveva mettersi a correre.
“Non smarrirti, Zayn!” strillò “Il tuo tempo sta per scadere!” Un pausa, e urlò ancora più forte “Avvertimi quando inizierai a farti chiamare Harry!”
La sua voce svanì con l’aumentare della distanza. Avevo la sensazione che Harry rimbalzasse con violenza contro le pareti interne del mio cranio.
Uccidiamola!” L’immagine delle mie mani che stringevano la Cercatrice alla gola mi riempì la testa.
‘Ecco, è proprio il motivo per cui è meglio sia la mia gente a controllare questo posto’
‘Abbassa la cresta. Ti divertiresti quanto me’ Riecco l’immagine del volto della Cercatrice, paonazzo, accompagnato da un’ondata di piacere e soddisfazione.
‘Quello sei tu, non io’ Era la verità; quell’immagine mi dava la nausea. Ma era anche una bugia: avrei molto gradito che la Cercatrice sparisse per sempre.
‘E ora che facciamo? Io non mi arrendo. Tu non ti arrendi. E quella schifosa Cercatrice non si arrenderà mai, maledetta!’
Non gli risposi. Non avevo una risposta pronta.
Per un po’ la mia mente tacque. Che bella sensazione. Desiderai che potesse durare. Ma c’era solo un modo di comprare un po’ di pace. Ero disposto a pagarne il prezzo? Mi era rimasta altra scelta?
Harry, lentamente, si calmò. Entrai in casa, chiudendo anche le serrature che non avevo mai usato –manufatti umani inutili in un modo pacifico- e lo sentii perso in chissà quale meditazione.
Forse era il caso di rinunciare… Scossi la testa. Non riuscivo neanche a pensarci. E poi… Quel corpo era mio. Ormai mi ero abituato alla sensazione. Mi piaceva il modo in cui i muscoli si muovevano sulle ossa, il piegarsi delle articolazioni e le contrazioni dei tendini. Conoscevo l’immagine riflessa allo specchio. La pelle abbronzata dal sole, le ossa appuntite del viso, i lineamenti marcati, i capelli ricci e castani, il verde cangiante degli occhi… quello ero io.
Harry era ancora occupato a riflettere, quando accesi il computer e iniziai a cercare un volo. Dopo pochi istanti lui si accorse di me.
‘Dove andiamo?’ Il pensiero portò con sé un fremito di panico. Sentii la sua coscienza sorgere tra i miei pensieri, una presenza che mi sfiorava con la morbidezza di una piuma, in cerca di ciò che immaginava gli nascondessi.
Decisi di risparmiargli la fatica ‘Vado a Chicago”
Il panico divenne più che un presentimento ‘Perché?’
‘Vado a trovare il Guaritore che mi ha impiantato nel tuo corpo. Non mi fido della Cercatrice. Voglio parlargli prima di prendere una decisione’
Attese qualche istante prima di parlare.
‘La decisione di uccidermi?’
‘Sì, quella’.

**

“Hai paura di volare?” la voce della Cercatrice era incredula e quasi irridente “Hai viaggiato otto volte nello spazio profondo e adesso hai paura di un volo interno per Tucson, in Arizona?”
“Prima di tutto, non ho paura. Secondo, quando ho viaggiato nello spazio non ero esattamente concio di dove mi trovassi, conservato com’ero in una camera di ibernazione. Terzo, questo ospite soffre il mal d’aria”
Mi guardò in cagnesco, Stavo caricando sull’auto presa a noleggio le poche cose che intendevo portare con me. Avevo vestiti a sufficienza per resistere una settimana senza lavanderia e l’indispensabile per l’igiene personale. La Cercatrice era impalata sul marciapiede, accanto al baule aperto, e mi aggrediva con domande e commenti maliziosi ogni volta che ero a tiro. A confortarmi, se non altro, c’era il fatto che fosse troppo agitata per mettersi in viaggio con me. Sarebbe venuta a Tucson con un volo interno, come aveva consigliato di fare a me. Quello era un gran sollievo. Se avere un nuovo corpo significava liberarmi della Cercatrice… bè, l’idea era allettante. Harry non mi disse cosa pensava. Si teneva a distanza, una presenza debole ma vigile in un angolo della mia mente.
Senza guardare la Cercatrice, salii sull’auto. Non avevo mai guidato granché, e nemmeno Harry, perciò ero un po’ nervoso.
“Ti aspetto a Tucson” disse la Cercatrice, sporgendosi al finestrino aperto del passeggero, mentre accendevo il motore.
“Non ne dubito” mormorai.
Era molto rilassante allontanarsi dalla civiltà, ma il pensiero mi turbava. Non avrei dovuto sentirmi così a mio agio in solitudine. Le anime erano socievoli. Eravamo tutti uguali: pacifici, benevoli, onesti. Perché mi sentivo meglio lontano dalla mia gente? Colpa di Harry?
Lo cercai, lasciai che la mia mente seguisse la sua. Stava sognando: nei suoi ricordi viveva in una casa felice a cui forse voleva dare l’ultimo addio. Una casa che non mi aveva mai permesso di vedere.
 
“Chi ha costruito questa casa?”
“Mi padre. Io ho dato una mano, o meglio, mi sono impicciato. A mio padre piaceva starsene lontano da tutto. Non si è mai preoccupato di scoprire chi fosse il vero proprietario del terreno,  di chiedere permessi o di altre scocciature” Louis ride e alza la testa. Il sole danza sulle chiazze bionde dei suoi capelli “Ufficialmente questa casa non esiste. Utile, no?” Quasi senza pensarci, mi cerca e mi prende la mano.
La mia pelle brucia al contatto con la sua. Meglio di così non potrei stare, ma sento anche uno strano peso sul petto.
Louis mi sfiora di continuo, sembra sempre in cerca della conferma che ci sono. Si rende conto di cosa scatena in me la semplice pressione del suo palmo contro il mio? Anche lui sente il cuore galoppare? O è soltanto felice di non essere più solo?
Mi tiene la mano e dondola il braccio con il mio, mentre camminiamo sotto una piccola schiera di pioppi verde lucido. Qui è felice, più felice che altrove. Anch’io lo sono. Ma è una sensazione ancora poco familiare.
“Cosa pensi, Harry?” chiede “Sembri concentrato su qualcosa di importante” Ride.
Mi stringo nelle spalle emozionato “È bello, qui”
Si guarda attorno “Sì. D’altronde, essere a casa è sempre bello, no?”
È da una settimana che ci conosciamo, che ci siamo trovati. Gli ultimi due umani rimasti, a quanto ne sappiamo.
“Casa” ripeto la parola a bassa voce “Casa”
“È anche casa tua, se vuoi”
“Lo voglio” Sento che ogni chilometro percorso negli ultimi tre anni doveva portarmi qui. Non vorrei andarmene mai, anche se so che prima o poi saremo costretti. Il cibo non cresce sugli alberi. Perlomeno non su quelli del deserto.
Mi stringe la mano, e sento il cuore battere nel petto. E’ come un dolore, questo piacere.

 
Provai una sensazione confusa, mentre Harry mi sfreccia avanti.
 
“Questo divano è troppo corto per te. Forse è meglio che prendi il letto”
Louis soffoca una risata “Harry, sei più alto di me. Dormi comodo, per una volta. La prossima volta che esco, rubo una branda o qualcosa del genere”
La cosa non mi piace, per molte ragioni. Se ne andrà presto? Mi porterà con sé?
Mi avvolge le spalle con un braccio e mi stringe al suo fianco. Mi rannicchio contro di lui, malgrado il calore del contatto sia l’ennesima fitta al cuore.
“Perché quel broncio?” chiede.
“Quanto tu.. noi ce ne andremo?”
Si stringe nelle spalle “Durante il viaggio abbiamo raccattato abbastanza per resistere un paio di mesi. Posso fare qualche incursione rapida, e se vuoi restare nella stessa casa per un po’. Scommetto che sei stanco di scappare”
“Si lo sono” Respirai a fondo per prendere coraggio “Ma dove vai tu, vado io”
Rafforza la stretta “Ti confesso che preferisco sia così. Il pensiero di starti lontano…” Ride a bassa voce “Ti sembro matto se ti dico che preferisco morire? Troppo melodrammatico?”
“No, ti capisco” Deve provare ciò che provo io “Non penso sia necessario trovare una branda, per ora”
“Resteremo qui finché abbiamo scorte, non preoccuparti. Ho dormito in letti peggiori di questo divano”
“Non hai capito” dico, senza alzare lo sguardo.
“Il letto è tuo, Harry. Non voglio discutere”
“Continui a non capire” È a malapena un sussurro “Potrei dividere il letto con.. te”
Silenzio. Vorrei alzare gli occhi, leggere l’espressione sul suo viso, ma sono mortificato. È disgustato? Come farò a sopportarlo? Mi manderà via? Le sue dita calde e callose mi sollevano il mento. Quando i nostri sguardi si incrociano ho il cuore in gola.
“Harry, io…” Sul suo volto, per la prima volta, non vedo sorrisi.
Cerco di guardare altrove, ma lui mi stringe forte il mento, i miei occhi non possono sfuggire ai suoi. Non sente il fuoco che arde tra i nostri corpi? Lo avverto soltanto io? Possibile?
Dopo un’istante volta la testa; è lui adesso a guardare altrove, senza mollare la presa sul mio mento. Parla con voce tranquilla “Non sei costretto, Harry. Non devi sentirti in debito per nulla”
Mi è difficile deglutire “Non è perché mi sento obbligato. E…nemmeno tu. Come non detto”
“Lasciamo perdere, Harry”
Fa un sospiro, e vorrei sparire. Arrendermi.. cedere agli invasori, se è ciò che serve a cancellare questo errore madornale.
Louis respira a fondo. Accigliato, fissa il pavimento “Harry, non deve essere per forza così. Soltanto perché siamo insieme, gli ultimi uomini sulla terra…”
È senza parole, forse è la prima volta che lo vedo così “Questo non significa che tu debba fare cose che non vuoi fare. Non sono il genere di uomo che si aspetta… Non sei obbligato…”
“Non è così” mormoro “Non sto parlando di ‘obblighi’, e non penso che tu sia ‘quel genere’ di uomo. Certo che no. È solo…” solo che lo amo.
“Solo…?”
Cerco di scuotere la testa, ma il mento è ancora saldo tra le due dita.
“Harry? Mi vuoi parlare? Dire quello che pensi? Per favore” mormora.
“Se dovessi scegliere una persona con cui vagare su un pianeta disabitato, questa saresti tu” sussurro “Voglio stare sempre con te. Non soltanto per… per parlare. Quando mi tocchi…” lascio che le mie dita sfiorino la pelle calda del suo braccio, e il contatto le ustiona. Lui mi stringe. Sente il calore?
“Non fermarti”
Vorrei essere più preciso, ma non trovo le parole. “Se non provi ciò che provo io, me ne farò una ragione. Magari non è la stessa cosa per te. Non c’è problema” Bugie.
“Oh, Harry” Le sue mani sono tra i miei capelli, il mio cuore sta per bruciare. Non respiro. Non voglio respirare. Ma le sue labbra passano al mio orecchio “È stato un miracolo, più che un miracolo trovarti, Harry. Oggi, se la scelta fosse tra riavere il mondo e avere te, non riuscirei a rinunciare a te. Nemmeno per salvare cinque miliardi di vite”
“È sbagliato”
“Sbagliatissimo, ma vero”

 
Harry mi riportò al presente e all’autostrada, contro la mia volontà. Memorizzai il volto di Louis da migliaia di angolazioni diverse. Le mie braccia –le nostre braccia- sentivano nostalgia di lui.. no, era peggio che nostalgia, era un dolore affilato e violento. Intollerabile. Dovevo uscirne.
Controllai la cartina sul sedile del passeggero. Ero nei dintorni di una piccola stazione di servizio, in un posto chiamato Picacho Peak. Forse era il caso di fermarsi a mangiare.
Quando pensai a quel nome a me sconosciuto –Picacho Peak- da Harry giunse una reazione strana, indispettita. Non capivo. Ci era già stato? Fuggì da me ritraendosi in ricordi lontani.
Forse per tentare di distrarmi, Harry si tuffò in un ricordo vivido di Louis, e mi colse di sorpresa.
 
“Non avere paura. Andrà tutto bene. Sei forte, veloce e furbo” Sta tentando di autoconvincersi.
Perché me ne sto andando? È un azzardo pensare che mia cugina Eleanor sia ancora umana. Ma quando ho visto il suo volto al telegiornale, ne ho avuto la certezza. Vedo ancora il suo sguardo, mentre sbircia nella telecamera con la coda dell’occhio. Lo sguardo che dice Sto cercando di essere invisibile; non vedetemi. Non camminava abbastanza lenta, era troppo impegnata a fingere disinvoltura. A tentare disperatamente di confondersi. Nessun ladro di corpi si comporterebbe così.
Cosa fa Eleanor, ancora umana, per le strade di una città enorme come Chicago? Ce ne sono altri? In fondo non ho scelta. Se c’è una sola possibilità di trovare altri umani laggiù, li cercherò. E devo andarci da solo. Eleanor scapperebbe da chiunque, ma non da me… bè, forse anche da me, ma se non altro mi lascerebbe il tempo di spiegare.
“E tu?” chiedo, con voce rotta. Non sono certo di poter sopportare l’imminente addio “Sarai al sicuro?”
“Non esiste paradiso o inferno che mi possa separare da te, Harry”

 
Senza lasciarmi il tempo di riprendere fiato o di asciugare le lacrime, lui mi getta addosso un altro ricordo.
 
Li sento al piano di sotto. I Cercatori. Mi troveranno tra pochi minuti, oppure secondi. Scarabocchio un messaggio su un brandello di giornale sporco. È quasi illeggibile, ma se Louis lo troverà, capirà: “Troppo tardi. Ti amo. Non tornare a casa”.
Non solo sto spezzando il suo cuore, ma lo privo anche di un nascondiglio. Immagino la nostra casetta nel canyon che dovrà abbandonare per sempre. Diventerà una tomba. Vedo il mio corpo che vi accompagna i Cercatori. Il mio volto sorride mentre lo troviamo…

 
“Basta” esclamai, sfuggendo alle sferzate di dolore “Basta! Ti sei spiegato! Ormai neanch’io riesco a vivere senza di lui. Sei contento? A questo punto non mi rimangono molte scelte, sai? Soltanto una: sbarazzarmi di te. Vuoi davvero che la Cercatrice entri in te? Ah!” Mi sentii nauseato al posto suo.
‘C’è un’altra possibilità, credimi’ pensò Harry piano.
“Davvero?” chiesi, carico di sarcasmo “Mostramela”
‘Stai a vedere’
Guardavo ancora la montagna. Dominava il panorama, circondata dalla boscaglia bassa. Harry mi costrinse a concentrarmi sul profilo delle due punte irregolari della vetta.
Una curva lenta, morbida, poi una deviazione netta verso nord, una a sud e poi di nuovo a nord, lungo un tratto più lungo e serpeggiante, infine una discesa che verso sud declinava in un’altra curva larga. Non erano nord e sud, ma “su” e “giù”.
Le linee che portavano a Louis. Questa era la prima, il punto di partenza. Potevo trovarlo.
‘Potremmo trovarlo’ mi corresse ‘Non conosci tutte le indicazioni’
“Non capisco. Dove ci porta? Come può guidarci la cima di un monte?” Il mio cuore correva più di quanto pensassi: Louis era vivo, a portata di mano.
Harry mi mostrò la risposta.
 
“Sono soltanto linee. E lo zio Simon è un vecchio lunatico. Un rintronato come tutti i parenti di mio padre” Cerco di strappare il libro dalle mani di Louis, che a malapena si accorge del mio sforzo.
“Sono proprio gli svitati ad essere sopravvissuti. Quelli che sospettavano della razza umana prima che la razza umana diventasse pericolosa. Quelli che avevano un nascondiglio pronto” Louis sorride. Poi la sua voce si fa seria “Quelli come mio padre. Se lui e le mie sorelle si fossero nascosti invece di combattere.. Bè, sarebbero ancora tra noi”
Intuisco il suo dolore e rispondo con delicatezza “Okay, hai ragione. Ma queste linee non vogliono dire niente”
“Ripetimi cosa ti disse quando le disegnò”
Sospiro “Stavano discutendo.. zio Simon e mia madre. Lo zio cercava di convincerla che c’era qualcosa di strano in mia sorella. Mamma gli rise in faccia. Simon afferrò l’album di foto dal tavolino e iniziò a… tracciare le linee sul retro di copertina con la matita. A mamma saltarono i nervi. Gli ordinò di uscire da casa nostra. Sulle prime Simon si rifiutò. Continuava a ripeterci di non aspettare che fosse troppo tardi. Mi afferrò una spalla e mi strinse a sé ‘Non lasciarti catturare, piccolo’ sussurrò ‘Segui le linee. Inizia dalla prima e segui le linee. Lo zio Simon ti terrà un posto sicuro’
Louis annuisce distrattamente, e studia la pagina “L’inizio… l’inizio… deve avere un senso..”

 
Mi trascinò indietro nel tempo, fino a un ricordo molto, molto più vecchio. In quel ricordo primitivo e sfocato, Harry era seduto in braccia a suo padre, con l’album di foto –non ancora rovinato- tra le manine minuscole.
 
“Ricordi che posto è questo?” chiede papà, e indica la foto ingrigita in cima alla pagina.
“È il posto da cui vengono gli Styles” dico, ripetendo la risposta a memoria.
“Giusto. È il vecchio ranch degli Styles. Una volta ci sei stato, ma scommetto che non te lo ricordi” Papà ride “È sempre stata terra degli Styles…”
 

Poi arriva il ricordo della foto. Una piccola casa di campagna di legno, in lontananza, all’altro capo di uno spiazzo deserto; in primo piano una staccionata di assi. E sullo sfondo, il profilo aguzzo e noto…
C’era qualcosa, una didascalia, scribacchiata a matita sul bordo superiore:  Ranch Styles, 1904, all’ombra di..”
“Picacho Peak” commentai a bassa voce.
‘Scommetto che l’ha capito anche senza trovare Eleanor. So che Louis ha risolto il rompicapo. È più sveglio di me, e ha la foto; probabilmente ha già visto la soluzione. Potrebbe essere vicino…’
Il pensiero che lo riempì di smania ed entusiasmo fece crollare il muro nei miei pensieri. Vidi tutto il viaggio, vidi lui e Louis attraversare la nazione, sempre di notte, attenti a non farsi notare, sulla loro anonima auto rubata. Durò settimane. Poi la separazione, un ricordo talmente doloroso che fummo costretti ad evitarlo, tremanti. Quindi comparve il palazzo abbandonato in cui lui si era nascosto, per tenere d’occhio la casa sull’altro lato della strada. Là, Harry sperava di trovare Eleanor.
‘Non avrei dovuto mostrarti queste cose’ pensò. La debolezza della sua voce tradiva la stanchezza. L’assalto di ricordi, la persuasione e il senso di apprensione l’avevano svuotato ‘Dirai loro dov’è nascosta Eleanor. Ucciderai anche lei’.
“Sì” commentai ad alta voce “Devo fare il mio dovere”
‘Perché?’ mormorò, quasi sonnolento ‘Ti renderà davvero felice?’
Non sapevo che fare. Fare il pieno e proseguire fino a Tucson per rivelare le mie ultime scoperte alla Cercatrice?
Il pensiero mi nauseò al punto da farmi digrignare i denti, mentre il mio stomaco vuoto sussultava. Di scatto affondai il piede sul freno, inchiodando. Per fortuna nessuno mi tamponò, l’autostrada era vuota. Il sole batteva sull’asfalto e lo faceva brillare, quasi cancellandolo.
L’immagine del viso di Louis danzava nei miei occhi chiusi davanti alla luce del sole, ma come lo ricordava Harry, non come io lo ricordavo nei suoi pensieri. Non era più una visione imposta da Harry, la sua presenza era quasi impercettibile –immagino che trattenesse il respiro, come fosse davvero possibile- mentre attendeva che prendessi una decisione.
Non riuscivo a separarmi dai desideri del mio corpo. Erano più miei di quanto l’avessi mai percepiti. Chi era a evocarli, Harry o io? Era una differenza che aveva ancora senso?
Spostai il piede sull’acceleratore e mi avvicinai lentamente al chiosco ai piedi dell’altura. La decisione da fare era soltanto una.


 
 
   
 
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